Anteprima
Vedrai una selezione di 10 pagine su 98
Appunti di Storia Medievale, I parte del semestre, Prof. Faini Pag. 1 Appunti di Storia Medievale, I parte del semestre, Prof. Faini Pag. 2
Anteprima di 10 pagg. su 98.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti di Storia Medievale, I parte del semestre, Prof. Faini Pag. 6
Anteprima di 10 pagg. su 98.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti di Storia Medievale, I parte del semestre, Prof. Faini Pag. 11
Anteprima di 10 pagg. su 98.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti di Storia Medievale, I parte del semestre, Prof. Faini Pag. 16
Anteprima di 10 pagg. su 98.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti di Storia Medievale, I parte del semestre, Prof. Faini Pag. 21
Anteprima di 10 pagg. su 98.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti di Storia Medievale, I parte del semestre, Prof. Faini Pag. 26
Anteprima di 10 pagg. su 98.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti di Storia Medievale, I parte del semestre, Prof. Faini Pag. 31
Anteprima di 10 pagg. su 98.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti di Storia Medievale, I parte del semestre, Prof. Faini Pag. 36
Anteprima di 10 pagg. su 98.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti di Storia Medievale, I parte del semestre, Prof. Faini Pag. 41
1 su 98
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

ERACLIO

Anche il suo impero è una barriera dal punto di vista militare, momento nel quale

l’impero d’oriente perde i suoi nemici tradizionali e ne acquista di nuovi. Il nemico

tradizionale dell’impero romano erano i persiani, che poi diventano sassanidi e sono gli

eredi di quella tradizione imperiale che fonda le sue radici nell’età antica. Eraclio si

pone sulla scia di Giustiniano e riesce in un’impresa ciclopica, sconfigge in maniera

pressochè definitiva l’impero sassanide, strappa i territori migliori dell’impero ovvero

la Mesopotamia, lo pone in una posizione di soggezione e lo indebolisce

definitivamente. Ciò lascerebbe immaginare un futuro radioso dell’impero che

permetterebbe un’espansione ad est, ma il momento della morte di Eraclio coincide

con la nascita di una nuova travolgente forza politica militare, che è l’impero arabo

islamico, che approfitta della debolezza dell’impero di Eraclio per attaccarlo e

conquistarlo.

Eraclio era divenuto famoso anche in occidente perché aveva strappato all’impero

sassanide la città di Gerusalemme, impresa molto meritoria agli occhi del mondo

cristiano, ma è un’impresa che ha vita brevissima perché non solo Gerusalemme ma

tutta la zona mediorientale dell’impero bizantino compreso l’Egitto e tutto il nord

Africa nell’arco di pochissimo tempo cadono nelle mani dell’impero islamico. L’impero

bizantino poco dopo la morte di Eraclio avrà perduto due terzi della propria estensione

territoriale. Quello che si annunciava come impero glorioso si chiude alla morte di

Eraclio con i presagi di una sconfitta totale e definitiva.

A partire dall’impero di Eraclio, ma è un processo molto lungo, l’impero bizantino viene

profondamente riformato. Si comincia ad attuare quella che viene definita la riforma

tematica dell’esercito. L’esercito bizantino prima di questa riforma è un esercito che

si caratterizza per una componente molto alta di truppe mobili. Una delle riforme di

Diocleziano era costituita dalla distinzione fra le truppe mobili e quelle che rimanevano

sul confine. L’esercito bizantino, siccome siamo in una fase molto espansiva, è

diventano un esercito soprattutto di attacco, fatto da mercenari, mobili, che si

spostano per tutto l’impero. Tramite attraverso cui viene profondamente cristianizzata

l’Italia, immissione di orientali attraverso l’esercito nelle varie città italiane sotto

l’impero bizantino. Massa di uomini mobili molto professionalizzati e capaci ma anche

costosi. Un tipo di esercito così funziona nelle fasi di attacco e di espansione, quando

ci si può spartire il bottino, ma nei momenti di difesa come quello che si trova ad

affrontare Eraclio alla fine del suo impero e che sarà la sua condizione fino al X secolo,

questo tipo di esercito non serve ma anzi è dannoso, aveva perso due terzi del proprio

territorio quindi non sapeva come pagarlo.

