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Crisi dinastica e spartizione territoriale nel regno dei Carolingi
Crisi dinastica a partire dal 840 tra i successori di Ludovico il Pio.
842 giuramento di Strasburgo: alleanza Carlo il Calvo e Ludovico il Germanico congiuramento in lingua germanica e lingua romanza.
843 accordo di Verdun: spartizione territoriale tra Lotario (Italia+Lotaringia), Carlo il Calvo (regno Francia Occidentale) e Ludovico (Francia Orientale=Germania). Il titolo imperiale resta ma non ha più funzione di coordinamento unitario come con Carlo Magno e Ludovico il Pio. Il titolo rimane a Lotario. Lotaringia diventerà poi Lorena.
La situazione territoriale durerà ben poco, proprio a causa dell'estensione e della forma del possedimento.
Annali: cronache storiche con forma di raccolta e redazione annuale, presente maggiormente nelle abbazie.
LUDOVICO II RE D'ITALIA 855-875
855: morte di Lotario. Gli succede il figlio Ludovico II al quale viene levata la Lotaringia, attribuita al fratello Lotario II. Rimane sovrano d'Italia e imperatore.
Presenza
stabile nel regno e frena le forze disgregatrici: contrasta i vassalli troppo potenti come Lamberto di Spoleto e Adelberto di Toscana nel 867.
Si impegna ad affermare i poteri pubblici nel territorio e a contenere le prevaricazioni dei grandi proprietari terrieri verso i contadini.
Si oppone alle invasioni Saracene e si allea con l'imperatore bizantino Basilio I riconquistando Bari nel 871.
Mira al controllo di tutta la penisola, ma non riesce ad imporre un controllo militare sul ducato di Benevento, dove viene sconfitto e catturato vedendo sfumare l'unificazione dell'Italia.
875 muore senza figli e l'Italia e il titolo imperiale passano allo zio Carlo il Calvo fino al 877.
CARLO IL GROSSO RE D'ITALIA (879-887) E ULTIMO IMPERATORE CAROLINGIO
Nel 881: grazie ad una successione genealogica, accordi politici era riuscito a riunificare i regni sotto un unico impero, ma è un sovrano debole e non è capace di fronteggiare le invasioni normanne.
887-888 viene
Deposto prima dal re dei Franchi Orientali Arnolfo di Carinzia, poi dal re dei Franchi Occidentali Oddone conte di Parigi e in Italia viene eletto Berengario del Friuli.
888 Carlo il Grosso muore.
Le aristocrazie non trovano un accordo per nominare un unico imperatore, scatenando conflitti tra di loro e frammentando i regni.
Le lotte al potere regio non sono necessariamente da parte di re di sangue carolingio.
COORDINAMENTO DELL'ARISTOCRAZIA MILITARE: FORZA E DEBOLEZZA
Gli imperatori si mossero in una prospettiva statale costruendo un apparato di governo e mettendo in chiaro la funzione pubblica e le responsabilità centrali e locali.
Idea con forte sostegno da parte dell'aristocrazia.
L'autonomia dell'aristocrazia (tramite ricchezze, potere e forza armata) poteva essere coordinata e fatta funzionare solo da un re forte politicamente e capace di limitarne le prevaricazioni e i poteri, ridistribuendo ricchezze e garantendosi la loro collaborazione.
EREDITARIETÀ
DELLE FUNZIONII rapporti vassallatici hanno funzione ambigua, perché favoriscono l'ereditarietà dinastica delle cariche pubbliche, infatti se il re si fidava non lo sostituiva e vedeva di buon occhio la trasmissione del potere di padre in figlio.I re essendo più deboli, si appoggiano maggiormente ai rapporti di fedeltà con l'aristocrazia, di fatto favorendone l'ambiguità dell'ereditarietà delle cariche pubbliche.
877 capitolare di Quierzy: non dev'essere letto sbrigativamente come l'ereditarietà dei benefici. È un provvedimento che riguarda una situazione precisa, alla vigilia di una spedizione contro i Saraceni. Si tratta di una procedura d'emergenza che stabiliva una gestione provvisoria affidata ai parenti del conte. Il capitolare mostra, però, una propensione all'ereditarietà e una prassi. Il capitolare non stabilisce l'ereditarietà delle funzioni e nemmeno
altre leggi. Si capisce soltanto che la prassi comune fosse orientata in questa direzione.
ABUSI DEL POTERE
Riguardano maggiormente la condizione degli uomini liberi che non fanno parte dell'aristocrazia.
Le aristocrazie disseminate sul territorio regio, da Carlo Magno e i suoi successori, non sempre gestiscono bene i poteri a loro affidati: gli ideali di equità proposti e posti alla base del modello di giustizia di Carlo Magno, si dovevano confrontare con una realtà spesso brutale, particolarmente nelle regioni di recente conquista dove i funzionari franchi approfittavano del loro ruolo e dei loro poteri per consolidare la propria posizione e quella della loro famiglia. Quindi i poteri pubblici vengono usati dai conti per subordinare i loro dipendenti alla sua famiglia e ai suoi vassalli.
LA CRISI DELLA PICCOLA PROPRIETÀ
I potenti attuano delle pressioni per costringere i liberi a cedere le loro terre per riaverle in concessioni gravate da canoni ed oneri di servizio.
liberi perdono la loro piena libertà ed entrano in un rapporto di dipendenza: vassallatico oppure di subordinazione fondiaria. Questo fa sì che i liberi non siano più tenuti al servizio militare per il re e quindi perdono potere sulla popolazione. Ne scaturisce una dipendenza dei re dai vassalli che sono gli unici a garantire un servizio militare e quindi sono soggetti ad un consenso da parte loro su scelte politiche e tattiche. I re provano a difendere i liberi ma è un'erosione della libertà continua e diventa un processo. LE "SECONDE INVASIONI" Tra fine IX e metà X si moltiplicano incursioni e saccheggi da parte di gruppi armati esterni dal mondo carolingio, diretti verso Italia, Francia e Germania. La crisi del potere carolingio nel IX determina una crisi della capacità imperiale di controllare militarmente i territori. Normanni/Vichinghi/Variaghi: Scandinavia Saraceni: pirati/avventurieri provenienti dall'Africa e sonoMusulmani/Magiari/Ungari: provenienti dalle steppe ungheresi.
Le conquiste di Carlo Magno creano tensioni sui confini. Le conquiste in Sassonia fanno sì che non ci sia più nessuno stato cuscinetto ad assorbire e ammortizzare le incursioni; l'annientamento del regno Avaro costituisce un vuoto di potere che viene riempito gradualmente dai Magiari; le conquiste in Italia settentrionale indeboliscono l'Italia meridionale che si frammenta e si scollega dal potere centralizzato longobardo che era presente al Nord. Queste tensioni esplodono e sono decisive nel momento di debolezza imperiale e incapacità dei re di reagire militarmente a queste.