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Liquidi perfusionali

I liquidi perfusionali sono soluzioni o emulsioni acquose, sterili e apirogene, per quanto possibili isotoniche col sangue e introdotte in volume notevole per via sottocutanea (ipodermoclisi) o endovenosa (eboclisi).

I liquidi perfusionali sono utilizzati soprattutto per:

  • Favorire l'eliminazione di sostanze tossiche (dialisi)
  • Ripristinare la massa sanguigna circolante in caso di emorragie
  • Compensare la perdita di acqua in caso di disidratazione
  • Veicolare i principi nutritivi (nutrizione parenterale)
  • Come farmaci (es. antiblastici)

I liquidi perfusionali non devono contenere sostanze antimicrobiche, solubilizzanti, stabilizzanti e non devono essere tamponati.

Nelle emulsioni il diametro delle goccioline disperse non deve superare i 5 micron, mentre le soluzioni devono essere limpide e prive di particelle.

Nelle soluzioni glucidiche (glucosio e fruttosio) ed in quelle contenenti amminoacidi, è consentita l'aggiunta di un antiossidante, il sodio bisol to o metabisol to.

nella quantità indispensabile e mai in concentrazione superiore ad 1g/L.

POLVERI PER PREPARAZIONI INIETTABILI

Sono sostanze solide sterili, confezionate in fiale o aconi, che mescolate con opportuni volumi di liquido sterile generano soluzioni limpide o sospensioni uniformi.

Le polveri iniettabili sono in genere preparate per liofilizzazione (ottengo una polvere molto porosa a basso contenuto di acqua; se la faccio in ambiente sterile ottengo già il prodotto sterile).

SOSPENSIONI PARENTERALI

Nelle sospensioni parenterali l'attivo è sospeso in un opportuno veicolo.

Si può ricorrere a delle sospensioni quando l'attivo è scarsamente solubile in acqua o se si cerca di prolungare il rilascio del farmaco.

Non possono essere somministrate per via endovenosa.

Perché ricorrere a sistemi più instabili (emulsioni e sospensioni)? Solubilità del farmaco o quando devo sciogliere alte percentuali di p.a.

SISTEMI A RILASCIO PROLUNGATO

prolungamento dell'azione terapeutica di una formulazione parenterale può essere ottenuta tramite: - Selezione della via di somministrazione: la velocità di assorbimento dell'attivo è endovena > sottocute > intramuscolo; - Selezione della forma farmaceutica: l'effetto ritardato aumenta passando da soluzioni acquose emulsioni O/A > emulsioni A/O > soluzioni oleose > sospensioni acquose > sospensioni oleose. Sistemi più innovativi prevedono invece l'uso di: - Gel tissotropici: per agitazione il gel diventa liquido; viene iniettato per poi ridiventare solido nel muscolo dopo un certo tempo. - Thermogel: sistemi liquidi a bassa temperatura e gel a temperatura corporea. - Nanovettori: sistemi dispersi in cui la fase interna ha taglia <0,5micron (come ad esempio liposomi, micelle, microemulsioni, nanoparticelle polimeriche). - Scelta di opportune strategie farmacologiche: aggiungendo vasocostrittori si riduce l'assorbimento dell'attivo.

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usso di sangue al sito diiniezione rallentando l’entrata in circolo dell’attivo (metodo usato soprattutto per gli anestetici locali). Utilizzo dicomplessi, sali o profarmaci meno solubili. 107fi ffi ff fi fi fl fi fl fflLe formulazioni iniettabili sono costituite da: attivo, veicolo (solvente) e additivi vari se necessari e se consentiti.

