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ANALISI STRATEGICA DI SECONDO LIVELLO: ANALISI COMPETITIVA
Se al primo livello si raccolgono molte info all’interno dell’azienda, nel secondo livello si deve far
analisi per Decidere (analisi più analitica). Gli elementi esaminati sono :
- Analisi delle posizioni disponibili per le scelte di posizionamento
- Analisi degli spazi competitivi
- Analisi delle posizioni competitive
- Sostenibilità dei vantaggi (cerco di capire anche che tipo di vantaggi sono abbinati a certe
posizioni)
- Analisi per la ricerca di nuovi posizionamenti (capire se posso immaginare dei luoghi
alternativi dei diversi posizionamenti)
- La mappa delle risorse, capacità e competenze
- Analisi della macroattività e delle politiche aziendali (macroattività = organizzazione)
Tutto ciò ci porterà ad ottenere un quadro analitico indispensabile per fare delle scelte di tipo
competitivo. Nella realtà come al solito queste fasi non sono svolte in sequenza ma sono svolte in
modo circolare.
Le scelte di posizionamento
La parola chiave qui è “opzione” -> sto cercando di capire quali sono le diverse possibilità di scelta. Chi
ha diverse opzioni di posizionamento significa che ha la possibilità di scegliere tra diverse posizioni. Le
opzioni possono essere tante o poche, ma possono avere anche natura diversa, significa che possiamo
immaginarle come qualcosa di tipo 1. Conservativo, 2. Migliorativo, 3. Differente (implicano delle
differenze significative rispetto al passato. Le opzioni di posizionamento che io riesco ad individuare
possono avere una natura diversa in relazione al grado di discontinuità rispetto ad una posizione
attuale dell’impresa. Conservativo vuol dire che posso intervenire sul mio posizionamento ma solo a
livello di piccole ottimizzazioni, come per esempio aggiungere un canale distributivo che prima non
utilizzato, conservativo non vuol dire che è esattamente identico, significa che viene ottimizzato.
Migliorativo, ma non rivoluzionario, significa che introducono degli elementi di cambiamento un po’
più significativi (introduzione di prodotti nuovi per esempio), il posizionamento viene cambiato ma
non viene completamente snaturato. Differente significa che cambio il posizionamento in uno
completamente diverso, si tratta quindi di cambiare tutto. Queste opzioni dipendono dalle
caratteristiche degli spazi competitivi e dalla posizione competitiva ottenuta in ciascuno spazio di
competizione, poiché impatta sul fatto che un’impresa abbia opzioni di un tipo o di un altro. L’impresa
che studiamo è già posizionata sulla base di decisioni avvenute nel passato, e che quindi hanno dato
origine a quel posizionamento. Io devo capire in quale spazio competitivo sono andato a finire, e per
capire devo andare ad analizzare il perimetro, la dimensione e la natura dello spazio competitivo
(spiegazioni dettagliate nel libro). Il perimetro dello spazio competitivo è legato all’estensione del
bisogno che quella determinata offerta va a soddisfare (sappiamo che c’è anche un tema geografico che
va a creare perimetri più o meno ampi, e il grado della sovrapposizione della distinzione geografica).
Gli spazi competitivi cambiano dal punto di vista della loro dimensione in relazione all’agire degli
elementi del posizionamento (più il posizionamento è una nicchia tanto più il perimetro è ristretto). Il
concetto di perimetro dice molto sullo spazio competitivo perché mi da la prima nozione
dimensionale. Il perimetro ampio mi da la possibilità lavorare almeno sulla modifica dei singoli
elementi del posizionamento competitivo (al contrario solitamente non mi da possibilità di
discontinuità di posizionamento). l’aspetto più importante del perimetro riguarda le relazioni con i
concorrenti, e ogni spazio di competizione presenta delle nature diverse in termini di concorrenti
presenti all’interno del perimetro. I concorrenti che trovo possono essere primari (fortissima
sovrapposizione con il mio posizionamento, sono li vicinissimi a me, quasi identici, esempio Audi e
Bmw) oppure secondari. Inoltre i concorrenti si differenziano dal tipo di tecnologia adottata, il settore
sappiamo che è uno spazio competitivo con imprese che utilizzano lo stesso tipo di tecnologia, il
posizionamento competitivo invece comprende i concorrenti che soddisfano lo stesso tipo di bisogno,
magari con tecnologie differenti (come aereo e treno). La tecnologia dei concorrenti può essere simile
o diversa dalla mia. (Tesla, azienda americana che produce automobili elettriche, quando inizia a
produrre in realtà nello spazio competitivo si propone come concorrente primario per alcune case
automobilistiche con una tecnologia abbastanza disomogenea, poi questa tecnologia diventerà lo
standard tecnologico, ma all’inizio era disomogeneo. Si trattava di un concorrente primario e
disomogeneo). L’altra questione che devo capire è che gli spazi competitivi non sono tutti uguali
neanche per il valore, ogni spazio è un luogo in cui si genera del valore, e questo è legato alla
generazione di valore di ogni impresa presenze in questo spazio competitivo. Sappiamo che esistono
alcuni spazi con maggior valore aggiunto e altri con minore. Se io prendo i ricavi e tolgo il costo delle
materie utilizzate per arrivare al mio prodotto mi da un’idea concettuale e non contabile del mio
valore aggiunto. (è preferibile essere in uno spazio competitivo ad alto valore aggiunto, anche se
questo non implica necessariamente alta redditività).
