Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
NUOVE FORME DI CREAZIONE DEL VALORE
L'agricoltura sociale innovativa
L'innovazione sociale è uno sforzo d'integrazione delle politiche e una modifica culturale negli attori coinvolti: agricoltori, abitanti, consumatori e operatori. Gli elementi critici della ruralità si dividono in strutturali e dinamici. Tra i primi, bassa densità di popolazione, insediamento sparso e difficoltà nella viabilità; tra i secondi, invecchiamento e spopolamento, indebolimento delle reti di mutuo aiuto e di servizi. Abbiamo però anche aspetti di rinnovamento: tendenze di contro-urbanizzazione, aspetti positivi della ruralità e nuove opportunità di sviluppo. L'agricoltura sociale è una visione di un'agricoltura capace di contribuire alla riduzione delle disuguaglianze sociali e allo sviluppo dei territori, fondata sulla capacità di collaborare per perseguire obiettivi di utilità collettiva. È radicata in luoghi ed
attività in cui piccoli gruppi di persone possono lavorare con agricoltori e operatori sociali: lega in modo nuovo reti formali di servizio e informali di comunità.
Si tratta di una tipologia di attività che si rivolge a diversi soggetti: bambini, minori e giovani in difficoltà, disabili, anziani, ex-detenuti, persone con dipendenze...
I soggetti praticanti l'agricoltura sociale sono aziende agro-sociali, strutture sociali che fanno uso di pratiche agricole e neo-comunità rurali. Le aree di lavoro in cui opera l'agricoltura sociale sono varie: riabilitazione/cura, formazione e inserimento lavorativo, ricreazione e qualità della vita, educazione, servizi alla vita quotidiana.
La normativa definisce l'agricoltura sociale come attività esercitate dagli imprenditori agricoli di cui all'articolo 2135 del codice civile, in forma singola o associata, e dalle cooperative sociali.
Vengono definite 4 aree principali in cui
L'agricoltura sociale opera. Inserimento socio-lavorativo di lavoratori con disabilità e svantaggiati, minori in età lavorativa inseriti in progetti di riabilitazione sociale. Prestazioni e attività sociali e di servizio per le comunità locali, prestazioni e servizi terapeutici e iniziative di educazione. Il soggetto legittimato è l'imprenditore agricolo, ma anche altri soggetti, come le cooperative, sono abilitate (se il fatturato da attività agricola è prevalente, o se è superiore al 30%; in quest'ultimo caso saranno considerate operatori di agricoltura sociale in misura corrispondente al fatturato agricolo). La normativa evidenzia due aspetti che hanno da sempre caratterizzato percorsi di agricoltura sociale: la funzione cardine dell'agricoltura e dell'impresa agricola, la possibilità di svolgere insieme ad altri attori (associazioni di promozione sociale, soggetti pubblici, fondazioni e
organizzazioni di volontariato) tali esperienze. Bisognerà fare riferimento poi alle politiche agricole, sociali, del lavoro, formative, educative, sanitarie e della giustizia. Si hanno varie forme di AS:
- Aziende agricole e strutture co-terapeutiche, mediante l'attivazione di esercizi specifici e mirati.
- Aziende agricole attive nei servizi civili, per bambini (agriasili, campi estivi) o anziani o per persone con difficoltà abitativa.
- Aziende agricole produttive d'inclusione terapeutica sociale e lavorativa, impegnate in percorsi di co-terapia di inclusione sociale e lavorativa mediante la partecipazione ai processi agricoli aziendali.
L'agricoltura sociale da varie possibilità: azienda agricola come luogo dove erogare borse lavoro, azienda agricola come luogo di formazione professionale, orti privati su terreni pubblici, azienda agricola come luogo di terapia e riabilitazione. I prodotti dell'agricoltura sociale non hanno traccia delle
corta è una modalità di filiera agroalimentare alternativa molto diffusa. Essa comprende diverse accezioni e obiettivi, nonché diversi modelli operativi. I tre principali significati che si possono attribuire alla filiera corta sono: 1. Saltare le fasi di intermediazione commerciale, collegando direttamente l'agricoltore al consumatore. L'obiettivo principale in questo caso è di tipo economico. 2. Ridurre la distanza geografica tra il luogo di produzione e il consumatore finale. L'obiettivo in questo caso è di tipo ambientale. 3. Aumentare il coinvolgimento e il protagonismo dei consumatori e dei produttori. L'obiettivo in questo caso è di tipo sociale. I canali di vendita possibili per la filiera corta sono molteplici e includono mercati e fiere, vendita diretta aziendale, vendita online, vendita a domicilio, mense, negozi specializzati e grandi distribuzioni organizzate (GDO).corta è un incrocio di aspetti economici, sociali e ambientali. Sono sempre presenti gli obiettivi salutistici ed edonistici dei consumatori, il peso dipenderà dai differenti modelli operativi. Una definizione può essere: filiera che coinvolge un numero limitato di operatori economici impegnati alla cooperazione, allo sviluppo economico locale e allo sviluppo di relazioni geografiche e sociali più strette tra produttori e consumatori. I consumatori sono il motore della filiera corta, recuperando così un ruolo più attivo rispetto ai canali convenzionali. La scelta di acquistare dal produttore dipende da: freschezza, qualità, fiducia, sostegno alla produzione locale, sostenibilità e prezzo. Si ha una pluralità di consumatori operanti nella filiera corta e possiamo distinguere tra consumatori locali ed esterni che differiscono in relazione ai prodotti, siano essi locali o di origine.
