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APPELLA ISTINA
Essa era già stata dipinta, in parte, da grandi pittori fiorentini come Botticelli. Al centro della volta
vi era un cielo stellato, ma nel delirio di onnipotenza di Giulio II venne deciso di raccontare tutte le
storie bibliche dalla creazione dell’uomo fino al giudizio universale. Entrando nella Cappella Sistina
ci troviamo quindi di fronte a tutta la storia della religione.
• Sulla volta vi sono gli antefatti, ciò che avvenne prima della nascita di Cristo. Questa parte è
realizzata da Michelangelo;
• Sulle pareti laterali vi è il Nuovo testamento;
• Sulla parete di fondo vi la fine dell’umanità, il giudizio universale (sempre di Michelangelo).
Dunque, le storie più bibliche “recenti” sono state realizzate prima, cronologicamente parlando,
mentre quelle più antiche sono state realizzate in un secondo momento. A complicare ulteriormente
le cose, Michelangelo realizzò per prima l’ultima scena, ovvero il diluvio universale.
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Michelangelo realizzò completamente da solo 400 m di pittura. Inizialmente si fece insegnare da
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dei garzoni la tecnica dell’affresco, visto che era la prima volta che la impiegava, ma convinto di
saperne di più di loro lì mandò via dopo poche settimane. Come se non bastasse, anche se
inizialmente impiegò la tecnica dello spolvero (nella quale si disegna a grandezza naturale la
rappresentazione su un cartone preparatorio, poi con un ago si perforano i contorni del disegno e
successivamente si tamponano le parti perforate con un sacchetto di tela riempito con carboncino),
dopo poco tempo si stufò, decidendo di realizzare i disegni a mano libera. Questo ha dell’incredibile,
se consideriamo inoltre che le figure sono su una volta ricurva e vanno deformate in modo da poter
essere viste correttamente dal basso, cosa che lui non poteva fare dato che lavorava sulle impalcature
a 20 metri di altezza.
Nella prima parte della realizzazione della volta, le figure erano più piccole: probabilmente
Michelangelo non era soddisfatto di come si vedevano dal basso, e quindi ne aumentò le dimensioni.
Sulla volta sono presenti:
• Figure laterali: profeti e sibille
• 4 pennacchi angolari: eventi miracolosi per la salvezza di Israele
• Al centro: le storie della Genesi dell’antico testamento
• Ai lati: antenati di Gesù
• Gli ignudi che decorano le scene (forse simboleggiano l’umanità preistorica prima di Cristo)
“Diluvio universale” – Cappella Sistina
Essendo la prima scena realizzata, Michelangelo si fece aiutare parzialmente per alcune figure. L’arca
di Noè ricorda quella di Paolo Uccello: le persone tentano disperatamente di salvarsi, mentre una
barca si capovolge. “Peccato originale” – Cappella Sistina
Dal Rinascimento in poi, il ruolo della donna divenne sempre più marginale. Così, i modelli di
Michelangelo probabilmente erano tutti uomini. Come se non bastasse, nel Peccato Originale il
serpente assume delle sembianze femminili.
Michelangelo era interessato all’essere umano e alla sua sofferenza, e non si preoccupava di rendere
in maniera dettagliata i paesaggi, al contrario di Leonardo. Egli fu molto legato al dilemma dell’anima
che tende all’infinito, intrappolata in un corpo: così, la vita umana è un dramma. Inoltre, egli era
profondamente pessimista: il paesaggio del paradiso terrestre era sempre stato raffigurato come
pieno di fiori e frutti, mentre Michelangelo lo dipinge brullo e scarno.
“La creazione di Adamo” – Cappella Sistina
E arriviamo alla scena centrale, quella della creazione di Adamo. Le due dita non si toccano: è come
se Dio vi trasferisse una sorta di energia, senza il bisogno che si sfiorino.
“Giudizio Universale” – Cappella Sistina
Questo affresco di dimensioni colossali venne realizzato nel contesto della Controriforma. Il
cardinale Reginald Pole era favorevole ad una riconciliazione con i protestanti, ma per soli due voti
non divenne papa: la storia sarebbe stata completamente diversa se lui avesse vinto. Michelangelo
fu vicino a questo tipo di posizione, e questo si riflette molto nell’affresco del Giudizio Universale.
Michelangelo raffigura Cristo collerico, quasi cattivo, tant’è che i santi si scostano impauriti. Questo
fu uno dei motivi, insieme ai numerosi nudi, per cui alla Controriforma non piacque Michelangelo.
Gli angeli, inoltre, sono umani: non hanno le ali, quando nella tradizione biblica sono esseri celesti.