La natura degli spazi competitivi : le forme di competizione. Abbiamo concorrenza perfetta,
concorrenza monopolistica, oligopolio e monopolio (da studiare bene sul libro).
La concorrenza perfetta è una costruzione teorica utile per capire se lo spazio competitivo va più verso
quella direzione o verso altre forme competitive. Il problema non è tanto chiederci se è realistico ma se
va più verso quella forma. La concorrenza prevede una situazione molto frammentata, quindi con
molti concorrenti, dove nessuno di questi ha poteri di mercato rilevanti, nessuno può imporre la
propria offerta e nessuno ha prodotti molto diversi dagli altri, omogeneità quindi delle offerte. Hanno
dei prezzi non controllati dai soggetti, nessuno è un price make, ma sono tutti price taker, prendono il
prezzo come un’informazione che viene dall’esterno. La tecnologia è omogenea (se non è omogenea
vengono spesso a mancare anche le altre caratteristiche) e per ultimo non ci sono barriere all’ingresso
e all’uscita (si entra e si esce velocemente con costi molto bassi).
Il monopolio è esattamente l’opposto, troviamo un unico operatore economico. Si tratta di una
situazione limite.
Oligopolio -> concetto chiave: relazione che esiste tra i diversi concorrenti, in tutti i modelli l’elemento
distintivo è il tipo di relazione che si instaura tra i concorrenti. Nell’oligopolio c’è info reciproca tra i
concorrenti, che spesso possono essere anche relazioni di tipo cooperativo o addirittura di tipo
collusivo. Nel momento in cui i concorrenti non solo si fanno concorrenza ma si mettono anche
d’accordo portano a grandi cambiamenti (mettersi d’accordo sul prezzo è illegale, antitrust, perché
queste operazioni sono contrarie a chi acquista il prodotto, e sono contrarie anche ai potenziali
entranti, i quali vedono gli accordi di prezzo come barriere all’ingresso alte). La cooperazione legale è
un’opzione strategica che i soggetti in oligopolio hanno.
La teoria dei giochi -> è una teoria matematica che viene applicata in ambito economico. Questo aiuta a
capire i comportamenti dei singoli soggetti posti in posizioni competitive (non in concorrenza perfetta
poiché per ipotesi non si hanno info necessarie riguardanti gli altri concorrenti). Si può usare invece
per analizzare i comportamenti dei potenziali entranti, oppure per analizzare il lancio di una
campagna promozionale (posso prevedere le diverse reazioni). La teoria dei giochi usata in campo
strategico non utilizza tanto la strumentazione matematica ma uso invece la logica legata al soggetto ->
sentieri di comportamento, analizzando i diversi vantaggi che i soggetti possono ottenere nelle diverse
situazioni.
(attenzione ai vari indici di concentrazione sul libro: aiutano a capire quando lo spazio competitivo va
verso situazioni di oligopolio o meno).
Quando viene inserita la variabile prezzo le cose si complicano, poiché il beneficio dell’acquirente è
dato dal valore al netto del prezzo. Se i valori sono uguali non si sta generando un vantaggio, invece se
io pago un prezzo minore al valore che io associo al bene significa che sono contento (BNA=V-P). il
BNA dipende dalla percezione che il soggetto ha in un determinato momento di quel bene (dipende
quindi dalle emozioni, non è una valutazione solo di tipo razionale). Il beneficio netto di pagamento è il
prezzo che mi danno al netto dei costi (BNP=P-C). Questo valore, quando non è maggiore di zero,
significa che l’impresa è in perdita, e per questo deve essere sempre maggiore di zero! (sarebbe
praticamente il risultato di conto economico). Se io sommo i due benefici ottengo V-C, che è
esattamente la definizione del mio vantaggio competitivo, più è ampio e più io ho un risultato di
posizione competitiva favorevole. Questo tipo di analisi viene fatta in maniera non concettuale,
partendo dai valori di bilancio.
Il vantaggio in se non mi fa capire tutto, poiché è un elemento costitutivo della posizione dello spazio
competitivo ma va legato ad altri concetti come la quota di mercato. se si calcola la mediana statistica e
la incrociamo con il fatto di avere o meno un vantaggio si ottengono diverse situazioni di posizione
competitiva. Se non ho vantaggio e ho un contratto di sotto mediana significa che dal punto di vista
competitivo sono un po’ fragile, sono in una posizione di fragilità competitiva. Se invece ho un
vantaggio competitivo ed una quota di mercato sopra mediana sono in una posizione di sfruttamento
del vantaggio, il mio vantaggio è stato sfruttato ed è stato tradotto in mercato. dovrò continuare a
sfruttare il vantaggio fino a che questo sia sostenibile (le condizioni che hanno generato il vantaggio
ancora permangono). Se ho un vantaggio ma non ho una quota di mercato c’è un problema di
tempistica, non è detto che io sia riuscito a tradurre il vantaggio in un’occupazione di mercato. questa
situazione mi porta ad avere una leadership potenziale di mercato non è rara, anche se non è una
situazione che può permanere a lungo nel tempo, il vantaggio deve essere impiegato altrimenti andrà a
sfumare o verrà utilizzato da altri concorrenti. Altrettanto intere