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Reddito P R CT R−CT
Il reddito P si ottiene come differenza tra ricavi e costi totali P =
Tuttavia, il calcolo del reddito deve tener conto di alcuni vincoli, sia di natura
mercatistica sia di natura produttiva.
Vincoli mercatistici:
1. Massima quantità vendibile (QV)
è il numero massimo di unità che l'impresa può vendere, che si ottiene
moltiplicando la domanda totale di mercato (QTM) per la quota di mercato
QVmax = QTM * qmM
massima che l'impresa può conquistare (qmM).:
Questa grandezza dipende sia dalle condizioni del mercato esterno sia dalle
politiche di marketing adottate dall’impresa.
2. Valore percepito (VP)
Il valore percepito rappresenta il massimo prezzo che un cliente è disposto a
pagare per un’unità di prodotto o servizio. Questo vincolo è influenzato sia dalle
caratteristiche del cliente (ad esempio, reddito disponibile o preferenze) sia
Il prezzo di vendita deve essere sempre minore o al
dalle politiche di marketing.
massimo uguale al valore percepito pv ≤ VP)
Vincoli produttivi
1. Massima quantità producibile (QPmax) = CP * guM
È il numero massimo di unità che l’impresa può produrre, calcolato
moltiplicando: Capacità produttiva installata (CP): quanta produzione l’azienda
può gestire al massimo, e Grado di utilizzo massimo (guM): il livello massimo
effettivo in cui l'impresa può sfruttare le sue capacità produttive senza
compromettere l'efficienza o la qualità della produzione.
Questo vincolo dipende dalla disponibilità di materiali in ingresso e dalle
condizioni tecniche ed economiche del processo produttivo.
2. Costo opportunità (CO) del fornitore
È il prezzo minimo che un fornitore è disposto ad accettare per cedere
Sotto questo valore non gli conviene
all’impresa i suoi fattori produttivi.
vendere.
3. Coefficienti tecnici di produzione
Indica l’efficienza ideale dell’impresa. Rappresenta il massimo livello di
conversione dei materiali in prodotti finiti, ottenuto in condizioni ottimali di
lavoro.
Calcolo finale del reddito
Considerando ricavi, costi e vincoli, l’espressione del reddito P è la seguente:
P = pv * qv− [pa.i * (qi/qp)* qp]−pa.f * qf
dove: pv: prezzo unitario di vendita;
qv: quantità venduta;
pa.i: prezzo unitario del fattore produttivo;
qi: quantità di input utilizzati;
qp: quantità prodotta;
pa.f: prezzo unitario del flusso di servizio negoziato;
qf: flusso di servizio concordato.
Questo modello consente di analizzare l’efficienza operativa dell’impresa tenendo
conto delle limitazioni del mercato e della produzione.
Calcolo del punto di pareggio in funzione della quantità
In base alle espressioni dei ricavi R e dei costi totali CT, è possibile derivare il punto di
pareggio (o breakeven point)
Per calcolare il punto di pareggio (break-even point) in termini di quantità, si parte
dalla seguente equazione: �(�) = � − ��
Dove: �(�) Profitto totale (deve essere pari a zero al punto di pareggio).
�: Ricavi totali sono dati da � × �
, ovvero il prezzo di vendita unitario per la
�
quantità venduta).
��: Costi totali (cv * q + CF con cv = costo variabile unitario e CF costi fissi
totali).
Quindi, la formula diventa: (p
�(�) = � − �� (� × �
) – (�� × � + ��
) � × � − ��) − ��
�
Imponendo �(�) = 0, isoliamo la �
* per trovare la quantità necessaria di pareggio: �
*
(�
CF /
= − ��)
� (p cv)
La differenza – è denominata margine di contribuzione unitario ed indica la
v
parte del prezzo di vendita destinato a coprire i costi fissi e, oltre il punto di pareggio,
a generare reddito. È espressione della capacità che ha il sistema di gestire i rapporti
con il mercato del consumo (clienti e fornitori). Bisogna ricordare che il costo variabile
deve essere calcolato come unitario e non totale.
Calcolo del punto di pareggio in funzione dei ricavi
Dalla formula precedente adesso isoliamo la R e dopo una serie di semplificazioni
otteniamo che
CF /
� * = (1 – ��
/ � )
�
Il denominatore della frazione indica il tasso di contribuzione, e denota la
percentuale unitaria dei ricavi che, coperti i costi variabili unitari, è destinabile alla
copertura dei costi fissi. Dipende dalle capacità commerciali dell’impresa (prezzo),
dal costo di utilizzo della struttura (quindi dall’efficienza ovvero la capacità di
aumentare l’output a parità di input e acquistare gli input a costi più bassi).
Migliorando il tasso di contribuzione, si rende più semplice il conseguimento del
pareggio economico. In generale, è più conveniente calcolare il punto di pareggio in
funzione dei ricavi per le imprese a ciclo continuo, di servizio e che non sono
industriali, ovvero che non hanno un output/quantità di prodotto (ma di servizi ecc.).
Il margine di sicurezza
Il margine di sicurezza misura quanto il volume di produzione o vendita effettivo
eccede il volume necessario per raggiungere il punto di pareggio. In altre parole,
indica di quanto possono diminuire le vendite prima che l'azienda inizi a registrare una
perdita.
