Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
ERACLIO
Anche il suo impero è una barriera dal punto di vista militare, momento nel quale
l’impero d’oriente perde i suoi nemici tradizionali e ne acquista di nuovi. Il nemico
tradizionale dell’impero romano erano i persiani, che poi diventano sassanidi e sono gli
eredi di quella tradizione imperiale che fonda le sue radici nell’età antica. Eraclio si
pone sulla scia di Giustiniano e riesce in un’impresa ciclopica, sconfigge in maniera
pressochè definitiva l’impero sassanide, strappa i territori migliori dell’impero ovvero
la Mesopotamia, lo pone in una posizione di soggezione e lo indebolisce
definitivamente. Ciò lascerebbe immaginare un futuro radioso dell’impero che
permetterebbe un’espansione ad est, ma il momento della morte di Eraclio coincide
con la nascita di una nuova travolgente forza politica militare, che è l’impero arabo
islamico, che approfitta della debolezza dell’impero di Eraclio per attaccarlo e
conquistarlo.
Eraclio era divenuto famoso anche in occidente perché aveva strappato all’impero
sassanide la città di Gerusalemme, impresa molto meritoria agli occhi del mondo
cristiano, ma è un’impresa che ha vita brevissima perché non solo Gerusalemme ma
tutta la zona mediorientale dell’impero bizantino compreso l’Egitto e tutto il nord
Africa nell’arco di pochissimo tempo cadono nelle mani dell’impero islamico. L’impero
bizantino poco dopo la morte di Eraclio avrà perduto due terzi della propria estensione
territoriale. Quello che si annunciava come impero glorioso si chiude alla morte di
Eraclio con i presagi di una sconfitta totale e definitiva.
A partire dall’impero di Eraclio, ma è un processo molto lungo, l’impero bizantino viene
profondamente riformato. Si comincia ad attuare quella che viene definita la riforma
tematica dell’esercito. L’esercito bizantino prima di questa riforma è un esercito che
si caratterizza per una componente molto alta di truppe mobili. Una delle riforme di
Diocleziano era costituita dalla distinzione fra le truppe mobili e quelle che rimanevano
sul confine. L’esercito bizantino, siccome siamo in una fase molto espansiva, è
diventano un esercito soprattutto di attacco, fatto da mercenari, mobili, che si
spostano per tutto l’impero. Tramite attraverso cui viene profondamente cristianizzata
l’Italia, immissione di orientali attraverso l’esercito nelle varie città italiane sotto
l’impero bizantino. Massa di uomini mobili molto professionalizzati e capaci ma anche
costosi. Un tipo di esercito così funziona nelle fasi di attacco e di espansione, quando
ci si può spartire il bottino, ma nei momenti di difesa come quello che si trova ad
affrontare Eraclio alla fine del suo impero e che sarà la sua condizione fino al X secolo,
questo tipo di esercito non serve ma anzi è dannoso, aveva perso due terzi del proprio
territorio quindi non sapeva come pagarlo.
Si comincia quindi a pensare a un ordinamento dell’esercito stanziale e di carattere
temi
essenzialmente difensivo. Si divide l’impero in regioni che vengono chiamate
temata)
(plurale a capo di ciascuna si pone un generale, uno stratego, e vi si stanziano
stabilmente delle truppe che sono soldati contadini, che vivono coltivano la terra e
quando serve difendono quella zona in prima persona. È un esercito per nulla utile nel
momento dell’attacco perché nessuno di questi soldati vuole abbandonare a lungo il
proprio podere, ma è un esercito molto economico, non si deve pagare perché si nutre
da sé, ed è soprattutto molto motivato alla difesa perché difende la propria casa e
territorio. È un processo molto lungo, i temi cominciano con l’impero di Eraclio ma si
estendono in tutto il territorio nei secoli successivi, ed è un processo che a un certo
punto si interrompe.
Date importanti: 727, 843. Secolo IX -> evangelizzazione. Fase dell’apogeo che
coincide con il periodo compreso fra 867 – 1056.
Iconoclastia -> distruggere le icone, le figure, le rappresentazioni di cose sacre.
Dottrina che ha a che fare con la teologia. Nel mondo orientale l’icona è la
rappresentazione pittorica di Dio nella sua forma umana di Cristo. Se io rappresento
Dio in forma umana, sto compiendo un atto di fede, perché sto dicendo che
quell’uomo Gesù/Cristo è Dio, quindi sto compiendo un atto di fede cristiano nella
tradizione cristiana. Sottinteso religioso dell’atto della rappresentazione di Cristo
significa aver non pronunciato semplicemente ma compiuto un atto che va nella
direzione del credo della chiesa cristiana di questa fase, il credo che Gesù è Dio. È
uomo e quindi lo posso rappresentare, ma è anche Dio. Rappresento Dio attraverso
l’uomo. È un atto di fede nella tradizione orientale.
L’imperatore Leone III stabilisce nel 727 che questo genere di rappresentazioni del
sacro non si devono fare, la Madonna col bambino, Cristo ecc. devono essere distrutte.
Compie questa azione che ha a che fare con la teologia ma ha anche delle implicazioni
politiche fortissime, qual è l’intenzione politica di questo editto?
