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Vita Activa
In parla dell'ingresso nello spazio pubblico del movimento operaio durante la rivoluzione francese, dicendo che la loro intenzione di apparire distinguendosi dagli altri gruppi presenti nella società si manifesta a cominciare dalla scelta dell'abito: sono i sanscoulottes. La presenza del movimento operaio nello spazio pubblico non deve essere scambiato col ruolo che avranno poi i sindacati perché il primo chiede la fine dell'ingiustizia, un cambiamento della società, e non avanza solo rivendicazioni legate a specifici interessi economici. Il movimento operaio manifesta un agire politico, la volontà di fare qualcosa di nuovo (reinventare la società), mentre il sindacato agisce solo sulla base di interessi economici momentanei che non intendono rivedere il sistema politico e sociale.
La Arendt è interessata a tutti i momenti in cui, in forma aurorale, si manifesta un nuovo modo di pensare la politica che non è quello dello
stato sovrano (che emerge dalla visione liberale) né quello del comunismo di Marx, in cui lo stato scompare; lei vede l'apparato pubblico comunista come una grande amministrazione in cui l'agire pubblico perderebbe ogni significato, poiché Marx evidenzia l'agire in comune come espressione della sovrastruttura e quindi non come dare senso al mondo. Re ections on Little Rock (1957), La Arendt, in si espone sulla situazione della segregazione razziale e per questo è stata anche criticata e accusata di razzismo (anche se lei stessa essendo ebrea ha subito discriminazioni ed è scappata dall'Europa), perché ha fatto riferimento anche a Cuore di tenebra di Conrad per schierarsi a favore dello stereotipo che i popoli africani fossero privi di storia e cultura, vivessero ancora nello stato di natura, e dovessero seguire l'unico percorso verso il progresso che è la strada percorsa.dall'occidente. Nel 1954 una sentenza della Corte Suprema dichiara l'incostituzionalità della segregazione razziale scolastica, dopo che la National Association for the Advancement of Colored People aveva fatto ricorso al fatto che una scuola nel Kansas si fosse rifiutata di iscrivere una ragazza nera in una scuola bianca (l'unica in prossimità del suo domicilio). Nel 1957, in Arkansas, alcuni studenti neri vengono selezionati per entrare in un liceo di Little Rock e subito c'è la mobilitazione di un'opinione pubblica bianca contraria. Elizabeth Eckford non riesce ad essere avvisata dall'associazione per i diritti dei neri che sarebbe dovuta entrare scortata e da un ingresso secondario e si ritrova da sola in mezzo ad una folla (di ragazze, donne, uomini) che la schernisce e le impedisce l'accesso a scuola. La questione afro-americana che la Arendt pone riguarda le pratiche discriminatorie (sociali) e la legislazione al riguardo,
Quindi la differenza tra standard sociali e giuridici. Secondo lei la questione scolastica non è quella più rilevante in materia di segregazione. La situazione dei neri, prima di schiavitù e poi di disuguaglianza, è il paradosso degli Stati Uniti. Spiega che la legislazione non deve ratificare le pratiche discriminatorie, altrimenti diventa persecuzione (come è accaduto nel Sud); essa deve intervenire per garantire il principio dell'uguaglianza tra i cittadini. Un conto sono le discriminazioni presenti nel sociale, e un altro le pratiche discriminatorie favorite dalla legislazione. Quindi l'intervento di dichiarazione dell'incostituzionalità delle leggi di segregazione è corretto. L'eguaglianza come concetto politico è un requisito essenziale per la giustizia, ma spesso viene confuso con l'eguaglianza psico-sociale, in cui essa diventa una qualità innata dell'individuo che viene definito normale.
