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M
aumenta meno che proporzionalmente all’aumentare di n (aumento della domanda).
Economie dei fattori comuni: derivano dalla presenza di un costo una tantum, legato alla fase del
processo produttivo (R&S, progettazione) -> il costo è ripartito nel volume di produzione.
Economie ingegneristiche: l’output dell’impresa è legato al volume mentre i costi sono legati alla
superficie di un certo oggetto (capacità di carico di una nave)-> il costo di produzione aumenta meno che
X
proporzionalmente rispetto al volume che possiamo trasportare: Cb=Ca*(Vb/Va) .
Economie di varietà: il costo di produzione congiunta di due beni è inferiore alla somma dei costi delle
due produzioni separate (aerei per trasporto persone e merci).
C(q1+q2)<C(q1;0)+C(0;q2)
Economie di multilocalizzazione: impianti locati in posti diversi per ridurre i costi di trasporto ed
essere vicini ai mercati di sbocco/materie prime/minor costi -> la vicinanza può consentire una
differenziazione del prodotto favorevole alla domanda.
Economie di apprendimento: misurano la produzione cumulata di un impresa. All’aumentare della
produzione cumulata il costo medio decresce. L’impresa migliora il proprio know how su quel tipo di
produzione (settore navale, chimico).
α u
c t
C =C n e
t 1 t
C =costo medio unitario al tempo t
o t
C : costo medio unitario iniziale
o 1
n : volume cumulato di produzione
o t
α : elasticità del costo medio rispetto al volume cumulato
o c
U : disturbo stocastico
o t ln C =ln C +α ln n + u
Può essere scritta: -> α : se è negativo vuol dire che vi sono economie di
t 1 c t t c
apprendimento.
Stima della funzione del costo totale di produzione:
Se il prodotto del settore è standardizzato è possibile stimare una funzione del costo totale di produzione
(con la regressione multipla).
• b
CT=aQ
• CT=aQ+(b/Q)+CF
• 1/r 1α1/r 2α2/r 3α3/r
CT=A*Q *P * P * P
Domande?
Qual'è la dimensione minima che un’impresa del settore dovrebbe avere per competere in modo efficiente)
Le imprese più piccole rispetto a quelle meno efficienti di quanto sono svantaggiate in termini di maggior
costi medi di produzione?
Dimensione minima ottima : di un processo produttivo a partire dalla quale le imprese hanno un costo
medio minimo.
Dimensione massima ottima : di un processo produttivo oltre la quale si hanno economie diseconomie
di scala.
L’impresa per essere competitiva deve produrre una quantità compresa tra Q1 e Q2.
• La dimensione minima ottima è espressa in percentuale, tanto maggiore e tanto più standardizzati
saranno i prodotti. -> %>100% per essere efficienti bisognerebbe escludere tutte le imprese del
mercato.
• Se il prodotto è differenziato: impossibile stimare una curva di curva di costo che tenga in
considerazione differenze qualitative tra prodotti.
L’analisi della sopravvivenza (Stigler)
Tecnica: le imprese del settore vengono divise in classi dimensionali, in base ai dati annuali si osserva la
numerosità negli anni.
L’idea di fondo: le classi con dimensioni inferiori o superiori rispetto alla dimensione massima ottima
tendono a svuotarsi nel tempo, poiché il tasso di mortalità è maggiore del tasso di natalità. Le classi con
dimensioni comprese tra la dimensione minima e massima aumentano la propria numerosità (esempio
birra libro p. 158). L’arena competitiva nella filiera
Integraziazione verticale: un’impresa opera in un mercato a monte o a valle rispetto a quello
considerato. L’impresa è presente in stadi diversi del processo produttivo -> forma di accordo verticale volto
ad aumentare il potere monopolistico o contrattuale dell’offerta.
Mercato a monte : in cui sono prodotte e scambiate le risorse produttive necessarie alla produzione del
bene
Mercato a valle : destinazione del bene stesso.
Motivazioni:
• Ridurre i costi amministrativi con gli stadi a monte o a valle.
• Acquisire o ridurre le info disponibili in uno stadio della filiera (info su clientela, prodotti, tecnologie).
• Aumentare le barriere all’entrata del mercato (acquisizione di una materia prima rilevante)
• Vantaggi di marketing (con l’integrazione a valle): proporre l’intero portafoglio prodotti.
Problema
Doppia marginalizzazione : il protutore e il distributore sono monopolisti.
D: curva di domanda
o R: ricavo marginale
o Pi: produttore con costo marginale di produzione
o Q2= quantità prodotta
o P2: vendere al distributore (costo marginale del distributore)
o F:Q3: quantità che il distributore comprerà
o Pi P2 F G : profitto produttore
o P2 p3 F E: profitto del distributore
o Quando due stadi della filiera si fondo il prezzo pagato dai consumatori è minore (si supera la
o doppia marginalizzazione). La catena del valore
Catena del valore di Porter : identifica le fasi cruciali all’interno del processo produttivo dell’impresa.
Importante guardare all’interno della catena del valore per capire quali fase consentono di avere successo,
ricercando spiegazioni generali. Questa operazione consente di individuare i fattori critici di successo che
consentono la costruzione del margine (gran parte del valore aggiunto).
