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L’errore più grave imputato a Quine è quello di ritenere che le nostre intuizioni sui significati
sianomeramente soggettive.
5. Altri SN
Che non parlano di oggetti ma esprimono rapporti fra concetti.
5.1 SN indefiniti
Quegli SN che non hanno un riferimento definito, cioè a cui possiamo associare uno o più oggetti quali
suoi referenti. A ‘un uomo’ non possiamo associare nessun oggetto definito. L’uomo si riferisce all’unico
uomo che soddisfa il suo contenuto descrittivo in un certo contesto e ‘gli uomini’, ‘tutti gli uomini’ si
riferisce a tutti gli individui di un certo contesto.
Gli indefiniti invece non hanno un riferimento determinato, ma aprono una serie di alternative di
riferimento.
5.2 Singolare e plurale
Supponiamo che la funzione fondamentale dei SN sia quella referenziale: i nomi e i SN servono per
riferirci ad oggetti del mondo.
Gli oggetti del mondo vengono individuati tramite concetti e i concetti colgono le proprietà che gli
oggetti devono possedere per fare parte del riferimento del nome o del SN. ‘uomo’ denota certi oggetti perché
possiedono certe qualità, qui supponiamo che esso si riferisca ad alternative possibili di riferimento. A quale
individuo uomo si riferisce non possiamo definirlo al di fuori di un contesto: il riferimento potenziale di
‘uomo’ è lo stesso di ‘un uomo’. ‘uomo’ può essere reso come:
{x: U(x) e |x|=1} cioè l’insieme degli insiemi x tali che gli elementi ad esso appartenenti abbiano la
proprietà U essere uomini e che gli insiemi x siano composti da un solo elemento, un insieme di insiemi
composti da un solo elemento e ogni insieme rappresenta una alternativa di riferimento.
Avendo a che fare con il plurale: uomini, ci troviamo di fronte ad un’altra faccenda: sappiamo che sono
almeno due ma non sappiamo quali sono.
{x: U(x) e |x|>1} questo passaggio a questa formula costituisce la pluralizzazione, il risvolto semantico
di quell’operazione morfologica che è il passaggio dal singolare al plurale dei nomi.
5.3 Aggettivi
Gli aggettivi si riferiscono ad alternative di riferimento. La differenza fra nomi e aggettivi consiste nel
fatto che se i primi sono strumenti per riferirsi a oggetti tramite proprietà, i secondi si riferiscono solo a
proprietà (giallo).
Per accedere dal punto di vista semanticoagli oggetti che possiedono la qualità predicata dall’aggettivo,
dobbiamo compiere la sostantivazione dell’aggettivo: la trasformazione dell’aggettivo in nome (mite i
miti). Questo processo non è che la conferma della diversità fra nome e aggettivo.
L’aggettivo può unirsi al nome in modo da comporre un N’, tale che il numero delle alternative
denotate da N’ è un sottoinsieme di quello denotato da N. L’insieme di ‘uomo mite’ sarà contenuto
nell’insieme ‘uomo’ e sarà più restrittivo.
Uomo: {x: U(x) e |x|=1}
Uomo mite: {x: U(x) e M(x) |x|=1}
E allo stesso modo uomini miti {x: U(x) e M(x) |x|>1}
L’operazione dell’unione fra aggettivo e nome filtra le alternative di riferimento del nome, in modo da
rendere il risultato meno indefinito. La diminuzione delle alternative equivale a una diminuzione
dell’indefinitezza di N’ rispetto a N. Se sono presenti più aggettivi, l’operazione di filtraggio viene ripetuta,
per la ricorsività.
5.4 SP
Un SP all’interno di un SN pone delle condizioni sulle alternative di riferimento al SN e filtra tutte
quelle alternative che non rispettano le condizioni. Gli SP esprimono una relazione che deve esistere nelle
alternative che rispettano le condizioni ( in giardino )
.
Consideriamo IN: è una relazione a due posti che implica l’esistenza di due ruoli, un contenitore e un
contenuto. Nel caso del giardino g abbiamo IN (x,g)
Uomini nel giardino: {x: U(x) e |x|>1 e IN (x,g)}
Sia gli aggettivi che gli SP possono avere usi predicativi: Paolo è mite, Maria è in giardino.
5.5 Cardinali
I determinanti cardinali filtrano le alternative di riferimento di N’, tuttavia non in base a proprietà
dell’oggetto, ma sul numero di oggetti che ogni alternativa possiede.
Due uomini: {x: U(x) e |x|>1 e |x|=2}
Più complicata si fa la faccenda con determinanti come ‘molti’ o ‘parecchi’. Per studiare questi casi
dobbiamo introdurre m, uno standard medio determinato dal contesto e dalla situazione. Così avremo:
molti uomini: {x: U(x) e |x|>1 e |x|>m}
pochi uomini: {x: U(x) e |x|>1 e |x|<m}
5.6 Determinanti definiti
Hanno la caratteristica di ridurre le alternative di riferimento presentate dal nome a una sola (il, la,
gli…). ‘il + libro’.
Il parlante quando usa un definito deve fornire al suo ascoltatore abbastanza informazioni perché egli
possa distinguere il referente o i referenti da tutti gli altri oggetti nel contesto. Ma è possibile distinguere
l’oggetto anche in altri modi, per esempio conoscendo una proprietà che solo esso possiede (il presidente
dell’Uganda).
‘il N’ si riferisce all’unica alternativa del contesto c, se essa esiste. ‘il libro’:
ıx : x € {x: L(x) e |x|=1 e c(x)} se esiste. ıx definisce l’unico insieme x che possiede le caratteristiche
richieste.
