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Anni prima del 1525, Bembo aveva scritto gli "Asolani", in cui si rivendicava il primato della poetica petrarchesca come massima bellezza.
Allora bisogna scrivere in poesia come ha scritto Petrarca e soltanto in seconda battuta come Dante. Dice "ahimè se Dante non avesse parlato di cose basse (il culo, scabbia, merda wtf???) sarebbe stato il massimo, ma avendo trattato di queste cose, no".
Se oggi il congiuntivo, scomparso in molte altre lingue, è ancora usato in italiano (soprattutto nello scritto, varietà diastratica alta), è per Pietro Bembo. Così come dobbiamo ringraziarlo se un qualsiasi italiano anche solo minimamente scolarizzato inorridisce di fronte a un "A me mi piace".
Sito EDIT 16: tutti i testi del Cinquencento, cinquecentini, stampati o che sono in biblioteche italiane.
Per gli Incunabili, o quattrocentini, vedi ISTC, British Library
Il modello di Bembo è tutt'altro che parlato.
Testimonianza di
Pietro Valeriano, fine Cinquecento, racconta che Bembo parlasse quando necessario in lingua cortegiana. È ovvio perché il veneziano era la sua lingua materna. Quindi aveva mescolato il tosco-fiorentino letterario con gli elementi del veneziano elevato. Bembo in gioventù, 1500-1502, aveva avuto un'esperienza epocale: era entrato in contatto ed era diventato stretto collaboratore di Aldo Manuzio, il più grande editore della storia moderna. Comincia una serie di classici greci, latini e volgari, curati da Bembo, il quale, avendo gli agganci romani giusti, pubblica "le cose volgari di messer Francesco Petrarca", basandosi sul codice degli abbozzi e soprattutto il codice che Petrarca fa redigere dal suo segretario e poi pubblica sul manoscritto sempre posseduto dalla Biblioteca Vaticana, che Boccaccio aveva composto per donarlo a Petrarca e che era finito nella Biblioteca Vaticana. Quindi, un percorso di editoria, cosa pubblicare.
Manuzio crea le edizioni aldine, modello di bellezza tipografica, introducono anche una serie di novità nella tradizione grafica, come il punto e virgola. Introduce e diffonde per la prima volta nella storia della scrittura latina il corsivo. Si parla di personalità a tutto tondo. Non potendosi rifare a 1500 anni prima come il latino, ci si rifà a 150-200 anni prima, a Dante (delle Rime, stilnovistico). Una lingua ritagliata sulla base di pochi casi selezionati, per l'appunto, costruita a tavolino. È il periodo del crollo, non solo economico, ma anche finanziario, ci sono anche le grandi guerre di religione e la conquista dell'Italia da parte di altri stati nazionali. Varie divisioni in Europa e anche interne agli Stati nazione, tra le altre, protestanti vs cattolici, arrivo dei Turchi fino a sotto le porte di Vienna a fine '600 e che scorrazzano per i mari con ammiragli e pirati spesso provenienti dall'Italia meridionale. Dunque, una situazione.In cui non solo lo spostamento delle persone è estremamente ridotto e vi è un controllo sempre più rigido sulla stampa, che permette una moltiplicazione di testi di tre grandezze (1 a 1000, costo minimo).
Il modello cortigiano "si asciuga", "si contrae", rimane in piedi solo quello della stampa.
Si diffonde il fiorentino colto parlato perché per sapere quello cortegiano non c'erano più corti, dunque era impossibile, e quello colto scritto richiedeva di aver studiato a Firenze. (???)
Il modello di Bembo da una parte risponde a criteri elevatissimi, è la lingua sublime sul modello della classicità, si ricollegava all'esperienza del certame coronario, il volgare deve essere come il latino, una lingua "classica".
C'è anche il problema della terza corona, che si va a scontrare col problema del ruolo che la Chiesa cattolica ha. Il problema grosso è il modello di prosa: le parti elevate del Decameron,
libro che crea molte difficoltà alla Chiesa cattolica, non solo per le parti "oscene" (trad. decameron bruciate come pornografiche nell'Ing vittoriana), ma anche per la critica alla Chiesa (vedi frate cipolla, scroccone come tanti frati dell'epoca, gente che s'era messa lì perché non sapeva fare altro, va fregando i contadini con false reliquie; aveva una penna di pavone e la spacciava coi contadini per una delle penne delle ali dell'angelo Gabriele. Due studenti prendono la piuma e ci mettono dei pezzi di carbone. Quando frate Cipolla trova i pezzi di carbone, fa "miracolo, tutti inginocchio, la vostra fede ha fatto sì che il Signore ci abbia mandato i carboni della graticola di San Lorenzo". Critica pesantissima allo sfruttamento dell'ignoranza di alcune classi da parte della Chiesa.). Quindi, nasce la questione di riscrivere il Decameron, persino la denominazione dell'operazione si chiama rassettaturaDecameron.comea volerlo rimettere in ordine. Alcune parti vengono eliminate. Non potevano eliminarlodel tutto mettendolo nell'Indice perché era un importantissimo modello linguistico.Lionardo Salviati: riscrivere il Decameron in modo “scientifico”, come avrebbescritto Boccaccio se avesse scritto in quel momento (questa è la seconda rassettatura,Avvertimenti della lingua sopra illa prima prescinde dal contesto di Boccaccio).