quando è come gli altri e anormale quando se ne differenzia (ne parla Origini del totalitarismo). anche in Più le persone diventato uguali nella società (in cui non ci sono più classi), più l'uguaglianza diventa simile al concetto di normalità/somiglianza. Quindi tutto ciò che emerge come diverso viene stigmatizzato e diventa anormale. Si vuole fondare l'uguaglianza politica sull'omogeneità sociale, quando invece la cittadinanza prescinde dal fatto che ci sia un "modello" di individuo. Quanto più le condizioni nella società si avvicinano all'eguaglianza tra i cittadini e tanto più diventa difficile spiegare le differenze che in realtà esistono. L'essere giuridicamente uguali crea una dinamica psicosociale in cui l'altro, visibilmente diverso (perché nero o immigrato), viene stigmatizzato dalla "plebaglia" costituita da tutti i declassati dalla
società e dalla rappresentanza politica (chi si sente escluso dalla società, ha problemi a realizzarsi nel lavoro...). La Arendt spiega che l'udibilità e la visibilità delle minoranze sono gli ostacoli all'integrazione, ma la barriera linguistica scompare dopo la prima generazione, mentre il colore della pelle no. Bisogna quindi fare attenzione alle dinamiche che possono scaturire dal riconoscimento degli uguali diritti dei neri, perché nonostante la Arendt sia favorevole a questo processo, ammonisce il governo ad agire con prudenza a causa delle conseguenze sociali che può avere. Vede impazienza e precipitazione da parte delle istituzioni nella scelta di muoversi sul terreno dell'integrazione scolastica, invece che focalizzarsi sul divieto di contrarre matrimoni misti (abolito solo nel 1967) e sul diritto per tutti i cittadini di avere accesso agli spazi pubblici (sedersi sul pullman, entrare in tutti gli edifici). Secondo leicosì facendo si politicizzano i bambini, invece di garantire tutti i diritti civili (come quello di voto) agli adulti. Traccia una distinzione tra le 3 sfere della vita: - Politica: La politica è lo spazio dell'uguaglianza dei diritti. - Sociale: Il sociale è lo spazio della discriminazione sulla base della somiglianza: ci si associa tra simili (per idee, origine etnica o credenze religiose) e di conseguenza si escludono gli altri. Per la Arendt qui la discriminazione è lecita perché si è nella sfera del sociale (diritto di libera associazione) e pensa che non abbiano conseguenze sul godimento dei diritti politici. - Privato: Il privato è la sfera dell'esclusività, dell'unicità, in cui l'altro viene scelto per le sue caratteristiche specifiche (ecco perché sarebbe giusto concedere i matrimoni misti, dato che ognuno nelle mura di casa sua deve poter fare come vuole). Qui è possibile andare contro al conformismo.chepermea la sfera sociale.«Il governo, pur non avendo alcun diritto a interferire con i pregiudizi e le pratiche discriminatorie della società, ha tuttavia il diritto, anzi il dovere, di garantire che queste pratiche non siano ratificate dalla legge». Secondo lei è giusto abolire le leggi discriminatorie, ma è sbagliato "forzare la mano", entrando nell'ambito del sociale, così come è avvenuto con l'obbligo di accettare studenti neri a scuola. Queste forzature possono acuire l'odio nel confronto dei neri: è perfettamente possibile che la raggiunta eguaglianza sociale, economica ed educativa dei neri acutizzi, invece di sedare, la questione razziale. Infatti secondo alcuni sondaggi la maggior parte della popolazione del Sud era contraria all'integrazione scolastica e, anzi, non riteneva vincolante la decisione della Corte Suprema. I pochi a favore (i liberal) sierano tirati fuori dalla discussione. Quindi la segregazione fondata sulla legge è incostituzionale, e necessita di un intervento governativo, ma la segregazione fondata sul costume (appartenente al sociale) è qualcosa su cui non si può interferire legislativamente perché si otterrebbe l'effetto contrario. Inoltre intervenendo attraverso la legge su una discriminazione sociale si intacca il diritto alla libertà di associazione. Siccome la scuola è pubblica, ma fa parte della sfera sociale (non politica), solo nelle utopie si immaginano stati in cui i figli ricevono un'educazione volta a cambiare il sistema politico, il che è un obiettivo dei regimi totalitari perché priva i genitori del diritto di allevare i figli come vogliono e i bambini della sicurezza che deriva da ciò. Quindi se i genitori bianchi vogliono che il figlio vada in una scuola bianca e non mista, la loro volontà deve essere rispettata, altrimenti sicostringono iragazzi a diventare degli "eroi", risolvendo problemi che gli adulti non hanno saputo risolvere. Lastessa cosa vale per i genitori neri, perché i loro gli vengono politicizzati se messi in scuolemiste. Lo stato può decidere cosa si insegna, i contenuti, ma non il contesto scolastico, altrimentisi privano i genitori dei loro diritti privati sui gli (e si intacca il diritto sociale alla liberaassociazione), il che accade solo nelle dittature. La scuola mista rischia di abolirecontemporaneamente sia l'autorità dei genitori che quella degli insegnanti, perché crea uncon itto tra la sfera familiare e quella scolastica, e lascia i giovani in balia della folla. Ecco perchéla "madre bianca del Sud" avrebbe ragione di pensare che le è stato negato il diritto di evitare chei suoi gli si trovassero invischiati in una battaglia politica. Allo stesso tempo la "madre nera delSud" vede i propri gli inUna condizione umiliante (l'essere non voluti) è una condizione che ferisce la persona nel suo orgoglio "personale", la sua sicurezza di base, a prescindere dal suo gruppo sociale. Quindi in sostanza si scarica un fardello sui minori.
Vi è confusione sul problema: si scambia una questione politica (riconoscimento dell'uguaglianza nei diritti politici) con una questione sociale (permettere ai neri di frequentare le scuole dei bianchi per dargli un'istruzione migliore). Secondo la Arendt i neri non dovrebbero essere assimilati semplicemente nelle scuole di bianchi, ma la soluzione sarebbe stata creare nuove situazioni educative, nelle quali ai neri è data una migliore istruzione, oppure vengono create scuole miste sulla base però del consenso dei genitori bianchi e neri. Riconfigurare il mondo: persone con prospettive diverse che vengono da contesti sociali diversi che creano un mondo che li mette in comune.
Critica alla Arendt: