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UN DIRITTO SENZA GIUSTIZIA?

È vero che i giudici erano influenzati semplicemente da argomenti della retorica? Coloro che sono a favore di tale tesi, si basano sull'analisi della composizione: la maggior parte delle cause venivano decise da giudici che erano parte del popolo disponibile ad essere eletti come giudici. A partire dal quinto secolo vi erano una specie di gettoni di presenza per chi perdesse la propria giornata di lavoro e sedesse nel Tribunale; tale compenso era molto basso, per cui si riteneva che facessero da giudici, persone sprovviste di lavoro, che consentiva loro di guadagnare di più. Questo serviva soprattutto a persone vecchie e inadatte a qualunque tipo di lavoro: da qui proviene una commedia di Aristofane che ridicolizza la mania degli Ateniesi per i processi.

1. LA COMMEDIA DI ARISTOFANE

Si parla di un figlio, che fa di tutto per distogliere il padre, ormai vecchio e rintriciullito, dal fare parte ogni volta della giuria. Rinchiude il padre in casa, e...

decidono di imitare la giuria, inscenando un processo su un cane che ha rubato un pezzo di formaggio. Il figlio prova così al padre che nel processo vince non chi ha ragione, ma chi è più forte. Si capisce che i giudici erano degli anziani che potevano essere raggirati dalla retorica e quindi da chi possedeva l'arte dell'inganno. La tesi contraria, invece, si fonda sull'analisi delle orazioni. Le orazioni che sono state conservate, ci permettono di farci conoscere le modalità di svolgimento del processo. Tali orazioni sono molto complesse, con un livello stilistico molto alto. Ciò fa capire che il popolo ateniese, anche se non sapeva leggere, aveva tuttavia una cultura elevata. Degli studi molto recenti sulla massa e sull'élite di Atene, hanno dimostrato che non c'era uno scarto così evidente tra i ricchi e i poveri. Vi era, infatti, una cultura molto generalizzata tra i più poveri (il che mostra che erano in grado).di comprendere le orazioni, anche sofisticate, dei processi) e i più ricchi. Inoltre, ogni anno 6000 cittadini erano impegnati nelle giurie: è stato calcolato che ogni giudice sedeva nel tribunale, in media, ogni anno, circa 100 volte. Ciò portava tali giudici a divenire esperti del processo, data l'alta frequenza di partecipazione (cultura mediamente alta e esperienza sul campo). I giudici di Atene, quando votavano, non si discostavano mai da un'interpretazione letterale della legge, che era un'interpretazione vulgato. Vi era quindi una coscienza diffusa del fatto che la legge dovesse essere interpretata in quel modo. Il tribunale quindi non era realmente un agones, ma il regno della legge e dell'interpretazione diffusa e generale della legge stessa. 2. ORAZIONE CONTRO BEOTO, SCRITTA DA DEMOSTENE Demostene era il politico e oratore più in vista ad Atene nel sesto secolo. Scrive un'orazione a favore di Mantiteo, che aveva deciso di tentare. Formattazione del testo

Un'azione per danneggiamento (dike biabes), nei confronti del fratello Beoto, perché quest'ultimo, figlio illegittimo del padre, aveva chiesto al padre di essere legittimato con il nome di Mantiteo, nonché lo stesso del fratello. Il vero Mantiteo si rende conto che ciò potrebbe generare seri problemi di confusione, poiché aventi lo stesso nome, lo stesso padre e provenienti dallo stesso territorio, soprattutto in via legale, avendo di conseguenza danni molto importanti in futuro. Mantiteo perde la causa contro Beoto, e ne intende una seconda. La condizione dei figli legittimi era superiore rispetto a quella degli illegittimi. Nonostante Demostene fosse potente e conosciuto, e Mantiteo fosse di rango superiore rispetto a quello del fratello, perde la causa. Ciò in quanto l'azione da Mantiteo commessa, min. 44. Ciò dimostra che l'interpretazione alla legge era solida. Prima di entrare in carica, i giudici ateniesi pronunciavano un giuramento.

chiamato “eliastico”, poiché il tribunale popolare era Eliea. In tale giuramento, promettevano di esprimere il loro verdetto in conformità alla legge e ai decreti di Atene. Il giuramento, in antichità, era sacro.

Una differenza tra il processo antico e quello moderno è il fatto che la pena fosse prevista in modo rigido, per cui non variava a seconda di attenuanti e circostanze aggravanti. Ad esempio, indipendentemente da una maggiore o inferiore partecipazione del soggetto, la pena prevista per l'omicidio era sempre e comunque l'esilio.

La carica di giudice non era obbligatoria, tuttavia gli ateniesi sentivano molto il senso di dovere, in quanto cittadini.

