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HDL: colesterolo buono. Contribuisce a rimuovere il colesterolo dalla placca aterosclerotica, ed ha un’azione
protettiva.
- basso: < 40 - alto: >60
LDL: colesterolo cattivo. Attraversa la parete arteriosa e si accumula nella placca aterosclerotica. La
concentrazione massima varia in base ai fattori di rischio a cui siamo esposti.
- CHD: < 100
- multiple risk factors: < 130
- 0/1 risk factors: < 160
Aumento del colesterolo:
- predisposizione genetica.
- dieta ricca di cibi ad alto contenuto di colesterolo.
- età: tende ad aumentare perché si attenua il sistema che ne blocca la produzione epatica.
Colesterolo totale:
- desiderabile: < 200
- borderline: 200 – 240
- alto: > 240
Concentrazione di trigliceridi:
- normale: < 150
- borderline: 150 – 199
- alto: 200 – 499
- molto alto: > 500
Nuovo focus di intervento: multifattorialità.
- sindrome metabolica: individui che presentano questa situazione di multifattorialità. I parametri da
controllare sono 5, di cui almeno tre devono essere fuori norma.
- circonferenza vita: utilizzare la tabella in base al gruppo etnico e al sesso.
- trigliceridi elevati: > 150 mg/dl
- ridotto HDL:
- maschi: < 40 mg/dl
- femmine: < 50 mg/dl
- elevata pressione arteriosa:
- sistolica: > 130 mm Hg
- diastolica: > 85 mm Hg
- glicemia elevata: > 100 mg/gl
Obesità: la definizione viene data in base al BMI ed a determinati range.
- sottopeso: BMI < 18.5
- normale: 18.5 < BMI < 24.9
- sovrappeso: 25 < BMI < 29.9
- obesità: 30 < BMI < 39.9
- obesità grave: BMI > 40
Mortalità e BMI: grafico a J, dove la mortalità si mantiene costante per i valori del “normopeso”, ed aumenta
per valori inferiori e superiori.
Nel range “normopeso”, nonostante la mortalità sia costante, variano le cause che la provocano.
- cardiopatia ischemica: la mortalità aumenta all’aumentare del BMI.
- ictus: la mortalità rimane costante all’interno del range.
Aspettativa di vita e obesità: l’aspettativa di vita è inferiore per gli uomini, a prescindere dal BMI. A 40 anni,
l’aspettativa di vita cambia notevolmente in base al BMI:
- individui sovrappeso: 3 anni in meno.
- individui obesi: 6/7 anni in meno.
Studio sulla liposuzione: studio effettuato per verificare se la perdita di peso per liposuzione e la perdita di
peso con una dieta equilibrata fossero equivalenti.
- liposuzione: la rimozione del grasso incide sul grasso non viscerale, non modificando alcun
parametro di salute.
- dieta: la riduzione del grasso avviene in maniera più distribuita, toccando anche i depositi viscerali.
Si ha una variazione di parametri importanti per la salute.
- risultato: la liposuzione riduce il grasso, ma non migliora lo stato di salute del paziente.
Distribuzione del tessuto adiposo:
- androide: maggior grasso viscerale, minor grasso sottocutaneo. Mostra un profilo metabolico
alterato: - ipertrigliceridemia.
- HDL bassi.
- insulino resistenza.
- a rischio di trombosi e infiammazioni.
- ginoide: minor grasso viscerale, maggior grasso sottocutaneo. Mostra un profilo metabolico
normale: - bassi trigliceridi.
- HDL normali.
- insulino sensibile.
- normale rischio di trombosi e infiammazione.
Fattori per la regolazione del peso: esistono fattori genetici e ambientali.
- fattori genetici: sesso, razza, età.
- fattori ambientali: dieta, attività fisica, fattori sociali.
Dispendio energetico:
- metabolismo basale:
- tessuto adiposo bruno: considerato da sempre come un fattore poco influente, in quanto
trattasi di un tessuto non molto presente nell’adulto, è stato rivalutato con una maggior
importanza dovuta al suo consumo energetico abbastanza alto. Gli individui caratterizzati da
maggior tessuto adiposo bruno possiedono un metabolismo basale maggiore.
- tessuto adiposo bianco: prevalente funzione di deposito. Ha un metabolismo minore del
muscolo. Negli individui obesi, per via dell’enorme quantità di questo tessuto, rappresenta
comunque un fattore importante di aumento del metabolismo basale.
- muscolo scheletrico: ha un consumo calorico maggiore rispetto al tessuto adiposo, per
cui riveste un ruolo centrale nella termogenesi dell’adulto.
- termogenesi indotta dal cibo: identica tra obesi e non obesi.
- dovuta alla digestione, assorbimento e metabolizzazione dei nutrienti.
- la termogenesi delle proteine è maggiore di quella dei carboidrati, che è maggiore di quella
lipidica. - la restrizione calorica si accompagna ad una riduzione della termogenesi indotta dal cibo.
- attività fisica: l’efficienza meccanica è identica, ed è del 25% circa.
Conseguenze dell’obesità:
- malattie cardiache.
- malattie respiratorie.
- fattori di rischio cardiovascolare.
- diabete.
- anormalità ormonali.
- cancro.
Obesità e terapia: evidenze scientifico-mediche.
- dieta ipocalorica.
- esercizio fisico:
- aumento del dispendio energetico.
- aumento del metabolismo basale.
- chirurgia.
- terapia comportamentale.
Diabete mellito: disordine metabolico ad eziologia multipla caratterizzato da iperglicemia cronica, con
alterazioni del metabolismo di carboidrati, lipidi e proteine, derivanti da difetti della secrezione e/o azione
insulinica.
