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Estratto del documento

REGOLE:

1. p⋏q, enunciato composto, è vero se entrambi gli enunciati sono veri: si traduce nella tavola della verità della congiunzione.

p⋏q

p q p⋏q
V V V
V F F
F V F
F F F

In logica p⋏q equivale a q⋏p, mentre in italiano questo non è sempre possibile, perché gli enunciati in logica sono eterni, indifferente all'elemento temporale, mentre il linguaggio naturale è contestualizzato e determinato dalla qualità del tempo.

L'operatore logico ⋏ non traduce solo la nostra e. Giulio che è un gran camminatore è già esausto, ma il sole è ancora alto; questo "ma" si traduce con ⋏.

Io parlo, voi tacete; la virgola corrisponde a ⋏.

- benché Tizio avesse corso, arrivò in ritardo; benché si traduce con ⋏.

2. regola della negazione: negare significa cambiare il valore veritativo dell'enunciato

P ¬ p

p ¬ p
V F
F V

Secondo la regola della negazione, ¬ p è vero se e solo se p è falso. Marcatori linguistici di ¬: non è vero che, è falso che, non è possibile che, non si dà il caso che. Gli enunciati sono sempre positivi, è il non che determina la negazione.

Regola della non contraddizione: p⋏ ¬ p non si danno, quindi ¬ (p⋏ ¬ p); il principio di non contraddizione è il più importante e deriva dalla regola della negazione.

Regola della disgiunzione: in italiano vi sono due tipi di disgiunzione: o, che può significare AUT AUT (disgiunzione esclusiva) oppure VEL (disgiunzione inclusiva). La disgiunzione esclusiva si rappresenta con p ∣ q. La disgiunzione inclusiva si rappresenta con p ⋎ q; le due cose sono in disgiunzione, ma una può includere l'altra. In questo caso le opzioni possibili sono sempre 3, due mutuamente esclusive e una congiunta.

Tabella della verità della disgiunzione esclusiva p ∣ q

qV V FV F VF V Vp ∣ qP qF F FE’ necessario che uno dei due enunciati sia falso perché si verifichila disgiunzione.

Tabella della verità della disgiunzione inclusiva

p q p ⋎ q
V V V
V F V
F V V
F F F

Perché la disgiunzione sia vera è sufficiente che almeno uno sia vero.

4. regola del condizionale p⟹q; p è l’antecedente e q il conseguente

p q p⟹q
V V V
V F F
F V V
F F V

p⟹q: il condizionale è vero se il conseguente è vero.

doppio condizionale: ⟺

p⟹q ⋏ q⟹p : p⟺q

Tizio è scapolo se e solo se è scapolo.

Il doppio condizionale è vero solo se entrambi gli enunciati sono veri o se entrambi sono falsi perché c’è una equivalenza.

p q p⟺q
V V V
V F F
F V F
F F V

se hai la media superiore al trenta ti laurei con 110: doppio- condizionale, perché si equivalgono

Paolo esce se esce anche Tommaso: condizionale

I ragionamenti si svolgono per passi dimostrativi; il modo di concatenazione degli

enunciati è determinato dalle regole logiche. Quando c'è un vizio logico nel ragionamento vuol dire che una delle seguenti regole è stata violata:

  1. regola della semplificazione, fondata sulla regola della congiunzione. Essa dice che si può dire p⋏q ⊦ p e p⋏q ⊦ q; si elimina la congiunzione: se p⋏q è vero allora si possono affermare p e q, si affermano gli enunciati e si elide la congiunzione. All'inverso, se ci sono due enunciati si può introdurre la congiunzione: p,q ⊦ p⋏q; p e q possono essere affermati congiuntamente o indipendentemente.
  2. regola della doppia negazione: dato ¬p, ¬¬p ⊦ p; p ⊦ ¬¬p.
  3. regola della disgiunzione: sillogismo disgiuntivo: premessa maggiore p⋎q; premessa minore ¬p; conclusione ⊦ q. oppure p⋎q; ¬q ⊦ p.
  4. modus ponens: sillogismo giudiziale: p⟹q; p ⊦ q; si afferma l'antecedente, quindi si afferma il conseguente.
  5. modus tollens: p ⟹ q; ¬q
<p> ¬ p; se non ho l'antecedente devo negare il conseguente. Sulla base del condizionale si costruisce il sillogismo ipotetico: p → q; q → r ⊢ p → r; questo è molto utilizzato nelle nostre argomentazioni con un effetto a concatenazione. Ci sono tre errori logici tipici: fallacia disgiuntiva: dovuta a un errore del sillogismo disgiuntivo (p ∨ q; ¬ p ⊢ q). Maria è bionda o ha i capelli lunghi: è una premessa disgiuntiva (può essere che sia bionda e abbia i capelli lunghi, che sia bionda ma non abbia i capelli lunghi o che non sia bionda ma abbia i capelli lunghi), se ¬ p, secondo il sillogismo disgiuntivo allora ha i capelli lunghi. Ma c'è una fallacia disgiuntiva se si conclude con ¬ q, perché si confonde la disgiunzione esclusiva con la disgiunzione inclusiva. Il sillogismo disgiuntivo funziona con la disgiunzione inclusiva; se la disgiunzione si considera come esclusiva si ha una fallacia. riguardo il modus ponens (p → q; p ⊢ q).</p>

