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Modello conglomerato: imprese capaci di creare un sistema di business completamente diversi fra loro, con il punto di forza di poter supplire alla scomparsa di un business con uno degli altri sviluppati.
Pag. 59 a 8514. ESPANSIONE E CRISI DELLE ECONOMIE A PIANIFICAZIONE CENTRALIZZATA
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Consolidamento e diffusione del sistema comunista durante l'espansione economica del dopoguerra
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L'URSS, seconda potenza mondiale: i ricavi della vittoria militare
L'esito della seconda guerra mondiale favorì chiaramente l'URSS, che riuscì ad espandere il sistema comunista nei paesi dell'Europa orientale e dopo poco tempo anche in Cina. Questo ha lasciato posto a un mondo bipolare la cui competizione sfociò in una guerra fredda.
Dopo la guerra le repubbliche baltiche furono incorporate nell'URSS. I governi comunisti imposero modelli di crescita che erano la replica di quelli adottati dall'URSS: socializzazione dei mezzi di produzione,
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La pianificazione centralizzata dell'economia e il primato dell'industria pesante sono stati elementi chiave dell'URSS. L'instaurazione delle repubbliche popolari ha rafforzato l'URSS sia dal punto di vista militare che economico, superando il periodo del socialismo in un solo paese.
Nel campo militare è stato formato il patto di Varsavia, un accordo per mantenere la disciplina tra i paesi firmatari. Dal punto di vista economico è stato creato il COMECON, un organismo che doveva facilitare gli scambi commerciali.
Durante la "golden age" i tassi di crescita del PIL pro capite dell'URSS e dei suoi satelliti sono stati superiori a quelli degli Stati Uniti e vicini a quelli dei paesi industrializzati europei. Tuttavia, a partire dal 1973, l'area sovietica ha subito un enorme ritardo, con tassi di crescita prossimi allo zero o negativi. Questo fallimento economico ha portato al collasso politico del sistema.
I sistemi comunisti sono entrati in una crisi irreversibile.
fine degli anni 80. Il simbolo più caratteristico della guerra fredda, il muro di Berlino cadde il 9 novembre 1989. Nel 1991 si decise la dissoluzione dell'URSS e la fine del sistema sovietico. Seguì un complicato sistema di transizione all'economia capitalistica. 1.2 I problemi della pianificazione integrale e le difficoltà della sua riforma La pianificazione ha vantaggi e inconvenienti, se le decisioni dei pianificatori sono corrette e la struttura di incentivi e sanzioni è ragionevole, il sistema di pianificazione può generare una rapida crescita economica, come quella ottenuta con i primi piani quinquennali. Se si commettono errori però questi risultano difficili da individuare e ancor più da correggere. Con il piano le imprese non hanno alcuna autonomia né responsabilità, in pratica il fine della produzione non è soddisfare la domanda, ma rispettare i dettami del piano, senza alcun incentivo per ilmiglioramento dei risultati in termini di quantità, qualità o diminuzione dei costi. La fissazione degli obiettivi di produzione in termini fisici comportava che il modo migliore di soddisfare le richieste del piano fosse quello di utilizzare la massima quantità di materiale. Come conseguenza di questo comportamento scorretto le economie pianificate avevano una produttività molto bassa: il consumo di materie prime e di energia per unità di prodotto era maggiore di un terzo di quello dei paesi sviluppati. D'altra parte, l'incertezza nei rifornimenti portava ogni impresa a procurarsi i prodotti intermedi necessari senza tener conto dei costi. Inoltre, il sistema disincentivava l'introduzione di innovazioni, dal momento che se non avevano successo potevano portare al fallimento del piano; mentre se lo avevano, il risultato sarebbe stato la richiesta di un aumento della produzione negli anni seguenti. La pianificazione risultava conservatrice emonotona: continuava ad essere concentrata sul carbone, sul petrolio e sull'elettricità, dedicando scarsa attenzione ai prodotti nuovi, come le materie plastiche o il gas naturale. Il principale problema della pianificazione era però la determinazione arbitraria dei prezzi, che non rispondevano né ai costi di produzione né al mercato e, pertanto, non permettevano un controllo dell'efficienza delle imprese. Il malfunzionamento della pianificazione a partire dagli anni 60 è da mettere in relazione anche con l'esaurimento del modello stalinista. Le ragioni sono diverse: - in primo luogo, va tenuto presente che gli elevati tassi di crescita anteriori al 1960 erano dovuti in buona parte al punto di partenza estremamente basso, per cui ogni miglioramento introdotto aveva effetti molto intensi sulla crescita del prodotto totale; la sua efficacia si andò diluendo con l'aumento dei livelli di reddito. - in secondo luogo, nelNel periodo stalinista si produsse una forte mobilitazione dei fattori: il lavoro, grazie al trasferimento di manodopera dal settore primario all'industria; il capitale, a causa del risparmio forzato ottenuto con il pesante sfruttamento dei contadini e con le restrizioni imposte al consumo della maggior parte della popolazione.
Dopo la morte di Stalin si verificarono congiuntamente un'interruzione dell'afflusso di capitali e l'esaurimento della sacca di forza lavoro in spostamento dal settore agricolo a quello industriale; la crescita subì quindi una forte battuta d'arresto.
