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III.
Intanto in Austria l’imperatore Carlo VI ricorre alla Prammatica Sanzione affinché anche le donne
possano subentrare nel trono, cioè sua figlia Maria Teresa. Alla sua morte però, l’ascesa al trono di
Maria Teresa è molto contestata a livello europeo, tanto che il sovrano Federico II di Prussia
invade la Slesia. Con la pace di Aquisgrana del 1748 si conclude la guerra di successione
austriaca con la vittoria di Federico II di Prussia in Slesia. Inoltre Maria Teresa vede riconosciuta la
sua successione ai domini asburgici e l’elezione del marito Francesco al trono imperiale.
L’Illuminismo
Nel Settecento si diffonde un fenomeno culturale e intellettuale molto vasto, chiamato
Illuminismo, che cerca di contrapporsi a tutti alcuni credi popolari del passato: la superstizione,
l’ignoranza, il fanatismo, tutte sfaccettature che devono essere estirpate con il lume della ragione.
Politicamente consiste nell’affermazione della borghesia come classe contrapposta alla nobiltà e al
clero.
Questo movimento è reso possibile da diversi fattori: (1) l’esistenza di paesi come Inghilterra e
Province Unite in cui c’è la tolleranza religiosa; (2) l’incoraggiamento della ricerca scientifica; (3) la
circolazione di libri e giornali: iniziano a diffondersi le gazzette, dei periodici a pagamento che
raccontano i principali fatti della politica europea: guerre, scontri, balli, riti, cerimonie, terremoti,
nascite reali, matrimoni.
In questa corrente illuminista si aprono due filoni: quello del giusnaturalismo olandese di Grozio,
Althiusius e Spinoza e quello del deismo. La prima sostiene che il popolo può cedere i propri diritti
all’esecutivo in cambio di un contratto; il deismo invece tratta di una religione che va scoperta con
il lume della ragione.
In questo momento (in cui ci si apre al nuovo, ai viaggi, alle popolazioni al di fuori dell’Europa e a
cibi e bevande dell’Estremo Oriente) inizia un’aspra discussione detta “querelle” in Francia sulla
superiorità degli antichi rispetto ai moderni . Fin dall’Umanesimo non era mai stata posta in
discussione la superiorità degli antichi, una sorta di età d’oro in cui le arti e la cultura avevano
raggiunto livelli altissimi. Ora però, si inizia a dubitare di questa superiorità pensando che le
realizzazioni dell’età antica devono cedere il passo a quelle moderne: gli autori moderni, anche se
inferiori ai grandi artisti e pensatori classici, hanno un vantaggio, cioè quello di conoscere i testi e
le opere degli antichi, sono dei nani sulle spalle dei giganti, non imitatori. In questo modo la società
moderna può sperare di superare l’antichità.
Si elabora anche una visione diversa della storia: fino ad allora vista come un qualcosa di ciclico,
adesso si inizia a parlare di evoluzione, di una storia lineare che avanza e non è ciclica, tramite un
processo di accrescimento senza fine chiamato progresso.
Montesquieu pubblica una serie di opere, come Lettere persiane e Lo spirito delle leggi. Nella
prima critica tramite la forma di romanzo epistolare le istituzioni: immagina tre viaggiatori persiani a
Parigi che denunciano la sua arretratezza, le contraddizioni, la corruzione; nella seconda invece
propone e teorizza la divisione dei poteri ispirandosi molto alla monarchia costituzionale inglese.
Voltaire nelle sue Lettere inglesi, scritte durante un viaggio in Inghilterra, descrive quel paese
come ciò che la Francia avrebbe potuto essere ma che non è: un paese libero e tollerante, aperto
alla discussione, alla scienza.
Nasce in questo contesto la rinomata Encyclopedie ad opera di Diderot e d’Alembert nel 1750. Si
tratta di raccogliere il nuovo sapere in un’opera a stampa, specialmente ciò che riguarda la
scienza, la letteratura, la filosofia.
Secondo Rousseau, nel famoso Contratto sociale, deve nascere un contratto tra gli individui che
possa portare alla volontà generale.
Cesare Beccaria, autore del celebre Dei delitti e delle pene, critica pratiche comuni come la tortura
e la pena di morte e propone la pena non come una vendetta ma come una misura di correzione
che deve essere proporzionale al danno.
Il dispotismo riformatore
In linea generale, contro le idee diffuse dagli illuministi, reagisce con violenza la classe nobiliare; vi
sono però anche dei sovrani che accettano le nuove idee come Caterina di Russia, Federico II di
Prussia. Nasce la teoria del dispotismo illuminato, secondo cui il sovrano governa i suoi sudditi
secondo i lumi della ragione, i principi più importanti dell’illuminismo.
Prima i sovrani non avevano bisogno di giustificare il loro operato e sono legittimati dalla volontà di
Dio, motivo per cui sono limitati soltanto dalla legge divina. Questa situazione muterà: adesso
proprio come Dio si serve della legge di natura ma può superarla tramite i miracoli, così il sovrano,
come Dio, usa i suoi poteri limitati ma in casi particolari ha un potere straordinario, svincolato da
qualsiasi legge, come il miracolo di Dio. A differenza di Dio, però, i sovrani sono obbligati a
spiegare come mai intendono usare quel potere straordinario: in caso di mancata spiegazione, c’è
il rischio che essi vengano percepiti come tiranni, non più legittimi.