L'EPOS OMERICO E LE ORIGINI DELL'ESPERIENZA GIURIDICA GRECA

Omero, autore di poemi quali l'Iliade (che parla dell'Ira di Achille, descrivendo gli ultimi 50 giorni prima della fine della guerra; Achille è adirato perché gli è stata sottratta una schiava,

Briseide, data gli dai soldati quale riconoscimento delle sue capacità) e l'Odissea (che parla del breve periodo di tempo dove Ulisse riesce a tornare in patria, facendo strage dei Proci, che volevano conquistare sua moglie e il trono), vive in un periodo, in seguito alla caduta di Micene, in cui si è persa la scrittura. Il sapere non è affidato alla scrittura, ma all'oralità. Tale sapere riguarda tutto. Nelle sue opere, vi sono descrizioni delle situazioni quotidiane, e in queste si trovano min. 56. Non esiste ancora un'organizzazione cittadina, non esistono regole giuridiche, ma regole che possono essere definite protogiuridiche o pregiuridiche, che evolvono più tardi in vere e proprie regole di giudizio. Anche in assenza di regole di diritto, esistono organi di controllo che garantiscono il rispetto delle regole pregiuridiche.

ORGANI DI CONTROLLO OMERICI

Al vertice dell'organizzazione vi è il re ("basileus", Achille e Ulisse,

trascritti solo nell'undicesimo, quindi descrivono realtà spesso contraddittorie, descrivendo mondi di tempi differenti. Timé, Areté: onore, valore. È comunque un mondo dove vale la legge del più forte: con la forza si dimostra il proprio onore e valore. Achille era un eroe perché non provava pietà, non il contrario. Al contrario, Paride non lo è in quanto fugge. Achille decide di ritirarsi dal combattimento perché Agamennone, sottraendogli la schiava, ha scalfito il suo onore. Di conseguenza, decide di vendicarsi. (RIASCOLTA MIN. 1.10.00) Una società di questo genere è stata definita da un grecista (?) Erick Dolls, come "società divergogna", perché il rispetto delle regole si ottiene attraverso l'adeguamento a dei modelli di comportamento, data l'assenza di regole. È molto tipica della cultura orale. È il modello più antico. Poco per volta, si giunge ad una.

società più moderna, chiamata "società di collaborazione/dicolpa", fondata sul dialogo al fine di stabilire l'onore e il valore. Tale dialogo porta all'accordo tra le parti, che a sua volta porta ad una riparazione economica del torto (non risarcimento del danno): se è stata fatta un'offesa, io offeso non mi vendico, ma per ripristinare il mio onore, chiedo una riparazione economica. È ciò che farà Achille, offertagli da Agamennone. Nella società di colpa, il rispetto della regola si ottiene facendo sorgere un senso di colpa in chi le regole non le rispetta. Iniziano a sorgere delle regole, che diventeranno successivamente delle vere e proprie leggi scritte. In questa fase pregiuridica, manca una netta distinzione tra le norme di carattere etico e quelle di carattere giuridico. Si parla di esperienza pregiuridica in quanto non si vede una cesura netta tra tali norme. (IV) Lez. 15/03

A FASE DI DIRITTODISCIPLINA DELL'OMICIDIO

Nei tempi greci, quando una persona veniva uccisa, il clan famigliare e il gruppo degli amici più stretti, per riaffermare la propria forza, uccideva a sua volta l'assassino. Chi non lo faceva, non dava dimostrazione della propria forza.

La vendetta non tiene in considerazione l'elemento soggettivo, cioè l'elemento psicologico dell'agente: conta solamente il fatto.

L'unico modo per sottrarsi alla vendetta è la fuga.

Nel ventitreesimo libro si svolge il funerale di Patroclo, amico di Achille, che avviene tramite festeggiamenti e giochi. La loro amicizia era sorta nel momento in cui Patroclo era giunto nel palazzo di Achille, in quanto costretto a fuggire per aver ucciso involontariamente un suo amico, per sottrarsi alla vendetta dei parenti dell'amico.

Con l'andare del tempo si comprende che per evitare faide, si può contrattare con l'omicida, stabilendo un prezzo di riscatto, dal

valore economico altissimo. Quando Agamennone decide di riscattare il prezzo nei confronti di Achille, gli offre addirittura una delle sue figlie, in quanto il prezzo di riscatto si fonda sul valore da ripristinare. Omero non dice se vi fossero delle condizioni per le quali tale riscatto potesse essere accettato o meno, ma comunque si riteneva da accettare quando l'omicidio era stato involontario e non intenzionale, o perlomeno quando era mancato un piano organizzatorio precedente al fatto commesso. I greci e i romani non avevano i concetti di dolo e colpa in campo penale. Poiné: Secondo alcuni da tale termine deriva quello latino di "poena"; era il nome dato a tale riscatto. Al momento del versamento del poiné, si chiamavano dei testimoni e che vi fosse una cerimonia pubblica, affinché tutti ne fossero a conoscenza, al fine di evitare liti e controversie. La famiglia che accettava la poiné, implicitamente, rinunciava alla vendetta. I romanisignificato di una parola o di un concetto, si faceva riferimento alla fides per ottenere una spiegazione o una conferma. La fides era considerata un principio fondamentale nella comunicazione e nelle relazioni umane, poiché garantiva la veridicità e l'affidabilità delle informazioni trasmesse. Inoltre, la fides era anche un valore etico, che richiedeva di agire in modo onesto e sincero nelle relazioni con gli altri.
Dettagli
A.A. 2018-2019
49 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/02 Lingua e letteratura greca

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher laura.piranese di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Diritto greco e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Pepe Laura.