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La transizione endotermica del doppio strato fosfolipidico
Questa transizione è un processo endotermico e si verifica in un intervallo di temperatura attorno ad un valore detto temperatura di transizione principale o Tm. Il doppio strato fosfolipidico ha una struttura più rigida che ad una certa temperatura cambia struttura e diventa meno rigido. Se il liposoma contiene un pa idrofilo va nella parte centrale, lipofilo è caricato nel doppio strato lipofilo del fosfolipide stesso. Ogni fosfolipide ha una sua temperatura di transizione gel-soul. Se vogliamo evitare di far evitare i liposomi alle proteine plasmatiche e farli viaggiare nella circolazione ematica da soli si possono utilizzare fosfolipidi con q-. La prima generazione di liposomi è quella di liposomi costituiti da normali fosfolipidi. I liposomi anche se fabbricati sufficientemente piccoli nel tempo venivano riconosciuti ed eliminati dai macrofagi per cui restavano in circolazione ematica per un tempo abbastanza breve. Per attirare all'interno del liposoma i PA è...
cancro o tessuto bersaglio. Queste molecole possono essere anticorpi, peptidi o altre sostanze che si legano in modo selettivo ai recettori presenti sulla superficie delle cellule tumorali. Inoltre, i liposomi possono essere modificati con altre molecole per migliorare la loro stabilità, la loro capacità di rilascio del farmaco o per evitare la loro eliminazione dal sistema immunitario. In conclusione, i liposomi sono una promettente forma di veicolazione dei farmaci che può migliorare l'efficacia e la sicurezza dei trattamenti. La loro versatilità permette di adattarli alle specifiche esigenze terapeutiche, rendendoli una scelta interessante per la consegna mirata dei farmaci.POLIMEROSOMI
Sono formati dai diblocco, due blocchi uno idrofilo e idrofobo legati chimicamente, che si dispongono a formare delle strutture identiche a quelle dei liposomi, solo che al posto di fosfolipidi abbiamo i diblocco. I ligandi posti sul polimerosoma sono utilizzati per indirizzare il polimerosoma in un particolare organo, tessuto o tipo di cellule.
Composizione:
La capacità di formare il polimerosoma dipende dai due blocchi, perché se il PM è contenuto possiamo avere la 1 struttura; se inizia ad aumentare e abbiamo una disproporzione tra la componente idrofila e lipofila, va ad incidere sulla possibilità di formazione del polimerosoma e sulla sue caratteristiche. Anche il Pm incide: per PM contenuti, il bilayer si forma meglio.
Preparazione:
34 1. Reidratazione del film: i diblocco sono dissolti in un solvente organico, che deve essere ben evaporabile ad un punto di ebollizione basso; si evapora la soluzione organica e poi andiamo a
dissolvere il pa nella faseorganica insieme al diblocco; si evapora in un pollone sottovuoto la faseorganica, si forma il film sottile sulla superficie del pallone e quando all'interno reinseriamo acqua o tampone, i polimeri nel passare nella faseacquosa, formano il doppio strato e quindi il polimerosoma.
2. Dislocamento del solvente: dissolvere il polimero nel solvente organicoceh deve essere miscibile con acqua; invece di evaporare e formare ilfilm andiamo ad aggiungere gradualmente acqua al solvente organicofinché l'acqua sotto agitazione non diventa preponderante; a questopunto il diblocco che era in soluzione nel solvente organico, in acquapresentano delle solubilità molto più basse e però invece di precipitare siorganizzano a formare il polimerosoma.
3. aggiungere la polvere dei diblocco in acqua, senza nessun aiuto,autoassemblano da soli senza il bisogno di un solvente organico;
4. Emulsione multipla: nel caso in cui il polimerosoma non si
La forma con i tre precedenti consiste nel dissolvere il diblocco nel solvente organico volatile e con questo andare a creare un'emulsione multipla A/O/A. Si può prima creare un'emulsione acqua in solvente organico. L'H2O interna serve a formare il polimerosoma. La microemulsione si riemulsiona in acqua: la fase esterna sarà l'acqua, quella interna è la microemulsione acqua olio; alla fine avremo l'emulsione acqua in solvente organico in acqua: acqua in fase esterna e interna, quella intermedia è fatta dalla fase organica dove c'è il diblocco. Se evapora la fase intermedia, il diblocco in soluzione nel solvente organico, perdendo il solvente dovrebbe precipitare o restare in soluzione in acqua o nel momento in cui scarseggia la fase intermedia di solvente organico, il diblocco si orienta formando un doppio strato; quindi il diblocco è sollecitato a formare la fase lamellare e quindi il polimerosoma.
