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TEORIE
Le teorie classiche gli autori di queste teorie sono accomunati dalla grande fiducia nel razionalismo imperante
all’epoca, nell’idea che sia per gli uomini che per le organizzazioni esiste sul modo di organizzazione ovvero l’unico
modo per poter essere ottimi. Le imprese, se volevano essere efficienti, dovevano avere un solo modo di organizzarsi
e perciò non era ammessa la variazione delle forme perché in contraddizione con i principi del razionalismo, l’uomo
viene considerato come un essere razionale ed individualista il cui agire si fonda su una logica economica.
L’organizzazione scientifica del lavoro di Taylor egli osserva nelle imprese un elevata disorganizzazione esistente
nelle aziende, cattiva utilizzazione dei lavoratori e del loro lavoro, bassi salari e sfruttamento della manodopera per
elevata inefficienza dell’azienda. Il concetto è quello di creare specializzazioni dei ruoli in quanto ciascun operario
svolge una sola mansione, la concatenazione delle diverse specializzazioni genera una aumento della produttività
molto elevata. L’organizzazione scientifica del lavoro comporta una completa rivoluzione mentale da parte dei
dipendenti e dei dirigenti verso il lavoro sostituendo per quanto riguarda il metodo di lavoro la conoscenza scientifica
alle opinioni, alle conoscenze individuali e alle regole empiriche.
I principi della redazione scientifica del lavoro sono: - studio scientifico dei migliori metodi di lavoro per migliorare
l’efficienza e quindi ridurre i costi e si concretizza nel dividere il lavoro in operazioni elementari, studiare il tempo
richiesto da ciascuna fase di lavorazione, eliminare i movimenti errati lenti ed inutili, realizzare lo stesso studio per le
attrezzature impiegate, ricomporre le modalità organizzative rendendole più rapide, attribuire maggiorazioni salariali
in base alla fatica e alla produttività ed indicare sempre il tempo minimo di esecuzione per ciascuna fase di
lavorazione. – selezione scientifica della manodopera ovvero studio del carattere, attitudini e rendimento di ogni
lavoratore. – addestrare dei lavoratori su basi scientifiche. – determinazione della retribuzione su basi scientifiche
quali il cottimo differenziale e l’introduzione del sistema di contabilità dei costi.
L’organizzazione scientifica del lavoro prevede: separazione tra progettazione e controllo, attributi alla direzione e
l’esecuzione attribuita ai lavoratori; uno stile di direzione in grado di garantire fluidità nelle comunicazioni. Per
quanto attiene alle funzioni di progettazione e controllo è possibile evidenziare l’introduzione e l’utilizzo di ordini di
lavoro, fogli di istruzione, tecniche per la rilevazione di tempi e costi mediante l’operato di cronometristi, rapporti
disciplinari.
L’organizzazione scientifica del lavoro prevede anche l’introduzione di figure con specifiche funzioni di
progettazione controllo quali i capi reparto, l’istruttore della velocità di esecuzione, l’ispettore di qualità e i riparatori.
Le critiche all’organizzazione scientifica del lavoro sono date dal fatto che: non si considerano carenze motivazionali
derivanti dalla parcellizzazione del lavoro, l’incentivo al lavoro è esclusivamente monetaria, esiste una gerarchia
verticale che non stimola la partecipazione dei lavoratori al miglioramento della produttività aziendale, vi è un rischio
di burocratizzazione del processo di controllo della produttività e dell’esecuzione di mansioni ed è possibile che si
verifichi uno sfruttamento dei lavoratori o l’intensificazione dei ritmi di lavoro degli stessi.
La direzione amministrativa di Fayol egli pone l’attenzione sui problemi organizzativi della direzione delle grandi
aziende e quindi dell’organo decisionale; l’esigenza e l’importanza della funzione direzionale scaturisce dal fatto che
si è andato stratificando un modello organizzativo di specializzazione per funzioni aziendali. Egli infatti afferma che
sono state istituite tutta una serie di funzioni per cercare di migliorare il lavoro: la funzione tecnica che si occupa del
processo manifatturiero e della fabbrica, la funzione commerciale la quale cerca nuovi clienti e gestisce transazioni,
funzione finanziaria che si occupa del reperimento di gestione e investimento delle risorse finanziarie, funzione di
sicurezza e funzione contabile. La funzione direzionale nasce con l’obiettivo di mettere d’accordo le distinte direzioni
e di risolvere i problemi di coordinamento; essa è quindi distinguibile dalle altre funzioni e i suoi elementi costitutivi
consistono in prevedere, organizzare, comandare, coordinare e controllare.
La funzione direzionale presenta due caratteristiche essenziali: è universale nel senso che nella gestione di tutti i tipi
di aziende è indispensabile prevedere, organizzare, comandare, coordinare e controllare, è diffusa nel senso che non
può essere attribuzione esclusiva del suo vertice ma che interessa invece anche tutti i dipendenti.
