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MONOGASTRICI

I monogastrici sono incapaci di effettuare l ruminazione in quanto all’esofago fa seguito il sacco stomacale.

Inoltre essi non sono in grado di degradare enzimaticamente la cellulosa, e le azioni digestive di

assimilazione avvengono nel tenue, mentre le azioni di biosintesi microbica verso gli alimenti indigeriti

avvengono nel cieco e nel colon.

CAVALLO esempio di monogastrico atipico.

Il cavallo pur non presentando la struttura poligastrica, in quanto all’esofago fa seguito un solo sacco

stomacale, ha per certi versi caratteristiche simili a quelle dei poligastrici, tali da farlo catalogare come

Monogastrico Atipico.

Nel cavallo lo stomaco è molto piccolo: ha una capacità di 8 – 15 litri. Una grossa quantità di cibo,

 quindi, una volta raggiunto lo stomaco, tende a lasciarlo in tempi brevi e quindi a passare mal

digerito all’intestino tenue.

Il cavallo presenta un muscolo sfintere del cardia molto potente tale che rende impossibile al

 cavallo, se non in qualche caso molto raro, il rigurgito del contenuto gastrico e di gas proveniente da

quest’organo

Tuttavia in contrasto con uno stomaco straordinariamente piccolo, anche in rapporto alle dimensioni medie

dell’animale, il cavallo possiede un intestino molto voluminoso che occupa la maggior parte della cavità

addominale.

Per le dimensioni considerevoli, il colon del cavallo è anche detto grosso colon. Come per i ruminanti i

prestomaci, così nel cavallo cieco e colon ascendente rappresentano le grandi camere di fermentazione,

indispensabili per la digestione della cellulosa,e come tali provviste di una ricca flora microbica.

ALPEGGIO

L’alpeggio è una pratica zootecnica, molto usata in passato dagli allevatori, che si è rivelata indispensabile

per lo sviluppo dell’economia montana.

Consiste nel portare durante i mesi estivi, il bestiame verso le alpi fino al termine della stagione estiva:

questo processo è detto monticazione.

In genere nel periodo della monticazione avviene il passaggio del bestiame in diverse strutture d'alta quota

sino a giungere alle malghe di alta montagna dette anche baite. Al termine del periodo estivo gli animali

venivano riportate alle stalle del fondo valle, processo che viene detto demonticazione.

Durante l’alpeggio si rivela fondamentale la presenza delle malghe, ovvero le costruzioni rustiche di pietre e

di legno adibite ad abitazione per i pastori nel periodo estivo, comprendenti anche la stalla per le bestie e la

casera per la lavorazione del latte.

L'alpeggio può avere forme economico-organizzative diverse, essendo pubblico o privato, come può

distinguersi anche in base al tipo di bestiame ospitato.

Per quel che riguarda le necessità animali, per l'intera durata dell'alpeggio occorrono 1,5-2 ettari per ogni

bovino mentre un solo ettaro riesce a nutrire dai 4 ai 6 ovini.

• L'alpeggio ben fatto porta notevoli vantaggi agli animali

- da un punto di vista alimentare (maggiore valore nutritivo che si riflette sia sulla salute dell’animale

che sulla qualità dei prodotti zootecnici),

- da quello dell'attività fisica (sviluppo della muscolatura con irrobustimento globale dell’animale;

aumento dell'attività circolatoria, respiratoria e della capacità polmonare dovuta alla rarefazione dell'aria e al

maggiore sforzo fisico) e

- da fattori ambientali (qualità dell'aria respirata e aumento delle radiazioni attive con benefici influssi

su cute, pelo, attività ghiandolare e metabolismo).

• L'effetto positivo del pascolo si esplicita anche vantaggi verso l’ambiente di

alpeggio, dati dal fatto che le deiezioni bovine (letame o liquami) possono fornire molti macro e

microelementi per la coltivazione dei terreni agricoli, in primis azoto, utile per la crescita delle piante.

• Infine i vantaggi economici dovuti all’alpeggio sono dati dalla possibilità di

integrare le disponibilità foraggere del fondovalle e dalla possibilità di ridurre l’impiego di manodopera

aziendale, fattore che riduce notevolmente le spese di gestione.

Ancora oggi la pratica dell’Alpeggio è viva, in particolar modo in Val d’Aosta.

TIPI DI PASCOLAMENTO

Esistono 3 tipi di pascolamento:

- pascolo continuativo, anche detto pascolo libero;

- pascolo a rotazione, anche detto pascolo turnato;

- pascolo parcellare, anche detto pascolo razionato.

Il Pascolo continuativo generalmente si effettua su ampie superfici disponibili per il bestiame.

In questo tipo di pascolo è limitato l’intervento dell’uomo, così come sono limitate le attrezzature necessarie.

Tuttavia il pascolo libero ha degli aspetti negativi come, ad esempio, l’elevato e rapido degrado della flora

vegetale, determinato da una selezione alimentare effettuata dal bestiame e causante una riduzione delle

piante appetibili.

Inoltre nel pascolo libero è impossibile controllare il razionamento alimentare degli animali, così come è

difficile controllarne i comportamenti, motivo che porta spesso all’insorgenza di eccessivi calpestii del suolo

in zone più pianeggianti o ombreggiate.

Questo tipo di pascolo è perciò consigliabile solo in aree di montagna o di alta collina, o comunque dove vi

siano superfici poco produttive, dissestate e prive di recinzioni.

Il Pascolo a rotazione o pascolo turnato invece è una tipologia di pascolo in cui si mette a

disposizione dell’animale una sezione ampia e recintata tramite recinzioni fisse o mobili, tali da generare

zone ove tenere libera la mandria o il gregge per un determinato periodo di tempo, prima di trasferirla ad un

diverso settore.