Le funzioni della filiera corta sono quattro:
della distribuzione del valore includono una maggiore trasparenza, una migliore gestione dei rischi e una maggiore equità nella ripartizione dei profitti. La funzione informativa riguarda la raccolta, l'elaborazione e la diffusione delle informazioni all'interno della filiera. Questa funzione è fondamentale per garantire una corretta gestione delle risorse e una migliore comunicazione tra gli attori della filiera. La funzione ambientale/sociale/etica si riferisce alla responsabilità delle aziende agricole e dei consumatori nei confronti dell'ambiente, della società e dell'etica. Questa funzione implica l'adozione di pratiche sostenibili, il rispetto dei diritti dei lavoratori e la promozione di valori etici nella produzione e nel consumo di prodotti agricoli. In conclusione, le funzioni logistico-organizzativa, informativa, di distribuzione del valore e ambientale/sociale/etica sono tutte cruciali per garantire una filiera agricola efficiente, equa e sostenibile.nonché ridurre l'utilizzo di pesticidi e fertilizzanti chimici. La filiera corta può favorire la produzione e il consumo di prodotti locali, riducendo così l'impatto ambientale legato al trasporto di merci su lunghe distanze. Inoltre, promuove pratiche agricole sostenibili e rispettose dell'ambiente, come l'agricoltura biologica e l'uso di energie rinnovabili. La funzione sociale della filiera corta è legata alla creazione di legami più stretti tra produttori e consumatori, favorendo la fiducia reciproca e la valorizzazione delle tradizioni locali. Inoltre, può contribuire alla creazione di posti di lavoro e al sostegno dell'economia locale. La filiera corta rappresenta quindi un modello di produzione e consumo che promuove la sostenibilità economica, ambientale e sociale.difendere la terra dalla cementificazione. Alcune modalità: Km0, vendita diretta in azienda (aumenta il valore aggiunto, riduce i prezzi), mercati contadini, negozi dei produttori, gruppi di acquisto solidale (gruppi di consumatori che si incaricano di contattare e selezionare le aziende ed effettuare congiuntamente gli acquisti). Il successo della filiera corta ha indotto altri attori a cavalcare l'onda, passando dalla competizione inter-tipo alla competizione intra-tipo.
Le filiere corte sono spesso etichettate come filiere o canali "alternativi". Tuttavia, la valutazione del grado di "alternatività" di queste relativamente nuove o rinnovate forme di connessione deve essere effettuata in base alla tipologia del contenuto del "messaggio" che in questi ambiti viene veicolato. Dal punto di vista del produttore l'attivazione di queste forme di collegamento col mercato può derivare dal desiderio di diversificare i canali
La produzione di prodotti tipici può essere vista come una forma di valorizzazione delle risorse locali e delle tradizioni di un determinato territorio. Questi prodotti sono caratterizzati da metodi di produzione tradizionali, opposti a quelli moderni e industriali, che garantiscono alimenti più genuini.
Il legame tra il prodotto tipico e il territorio è multidimensionale e si basa sulla specificità delle risorse locali, sulla storia, sulle tradizioni e sull'identità della popolazione locale. Questo legame è spesso sfruttato dalle imprese nella comunicazione con i consumatori, che possono essere attratti dai valori di tipicità e autenticità che questi prodotti rappresentano.
La scelta di consumare prodotti tipici può derivare da motivi economici, come la volontà di sostenere l'economia locale, oppure da una reazione ad anni di delega al settore industriale. Inoltre, la scelta di consumare prodotti tipici può essere vista come una forma di critica alle modalità di produzione convenzionali.
Si tratta di un attributo di tipo fiducia, difficile da verificare. Si ha quindi la necessità di una garanzia di tipo istituzionale a tutela dei consumatori e dei produttori. Le indicazioni di provenienza operano un semplice collegamento tra denominazioni geografiche di un prodotto e un luogo (made in), le segnalano una specificità di un prodotto derivante dalla sua origine territoriale (IGP, DOP). L'uso di queste denominazioni è riservato alle produzioni con un nesso riconoscibile tra le caratteristiche del prodotto e l'origine territoriale. La tutela delle denominazioni attraverso le DOP e IGP nell'UE. Le denominazioni sono importanti non solo per la protezione e la tutela del nome geografico (difesa reputazione, sanzioni per imitazioni), ma anche e soprattutto per la regolazione della produzione. Questa si esplicita nella caratterizzazione del prodotto e dei legami col territorio, nella creazione di uno standard di riferimento. Il regolamento CEE 1151/2012 hai marchi di qualità riconosciuti a livello europeo. La DOP (Denominazione di Origine Protetta) identifica prodotti alimentari che sono prodotti, trasformati e preparati in una specifica area geografica, utilizzando metodi tradizionali e seguendo rigorosi criteri di qualità. L'IGP (Indicazione Geografica Protetta) identifica prodotti alimentari che sono strettamente legati a una specifica area geografica e che possiedono una reputazione, caratteristiche o qualità specifiche attribuibili a quella zona. Entrambi i marchi garantiscono che i prodotti siano autentici e di alta qualità, offrendo ai consumatori la certezza di acquistare prodotti genuini e tipici di una determinata regione. Inoltre, la DOP e l'IGP offrono una protezione legale ai produttori, impedendo l'uso improprio dei nomi e delle denominazioni dei prodotti. Infine, entrambi i marchi forniscono informazioni ai consumatori, consentendo loro di fare scelte consapevoli e informate sull'origine e sulla qualità dei prodotti che acquistano. In conclusione, la DOP e l'IGP sono marchi di qualità che garantiscono una giusta remunerazione per i produttori, proteggono i nomi dei prodotti e forniscono informazioni ai consumatori.