⟹ q; p ⊦ q)- Se Juliette è francese, dunque è europea; può essere che J non sia francese ma europea o né francese né europea

⟹qq⊦ p è una fallacia perché si scambia il conseguente con l'antecedente; non è possibile affermare il conseguente: fallacia dell'affermazione del conseguente riguardo il modus tollens- (p⟹q; ¬q ⊦ ¬p) La fallacia è negare l'antecedente: p⟹q¬ p⊦ ¬ q fallacia della negazione dell'antecedente

I passaggi alla luce devono essere esplicati enunciando di che tipo sono.- almeno uno dei due rubinetti A e B è aperto; se è aperto B, l'acqua esce dal tubo 2; se l'acqua non esce dal tubo 2, è aperto il rubinetto A.

almeno uno dei due rubinetti A e B è aperto: a ⋎ b

se è aperto B, l'acqua esce dal tubo 2: b⟹r

l'acqua non esce dal tubo 2: ¬r

è aperto il rubinetto A: ¬b, secondo la regola del modus tollens

rubinetto A: ⊦ a; per l'applicazione del sillogismo disgiuntivo- se i rapitori sono stanchi hanno i nervi a fior di pelle, se sono armati ehanno i nervi a fior di pelle, gli ostaggi sono in pericolo: i rapitori sonostanchi, sono armati, dunque gli ostaggi sono in pericolo.i rapitori sono stanchi: p1. i rapitori hanno i nervi a fior di pelle: q2. i rapitori sono armati: r3. gli ostaggi sono in pericolo: s4.1. p⟹q2. (r⋏q) ⟹ s(p⋏r) ⊦ s3.Per giungere alla conclusione vi è l'applicazione del modus ponens,perché è dato p, da cui deriva q; la coesistenza di p e r determina laconclusione s, data la premessa numero 2.Risultano solamente p, poi q, poi r perché si elide una congiunzione; poic'è sillogismo disgiuntivo r⋏q perché si introduce la congiunzione.sentenza, parte dispositiva che riguarda l'applicazione della penaed è suscettibile di formalizzazione:alla luce di quanto premesso appare provata al di

là di ogni ragionevoledubbio la penale responsabilitàstimasi congrua in applicazione dei.. la pena di mesi 1 giorni 15i plurimi precedenti penali sono ostativi alla concessione delle attenuantigeneriche.. (conclusione)

ARGOMENTAZIONE

L'argomentazione ha qualcosa in più rispetto al ragionamento, cioè l'interlocutore; l'argomentazione si rivolge a qualcuno. Se il ragionamento è p⊦q, l'argomentazione è q perché p. L'argomentazione si svolge quanto meno in un dialogo; nel processo è quanto meno un trilogo. I vertici del triangolo sono: l'interlocutore, l'altro interlocutore che ascolta e l'oggetto del discorso. La logica si occupa dell'oggetto del discorso, del testo, di ciò che è detto. L'etica si occupa dell'io che dico. Il valore etico riguarda il soggetto che parla e la sua autorevolezza. La retorica si occupa dell'uditorio, perciò dell'altro.

al quale il discorso è rivolto. La teoria dell'argomentazione muove dal presupposto che i ragionamenti sono sempre interpersonali e che è necessario considerare primariamente chi mi ascolta. La prima tecnica che l'avvocato deve imparare è quella di superare l'obiezione di trascuranza; egli deve saper conquistare l'attenzione dell'uditorio; l'obiezione di trascuranza è fatta dall'uditorio e riguarda la disattenzione. L'obiezione di trascuranza prescinde dal contenuto delle parole e riguarda solo la forma esterna; nello scritto si supera l'obiezione se un buon atto inizia con una parte accattivante. Si adottano le stesse tecniche adottate dai giornalisti; la prima parte si chiama esca che fa abboccare il lettore alla notizia. Normalmente un buon atto inizia con un sommario; l'avvocato esordisce dicendo qual è il suo piano strategico, qual è la forma dell'ordine e il suo percorso. Nella stesuradell'atto le parti dovranno essere evidenziate perché il lettore deve essere in grado di arrivare a ciò che lo interessa. Nell'argomentazione forense l'altro si spiega nel trilogo giudiziario: la comunicazione è fatta nel contraddittorio tra le parti (quindi l'altro è l'avversario), ma il trilogo implica la presenza del giudice, che deve essere convinto; talvolta si usano forme di comunicazione per le quali apparentemente la comunicazione si rivolge alla controparte, ma la forma linguistica svela che il destinatario finale del discorso è il giudice. Il vero destinatario del trilogo è il giudice. Il giudice risponde al meccanismo della comunicazione triadica; egli scrive la sentenza che si rivolge sia alle parti sia al giudice di istanza superiore che può confermarla o meno. Gli interlocutori sono due: l'altra parte e il giudice. La teoria dell'argomentazione non riguarda solo questioni di retorica en immaginata, l'agone processuale è considerato un gioco tra le parti, le cui regole sono accettate da entrambe. Le parti compiono un atto di accettazione di tali regole; chi non le accetta viola il presupposto iniziale della controversia, cioè il desiderio di mettersi a discutere.
Dettagli
Publisher
A.A. 2020-2021
35 pagine
SSD Scienze giuridiche IUS/20 Filosofia del diritto

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher CriUniTn di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Logica e argomentazione giuridica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Trento o del prof Sommaggio Paolo.