La tecnica del pascolo a rotazione, seppur consente un maggiore controllo del manto erboso ed un migliore

controllo della razione, nonché permetta la selezione della sezione di pascolo in base alle caratteristiche

momentanee della stessa; non è molto diffusa data la sua principale limitazione: lo scarso periodo di riposo

delle cotiche erbose.

Nell’allevamento a rotazione infatti, lo stesso settore di pascolo è destinato a successioni di animali della

stessa specie seppur con destinazioni produttive diverse, come vitelli e vacche da latte.

Per tale motivo è preferibile destinare alle categorie di animali con maggiori richieste nutritive i pascoli più

ricchi, ed inviare gli altri animali alle zone meno accessibili, quali zone scoscese o lontane

dall’appezzamento principale.

Il Pascolo parcellare o pascolo razionato è una tecnica in cui si mette a disposizione degli animali

una parte della superficie pascolativa totale, parte che tuttavia deve essere sufficiente a garantire il

fabbisogno nutritivo giornaliero di una mandria o di un gregge.

Con questa tecnica, definita intensiva, si avrà una produttività ottimale, sprechi contenuti, ridotto calpestio,

nonché razionamento e carico alimentare ottimale per l’animale.

Inoltre, essendo parcellare, permette adeguati periodo di riposo della cotica erbosa; tuttavia richiede elevata

manodopera sia per l’allestimento sia per il mantenimento delle mandrie che per lo spostamento delle

stesse.

QUALI ELEMENTI NUTRITIVI SI TROVANO NEL PASCOLO E NON SONO PRESENTI NEGLI ALIMENTI

CONSERVATI?

Il pascolo è una distesa erbosa generalmente utilizzata nella pastorizia per il nutrimento di animali erbivori,

come ovini, bovini, equini.

I pascoli sono tipici della foraggi coltura e sono presenti solamente in zone non utilizzate per la coltivazione.

Le specie vegetali maggiormente presenti nei pascoli sono le Poacee e le Fabacee.

VANTAGGI E SVANTAGGI DEL PASCOLO

Il pascolo è una formazione vegetale spontanea e permanente, composta essenzialmente da piante erbacee

perenni, il cui prodotto viene consumato sul posto dagli animali pascolanti.

I vantaggi del pascolo sono legati alla possibilità di sfruttare aree non falciabili o non meccanizzabili,

riducendo di fatto i costi di alimentazione e di manodopera.

Inoltre consente di migliorare sia le condizioni di benessere animale, grazie all’allevamento di animali all’aria

aperta, sia le condizioni di fertilità dei suoli, grazie all’utilizzo delle deiezioni.

Gli svantaggi derivati dal pascolo sono, invece, il forte calpestio dei suoli che determina una degradazione

della biomassa vegetale, nonché un maggiore rischio di infortuni per gli animali.

DOVE SONO ALLEVATI I BOVINI?

I bovini sono allevati soprattutto nel Nord Europa, in Svizzera, Austria, Italia e nel Sud America.

Questi animali sono allevati per la produzione di carne e di latte.

In Italia l’allevamento di bovini è diffuso per lo più al Nord ed in certe zone del Centro.

QUALI SONO LE PRINCIPALI RAZZE BOVINE ALLEVATE IN ITALIA?

In Italia si allevano bovini sia per l’ottenimento della carne sia per l’ottenimento del latte.

Tra le principali razze da carne allevate vi sono la Pezzata rossa italiana, la Modicana, la Grigia alpina, la

Marchigiana, la Piemontese, la Chianina, la Charolaise, la Limousine, ecc..

Tra le razze da latte invece la produzione si concentra su capi di Frisona, di Jersey e di Bruna.

PERCHÉ SI ALLEVANO ANIMALI SELVATICI.

Si allevano animali selvatici, come il cervo, il daino, il capriolo, il cinghiale, per recuperare aree collinari e

montane, molto diffuse nel nostro paese. La scelta di allevare queste specie deriva dal fatto che gli animali

selvatici si adattano a vivere anche in ambienti difficili e/o impervi per le altre specie, o comunque ambienti

in cui allevare animali domestici risulterebbe antieconomico per i costi eccessivi richiesti dalla trasformazione

ed assetto di queste zone necessarie all’impianto di un allevamento tradizionale.

Parallelo al motivo zootecnico vi è il motivo economico ovvero il continuo aumento della richiesta delle carni

di animali selvatici.

Oltretutto la fauna selvatica può essere allevata anche per far fronte alle richieste venatorie nazionali, con

ripopolamento di aree di caccia, oppure per il ripopolamento di aree naturalistiche e/o per lo studio del loro

comportamento e delle loro abitudini con finalità la salvaguardia della specie.

RIPRODUZIONE DEI CINGHIALI

La riproduzione dei cinghiali avviene tra ottobre e gennaio, il periodo in cui le femmine hanno cicli estrali di

circa 3 settimane. In questo periodo i maschi penetrano nei branchi femminili, allontanano i cinghiali più

piccoli e si accoppiano con le femmine in estro.

La gestazione dura 114 giorni e possono avere dai 2 agli 8 cuccioli. La riduzione del numero di cinghiali

viene effettuata tramite la caccia, la cattura degli animali, la castrazione e l’allevamento per produrre carne.

NUTRIZIONE ANIMALE

GRAFICO DI UTILIZZAZIONE DELL’ENERGIA DEGLI ALIMENTI

Valore nutritivo di un alimento: Il valore nutritivo di un alimento &egr

Dettagli
A.A. 2013-2014
12 pagine
9 download
SSD Scienze agrarie e veterinarie AGR/17 Zootecnica generale e miglioramento genetico

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher federicomarcucci di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Zootecnica montana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi della Tuscia o del prof Valentini Alessio.