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Quindi dov’è fedeltà della riproduzione? La fedeltà non è tanto nei contenuti, quanto

nelle forme di rappresentazione di questi contenuti.

11 Appunti: Storia del cinema Undicesima parte: Il divismo

Il divismo • L’evoluzione sociale e storica della civiltà borghese: non è possibile capire

l’impatto che X ha sulla società se non si compie un’analisi approfondita della

1. “More stars than there are in Heaven” società del tempo in cui il fenomeno avviene

Approfondimento di una delle questioni più attraenti e complesse della storia del • La relazione con lo spettatore: l’identificazione con il personaggio

cinema: il problema del divismo. Abbiamo visto come Hollywood costruisca un interpretato dal vivo e, quindi, in secondo luogo, la capacità che il

impero di segni molto codificati, tutti i film delle major più importanti cominciano personaggio ha di affascinare l’attore

secondo una determinata struttura ed un determinato ritmo, il corpo dell’attore • L’economia capitalistica e il sistema di produzione: studiare, capire e

viene filmato quel tempo necessario che basta per la comunicazione ecc. L’industria conoscere come funziona il sistema dell’industria culturale

cinematografica capisce ben presto che il corpo dell’attore, se eletto a divo, può • Il problema dell’attore e della performance

incrementare la distribuzione dei film. “More stars than there are in Heaven” motto Secondo Morin c’è un paradosso nello “star system”: “l’industria cinematografica ha

della MGM, una delle big-five. inventato le star, ma nulla nella natura tecnica ed estetica del cinema richiama

2. Ma cos’è il divo? Cos’è il divismo? immediatamente le star”. Il cinema in quanto linguaggio espressivo, quindi, non ha

un bisogno assoluto della star, mentre l’industria sì. Il cinema può ignorare l’attore e

Divo deriva da “Dius” (Dio) nel cui etimo, però, è presente una dimensione che poi la sua performance, o sostituire la presenza con bambini, oggetti o disegni.

alle star cinematografiche si allinea benissimo. “Star” (stella) rimanda alla luce, ha il

senso di brillare e splendere. Il divismo invece è un “fenomeno per cui i personaggi 4. Edgar Morin: la storia del divismo divisa in due parti

noti dello spettacolo, dello sport, della musica o della televisione, vengono mitizzati Morin suddivide la storia del divismo in due parti: il muto e il sonoro. L’era gloriosa

dal pubblico, che tende ad identificare in essi anche fuori dallo spettacolo, nella vita anni ’20, i divi del muto, e l’era classica.

quotidiana”. L’era gloriosa (del muto): le star degli anni venti vivono in un Eden lontanissimo dai

I divi sono quindi una sorta di antidoto contro il razionalismo che ha standardizzato mortali. Ville lussuose a forma di tempio, capricci, eccessi e matrimoni con principi.

le esistenze e disincantando il mondo. I divi rappresentano la possibilità di una vita Conducono vite impossibili da avvicinare, si potevano ammirare solo sullo schermo.

diversa, l’eccezione alla norma (la nostra vita), l’evadere dalla vita quotidiana. La loro bellezza muta era sicuramente più ambigua ed ammaliante di quella delle star

3. Cosa comporta il divismo per l’industria cinematografica? del sonoro.

Il divismo consentì una stabilizzazione della domanda del pubblico e permise una L’era classica (sonoro – 1930/1960): la parola umanizza il divo, lo rende più vicino ai

differenziazione dei prodotti. Inoltre l’associazione del divo ad una serie di tratti di mortali. Il pubblico cinematografico si allarga, perché migliorano le condizioni di vita

personalità, favorì un risparmio nell’economia significante dei film: il divo garantisce e il cinema diventa uno spettacolo per tutti, perché i racconti classici funzionano più

un fascio di caratteristiche estese a tutto il racconto, ovvero il divo informava da sé il o meno allo stesso modo e offrono agli spettatori la possibilità di leggere quanto

racconto filmico accade sullo schermo. I generi si ibridano, si mescolano e il tema amoroso è presente

anche nel western, anche nel poliziesco o nel musical. L’amore è un ingrediente

3. Edgar Morin fondamentale. L’immaginario cinematografico diventa più realista e borghese: negli

anni venti i divi rappresentavano personaggi fatali, personaggi eccezionali, mentre

(filosofo e sociologo francese)

Secondo Edgar Morin l’approccio al divismo non può con la parola e il sonoro gli attori interpretano personaggi più “normali”, tutto si, in

che essere multilaterale: bisogna prendere il tempo di considerare tanti aspetti. È un certo senso, normalizza. Il fan si affeziona alla vita di questi divi, perché assomiglia

necessario quindi considerare:

11 Appunti: Storia del cinema Undicesima parte: Il divismo

alla sua, e dunque teme la morte dell’eroe/eroina, perché è come se morisse lui

stesso (lo spettatore).

5. Edgar Morin: i canoni estetici con il classicismo mutano

Anche i canoni estetici con il classicismo mutano: non è più necessaria la bellezza

purissima ed ideale, ma viene consentita ed accettata una bellezza più ordinaria.

Morin dice “che decadono gli archetipi per far largo a dei sub-archetipi più in sintonia

con la realtà: scompare la vamp la cui bellezza oscura è incompatibile con l’etica

borghese che invece predilige la simpatica ragazza. Per tale ragione, molte start sono

costrette a reinventare il proprio personaggio”. I divi si moltiplicano e ai grandi del

passato si sostituisce una sovrabbondanza di eroi-dei.