VEICOLOI veicoli costituiscono il solvente in cui l’attivo verrà disciolto.I veicoli costituiscono la maggior parte della formulazione e devono rispondere a speci ci requisiti: non tossico neirritante, sterilità, apirogenicità, compatibilità col siero e col sangue, stabilità chimica e sica, inalterabile con levariazioni di pH. perL’acqua è il solvente ideale. Secondo la FU l’acqua deve possedere i requisiti previsti nella monogra a “acquapreparazioni iniettabili” e deve essere ottenuta distillando acqua potabile o depurata.Il pH è compreso tra 6,8 e 7,0.Deve

essere utilizzata entro 6-8 ore dalla preparazione. L'acqua sterilizzata per preparazioni iniettabili è già confezionata e venduta in farmacia per tutti gli usi che richiedono acqua sterile. Si può utilizzare entro 5 anni dalla preparazione. Quando il volume da iniettare non supera i 10ml, l'acqua può essere addizionata di liquidi polari miscibili come il glicerolo, il glicole propilenico, l'etanolo, l'alcol benzilico. In alcuni casi l'aggiunta di cosolventi è consigliata dalla instabilità del soluto in un veicolo esclusivamente acquoso o per aumentare il potere solvente dell'acqua. Si ricorre a veicoli non acquosi quando il farmaco non è solubile in acqua o si idrolizza o si vuole ottenere un'azione prolungata nel tempo. Oli vegetali e semisintetici si utilizzano per farmaci liposolubili (non per endovena!). Per preparazioni in questi casi gli oli devono possedere le caratteristiche previste in FU nella.monogra a “oliiniettabili”.

ADDITIVI

Gli additivi vengono aggiunti per conferire agli iniettabili una buona stabilità chimica, buona tollerabilità, sterilità e facilitàdi somministrazione.

Le classi più di use sono:

  • Stabilizzanti: antiossidanti, chelanti, tamponi;
  • Solubilizzanti: tensioattivi, materiali polimerici come il PVP;
  • Conservanti;
  • Isotonizzanti;
  • Anestetici locali, per ridurre il dolore in caso di formulazioni acide o ipertoniche;
  • Supporti di lio lizzazione.

ANTIOSSIDANTI: ammessi solo se necessari per prevenire l’ossidazione dell’attivo.

Si utilizza solamente sodio bisol to allo 0,1%.

Spesso l’attività degli antiossidanti è coadiuvata dal sale sodico dell’EDTA: sostanza chelante che sottrae gli ionimetallici che potrebbero catalizzare alcune reazioni ossidative.

Per limitare il problema delle reazioni ossidative molti parenterali sono sigillati in atmosfera di azoto.

TAMPONI: servono a

Stabilizzare il pH di una soluzione quando l'attivo presenta un problema di stabilità pH-dipendente. Non devono alterare le capacità tamponanti del sangue. Si utilizzano citrati, acetati e fosfati.

ISOTONIZZANTI: servono a rendere le soluzioni parenterali isotoniche coi liquidi fisiologici. Si utilizzano elettroliti e mono e disaccaridi.

CONSERVANTI: sono ammessi solo nei preparati multidose, in concentrazioni tali da prevenire lo sviluppo di microbi eventualmente introdotti dopo il primo utilizzo. I più utilizzati sono: cloruro di benzalconio o benzetonio (0,01%), fenolo o cresolo (0,5%), parabeni (0,1%), alcol benzilico (0,2%). Devono essere utilizzati in percentuale più bassa possibile.

REQUISITI DELLE PREPARAZIONI INIETTABILI: i parenterali devono possedere specifici requisiti che ne garantiscano la qualità, la sicurezza e la tollerabilità. Alcuni di questi requisiti devono essere posseduti da tutti i parenterali, altri sono in relazione con la via.

disomministrazione ed il volume dell'iniettabile. - pH: il pH del sangue e dei fluidi interstiziali è circa 7,2-7,4. A tali valori di pH, un iniettabile avrà la tollerabilità massima. Non è sempre possibile rispettare questa condizione: molti farmaci sono costituiti da sali (coniugati con la rispettava base o acido) e quindi impartiscono alla soluzione una reazione acida o basica. La regolazione del pH con valori vicini a 7 porterebbe ad una insolubilizzazione legata alla formazione di una base o acido libero (indissociato), che sono in generale poco solubili in acqua. Perciò, per molti farmaci alla scelta del pH concorre il profilo della stabilità: esistono valori di pH per i quali si ha la massima stabilità del principio attivo in soluzione acquosa. Comunque, - Purezza, - Isotonia, - Limpidezza ed assenza di contaminazione particellare, - Assenza di pirogeni, - Sterilità, - Buona tollerabilità.

