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Quando agiamo la nostra immagine. Riveliamo ali altri chi siamo.
Unicità cherileva solo all’interno di una pluralità. La pluralità è la condizione senza laquale è impensabile l’azione. Gli uomini sono unici, non semplicemente diversitra loro. Ogni distinzione, significato dato in ambito giuridico serve perdistinguere, ma ciò non ha a che fare con idea di pluralità. Mediante il discorsoe l’azionegli uomini si distinguono, non sono semplicemente diversi l’uno dall’atro,attuano dunque qualcosa che ha come effetto quello di rilevare la loro unicità,identità. Nel momento in cui scegliamo di abbandonare l’agire smettiamo diessere umani. Arriviamo al mondo e non appena iniziamo parlaremanifestiamo il desiderio di non essere un nuovo inizio, ma un nuovo inizioche dà vita a qualcosa. Grazie alla nostra capacità di iniziare qualcosa noiconsociamo il principio della libertà, di
essere unici capaci di iniziare qualcosa liberamente. Unicità e pluralità indissolubilmente legate e questa capacità di dare vita a qualcosa sfida tutte le statistiche, e può metterle in crisi. Ogni secondo arriva qualcuno che prima di lui non c'era nessuno. Solo nel momento in cui questa potenzialità può essere espressa, si sperimenta l'altra condizione che è del nostro essere, cioè la pluralità. Azione e discorso sono un nuovo inizio. Ogni essere unico che arriva nel nostro mondo prima del quale non c'era nessuno è unico. Insieme come persone, come attori, insieme capaci di iniziativa. Con il discorso riveliamo chi siamo, non che cosa siamo, i talenti. Mentre ti poni, inizi a parlare. Si può nascondere chi si è nel perfetto silenzio. È sempre non intenzionale rivelare chi si è. Il chi che appare in modo inconfondibile agli altri resta nascosto alla persona. La visione dellapolitica come relazione tra amico e nemico. Autore di quest'idea Carl Smith. Qui difesa della politica contro chi ha presentato idea della politica che si cristallizza in relazione tra amico e nemico. Quando si è per qualcuno o contro qualcuno il discorso perde valore, è mera chiacchiera. Quando il discorso diventa mera propaganda perde caratteristiche di rivelare chi si è. Se è vero che è possibile ritrovare nel totalitarismo una forma di governo totalmente nuova e resterà accanto alle altre, è anche vero che sul versante opposto della storia politica dell'uomo altre forme si sono presentate e non sono forma di allarme al quale prestare attenzione, ma possibilità che indicano la libertà come elemento fondamentale del loro costituire. Indicano la loro capacità di agire come momento essenziale, solo quell'ambito è schiettamente politico. Ogni nuovo nato contiene in sé un nuovo inizio, muta.radicalmente il contesto di realtà in cui ci muoviamo. Dare inizio a qualcosa non è solo reagire, ma dare inizio a qualcosa dinnanzi a coloro che sono capaci. Il nuovo si inserisce in un contesto di relazioni che già esistono. La storia è nient'altro che la narrazione di questi nuovi inizi e di questi discorsi. Ma chi fa la storia? È colui che dà inizio a qualcosa che fa la storia? Storia non è riassumibile nell'eroe che dà inizio a qualcosa, è fatta dagli uomini. Da tutti e da nessuno. Una persona interagisce con coloro che preesistono. Storia non è fatta da qualcuno, non può essere riassunta nell'azione di uno. Fin da Platone si è pensato che gli uomini fossero una sorta di burattini nelle mani di un dio, e questa idea poi è diventata un punto chiave della filosofia della storia, che ha bisogno di spiegare gli avvenimenti in un determinato modo. Bisogno di dare identità in
tempo sono la forza motrice di ogni cambiamento.tempocrediamo siano elementi essenziali del nostro vivere comune, in quanto attraverso di questi ci distinguiamo, riveliamo il nostro se latente senza quasi nessuna intenzione.P. 134 Chiunque dotato di libertà e libertà di agire è capace di dare nuovo inizio e portare avanti la storia. È colui che secondo Omero ha coraggio, più è vile, più ha bisogno di coraggio per affrontare la sfera pubblica, tanto più è eroe. Isolamento non alcuni requisito politico, appartiene a una sfera che è non solo pre politico, ma anche anti politica. Queste idee sono contribuiscono a comporre l’ultimo capitolo alle origini del totalitarismo. Il regime totalitario cerca di ridurre la pluralità in un contesto di uniformità in cui i singoli sono al massimo isolati.