Si comincia quindi a pensare a un ordinamento dell’esercito stanziale e di carattere

temi

essenzialmente difensivo. Si divide l’impero in regioni che vengono chiamate

temata)

(plurale a capo di ciascuna si pone un generale, uno stratego, e vi si stanziano

stabilmente delle truppe che sono soldati contadini, che vivono coltivano la terra e

quando serve difendono quella zona in prima persona. È un esercito per nulla utile nel

momento dell’attacco perché nessuno di questi soldati vuole abbandonare a lungo il

proprio podere, ma è un esercito molto economico, non si deve pagare perché si nutre

da sé, ed è soprattutto molto motivato alla difesa perché difende la propria casa e

territorio. È un processo molto lungo, i temi cominciano con l’impero di Eraclio ma si

estendono in tutto il territorio nei secoli successivi, ed è un processo che a un certo

punto si interrompe.

Date importanti: 727, 843. Secolo IX -> evangelizzazione. Fase dell’apogeo che

coincide con il periodo compreso fra 867 – 1056.

Iconoclastia -> distruggere le icone, le figure, le rappresentazioni di cose sacre.

Dottrina che ha a che fare con la teologia. Nel mondo orientale l’icona è la

rappresentazione pittorica di Dio nella sua forma umana di Cristo. Se io rappresento

Dio in forma umana, sto compiendo un atto di fede, perché sto dicendo che

quell’uomo Gesù/Cristo è Dio, quindi sto compiendo un atto di fede cristiano nella

tradizione cristiana. Sottinteso religioso dell’atto della rappresentazione di Cristo

significa aver non pronunciato semplicemente ma compiuto un atto che va nella

direzione del credo della chiesa cristiana di questa fase, il credo che Gesù è Dio. È

uomo e quindi lo posso rappresentare, ma è anche Dio. Rappresento Dio attraverso

l’uomo. È un atto di fede nella tradizione orientale.

L’imperatore Leone III stabilisce nel 727 che questo genere di rappresentazioni del

sacro non si devono fare, la Madonna col bambino, Cristo ecc. devono essere distrutte.

Compie questa azione che ha a che fare con la teologia ma ha anche delle implicazioni

politiche fortissime, qual è l’intenzione politica di questo editto?

Le icone hanno a che fare col sacro quindi hanno un livello molto superiore di

rappresentazione artistica, essendo un atto che ha del religioso, e va fatto secondo

una ritualità precisa impiegando determinati colori e riproducendo nella maniera più

fedele possibile l’immagine archetipica autentica del volto di Dio, di Cristo, ovvero

quello rappresentato nella veronica, la vera icona. Può essere compiuto soltanto da

persone che hanno a che fare con il sacro, che nel mondo orientale sono i monaci,

persone che hanno dedicato l’intera propria vita alla rappresentazione di Dio. Sono

loro quindi che hanno in mano il monopolio della rappresentazione. Questo fa sì che i

monasteri abbiano in mano due carte importanti, la prima di natura spirituale, se si

vuole andare a adorare le icone si deve andare preferibilmente nei monasteri perché è

lì che vengono prodotte. La rappresentazione della divinità è qualcosa che sta molto a

cuore nella religione popolare, specie delle campagne, il risultato è che i monasteri

spesso sono dei veri e propri centri di potere anche spirituale quando si collocano in

campagna o in aree popolari della città. Per il secondo punto, una volta che l’icona è

stata scritta, può essere scambiata per qualsiasi altro bene, con un valore aggiunto

data dalla sua sacralità. Il commercio delle icone arricchisce i monasteri, che non

hanno quindi solo un potere spirituale molto forte ma anche un potere economico.

Sono i destinatari della beneficenza delle famiglie ricche, e delle elemosine di chi va a

vedere le icone, ma anche destinatari di veri e propri atti di acquisto delle icone

stesse.

