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FORMA DI STATO E FORMA DI GOVERNO
Le forme di stato si individuano in relazione al rapporto che intercorre tra
autorità e libertà.
In relazione alle forme di Stato occorre richiamare il principio di legalità, che è un
principio molto legato alla prevalenza della legge, anzi si potrebbe dire, quasi al
concetto di onnipotenza della legge. Una cosa è il principio di legalità in un sistema
dove vige la costituzione flessibile, altro è il principio di legalità in un sistema a
costituzione rigida. Una cosa è la prevalenza del dato legislativo in assenza di una
cornice rigida che limiti il potere legislativo, altro è, ovviamente, il principio della
prevalenza del dato legislativo nel limite dei principi costituzionali.
E così, il principio di legalità risente moltissimo del tipo di carta costituzionale
(rigida o flessibile). Infatti, una cosa è calarlo all'interno di un sistema, e, quindi, di una
forma di Stato a costituzione flessibile, basata, quindi, sul principio della onnipotenza
legislativa, altro è invece parlare del principio di legalità in un sistema che prevede la
costituzione rigida e con un organo costituzionale che controlla la conformità della
legge ai principi costituzionali.
Il principio di legalità è uno dei principi che caratterizza le monarchie costituzionali
liberali e che caratterizza la forma di Stato liberale. Sicuramente, questo principio di
legalità è un argine alla prevaricazione dell'esecutivo, e, quindi, della prevaricazione del
monarca, del sovrano. E' indubbiamente un dato di limite al potere, perché il potere del
sovrano si sta erodendo passando dalla monarchia assoluta a quella costituzionale, e,
quindi, liberale. Anche nel 19esimo secolo, anche nello Stato liberale, il principio di
legalità è un limite al potere, però, nello stesso tempo, non è un limite che tiene in coma
il potere legislativo, perché quest'ultimo non si autolimita. E poiché tutto ruota intorno
alla legge, quest'ultima tende ad occupare tutti gli spazi, ma può anche retrocedere,
lasciando certi ambiti e spazi. La legge, dunque, non si autoregola, fino a quando
l'onnipotenza di essa (legge) viene contenuta, a partire dal 20esimo secolo, dalle carte
costituzionali.
Dunque, il principio di legalità è un dato rilevante della forma di Stato liberale, che limita il potere esecutivo,
e bisogna vederlo più come limite all'esercizio del potere all'esecutivo piuttosto che come un principio che
sostanzialmente soddisfa i diritti fondamentali del cittadini. Dunque, il principio di legalità fa sì che l'esecutivo
non può fare quello che vuole, non dispone di un potere discrezionale assoluto e illimitato (cosa che succede,
invece, nelle monarchie assolute). E' ciò rappresenta una netta evoluzione verso il principio di legalità vigente
oggi. E la legge non limita soltanto il potere esecutivo, ma anche quello giudiziario.
Questo principio di legalità può anche essere chiamato principio di legalità
formale, e ciò perché siamo ancora ancorati ad una visione di grande formalismo
giuridico e dove, in realtà, questo principio di legalità giunge a limitare l'esercizio
del potere esecutivo. Dunque, il principio di legalità, nel processo di
democratizzazione dello stato liberale, si realizza concretamente ponendo un freno
all'attività discrezionale dell'apparto amministrativo. Quest'ultimo, dunque, è
vincolato da una legge, perché se non subisse vincoli, il potere amministrativo
potrebbe, ad es., concedere concessioni edilizie senza nessuna logica urbanistica,
deturpando il paesaggio. E in presenza di vincoli legislativi, l'amministrazione deve
attenersi alle disposizioni previste dal legislatore in materia di urbanistica. E in
questo modo, l'atto amministrativo emanato trova il suo fondamento nella legge. In
mancanza di questo fondamento, ci troviamo in presenza di uno Stato di
orientamento autoritario.
Dunque, principio di legalità visto come il rapporto esistente tra legge e
esercizio dell'attività amministrativa e di come l'esercizio di quest'ultima deve
accadere nell'ambito di limiti, cioè di una cornice legislativa. Quindi, la legge, nel
momento in cui attribuisce potere amministrativo, nello stesso tempo pone anche
dei limiti all'esercizio di tale potere.
Il limite posto all'attività amministrativa dà la possibilità ai cittadini di difendersi,
perché è possibile valutare se un determinato atto amministrativo sia conforme alla
legge, al dato legislativo. Ed in caso di non conformità, ci sono degli strumenti
processuali affinché il cittadino possa difendersi, davanti al giudice, evidentemente.
E la legge che c'è nello Stato liberale è una legge che si pone al di sopra dei
principi. Trattasi dunque di un principio, quello di legalità, in cui la legge è
onnipotente e, quindi, essendo espressione della maggioranza parlamentare di
uno Stato liberale, è veramente poco rappresentativa.
E dal principio di legalità inquadrato nell'ambito dello stato liberale siamo
passati al principio di legalità visto nell'ambito del dato costituzionale.