Gli uomini è più complicato perché sembra riferirsi a tutti gli uomini presenti in un certo contesto.
ıx : x € {x: U(x) e |x|>1 e c(x)} per tutti gli y € {x: U(x) e |x|>1 e c(x)} vale che y ≤x se esiste.
La prima parte prescrive che l’insieme x debba essere uno degli insiemi che contiene più di un uomo
che sia presente nel contesto c. La seconda parte prescrive che tutti gli insiemi y sono sottoinsiemi di x. X
quindi è l’insieme che contiene più elementi tra tutti i sottoinsiemi e possiede ogni elemento che gli altri
possiedono.
Quando il nome è singolare e non offre che alternative costituite da un oggetto solo allora questo ha
senso quando nel contesto è presente una sola alternativa e quindi un solo oggetto avente le proprietà espresse
dal nome. Quando il nome è plurale, l’articolo definito plurale sceglie l’alternativa che contiene tutte le altre,
tutti gli oggetti che soddisfano la proprietà espressa dal nome nel contesto c.
Tutti, ognuno, ciascuno esprimono significati simili, solo che ‘ogni’ e ‘ciascuno’ hanno interpretazioni
distributive.
5.7 Determinanti indefiniti
‘alcuni’, ‘certi’, ‘qualche’… non pongono condizioni stringenti sul numero di oggetti che deve
contenere una alternativa di riferimento. Di per sé non c’è alcun limite (in questo si differenziano anche da
molti e pochi, che pongono delle condizioni). Inoltre a differenza dei cardinali sono incompatibili con i
definiti: i due uomini, ma non *i alcuni uomini.
I cardinali sono neutrali rispetto alla definitezza o all’indefinitezza del SN, perché se ‘i due uomini’ è
definito, ‘due uomini’ è indefinito.
Così, ‘alcuni uomini’ denota più o meno le stesse alternative di riferimento denotate da ‘uomini’: {x:
U(x) e |x|>1}
5.8 Conclusione
La tesi fondamentale di questa teoria è che i SN sono espressioni referenziali, ossia che la loro
funzione semantica è quella di denotare oggetti attraverso proprietà.
Capitolo 3: I verbi
1. La teoria fregeana dei verbi
Frege sosteneva che i verbi denotano funzioni da oggetti a valori di verità, cioè sono del tipo semantico
<e,t>. Paolo corre, Paolo denota un oggetto e l’intero enunciato un valore di verità, il verbo è quindi una
funzione da oggetti a valori di verità. La funzione è del tipo D{vero, falso} È una funzione che divide gli
oggetti esistenti in due classi: quelli che corrono e quelli che non corrono.
La teoria fregeana ha due difficoltà: per prima cosa la non distinzione fra la funzione semantica dei
nomi e quella dei verbi: questa teoria non considera una proprietà fondamentale, ossia che i nomi hanno una
funzione referenziale e i verbi una funzione predicativa.
La seconda difficoltà è la trattazione dei SN plurali. Se il verbo correre è una funzione da oggetti a
valori di verità, esso può prendere per argomenti solo oggetti singoli (perché le funzioni mappano solo
singoli oggetti). Se ‘i ragazzi’ denota più oggetti, non può essere argomento.
I filosofi della corrente fregeana hanno risposto a questo, dicendo che ‘i ragazzi’ denota un singolo
oggetto (la somma dei ragazzi), e la frase nonostante le apparenze non predica dei ragazzi il correre ma mette
solo in relazione i due concetti.
Tuttavia, è discutibile che ‘i ragazzi’ sia inteso un gruppo, perché io posso parlare di ragazzi che
corrono in luoghi diversi, senza conoscersi.
Inoltre, anche la seconda risposta appare inadeguata: le due sorelle di Anna sono arrivate, secondo la
teoria fregeana, il concetto di essere sorella di Anna è soddisfatto da due elementi ed è incluso quello di
arrivare, il che non è plausibile.
2. Stati ed eventi
Le azioni sono uno dei tipi di cambiamento a cui gli oggetti vanno incontro. Gli oggetti del mondo
subiscono cambiamenti: possono cambiare le loro proprietà: gli oggetti sono il sostrato dei cambiamenti.
Però l’oggetto è abbastanza stabile da rimanere lo stesso oggetto attraverso il cambiamento e nonostante il
cambiamento: non si modifica l’identità dell’oggetto. I verbi servono per dire a quali cambiamenti i nomi
vanno incontro.
Però non tutti i verbi si riferiscono a cambiamenti come non tutti i nomi si riferiscono ad oggetti
(cambiamento, processo… sono nomi).
2.1 Una ipotesi storica
Possiamo ipotizzare che inizialmente i nomi nascano per individuare oggetti concreti e che i verbi
nascano per predicare cambiamenti. Tuttavia gli esseri umani con il passare del tempo e l’evolversi delle
forme di parola e di pensiero, hanno sentito la necessità di parlare anche di argomenti astratti. Perciò hanno
coniato nomi per queste evenienze, che non denotano alcuna entità autonoma nel mondo. Si creano nomi dai
verbi e in un secondo tempo si considera la costruzione ‘nome + copula + proprietà’.
2.2 Una ipotesi teorica
I nomi hanno la funzione di individuare le cose di cui si vuole parlare, mentre i verbi hanno la
funzione di dire qualcosa a proposito delle cose individuate dai nomi.
Nel mondo reale, un mutamento è sempre un mutamento di qualcosa: non esiste un mutamento
indipendente dall’oggetto. Tuttavia la me