6. Edgar Morin: il rapporto attore - marchio/personaggio

Due termini di confronto ora per l’attore: attore e marchio/attore e personaggio. Sia

con il marchio che con il personaggio, la relazione è quella di una contaminazione,

perché nel divismo è necessario che l’attore entra in una sorta di simbiosi sia con il

prodotto che con il personaggio che incarna.

Attore e marchio: le proprietà della persona divistica contaminano il prodotto e

quelle del prodotto si riflettono nella persona divistica.

Attore e personaggio: “Il divo non è soltanto un attore e i suoi personaggi non sono

soltanto personaggi, ma contaminano i divi e ne vengono a loro volta contaminati”

(E. Morin). L’attrice che diventa diva, ad esempio, trae profitto dal potere deificante

dell’amore, ma porta a sua volta un capitale, cioè un volto e un corpo adorabili. Non

è soltanto il personaggio che idealizza la diva, la diva è già ideale per la sua bellezza.

Non è solo il personaggio che la esalta, ma è lei che esalta il personaggio.

13 Appunti: Storia del cinema Dodicesima parte: Il neorealismo

Il neorealismo • Dal punto di vista estetico-visivo, come il neorealismo guarda il reale? Lo fa

come facevano i Lumiere, si ritorna al documento, si ritorna ad una

1. Introduzione narrazione che è più spesso documentario che finzione. Il cinema è una

finestra sul mondo.

1943 – 1952 (arco cronologico molto convenzionale): rappresentano gli anni del

primo film importante del neorealismo, “Ossessione” di Luchino Visconti, fino Il rapporto con lo spettatore: lo spettatore non è più al centro del mondo, come lo è

all’ultimo più importante, “Umberto D.” di Vittorio de Sica. Rappresenta l’era del nel cinema classico, perché non c’è più un centro in questi racconti.

neorealismo. 4. Non realtà ma reale

2. L’Italia: faro del neorealismo Secondo Roberto di Gaetano, il cinema del neorealismo non filmerebbe la realtà,

Il neorealismo, la stagione che fa dell’Italia un Paese faro dal punto di vista bensì il reale. Ma qual è la differenza tra realtà e reale? La realtà è quella del cinema

cinematografico, un Paese che detta le linee guida del rinnovamento del linguaggio. classico americano, cioè quell’universo di dati, elementi e situazione che è in qualche

modo già dato e che non resista alla messa in forma, alla messa in racconto da parte

3. Cosa intendiamo quando parliamo di neorealismo? del regista. La realtà non è qualcosa che sta davanti all’immagine e che le preesiste, è

Che cosa intendiamo dire quando parliamo di neorealismo? Il neorealismo è qualcosa che l’immagine forgia completamente e domina. Il reale è ciò che esiste solo

soprattutto una rivoluzione di forme, una rivoluzione a livello linguistico. Cambia attraverso la formalizzazione dell’immagine e che allo stesso tempo le resiste,

l’oggetto del racconto, ma cambia soprattutto il modo con cui il cinema racconta la divenendo una sorta di eccedenza dell’immagine stessa. Insomma, nell’eccezione di

vita, il mondo, il caos, il reale. reale si nasconde quell’elemento causale, quel qualcosa che irrompe e non è

assolutamente dominato dall’istanza reale. Il cinema classico, secondo di Gaetano, è

Il neorealismo non ha una scuola, perché è un insieme di voci, spesso eterogene, il cinema dell’azione; il cinema della modernità, invece, non è fatto di azione, sono

diverse, ma è un clima culturale, estetico, artistico e soprattutto politico. Un film, per più numerose le pause, le sospensioni, e infatti si parla di immagini tempo.

essere definito neorealista, deve offrire una critica verso la crudeltà o indifferenza

dell’autorità costituita, ovvero verso le istituzioni, lo stato. 5. Teoria del pedinamento

Italo Calvino definiva il cinema neorealista come il cinema della vicinanza: con il A Cesare Zavattini, un teorico, appartiene la cosiddetta “teoria del pedinamento”.

neorealismo salta subito agli occhia la vicinanza con gli attori, chiamati ad Nel cinema classico la star è filmata quel minimo tempo sufficiente per cui noi

interpretare persone come noi, persone spesso umili, miserabili, povere, vestite degli possiamo ammirare la sua bellezza e capire la psicologia del personaggio. Secondo

stessi stracci di cui si vestivano gli spettatori. Zavattini, invece, era venuto il momento di pedinare l’attore all’interno dei suoi

movimenti, movimenti dettati dalla semplice necessità di esistere, camminare,

4. I tre punti del cinema neorealista mangiare, errare. Zavattini prevede l’osservazione della vita “dal buco della

I tre punti del cinema neorealista: serratura” e la registrazione del quotidiano al seguito di personaggi scelti fra la gente

comune. La macchina di presa si pone al servizio del reale e lo filma, facendo sì che

• Dal punto di vista del racconto, dal punto di vista della sceneggiatura uno gli elementi giornalieri venga trasform

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Publisher
A.A. 2017-2018
21 pagine
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/06 Cinema, fotografia e televisione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher GinoTech di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia e critica del cinema e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Verona o del prof Scandola Alberto.