Un altro principio che appare nella forma di stato liberale è quello della riserva
di legge (il docente ha dichiarato pubblicamente che il principio di legalità e il
principio della riserva di legge li chiede a tutti).
La riserva di legge significa che alcuni fatti, alcuni ambiti e alcune situazioni giuridiche
soggettive non possono che essere disciplinate dalla legge. Questa riserva di legge, nella
forma dello Stato liberale, ma anche nella nostra forma di stato, opera nell'ambito di un
modello che si chiama monismo delle fonti. Monismo delle fonti significa che il nostro
sistema, a differenza di quello francese, non ha degli ambiti materiali che sono assegnati
alla legge e altri ambiti materiali che sono assegnati al regolamento. Il sistema francese,
con la Costituzione del 1958, assegna al regolamento la disciplina di una serie di materie,
per cui si parla, nel caso in esame, di dualismo delle fonti.
Invece, nel nostro sistema, la legge può disciplinare tutte le materie, per cui non
ci sono ambiti dove trova uno steccato posto dal regolamento, non c'è una
separazione, una divisione di materie (monismo delle fonti). Se ci fosse questa
divisione, si parlerebbe, invece, di dualismo delle fonti, per cui ci sono fonti
normative di rango primario (la legge), che disciplinano determinate materie,
ovviamente quelle più rilevanti, quelle che toccano di più la sfera giuridica dei
consociati, e poi ci sono altre materie, meno delicate, che sono lasciate al potere
dell'esecutivo, del Governo. Si ribadisce che questo sistema è detto del dualismo
delle fonti. Quindi, nel sistema francese, abbiamo sia la riserva di legge che quella di
regolamento.
Nel sistema italiano non esiste la riserva di regolamento (dell'esecutivo), essendo un
sistema che si basa, appunto, sul monismo delle fonti. Per cui, la legge può disciplinare
tutte le materie, senza alcun limite. Il limite esiste invece per il regolamento, che non
può disciplinare materie regolate dalle legge (riserva di legge). Oltretutto, ci sono
materie, quali quelle che riguardano i diritti fondamentali dell'uomo, che devono
essere obbligatoriamente disciplinate con legge. Perché lo Stato democratico deve
garantire al massimo la difesa dei diritti fondamentali, quali la libertà personale,
l'inviolabilità del domicilio, la segretezza della corrispondenza, la libertà di circolazione,
la libertà di riunione, la libertà di parola, ecc. E questo può avvenire solo attraverso
l'atto legislativo.
Una cosa è la riserva di legge dello stato liberale, quindi dell'800, che non trova i
limiti dei principi costituzionali, altra è la riserva di legge nella Costituzione italiana,
che trova un fondamento nella Carta costituzionale stessa.
Un esempio concreto di riserva di legge è rappresentato dall'art.13, che al
comma 1 recita che La libertà personale è inviolabile . Il comma 2 continua
<< >>
dicendo che Non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o
<<
perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se
non per atto motivato dell'autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla
legge . Solo quindi la legge può limitare (custodia cautelare, l'arresto, la
>>
detenzione) la libertà personale. Ed in modo tassativo. E' un evidente esempio di
riserva di legge.
Il comma 3 pone poi di limiti: In casi eccezionali di necessità ed urgenza, indicati
<<
tassativamente dalla legge l'autorità di pubblica sicurezza può adottare
provvedimenti provvisori, che devono essere comunicati entro quarantotto ore
all'autorità giudiziaria e, se questa non li convalida nelle successive quarantotto ore,
si intendono revocati e restano privi di ogni effetto . Anche in questo comma,
>>
indicare i casi di necessità e urgenza che spingerebbero l'autorità di pubblica
sicurezza all'adozione di misure provvisorie devono essere previste tassativamente
dalla legge. Ancora un caso di riserva di legge.
Dunque, le misure restrittive della libertà personale devono essere previste
tassativamente dalla legge (riserva di legge), altrimenti non si parlerebbe più di stato
democratico, bensì di stato di polizia, di uno stato autoritario, cioè di un esercizio
discrezionale del potere.
Una riserva di legge che opera senza una cornice costituzionale potrebbe dare
minori garanzie, ma ci può essere anche una legge fortemente garantista, per cui
la riserva di legge si espande. Ma normalmente, e ci riferiamo a forme di Stato di
fine 800, ci troviamo di fronte a legislazioni molto autoritarie e, quindi, la riserva
di legge, in assenza di principi costituzionali a garanzia, si restringe di molto,
lasciando troppo spazio al potere discrezionale.
Quando invece la riserva di legge opera all'interno della cornice
costituzionale, non ha grandi margini di manovra, perché deve rispettare i
principi posti dalla Carta costituzionale.
Dunque, il principio di legalità e quella della riserva di legge li troviamo già
nella forma di Stato liberale e poi, in una maniera più radicale e profonda, nel
sistema costituzionale del 1948.
Ed alla riserva di legge si associa anche un'altra riserva, che poi è tipica del
nostro sistema costituzionale, sistema basato sulle garanzie, che è la riserva