I principi di direzione espressi da Fayol sono: - divisione del lavoro direzionale che permette la rappresentazione dei
ruoli aumentando la produttività ma ponendo anche problemi di coordinamento tra gli individui. – l’unità di comando
e cioè l’esigenza di un dipendente sia esso un certo al’autorità e riceva dei ordini da un solo capo. – il principio
scalare che riguarda la gerarchia nel duplice aspetto della gradazione dei doveri che competono ai diversi livelli e
dell’indicazione del percorso che debbono seguire le comunicazioni. – l’ampiezza del controllo e definisce
l’estensione ovvero il numero dei dipendenti sui quali può essere esercitato l’intervento gerarchico. – il bilanciamento
tra autorità e responsabilità. – la distinzione tra linee e staff dove lo staff garantisce adeguati livelli di specializzazione
mentre la linea gerarchica contribuisce a realizzare l’unità di comando.
Le critiche alla teoria della direzione amministrativa sono: Simon considerando i principi ritenuti più comuni ritiene
che gli stessi siano criticabili in quanto ambigui e contradditori; ambigui dal fatto che i principi non danno indicazioni
precise per migliorare l’efficienza e contradditori in quanto danno indicazioni per migliorare l’efficienza precisa ma
allo stesso tempo contrastanti e inconciliabili. È stato poi osservato che la teoria della direzione amministrativa ha
spesso formulato principi in modo tale da impedire sia la priva sia la confutazione.
La burocrazia di Weber: egli analizza il ceto impiegatizio e razionalizza il suo funzionamento. Definisce potere
qualsiasi possibilità di far valere entro una relazione sociale la propria volontà qualunque sia la base di questa
possibilità; il potere si basa su relazioni specifiche di comando e obbedienza che legano più persone, un apparato
amministrativo di uomini di fidata obbedienza e per essere esercitato in modo continuativo nel tempo necessita di una
fonte di legittimazione alla quale i sottoposti credono. Definisce autorità la possibilità per specifici comandi di trovare
obbedienza da parte di un determinato gruppo di uomini. Pertanto ciò che differenzia potere dall’autorità è la
legittimazione e quindi il riconoscimento del diritto di comandare ed il dovere di obbedire.
Secondo Weber i tipi di autorità comprendono: - l’autorità carismatica la quale poggia sulla direzione straordinaria al
carattere sacro o alla forza eroica e si basa su qualità eccezionale e talvolta sovrumana attribuita ad una persona
riconosciuta come capo. – l’autorità tradizionale la quale si fonda sulla credenza quotidiana nel carattere sacro delle
tradizioni. – l’autorità legale la quale si fonda sulla credenza della legalità degli ordinamenti statuiti e nel diritto di
comandare di coloro che sono chiamati a esercitare il potere in base ad essi.
La burocrazia presenta i seguenti principi di funzionamento: principio di competenza di autorità definite disciplinate
da leggi e regolamenti, principio di gerarchia degli uffici con un sistema di regole predeterminate, segreto d’ufficio
ossia la conservazione di tutti gli atti relativi al funzionamento dell’apparato burocratico, preparazione specializzata
dei burocrati e un sistema di regole generali che governano le decisioni e le azioni degli individui.
Le critiche alla teoria della burocrazia sono: il rispetto delle regole codificate porta alle difficoltà di adattamento alle
esigenze degli utenti, l’ambiguità di alcune norme codificate o la difficoltà di controllo da parte del vertice rende
possibile l’esercizio di un potere effettivo da parte di un burocrate, nella burocrazia si può sviluppare lo spirito di
corpo che in certe condizioni determina un crescente grado di autonomia da interferenze esterne e una difesa di se
stessa da eventuali critiche.
Le teorie motivazionaliste
La scuola delle relazioni umane di Elton Mayo: egli sostiene di fronte ai dirigenti che si sarebbe potuto aumentare
la produttività cambiando il contesto produttivo con schemi organizzativi diversi. I suoi esperimenti si basano sulla
logica di attrezzare un locale sperimentale alternativo al rimanente reparto e modificare di volta in volta le varie
condizioni produttive. Cambiando una variabile alla volta egli si accorge che la produttività individuale e di gruppo
diviene superiore nel reparto sperimentale rispetto all’altro reparto; la produttività dipende quindi dalla creazione di
condizioni di contesto produttivo che inducono l’aumento del livello motivazionale dei dipendenti. Mayo sostiene poi
che la produttività è determinata dal gruppo di lavoratori creandosi dei gruppi informali in quanto non previsti dalla
gerarchia aziendale ma costituiti da persone che si uniscono tra loro in quanto caratterizzate da elevata affinità stessi
valori stessa età. Questi gruppi informali sono decisivi ai fini della produttività; egli sostiene poi di lasciare libere le
fabbriche affinché si crei auto-organizzazione da parte degli operai e solo successivamente la direzione potrà affidare
a tali squadre dei compiti specifici. La direzione aziendale ha potere a condizione che il gruppo informale la accetti
senza riserve, legittimandone l’autorità; tutto ciò aumenta la produttività.
Il compito di chi dirige nel pensiero di Chester Barnard: egli parte dal problema di saper individuare in che modo
l’interesse del singolo dipendente ovvero l’interesse individuale possa andare a convergere con il fine di
un’istituzione. Vi sarà quindi la distinzione tra efficacia ed efficienza: in relazione al fine istituzionale Barnard parla
del problema dell’efficacia, per i fini individuali del singolo dipendente egli parla di effici