Attività primarie: consento un contributo diretto alla creazione dell’output aziendale.
• Approvvigionamento: logistica in entrata, gestione del magazzino acquisti (decisiva per chi produce
commodity).
• Produzione: tutta l’ingegneria del processo.
• Distribuzione
• Marketing
• Servizi post vendita: fondamentali per macchinari o prodotti personalizzati o problematici.
Attività secondarie: non generano direttamente un output, ma sono necessari alla sua creazione.
Identificare le fasi cruciali del processo
L’analisi dei costi: analizzare i costi scomponendoli per tipologia (materie prime,lavoro, marketing,
ammortamenti, oneri -> approfondisco la contabilità (vedo la maggior incidenza %).
Il posizionamento dei concorrenti
L’approccio struttura-comportamenti-risultati
Struttura del settore Comportamento delle imprese Risultati
Approccio: dai caratteri strutturali di un settore dipendono i comportamenti delle imprese.
Struttura del settore: ambiente esterno.
Comportamento dell’impresa: scelte dell’impresa e del posizionamento.
Risultati: economici e del mercato.
• Critiche dall’esterno: sminuito il ruolo dell’imprenditorialità e della creatività.
• Critiche dall’interno: possibile retro effetto tra i tre elementi (i comportamenti delle imprese
possono modificare i caratteri strutturali di un mercato).
• Teoria dei giochi: i comportamenti delle imprese sono in condizioni di partenza precise e
determinate.
Comportamento delle imprese: non ha una codifica di tipologie di comportamento utilizzabile in diversi
settori (mancanza di categorie generalizzabili, si va caso per caso).
Kotler propone tre strategie:
• Leadership di costo
• Differenziazione
• Segmentazione
Soluzione: creare delle categorie di comportamento all’interno di uno stesso mercato -> Gruppi strategici
di imprese -> analizzo caso per caso o generalizzo su un comportamento simile adottato dalle imprese del
settore. Lo studio del comportamento: strategia e politica
Concetto di strategia (Chandler): la determinazione degli obiettivi di lungo periodo di un’impresa, delle
politiche e dell’allocazione delle risorse necessarie per il raggiungimento degli obiettivi (fini e politiche).
Comportamento strategico : osserviamo le azione delle imprese (prezzo, immagine, distribuzione e
variabili che possono avere un impatto sui risultati).
Teniamo in considerazione solo ciò che le imprese del settore fanno realmente (aziono reali).
Posizionamento strategico: due imprese hanno lo stesso posizionamento strategico quando hanno un
comportamento reale simile all’interno del settore, cioè utilizzano politiche simili.
Il concetto di gruppo strategico
Gruppo strategico : gruppo di imprese del mercato che adotta un simile comportamento strategico ->
ogni gruppo ha un tipo di comportamento strategico.
Il gruppo non implica:
• Accordi legali o partecipazioni tra imprese
• Corrispondenza tra nicchie e segmenti
• Collusione tra imprese dello stesso gruppo
Nascita del gruppo (ricercatore) : esigenza di creare delle tipologie di comportamento strategico
all’interno del settore, nel quale ricondurre le imprese del settore -> creare una struttura settoriale.
Dimensioni strategiche utilizzabili: diverse modalità con le quali si può declinare la strategia di
un’impresa (per queste si possono definire simili):
• •
Livello di prezzo Livello di spese pubblicitarie
• •
Livello di qualità Livello di tecnologia
• •
Grado di penetrazione distributiva Dimensione dell’impresa (strategia
• organizzativa o scelte finanziarie)
Grado di penetrazione geografica
• N° prodotti offerti
Come scegliere la dimensione strategica? (Pitt e Thomas)
• Approccio essenzialista : individuare solo le variabili strategiche rilevanti all’interno del settore e poi
viene misurata la similitudine.
• Approccio dell’analista empirico : la similitudine tra i comportamenti strategici si basa su una
pluralità di comportamenti strategici.
• Approccio longitudinale/storico : le dimensioni rilevanti sono quelle che le imprese mantengono
costanti per un periodo di tempo (3-5 anni).
Critiche
• Vi è un certo grado di soggettività nella scelta delle variabili.
• Le imprese di un gruppo non seguono una strategia molto diversa da quelle di un altro gruppo.
• Potrebbero essere rilevati gruppi anche dove non vi sono.
• Non consente la tassonomia di comportamenti strategici che le imprese utilizzano in diversi settori.
Le metodologie di rilevazione dei gruppi
La metodologie di Porter: consente di identificare il numero di gruppi presenti nel settore e la loro
lontananza (chiedo a degli esperti le variabili strategiche rilevanti).
Composta da due fasi:
1. Selezione delle 2 dimensioni strategiche più significative per lo specifico mercato che NON siano
correlate.
2. Rappresentazione grafia: posizionare sulla mappa bidimensionale, mostra il posizionamento dei
gruppi di imprese (tanti puntini vicini nella mappa) -> sono preferiti valori numerici per gli assi.
Possono emergere anche emergere differenze strategiche sulla base di altre variabili
Svantaggi:
• La similitudine è fondata solo su 2 dimensioni strategiche.
• Dipendenza da opinioni di esperti.