VIROSOMI[Le particelle virali,
sono formate principalmente da alcuni centinaia di migliaia di proteine, che si auto assemblano per formare una scaffold cavo che include l'acido nucleico virale contenuto in una struttura interna detta capside. È stato mostrato in tempi recenti che i virus sono consoni a livello genetico, per applicazioni come reagenti, catalizzatori e scaffold in reazioni chimiche. Sfruttando la capacità contenitiva dei virus è stato possibile sviluppare delle particelle costituite dai virus privati del loro materiale genetico, chiamate virosomi. Un virosoma è una particella virale a cui è stato tolto il proprio codice genetico, materiale genetico che potrebbe essere DNA o RNA a seconda del tipo di virus. Covid è un virus a RNA; penetrano all'interno della cellula e reagendo con determinati recettori, liberano il materiale genetico che codifica la proliferazione del virus. Attorno al capside che contiene il materiale genetico c'è un materiale.lipidico proteico con35catene laterali lipofile. E’ un autoassemblato di proteine con all’ internomateriale genetico.
In generale l’idea è quella di far disassemblare le lipoproteine che sono intornoal capside assemblate tra di loro a formare una struttura quaternaria. Lastruttura quaternaria si forma in determinate condizioni ambientali e puòessere reversibile andando a cambiare temperatura o pH: in questo modo sidisassemblano le proteine del virus; l’ obiettivo è di togliere dal virus il capsidee quindi il materiale genetico e inserire all’ interno del virus il principio attivo oil materiale genetico, dopo di che si riporta il pH e la temp a valori originali, lelipoproteine si riassemblano e si riforma la struttura originaria o unananoparticella simile al virus originario con dentro un pa diverso da quello diorigine. Per fare questo il virus non deve essere attivo per la specie umana, manon si usano neanche virus attivi su animali.
virosomi sono un'emergente e importante piattaforma di nanotrasportatori e offrono grandi vantaggi di uniformità morfologica, biocompatibilità e facile funzionalizzazione. Inoltre, il loro divario in dimensioni spazia tra circa 10 nm a oltre un micron e possono essere trovati in una grande varietà di forme distinte. I virus presi in esame in questa tesi sono il Cowpea mosaic virus, il Cowpea Chlorotic mottle virus CCMV (virus che infetta una pianta), il batteriofago MS2, il tobacco mosaic virus e il batteriofago M13. CCMV: Rimozione dell'RNA Il CCMV va incontro a un rigonfiamento reversibile in un meccanismo pH dipendente, formando 60 aperture separate con diametro di 2 nm. Dipendendo dal pH e dalla forza ionica, le subunità proteiche 180 del mantello sono in grado di auto assemblarsi e dissociarsi in vitro. Facendo uso di questa caratteristica, è stato possibile rimuovere l'RNA virale dal virus e sostituirlo con specie funzionali. LaLa cavità interna del CCMV è di 18 nm di diametro, circa due volte il diametro della ferritina. Visto che la superficie interna possiede una alta densità di cariche positive dovuta alla presenza di residui di arginina e lisina, il CCMV è in particolar modo utile per l'incapsulamento di specie cariche negativamente.
Viste le loro forme e dimensioni i virosomi possono essere impiegati in campo biomedico per molteplici utilizzi. La loro utilità risiede nel fatto di poter inglobare, trasportare e infine rilasciare molecole che possono essere utili in campo diagnostico o terapeutico. Per inglobare tali sostanze nel loro interno possono essere operati diversi metodi: attraverso la chimica supramolecolare, attacco chimico o tramite la costituzione di architetture gerarchiche.
Il CCMV è stato studiato abbastanza estensivamente da alcuni gruppi di ricerca con particolare attenzione per l'incapsulamento in esso di agenti terapeutici e diagnostici per varie applicazioni.
Nei primi studi, l'apertura e la chiusura dei pori del capside del CCMV a variazioni di pH era usata per formare un nucleo con all'interno reazioni inorganiche di mineralizzazione. La superficie interna del capside del CCMV nativo è caricata positivamente, e potrebbe essere usata direttamente per l'incapsulamento di specie cariche negativamente. Una via inequivocabile per catturare molecole all'interno del CCMV è tramite l'alterazione del pH della soluzione. Le proteine di rivestimento del CCMV ottenute tramite disaggregazione del CCMV a pH maggiori (pH 7.5) potrebbero nuovamente assemblarsi tramite diminuzione di pH (pH 5). In presenza di una specie ospite, questo processo potrebbe essere applicato per l'incapsulamento di composti. In particolare possiamo vedere nella figura l'inglobamento della proteina EGFP fatta reagire con le proteine del capside e cambiando il pH. Oltre al semplice deassemblaggio e riassamblaggio del capside virale,
ioni diagnostiche, è possibile utilizzare nanoparticelle come vettori per il trasporto dei farmaci. Le nanoparticelle possono essere funzionalizzate con gruppi reattivi che permettono la coniugazione covalente dei farmaci. Ad esempio, nanoparticelle di oro possono essere funzionalizzate con gruppi tiolici che reagiscono con gruppi aldeidici presenti sui farmaci. In questo modo, i farmaci vengono legati alle nanoparticelle e possono essere rilasciati in modo controllato nel sito desiderato. In conclusione, la coniugazione covalente dei farmaci è un metodo efficace per migliorare la loro stabilità, biodisponibilità e selettività. Questa strategia può essere utilizzata per veicolare i farmaci verso specifici bersagli o per potenziare il segnale nelle applicazioni diagnostiche.