Leone III con il decreto iconoclasta che determina la distruzione delle immagini,

vuole colpire il clero dei monasteri e togliere loro potere.

Ma non è solo questo il motivo, l’iconoclastia è anche un modo per togliere ai critici

della religione cristiana un argomento molto persuasivo. Nella religione islamica, che è

già molto affermata in questo periodo anche grazie alla sua manifestazione politica

che è l’impero arabo islamico, è vietata la rappresentazione di Dio, e quindi è del tutto

inconcepibile la rappresentazione di Dio in forma umana che è tipica dei cristiani. Per

gli ebrei e gli islamici i cristiani sono idolatri, adorano degli idoli, che sono

rappresentati dalle icone. Dietro il decreto iconoclasta di Leone III sta quindi anche la

necessità di togliere un argomento molto persuasivo dalla faretra dei detrattori del

cristianesimo. Il risultato è che dopo Leone III la dottrina iconoclasta sarà sostenuta da

alcuni imperatori e da altri avversata.

Attorno alla metà del IX secolo, nel 843, si decreta il definitivo ritorno all’iconodulia,

cioè alla dottrina contraria a quella iconoclasta. La chiesa di Costantinopoli accetta di

nuovo definitivamente la venerazione, non adorazione, delle immagini. È una

soluzione di compromesso, la adorazione delle immagini è sbagliata, non si adorano

ma si venerano, attraverso le immagini, la divinità. Con questo sistema si risolve

attraverso un compromesso linguistico la situazione, ma la realtà materiale è che si

lasciano liberi di nuovo i monasteri di scrivere tutte le icone che vogliono, è l’atto di

inizio della tradizione artistica orientale e occidentale.

Il decreto iconoclasta ha incontrato in oriente e particolarmente in Italia scarsissima

fortuna, è stato anzi avversato dalla popolazione e avversato da tutto il clero

occidentale. Quando il papa rifiuta di accettare il decreto iconoclasta di Leone III si

pone automaticamente dalla parte degli eterodossi, degli eretici, ma è lui che diceva

che gli eretici erano gli altri. Il papa è un ruolo che vale per tutta la chiesa che parla

latino.

L’iconoclastia è una dottrina che determina uno scollamento tra occidente e oriente.

Questa dottrina viene sconfessata dall’843, ma ha creato ormai un solco incolmabile

tra l’oriente e l’occidente, perché il papa di Roma si è accorto di essere un’autorità

piuttosto ascoltata in tutta la cristianità latina, è diventato il leader di tutta la

resistenza contro l’iconoclastia, e inoltre nel frattempo si era scelto un nuovo

protettore politico che sono i franchi. Quindi sebbene nell’843 sulla carta tutto ritorni

come prima, nella realtà si è creato un solco che non sarà più colmato tra cristianità

latina e greca.

Ci accorgiamo che è stato scavato questo solco grazie a quello che succede nei

Balcani nel IX secolo, una grande stagione di evangelizzazione, di invio di

missionari che hanno lo scopo di portare il vangelo alle popolazioni slave ancora

pagane dei Balcani. I missionari partono da due patriarcati diversi, quello di Roma in

cui parlano latino e quello di Costantinopoli in cui parlano greco. Questi missionari

agiscono nei Balcani ma la loro vicenda è un po’ particolare, perché sono iconoduli e

quando partono c’era ancora la dottrina iconoclasta ed erano considerati dal proprio

patriarca come degli eretici, quindi diventano missionari per conto del papa di Roma,

poi le cose cambiano. Ci sono paesi slavi che sono prevalentemente cattolici, e altri

paesi balcanici che sono prevalentemente ortodossi o cristiani orientali. Questa

divisione nei Balcani è l’effetto di una guerra non combattuta con le armi vere e

proprie ma con le armi dell’evangelizzazione, si trattava di nuove terre da

Dettagli
Publisher
A.A. 2018-2019
98 pagine
1 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/01 Storia medievale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher .Artemis. di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia medievale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Faini Enrico.