Si calcola come differenza tra la quantità effettiva prodotta e la quantità di pareggio (�
∗
− � ).
Elasticità della domanda e impatto sul prezzo
quanto cambia la quantità di un prodotto richiesta in
L'elasticità della domanda misura
risposta a una variazione del prezzo. Un'impresa può utilizzare questa informazione
per manovrare i prezzi in modo da massimizzare i ricavi. L’elasticità della domanda si
distingue in base alla sua intensità e direzione, come segue:
Domanda elastica (� < −1 ovvero |�| > 1):
In questo caso, la domanda è sensibile ai cambiamenti di prezzo. Un aumento
del prezzo provoca una diminuzione della quantità richiesta, e viceversa, in
misura maggiore rispetto alla variazione del prezzo. Ad esempio, se il prezzo
aumenta del 10%, la quantità richiesta potrebbe diminuire del 15%.
Domanda a elasticità unitaria (� = −1 ovvero |�| = 1):
Qui, la variazione del prezzo e la variazione della quantità domandata sono
proporzionali. Se il prezzo aumenta del 10%, la quantità richiesta diminuirà
esattamente del 10%.
Domanda anelastica (� > −1 ovvero |�| < 1):
In questo caso, la domanda è meno sensibile ai cambiamenti di prezzo. Un
aumento del prezzo porta a una diminuzione della quantità domandata, ma la
diminuzione è inferiore rispetto alla variazione del prezzo. Ad esempio, se il
prezzo aumenta del 10%, la quantità richiesta potrebbe diminuire solo del 5%.
La leva operativa
La leva operativa misura quanto è sensibile il risultato operativo (EBIT) a una
variazione dei ricavi (R). In altre parole, indica l'effetto che una variazione nelle
vendite ha sul profitto operativo.
grado di leva operativa
LO = = (∆EBIT / EBIT ) * ( R /∆R) = > (∆EBIT / EBIT ) = LO *
(∆R/R) ���������� % ��� ������� (EBIT)
����� �� ���� ��������� = (��������������)
���������� % ��� ������
Mentre, il grado di leva operativa in funzione dei ricavi e dei costi corrispondenti è
esprimibile come:
LO = (∆EBIT / EBIT ) * ( R /∆R) = > ma ∆EBIT = MDC = Mdc% * R = >
semplificando
= > LO = ( Mdc% * ∆R / EBIT) * ( R /∆R) e = > LO = ( Mdc% * R) /
(EBIT) ������� ��
����� �� ���� ��������� =
�������������
������� ��������� (EBIT)
In pratica, questa formula indica quanto il contributo marginale (cioè, la parte di
vendite che copre i costi fissi e contribuisce al profitto) incide sull'EBIT. Se la leva
operativa è alta, il contributo marginale è molto alto rispetto all’EBIT, indicando che
una piccola variazione delle vendite può portare a un grande cambiamento nel profitto
operativo.
Il grado di leva operativa ci permette di conoscere le vulnerabilità e le potenzialità
dell’impresa: una leva operativa alta traduce che, decrescite di ricavi
Vulnerabilità:
comportano grandi riduzioni di EBIT;
una leva operativa alta traduce, crescite di ricavi comportano
Potenzialità:
grandi aumenti di EBIT.
Un’impresa sbilanciata verso i costi fissi avrà certamente una leva operativa maggiore
in quanto il margine di contribuzione è superiore rispetto a quello di un’impresa che
presenta maggiori costi variabili.
Incrocio tra andamento dei ricavi e livello di leva operativa
Come evidenziato dalla matrice sottostante, i livelli di alto e basso di leva operativa
identificano potenziali benefici e danni per l’impresa in ragione dell’andamento atteso
dei ricavi:
Come si nota , sull’asse x troviamo l’andamento dei ricavi mentre sull’asse y il livello
di leva operativa. Dall’unione di queste due variabili si ottengono quattro
combinazioni:
1. Ricavi in crescita e alta leva operativa:
L’azienda sfrutta al massimo le economie di scala e/o di scopo, con una forte
crescita dell’EBIT (il reddito operativo).
2. Ricavi in crescita e bassa leva operativa:
L’azienda sfrutta poco le economie di scala e/o di scopo, con una crescita più
contenuta dell’EBIT.
3. Ricavi in calo e alta leva operativa:
L’impresa fatica ad adattarsi a condizioni negative di mercato, subendo una forte
riduzione dell’EBIT.
4. Ricavi in calo e bassa leva operativa:
L’impresa è più resiliente alle difficoltà di mercato, limitando la riduzione dell’EBIT
a un livello moderato.
CAPITOLO 7: I RISULTATI DELL’IMPRESA NELLA DIMENSIONE
FINANZIARIA
Introduzione
La valutazione dei risultati di un’impresa non si limita alla dimensione reale (legata a
flussi di
costi e ricavi), ma si estende anche alla dimensione finanziaria, che si basa su
entrate e uscite monetarie. I risultati finanziari, pur collegati a quelli reali,
derivano da eventi amministrativi che possono avere natura diversa:
Originaria (numerario certo): riguarda incassi e pagamenti diretti, che si
immediate delle disponibilità liquide.