Le icone hanno a che fare col sacro quindi hanno un livello molto superiore di
rappresentazione artistica, essendo un atto che ha del religioso, e va fatto secondo
una ritualità precisa impiegando determinati colori e riproducendo nella maniera più
fedele possibile l’immagine archetipica autentica del volto di Dio, di Cristo, ovvero
quello rappresentato nella veronica, la vera icona. Può essere compiuto soltanto da
persone che hanno a che fare con il sacro, che nel mondo orientale sono i monaci,
persone che hanno dedicato l’intera propria vita alla rappresentazione di Dio. Sono
loro quindi che hanno in mano il monopolio della rappresentazione. Questo fa sì che i
monasteri abbiano in mano due carte importanti, la prima di natura spirituale, se si
vuole andare a adorare le icone si deve andare preferibilmente nei monasteri perché è
lì che vengono prodotte. La rappresentazione della divinità è qualcosa che sta molto a
cuore nella religione popolare, specie delle campagne, il risultato è che i monasteri
spesso sono dei veri e propri centri di potere anche spirituale quando si collocano in
campagna o in aree popolari della città. Per il secondo punto, una volta che l’icona è
stata scritta, può essere scambiata per qualsiasi altro bene, con un valore aggiunto
data dalla sua sacralità. Il commercio delle icone arricchisce i monasteri, che non
hanno quindi solo un potere spirituale molto forte ma anche un potere economico.
Sono i destinatari della beneficenza delle famiglie ricche, e delle elemosine di chi va a
vedere le icone, ma anche destinatari di veri e propri atti di acquisto delle icone
stesse.
Leone III con il decreto iconoclasta che determina la distruzione delle immagini,
vuole colpire il clero dei monasteri e togliere loro potere.
Ma non è solo questo il motivo, l’iconoclastia è anche un modo per togliere ai critici
della religione cristiana un argomento molto persuasivo. Nella religione islamica, che è
già molto affermata in questo periodo anche grazie alla sua manifestazione politica
che è l’impero arabo islamico, è vietata la rappresentazione di Dio, e quindi è del tutto
inconcepibile la rappresentazione di Dio in forma umana che è tipica dei cristiani. Per
gli ebrei e gli islamici i cristiani sono idolatri, adorano degli idoli, che sono
rappresentati dalle icone. Dietro il decreto iconoclasta di Leone III sta quindi anche la
necessità di togliere un argomento molto persuasivo dalla faretra dei detrattori del
cristianesimo. Il risultato è che dopo Leone III la dottrina iconoclasta sarà sostenuta da
alcuni imperatori e da altri avversata.
Attorno alla metà del IX secolo, nel 843, si decreta il definitivo ritorno all’iconodulia,
cioè alla dottrina contraria a quella iconoclasta. La chiesa di Costantinopoli accetta di
nuovo definitivamente la venerazione, non adorazione, delle immagini. È una
soluzione di compromesso, la adorazione delle immagini è sbagliata, non si adorano
ma si venerano, attraverso le immagini, la divinità. Con questo sistema si risolve
attraverso un compromesso linguistico la situazione, ma la realtà materiale è che si
lasciano liberi di nuovo i monasteri di scrivere tutte le icone che vogliono, è l’atto di
inizio della tradizione artistica orientale e occidentale.
Il decreto iconoclasta ha incontrato in oriente e particolarmente in Italia scarsissima
fortuna, è stato anzi avversato dalla popolazione e avversato da tutto il clero
occidentale. Quando il papa rifiuta di accettare il decreto iconoclasta di Leone III si
pone automaticamente dalla parte degli eterodossi, degli eretici, ma è lui che diceva
che gli eretici erano gli altri. Il papa è un ruolo che vale per tutta la chiesa che parla
latino.
L’iconoclastia è una dottrina che determina uno scollamento tra occidente e oriente.
Questa dottrina viene sconfessata dall’843, ma ha creato ormai un solco incolmabile
tra l’oriente e l’occidente, perché il papa di Roma si è accorto di essere un’autorità
piuttosto ascoltata in tutta la cristianità latina, è diventato il leader di tutta la
resistenza contro l’iconoclastia, e inoltre nel frattempo si era scelto un nuovo
protettore politico che sono i franchi. Quindi sebbene nell’843 sulla carta tutto ritorni
come prima, nella realtà si è creato un solco che non sarà più colmato tra cristianità
latina e greca.
Ci accorgiamo che è stato scavato questo solco grazie a quello che succede nei
Balcani nel IX secolo, una grande stagione di evangelizzazione, di invio di
missionari che hanno lo scopo di portare il vangelo alle popolazioni slave ancora
pagane dei Balcani. I missionari partono da due patriarcati diversi, quello di Roma in
cui parlano latino e quello di Costantinopoli in cui parlano greco. Questi missionari
agiscono nei Balcani ma la loro vicenda è un po’ particolare, perché sono iconoduli e
quando partono c’era ancora la dottrina iconoclasta ed erano considerati dal proprio
patriarca come degli eretici, quindi diventano missionari per conto del papa di Roma,
poi le cose cambiano. Ci sono paesi slavi che sono prevalentemente cattolici, e altri
paesi balcanici che sono prevalentemente ortodossi o cristiani orientali. Questa
divisione nei Balcani è l’effetto di una guerra non combattuta con le armi vere e
proprie ma con le armi dell’evangelizzazione, si trattava di nuove terre da