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SECONDO SEMESTRE

(il voto si registra in presenza, si può fare un orale sul totale del programma per alzare il voto o si può rifare una delle due parti)

MARSHALL e la microeconomia

Contribuisce alla diffusione del marginalismo, prende l’eredità di Jevons in GB e diventa l’autore neoclassico per eccellenza. È anche

l’autore che contribuisce al superamento del marginalismo. Ha degli allievi che sono sul solco del neoclassicismo. Un pezzo della sua

teoria guarda oltre il neoclassicismo, le sue trovate teoriche rilevano una indole compromissoria: da un lato segue la scuola

marginalista e dall’altro crea degli elementi analitici che possono far superare le contraddizioni del marginalismo.

Con Marshall passaggio di denominazione dell’economia da “political economics” e “economics”. Anche nel suo titolo “Principles of

Economics”.

Marshall è un esponente della borghesia inglese che inizia i suoi studi universitari dedicandosi alla matematica, a 24 anni era già

docente. Vorrebbe specializzarsi in fisica molecolare, che era molto all’avanguardia. Poi legge i Principles di Mill e si dedica

all’economia. Decide di dedicarsi all’economia politica per aiutare gli strati più poveri della popolazione. Sposa una economista e

assieme a lei pubblica anche un libro con degli intenti didattici sull’economia industriale. Marshall era favorevole all’accesso delle

donne all’università, ma non alla carriera universitaria delle donne e quindi anche sua moglie rimase un po’ nell’ombra. A Cambridge

si forma un circolo di economisti, parte di un gruppo di ricerca, che si afferma attorno a Marshall e si allargherà ancora di più attorno

a Keynes. Marshall sposando quella donna si deve dimettere dalla posizione che aveva a Cambridge perché si richiedeva il celibato li.

A Cambridge resterà titolare della cattedra di economia per 24 anni fin al 1908 e resterà come decano fino al 1924. Ha un’influenza

enorme sulle teorie economiche di quel tempo. 23

Nel 1890 Economic Journal, prima rivista specializzata solo in materie economiche e nello stesso anno British Economic Association,

prima associazione di categoria degli economisti. Queste due non saranno mai dirette da Marshall, ma lui selezionava i vertici. Lui

vuole rinforzare gli studi economici e anche dare posizioni accademiche a chi si occupa di queste materie a livello nazionale. Nel 1903

nasce il primo corso di laurea in economia su suo impulso. Influisce anche sulla scelta dei professori delle principali facoltà di

economia inglesi. Keynes verrà nominato direttore dell’Economic Journal, che Marshall pensa di manovrare.

Metodo

Il desiderio di fare dell’economia una scienza utile alla società assieme ad una sorta di venerazione per Ricardo e Mill e un’attenzione

al pensiero degli storicisti tedeschi (secondo loro non esistono leggi universali), danno a Marshall e alla sua opera un posto particolare

nel quadro del classicismo: contemporaneamente è un esponente e un critico. A questo si aggiunge che il clima del tempo era

favorevole ad una considerazione dell’approccio dell’evoluzionismo, che lo porta ad una concezione gradualistica di quello che deve

avvenire all’interno del sistema economico. Marshall vuole mettere insieme la teoria e la conoscenza storica per comprendere le

cause operanti nella vita economica per poi trovare degli strumenti di azione incisivi all’interno della stessa. In tutto questo progetta

anche di portare nel discorso economico l’evoluzionismo, seguendo la strada di Spencer. Abilità nell’uso delle matematiche, usa i

modelli matematici per il ragionamento analitico e adotta la matematica e i diagrammi a fini didattici.

Combinazione di tante influssi culturali e caratteristiche fanno di Marshall un attore molto particolare nel neoclassicismo.

Quando arriva a Cambridge come professore deve tenere una prolusione, in cui difende l’economia politica classica, si vuole radicare

nella tradizione precedente, ma allo stesso tempo mette in campo le scienze biologiche, che mettono in luce l’evoluzione storica, del

comportamento umano e delle istituzioni. Si sente erede di Ricardo e di Mill, ma di fatto il nucleo del suo testo è un insieme di

diagrammi di equilibrio che studiano le funzioni di comportamento e di equilibrio parziali studiati già da Cournot. La matematica è

intrinseca al suo studio, ma ad un certo punto decide di metterla nelle appendici del suo lavoro. Lettera che manda a Bowley, sei punti

su come deve essere usata la matematica, ovvero che se questa non è traducibile in esempi reali è inutile. Bisogna trovare gli esempi

nella realtà. Nei Principles of Economics esiste una doppia linea di ricerca:

- Tentativo di costruire un sistema teorico rigoroso (matrice marginalista)

- Elaborare un sistema di concetti che rappresenti la realtà economica tenendo conto di un preciso momento storico (matrice

storicista tedesca), questo è più seguito dalla ricerca degli allievi di Marshall.

Marshall introduce il termine “neoclassici” per la volontà di continuità con la scuola classica. Le due linee di ricerca a tratti si

sovrappongano e a tratti sono inconciliabili. Marshall è contrario a considerare la prospettiva della rivoluzione, della frattura

all’interno della cultura economica, una frattura netta con il passato e quindi cerca di fare sintesi tra le due tradizioni.