Dal 1756 al 1763 ci sarà una sanguinosa guerra, chiamata guerra dei sette anni. All’origine del
conflitto c’è sicuramente la rivalità tra Francia e Gran Bretagna per i possedimenti coloniali e i
contrasti tra la Prussia e l’Impero circa il possesso della Slesia (regione occupata dalla Prussia
durante la guerra di successione austriaca). Si formano in questo modo due schieramenti: da un
lato la Gran Bretagna e la Prussia e dall’altro la Francia, la Russia e l’Impero.
La guerra inizia con l’attacco da parte del sovrano di Prussia, Federico II, nei confronti dell’Impero;
lo scontro terminerà con la sconfitta della Prussia. Quando però la Russia si ritirerà dal conflitto, la
Prussia riuscirà a sconfiggere l’Impero. I nuovi schieramenti sono: Gran Bretagna e Prussia da un
lato; Impero, Francia e Spagna dall’altro. In America e in India la Gran Bretagna sconfigge la
Francia.
Con la pace di Parigi nel 1763 si stabilisce che la Slesia rimarrà alla Prussia mentre la Gran
Bretagna ottiene numerose colonie francesi in India e in America settentrionale (Canada, Florida).
Viene sancita in questo modo la nascita della supremazia della Gran Bretagna che estende il suo
dominio ai mari e della Prussia che grazie al suo esercito di terra diverrà la prima potenza militare
del continente.
Nella Prussia di Federico II il Grande si inizieranno una serie di riforme come il potenziamento
dell’esercito, lo sviluppo economico, demografico, e innovazioni nel campo del diritto con
l’emanazione del Corpus fridericianum (un codice ispirato al diritto romano).
In Russia con Caterina II la Grande ci saranno più o meno le stesse riforme. In entrambi i regni,
comunque, c’è la corsa ad accattivarsi gli intellettuali maggiori del tempo a corte: Voltaire, Diderot,
d’Alambert.
Nell’Impero asburgico l’imperatrice cattolica Maria Teresa si occupa di rafforzare l’apparato
burocratico; il figlio, Giuseppe II, continuerà l’opera riformatrice della madre. Renderanno la
Chiesa, la scuola e l’università totalmente sotto il controllo diretto dello Stato; ci saranno riforme
sanitarie, libertà di culto alle confessioni religiose, viene introdotto il divorzio e il matrimonio civile,
l’istituzione del catasto. Inoltre si instaura un nuovo codice penale che prevede l’abolizione della
tortura; la polizia mantiene compiti di vigilanza e libertà di stampa assai limitata.
In Italia, particolare attivo è l’illuminismo a Milano, dove i pensatori si riuniscono attorno al
periodico Il Caffè dei fratelli Verri: in questo clima si innesta il riformismo asburgico che Maria
Teresa ha già sperimentato con successo in Austria. Verrà introdotto un catasto e ci sarà la
soppressione dell’Inquisizione.
Anche in Toscana, Regno di Napoli e di Sicilia e quello di Sardegna vengono migliorati gli
aspetti burocratici, la legislazione, l’abolizione della tortura e della pena di morte, così come la
soppressione del maggiorascato (diritti dei primogeniti).
La nascita degli Stati Uniti d’America
Nelle colonie americane da un punto di vista sociale vivono persone diverse: mercanti, artigiani,
chi cerca una sorte economica migliore rispetto a quella del continente e infine, tutti quelli ritenuti
indesiderati dalla madrepatria.
Sul piano religioso le colonie sono il punto di approdo per coloro i quali ritengono che la Chiesa
anglicana sia inadeguata e troppo vicina nei riti e nell’organizzazione al papato romano: per questo
motivo queste persone si recano in America alla ricerca di un luogo dove costruire finalmente la
comunità degli eletti.
Sul piano geografico vi sono due gruppi: quello del Nord, cosiddetto New England (Connecticut,
New York, New Hampshire, New Jersey ecc..) e quello del Sud (Maryland, Virginia, Carolina,
Georgia) principalmente specializzate nell’attività agricola e nell’utilizzo della schiavitù africana.
Da un punto di vista politico c’è la costante presenza di assemblee rappresentative elettive che
gestiscono la situazione nelle colonie (una sorta di controllo indiretto da parte della madrepatria).
Sul piano economico, infine, c’è l’obbligo di commerciare esclusivamente con la madrepatria.
1.Ovviamente tra le colonie inizia ad esserci un primo malcontento poiché la madrepatria può
decidere come e dove tassare le merci provenienti dalle colonie e quelle ad esse destinate (per
risollevare la situazione economica inglese dopo la guerra dei sette anni) e non solo sulle merci
ma anche su giornali, ecc. la cosiddetta Stamp Act.
2. Un’altra ragione di contrasto con la madrepatria è senza dubbio la mancata partecipazione
popolare alle scelte governative, espresse dalla formula “no taxation without representation” cioè i
coloni non avrebbero pagato tasse se non fossero stati rappresentati al governo.
La situazione degenera quando il governo inglese impone delle tasse sul tè che verrà, come gesto
di reazione da parte dei coloni, gettato in mare. Questo episodio passerà alla storia come Boston
Tea Party.
La reazione del governo è durissima: il porto di Boston viene chiuso. Così le 13 colonie convocano
a Philadelphia un Congresso che ha come scopo quello di trovare una soluzione: non pagare le
tasse ma cercare di farle abrogare tramite compromessi con il re Giorgio III. Egli però decide di
agire con forza e iniziano i primi scontri reali: è la guerra d&rsqu