Decamerone
In un momento in cui non c’è nessuna unità politica, il dominio spagnolo dura fino al1748, in parte subentrerà quello austriaco, ci saranno sempre tentativi della Francia diespandersi, con situazioni come in Sardegna, in cui viene richiesto che sia insegnato lospagnolo. L’Italia è nient’altro che una nozione geografica1815, Metternich: . (Peraltro non sicapisce bene dove finisca, se comprende la Sicilia o no). Le radici culturali elinguistiche sono quelle delle tre corone e non
di sangue e di corManzoni(unita nelle armi, nella lingua, nella religione, nelle tradizioni, nella stirpe e nelsentimento)Nascerà il duplice problema: “Una lingua che non esisteva per una nazione che nonesisteva”, ovvero “L’Italia è fatta, ora bisogna fare gli Italiani” (Massimo d’Azeglio,genero di Mazoni).Tutto questo per capire che certi fattori si sono aggrovigliati nello spazio di un battitodi ciglia (Berruto cap 2). Percentuali di italofoni: prima, dal XVI al XIX la crescita èregolare, dal 1861 la crescita è esponenziale con l’unità d’Italia. 5 generazioni perla storia e storia della lingua sono un battito di ciglia.17/04/20208) e 9)813 concilio di ToursMetà XIII secolo a Firenze: succede qualcosa di strabiliante, il volgare viene adottatoper la scrittura letteraria, alta, degli intellettuali formati sul latino, è una sorta dipreumanesimo1954 con l’avvento della tv, nasce
L'italiano parlato di massa, gli italiani capiscono che parlare l'italiano è utile. Italiano: mai collegato a un potere politico. Sì, si è fatta una guerra ai dialetti ma non è mai stata fatta una grammatica di Stato. Non si è mai imposto un modello. Situazione paradossale: l'italiano non è la lingua ufficiale della repubblica italiana, non c'è nessun documento ufficiale che lo dica, salvo la legge del '99 in cui si dice che accanto all'italiano è possibile che ci siano minoranze ecc. perché come dice Bruni l'italiano non è mai stato collegato a un potere politico, piuttosto a un potere culturale. Nella seconda metà del secolo XV vengono a sommarsi alcune situazioni estremamente importanti che produrranno l'emersione del modello tosco fiorentino classicheggiante che diventerà il modello standard dell'italiano. Da una parte, l'affermazione dell'umanesimo in
centri culturali più importanti dell'epoca, Firenze. Successivamente, la stampa si diffuse anche a Venezia, Milano e Napoli grazie agli aragonesi. A Roma, i papi toscani e poi senesi, insieme ai papi medicei come Leone X, furono tra i principali sostenitori della stampa. In Germania, intorno al 1450, Gutenberg introdusse la stampa a caratteri mobili, un'innovazione rivoluzionaria che consentiva di fondere lettera per lettera e di riutilizzarle per stampare altre pagine. Questo cambiamento portò a una rivoluzione culturale radicale. La stampa a caratteri mobili rese i libri, come ad esempio la Divina Commedia, ancora più preziosi, soprattutto se miniati. Inoltre, c'erano anche mercanti copisti che, per passione, utilizzavano la scrittura mercantesca, mentre i copisti utilizzavano la scrittura italica. Nel 1456, Gutenberg stampò la Bibbia, mentre nel 1465, in Italia, due monaci tedeschi stamparono la prima opera a stampa, un testo latino cristiano di Lattanzio a Subiaco. Da quel momento, iniziarono a stamparsi libri per il mercato di Roma, per il mercato del nord e per quello che era uno dei centri culturali più importanti dell'epoca, Firenze.Centrinevralgici di scambio, Venezia. L'episodio più importante di questo periodo per la stampa è il percorso compiuto da Aldo Pio Manuzio (il Vecchio): il più grande editore/curatore di stampe che l'Italia abbia mai avuto, ha introdotto il corsivo, ha sistematizzato il punto e virgola, ha diffuso libretti come classici. Lancia una collana di classici greci e latini e finalmente volgari. Era nato a Bassiano, nel sudest del Lazio, era stato a Roma, ha studiato alla Sapienza con grandi grammaticografi, si trasferisce come precettore alla corte dei Pio e a Venezia dove sposa la figlia del suo principale finanziatore. Viene a contatto con un giovane di belle speranze, che opera anche a Roma presso la corte pontificia occupandosi delle scritture ufficiali in latino, Pietro Bembo. A partire dal 1500, le lettere di Santa Caterina da Siena con la prefazione di Manuzio, per la prima volta ci sono parole scritte in corsivo. 1501 opera La cose volgari di Petrarca.
Filologia nasce con l'umanesimo (Lo