Classificazione del diabete mellito: il diabete mellito comprende varie forme cliniche, di cui le più frequenti
sono il diabete di tipo 1 e di tipo 2. Le altre forme di diabete sono meno comuni, ma comunque importanti.
- tipo 1: < 5%. Immuno-mediato o idiopatico, caratterizzato dalla distruzione delle cellule β-
pancreatiche.
- tipo 2: > 95%. Insulino-resistenza e deficit insulinico relativo.
- diabete secondario: < 1%.
- diabete gestazionale: compare in gravidanza, in soggetti predisposti.
- LADA:
Diabete di tipo 1: caratteristiche.
- insorgenza in età infanto-giovanile.
- patogenesi prevalentemente autoimmune.
- parziale o completa distruzione delle cellule β.
- insulino dipendenza assoluta.
- complicanza acuta prevalente: chetoacidosi.
- complicanze croniche prevalenti, di tipo microvascolare: retina, rene, nervo.
Diabete di tipo 2: caratteristiche.
- insorgenza in età adulta (età media in calo).
- patogenesi prevalentemente legata a:
- progressivo ma lento calo della produzione di insulina, prevalentemente della fase precoce.
- resistenza periferica all’azione dell’insulina.
- insulino indipendenza per lunga parte della vita.
- complicanze acute prevalenti: ipoglicemia e, eventualmente, coma iper-osmolare.
- complicanze croniche prevalenti, di tipo microvascolare: infarto, vascolopatie periferiche, ictus.
Diabete di tipo 2 nei bambini/ragazzi: la diagnosi può non essere semplice, ed è necessario eseguire
un’attenta valutazione anamnestica e clinica.
- associato ad obesità ed insulino resistenza.
- alla diagnosi possono essere presenti perdita di peso e chetosi.
- in forte aumento nei paesi asiatici.
Storia naturale del diabete di tipo 2: all’inizio, nel tessuto epatico e muscolare scheletrico si riduce la
sensibilità all’azione dell’insulina (insulino resistenza). Tuttavia, le cellule β sono in grado di aumentare la
secrezione di insulina per compensare la resistenza, e mantenere la glicemia a valori normali.
La chiara iperglicemia, che caratterizza il diabete di tipo 2, si verifica quando la secrezione di insulina non
riesce più a compensare i livelli di insulino-resistenza.
Il deterioramento della funzione delle cellule β, e l’ulteriore incremento dell’insulino resistenza, esacerbano la
malattia.
Man mano che la malattia peggiora, si può verificare una perdita della massa di cellule β, a causa della
gluco-tossicità e lipo-tossicità.
Impatto del diabete mellito: le complicanze croniche.
Le complicanze vascolari croniche che possono interessare le grosse arterie (macro angiopatia) o le piccole
arterie (micro angiopatia) colpiscono ancora la maggioranza dei pazienti diabetici, e sono causa di elevata
morbilità e mortalità.
- il diabete mellito è frequentemente associato a gravi complicanze vascolari, rappresentando un
serio fattore di rischio di mortalità.
La macro angiopatia può colpire:
- distretto coronarico: ima. L’80% dei diabetici muore per eventi cardiovascolari.
- distretto cerebrale: ictus.
- arterie degli arti inferiori: causa principale dell’amputazione.
La micro angiopatia può colpire:
- retina: retinopatia. È la maggiore cause di cecità negli adulti in età lavorativa. Con l’aumentare
dell’età, aumenta la prevalenza della malattia, che dopo 25/30 anni di malattia colpisce il 90% dei
pazienti.
- rene: nefropatia. È la maggior causa dell’insufficienza renale cronica. Dopo 25 anni di diabete,
l’incidenza cumulativa è del 30/40 %. I pazienti che non la sviluppano entro i 25 anni, difficilmente la
svilupperà in seguito. La nefropatia è un fattore di rischio di notevole importanza per le malattie CVD,
che risultano 2/3 volte più frequenti nei pazienti diabetici con danni renali.
- sistema nervoso periferico: neuropatia. Colpisce il 20/50% dei pazienti diabetici da più di 15
anni. Può interessare il sistema nervoso periferico e/o quello autonomo. Provoca perdita della
sensibilità al dolore, al calore agli arti inferiori, o iperestesia dolorosa di un solo nervo (cranico) o di
nervi periferici.
- tra le conseguenze della neuropatia autonomica, si segnalano l’ipotensione ortostatica, la
gastroparesi e l’impotenza.
Piede diabetico: quando la neuropatia diabetica o l’arteriopatia degli arti inferiori compromettono la funzione
o la struttura del piede. Un grave rischio di complicazione, in presenza di ulcera aperta, è la probabile
insorgenza di un’infezione che spesso costituisce la vera causa che determina l’amputazione.
Diabete e tasso di mortalità:
Diabete e CVD:
- fattori di rischio specifici: iperglicemia e insulino resistenza.
- associazione di più fattori di rischio: dislipidemia, ipertensione, obesità, stato pro-trombotico.
Il diabete aumenta sensibilmente il rischio CVD.
- controllo pressorio: riduce complicanze microvascolari ed eventi cerebrali, ma non quelli
coronarici.
- terapia ipolipemizzante: previene egenti coronarici.
- interventi multipli: riduzione del rischio CVD nel diabetico.
- dieta:
- attività fisica:
- farmaci:
È possibile rallentare la progressione da alterata tolleranza glicidica a diabete? Si.
Il tumore risulta essere la seconda causa di mortalità (22.3%), dietr