1.3 La crescita economica sovietica sotto il modello stalinista
Il regime sovietico e Stalin uscirono più forti dalla guerra. La ricostruzione fu fatta, mantenendo e persino rafforzando, il modello prebellico basato politicamente sul dominio di Stalin sul partito. La ricostruzione fu sorprendente, la ripresa permise la crescita industriale, obiettivo ancora più importante.
Il mantenimento della corsa agli armamenti con gli USA. La spesa militare delle due potenze era simile, ma il reddito dell'URSS era sotto un terzo di quello degli USA per cui risultava molto più pesante per l'economia sovietica. L'espansione industriale continuò ad ottenersi a danno di un insufficiente rifornimento di beni di consumo e di una pesante pressione sui contadini. La situazione era particolarmente deplorevole nell'agricoltura, dove i prezzi riconosciuti ai produttori restavano congelati mentre quelli dei loro input e le imposte aumentavano rapidamente.
Alla morte di Stalin, dopo due anni Nikita Kruscov si affermò come dirigente unico, il partito recuperò una certa autonomia. Durante il suo mandato il paese registrò una crescita importante che gli consentì di recuperare terreno rispetto agli USA. Prevedeva che nel 1980 l'URSS sarebbe diventata la prima potenza economica mondiale, in realtà il PIL,
arrivò nel 1976 al massimo avvicinamento pari al 46%, ma nel 1980 era già retrocesso al 40%. La ragione è che l’URSS non riuscì mai a superare l’arretramento tecnologico né a raggiungere una produttività comparabile con quella delle economie capitalistiche avanzate. Le priorità reali dell’epoca di Krusciov divennero evidenti con il lancio del primo satellite artificiale (sputinik) con il quale l’URSS sorpassò gli USA nella corsa spaziale. L’incremento del consumo, invece, era di parecchio inferiore a quanto promesso, per cui la maggior parte della popolazione soffriva condizioni di povertà come dimostrava la carenza di alloggi nelle città. Neppure il miglioramento del settore agrario, sul quale Krusciov contava molto, fu sufficiente. Alla morte di Stalin la situazione dell’agricoltura era molto deteriorata; con Kruscov si prestò maggiore attenzione al mondo rurale, e inDue direzioni: il miglioramento della situazione dei contadini e l'aumento della produzione. L'imposta agraria fu ridotta e i prezzi dei prodotti agricoli triplicarono, e quelli dei prodotti dell'allevamento si raddoppiarono. La produzione crebbe ma solo del 14% contro il 70% che era stato pianificato. L'investimento dello stato nell'agricoltura risultò insufficiente, la meccanizzazione progredì ma non si raggiunse una sufficiente disponibilità di concimi e di sementi selezionate. La ragione principale dell'inefficienza continuava ad essere l'atteggiamento dei contadini: la bassa remunerazione che ricevevano li introduceva a lavorare di mala voglia ed ottenere rese e produttività scarse. Nel 1963 dopo un cattivo raccolto l'URSS fu obbligata a importare grano. Questo fatto fu utilizzato dai dirigenti del conglomerato militare - industriale che dominava l'URSS per imporre la sua sostituzione con Breznev.
più favorevole ai loro interessi, il quale rappresentava un ritorno allo stalinismo, con il predominio dell’industria pesante e specialmente della produzione di mezzi di distruzione, che tornavano a aumentare la loro quota sul totale degli investimenti. La ricerca si concentrò nell’industria militare e spaziale. In campi come l’elettronica, l’informatica, la chimica e l’ingegneria medica il ritardo rispetto all’occidente era sempre più grande, in questi anni l’economia sovietica arrivò al punto più alto ma iniziò anche il declino.
1.4 L’espansione economica delle nuove democrazie popolari
L’imitazione del modello stalinista di pianificazione economica aveva permesso ai paesi comunisti dell’Europa dell’est di raggiungere una crescita rapida anche se sovente con costi molto alti e socialmente onerosa. L’altro pilastro dell’industrializzazione fu la mobilitazione della forza
lavoro al settore industriale. Alla fine degli anni '60, tutti i paesi della zona avevano cessato di essere agricole e si erano trasformati in paesi industrializzati. Dopo la morte di Stalin alcuni paesi si mantennero fedeli al modello di pianificazione centralizzata e alle forme politiche staliniste, mentre altri cercarono di introdurre riforme volte a migliorare la produzione e il consumo della popolazione. La brutale estrazione di risorse per portare avanti il processo di industrializzazione venne in parte compensata con l'implementazione di servizi sociali, molto più sviluppati. La mortalità infantile cadde in picchiata, l'istruzione fu resa accessibile a tutti e le famiglie cominciarono a disporre di alcuni elettrodomestici e, i più fortunati, di automobile. Il sacrificio imposto ai salari e al consumo finì per provocare proteste dirette a domandare miglioramenti del livello di vita la cui repressione significò per le democrazie.popolari il mantenimento del modello stalinista. Rimasero tuttavia in vigore alcune riforme economiche secondarie, specialmente nel settore agricolo. Anche nei paesi comunisti dell'Europa dell'est l'agricoltura costituiva uno dei principali problemi per il loro sviluppo. La perdita di braccia e l'insufficiente meccanizzazione delle campagne rendevano difficile aumentare la produzione agricola.