Per una buona tollerabilità, bisogna preparare soluzioni con pH tra 6 e 8. La tollerabilità dipende anche dalla via di somministrazione:

  • Per iniezioni i.m. o s.c.: valori di pH <6 o >8 possono comportare dolore e irritazione dei tessuti.
  • Per iniezioni i.v.: il margine di tollerabilità è più ampio perché man mano che la soluzione viene iniettata, essa viene diluita dal sangue, il cui potere tamponante tende a neutralizzarla.

ISOTONIA: la soluzione iniettabile deve essere isotonica col sangue, ossia avere la stessa pressione osmotica. Le due soluzioni sono in equilibrio osmotico se mettendo tra di esse una membrana che lascia filtrare l'acqua, quest'ultima non passa. Non sono invece in equilibrio osmotico se l'acqua passa al compartimento più concentrato (per diluirlo e portarlo all'equilibrio). La soluzione con più soluti si dice ipertonica; quella con meno soluti si dice ipotonica. La concentrazione in

Questo caso si esprime in osmolarità. Gli eritrociti ed il plasma hanno una osmolarità pari circa a 290mOsm/L (milliosmoli per litro). La classica soluzione fisiologica è una soluzione isotonica di NaCl allo 0,9% p/v con osmolarità pari a 300mOsm/L. La concentrazione di specie chimiche presente nei parenterali può alterare la distribuzione dei liquidi nell'organismo. La membrana cellulare si comporta come una membrana semipermeabile e si osserverà quindi una diffusione di acqua per equilibrare la differenza di pressione osmotica. Si possono avere 3 casi:

  1. La soluzione ha la stessa pressione osmotica del citoplasma: gli eritrociti mantengono inalterato il loro volume ed il loro tono;
  2. La soluzione è ipotonica (ha una osmolarità inferiore a quella del citoplasma): l'acqua onde all'interno degli eritrociti, aumentandone così il volume (se si supera la resistenza della membrana possono anche emolisi);
  3. La soluzione è ipertonica (ha una osmolarità superiore a quella del citoplasma): l'acqua esce dagli eritrociti, riducendone il volume.

riversando il loro contenuto all'esterno:

La soluzione è ipertonica (ha una osmolarità superiore a quella del citoplasma): l'acqua esce dagli eritrociti, riducendone il volume (fenomeno detto plasmolisi).

Le concentrazioni isotoniche dipendono anche dalla di usibilità delle sostanze: infatti, se una sostanza di onde attraverso la membrana cellulare, si ottiene una variazione dell'osmolarità.

Per la preparazione di soluzioni isotoniche in presenza di più sostanze si utilizza il metodo dell'equivalente del cloruro di sodio.

Equivalente in cloruro di sodio: peso necessario di quel farmaco per produrre la stessa pressione osmotica dell'NaCl.

Oppure si può utilizzare anche il metodo dell'abbassamento crioscopico: sapendo che NaCl 0,9% dà un abbassamento crioscopico di 0,52°C, si determina l'abbassamento crioscopico dell'attivo e si determina quanto NaCl è necessario per ottenere un valore.

Il totale è pari a 0,52°C.
Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
154 pagine
2 download
SSD Scienze chimiche CHIM/09 Farmaceutico tecnologico applicativo

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher giorla di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Tecnologia e legislazione farmaceutica con laboratorio di preparazioni galeniche e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi "Carlo Bo" di Urbino o del prof Casettari Luca.