(se chiede il metodo di Marshall in generale esporre quanto detto sopra)

(metodo per lo studio analitico dell’economia esposto nei Principles)

Il metodo che espone nei principi: Marshall vuole pensare ad un’interdipendenza generale tra i fenomeni economici tipica

dell’economia marginalista e ritiene che sia difficile esaminare i singoli problemi concreti dal punto di vista dell’equilibrio generale. La

teoria deve per forza essere astratta ma non deve allontanarsi dal reale e per questo preferisce l’utilizzo di “catene causali corte”.

Utilizza l’espediente dell’equilibrio parziale, isolando un nesso logico di causa ed effetto, considerato il principale, e ne accantona altri

considerati secondari questo è il metodo ancora utilizzato nella didattica dell’economia politica. Si occupa di EEG, ma questo è

relegato in una nota matematica in un’appendice dei Principles, nel testo si usano le catene causali brevi e gli equilibri parziali.

In Italia verrà percepita la corrente marshalliana e non quella paretiana, quindi tramite la metodologia delle catene causali brevi, in

particolare tramite Pantaleoni.

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I Principles of Economics (1890), richiamo alla tradizione classica e ruolo centrale della “domanda” e delle “preferenze dei soggetti

economici” (tipiche caratteristiche del marginalismo), teoria dei prezzi, determinati dall’equilibrio tra domanda e offerta. Ci sono

anche richiami all’evoluzionismo, letti come risposta metodologica di apertura, rispetto a quello che era il faro dell’economia

marginalista, ovvero la fisica meccanica. Per lui l’evoluzione è la biologia. Sono divisi in sei libri:

1) sul metodo volontà di mettere insieme classicismo, neoclassicismo, storicismo ed evoluzionismo

2) ricchezza, produzione, consumo, reddito, capitale definizioni di concetti, capitolo definitorio

3) teoria della domanda libro chiave per ogni testo neoclassico in cui la prospettiva è soggettiva dell’individuo

4) fattori di produzione e organizzazione industriale molto importante perché esamina i fattori della produzione, che lui considera

terra, lavoro, capitale e organizzazione, Marshall primo autore a considerare l’organizzazione industriale come un vero e proprio

fattore di produzione: distinguo molto importante che porterà a tutte le teorie del management.

5) sull’equilibrio tra domanda e offerta, teoria dei prezzi altro libro tipicamente neoclassico perché studia l’equilibrio e la teoria

dei prezzi. Si esprime il carattere metodologico dell’utilizzo degli “equilibri parziali” sui vari mercati.

6) sulla distribuzione del reddito e sul progresso economico nel lungo periodo è un libro più di stampo classico, Marshall riprende

il tema della distribuzione che era uscito dall’analisi marginalista.

Ci sono anche appendici che ricordano la metodologia smithiana. Vi è anche un’appendice matematica, che raccoglie tutta la

matematica che viene utilizzata ma che non viene integrata nel testo conseguentemente a quello che era il suo pensiero sulla

matematica in base a quella lettera scritta a Bowley.

La sua opera va nella direzione di come anche all’interna dell’economia neoclassica ci sono degli autori che studiano lo sviluppo.

(Attenzione al fatto che ci sono temi classici e temi neoclassici!!! Attenzione per esame) 24

Concetti di EQUILIBRIO e CONCORRENZA: la loro definizione dà la misura dell’attenzione che Marshall dedica alla costruzione ex-novo

di concetti con cui rappresentare la realtà a cui è difficile dare un significato univoco. Il concetto di equilibrio è composto da due

concetti:

- Statico uguaglianza tra domanda e offerta e concorrenza perfetta, molte imprese e dimensioni insignificanti, nessuna

prevale sulle altre e le scelte sono irrilevanti nel complesso industriale. Questo è il concetto più noto di Marshall

- Dinamico tiene conto del fatto che le imprese non sono sempre piccole e non in grado di influenzare il mercato, si

muovono lungo le curve di domanda e offerta. Concetto di concorrenza viene sfumato attribuendo ad ogni impresa una

specie di margine di manovra che arriva fino a violare la legge del prezzo unico. Questo concetto è più utilizzato dagli allievi

evoluzionisti di Marshall.

Stimoli per l’economia dello sviluppo successiva è dove Marshall analizza i concetti di IMPRESA e INDUSTRIA. Industria è l’insieme

delle imprese che appartengono allo stesso settore e che formano appunto l’industria. Tentativo di semplificare la teoria e connetterla

alla realtà. Costruisce questi concetti facendo capire la sua predilezione per la concezione classica. Usa analisi parziale, curve di offerta

relative alle singole imprese e le accorpa per ottenere la curva dell’industria. Riprende due elementi che erano già presenti nella

tradizione classica:

- Deriva dalla teoria smithiana che collega espansione dei mercati e divisione del lavoro e poi aumento dalla produttività.

- Teoria della rendita differenziale di Ricardo

mette insieme questi due pezzi e ribattezza l’insieme di questi due concetti come “legge dei rendimenti di scala”, è quella che

spiega come variano i costi di un bene al variare della quantità prodotta. Se pensiamo al sistema di concorrenza perfetta questa legge

non se

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A.A. 2019-2020
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SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/01 Economia politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher beatrice.M96 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Economia dello sviluppo e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Cattolica del "Sacro Cuore" o del prof Rotondi Claudia.