Fare qualcosa: trasformare uomo che agisce in uomo faber. Non è contesto politico, non è Il luogo nel quale il discorso politico deve manifestarsi e
Ci troviamo in una situazione simile all'uomo faber. In ambito politico non deve esserci un mezzo e un fine, se a un nuovo inizio corrisponde un nuovo inizio. O c'è l'idea dell'uomo faber, quando si parla dell'uomo solo al comando. Ormai anche quando si parla di questo concetto, non si parla mai di una persona che agisce da sola riducendo la pluralità a mero collettivo da dominare. Le migliori riflessioni su questo tema riguardano la capacità di dare inizio a qualcosa, la capacità di inserirsi in un contesto relazionale. Nessuno ormai parlerà di un uomo che da solo con mezzi tenta di realizzare fini, se ne parla parlando di una realtà lontana da noi. Storia lunga esposizione di esempi di uomini forti che isolatamente non sono riusciti a procurarsi vero potere. Inizio correlato con il portare avanti, e questo non era una passività, ma uno svolgersi dell'azione. Lentamente le due cose si sono divise e indicano due aspetti.
differenti dell'azione, motivo per cui usiamo questi termini (prattier e gerere) in modo distinto.
Nell'antica accezione leader non era colui che dava solo ordini, ma iniziava qualcosa in una pluralità e non svettava rispetto agli altri, in quanto aveva le stesse capacità, potenzialità rispetto agli altri.
In un contesto dal quale siamo partiti, in un contesto di pluralità si subisce l'agire dell'altro. Colui che inizia qualcosa è sempre anche qualcuno che subisce.
Il corpo politico al suo interno può sempre decidere di mettere in discussione le leggi che formano l'architettura dell'ordinamento. Può valicare i limiti.
La dote politica per eccellenza è la capacità di stare entro i limiti, conoscendo le potenzialità dell'azione umana, capacità di oltrepassare ogni limite, la virtù politica per eccellenza è la moderazione. So che potrei spingere la mia azione oltre
certi limiti, ma decido di limitarmi, non cedo alla tentazione di oltrepassare i limiti entro i quali è opportuno restare. L'azione potenzialmente è illimitata e imprevedibile. La soluzione dei greci: in che modo risolvevano la questione circa imprevedibilità e illimitata dell'azione. Imprevedibilità basta per spiegare quanto sia stata svalutata dalla filosofia l'azione. ci parla del concetto di felicità ma che non basta a esprimere solo la felicità. Nessuno può essere definito beato. La felicità come la intendevano i greci è il benessere di quest'identità che è visibile solo agli altri, ma mai a colui che la possiede. Ognuno di noi fondamentalmente rileva agendo la propria identità che è visibile agli altri, ma non a noi. Il dramma è che aver vissuto bene, non lo sapremo mai. Sarà qualcosa che sapranno solo i nostri biografi. Letteralmente colui che è consapevoledell'atto che sta ponendo in essere è padre della propria biografia, chiude la storia come egli desidera. Parte più strettamente giuridica. Coraggio di affrontare la sfera pubblica. Tanto uno ha più bisogno di coraggio per affrontare la sfera pubblica tanto più è eroe. Susan Kain Quiet revolution. Eroismo richiesto a chi non lo ha, a chi farebbe tutt'altro. La vita nella sfera pubblica non così semplice soprattutto per chi è tentato di ritagliarsi uno spazio privato e restare lì. Perché bisogna parlare di diritto? In modo fragile può limitare le caratteristiche di illimitatezza e dell'imprevedibilità dell'azione. La capacità di azione dell'uomo è illimitata, quindi un tempo tenere questa capacità di agire entro certi limiti era considerata una virtù politica, mentre oltrepassare certi limiti era il vizio per eccellenza dell'uomo politico, era la tentazione.
contro la quale bisognava combattere. Imprevedibilità e cercare da parte dei greci di prevedere le conseguenze dell'azione. Con una atto che riassumeva tutte la biografia dell'attore. Attore sottratto alle conseguenze della propria azione, rimane un eroe. Attore padrone incontrastato della propria azione si sottrare alle conseguenze. L'uomo invece non può sottrarvi a esse. Gli uomini pongono dei limiti perché fondamentalmente la capacità di agire è illimitata. Il corpo politico può disintegrare qualsiasi limite giuridico grazie alla sua capacità di azione. Da questo punto si arriva Etica nicomachea di Aristotele. Nel momento originario della polis la creazione dell'architettura costituzionale della polis era considerato una pre condizione, un modo per delimitare lo spazio all'interno del quale si svolgeva l'attività politica, le leggi non erano il contenuto dell'attività politica, la creazione
delle leggi apparteneva alla sfera dell'operare. Il legislatore era c