In basso a destra, Caronte colpisce con i remi i dannati. Vi è quasi una ricomparsa deg li inferni
danteschi medievali. A sinistra stanno invece i beati, le cui anime risalgono al cielo. Con la
Controriforma venne ripresa anche l’idea del martirio, per cui sono rappresentati numerosi santi
morti con un martirio. 28
Nella parte in cui viene raffigurato San Bartolomeo che tiene in mano una pelle scorticata è stato
riconosciuto un autoritratto di Michelangelo. All’epoca, Pietro Aretino gli chiese se poteva essere il
suo consulente per l’affresco, ma Michelangelo decise di continuare a lavorare per conto suo.
Infuriato, Aretino iniziò a mettere in giro voci false sul suo conto. È possibile che Michelangelo si
ritragga in una pelle umana, perché era stato “scorticato” da tutte quelle critiche.
L’affresco venne ultimato quando Michelangelo aveva 75 anni.
“Schiavo morente” e “Schiavo ribelle”
Forse il primo era in realtà uno schiavo che si ridesta, e originariamente faceva parte del mausoleo
per Giulio II. Entrambe le sculture risentono fortemente dell’influsso del Laocoonte.
Mausoleo di Giulio II (1505 – 1532)
Il progetto iniziale prevedeva una struttura alta circa 20 metri, ma sia a causa dei lavori che lo
impegnavano nella Cappella Sistina sia per il fatto che Giulio II morì, esso non venne mai realizzato.
Del progetto che era stato iniziato ci rimane solo la figura di Mosè, che inizialmente doveva essere
posta sulla sommità del mausoleo.
S N (1520 – 1559)
AGRESTIA UOVA
Pianta di San Lorenzo con Sagrestia Nuova e Vecchia
Intorno agli anni ‘30 del ‘500 Michelangelo andò a Firenze per lavorare alle tombe medicee. Questo
fu il suo ultimo soggiorno fiorentino, perché dopo il viaggio a Roma morì.
La Sagrestia Nuova doveva accostarsi a quella Vecchia di Donatello e Brunelleschi. In qu esto periodo
della sua vita, Michelangelo si dedicò principalmente all’architettura e questo fu il primo edificio da
lui progettato. Strutturalmente, le due sagrestie risultano affini, ma presentano caratteristiche
sostanzialmente diverse. Michelangelo guardò a Brunelleschi, ma lo rielaborò a modo suo.
Brunelleschi idea uno spazio basato sulla geometria, soprattutto piana; l’organizzazione è quindi di
tipo razionale. Michelangelo, invece, crea uno spazio completamente nuovo. Questo lo si nota già
nella volta, che riprende la forma di quella ideata da Brunelleschi ma spogliata degli affreschi.
Sagrestia Nuova di San Lorenzo – 1534), Firenze
(1520
Nella Nuova Sagrestia le membrature architettoniche sono plastiche, molto più incombenti di quelle
in pietra serena di Brunelleschi. Michelangelo sta lavorando sull’idea dell’ordine gigante: se per
Brunelleschi i dettagli devono essere minimi, per Michelangelo vanno esasperati. Se il Rinascimento
è Brunelleschi, qui siamo in una situazione antirinascimentale: ci troviamo alle radici del Barocco e
dei futuri sviluppi del ‘600. Il Vasari la chiamava “la licenzia dalle regole”. Michelangelo ragiona
come uno scultore: sia in pittura che in architettura egli persegue la plasticità.
Tombe e allegorie
Alla parete abbiamo la tomba e la scultura di Giuliano, Duca di Nemours, ai cui piedi compaiono le
allegorie del Giorno e della Notte; di fronte, si ripete specularmente la composizione con la tomba di
Lorenzo, Duca di Urbino, e le allegorie del Crepuscolo e dell’Aurora.
La scultura del Giorno è uno dei pochi casi in cui possiamo prendere in considerazione l’idea del non-
finito. La notte, invece, è perfettamente finita e si circonda di simboli, come la civetta e la maschera
(simbolo della finzione dei sogni; come l’attore, è colei che impersona un personaggio e ti narra una
storia).
Le allegorie sembrano spostarsi, scivolano quasi giù dalla tomba lasciando uno spazio vuoto fra loro.
Questo fatto è stato interpretato in maniera neoplatonica: l’anima nella tomba può liberarsi dal corpo
nella morte, e le allegorie si spostano per facilitarne il passaggio.
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Le quattro allegorie rappresentano sia le quattro parti del giorno, sia il tempo in generale. La loro
posizione è inoltre legata ai personaggi sotto le quali sono state poste: il Giorno e la Notte sono i
momenti del giorno più definiti, e descrivono il carattere deciso di Giuliano. Lorenzo, invece, è visto
col segno del dubbio e della malinconia: l’Aurora e il Crepuscolo sono i momenti più transitori e
incerti della giornata. Lo scorrere del tempo porta inevitabilmente al pensiero della morte; tuttavia,
le sculture sono voltate verso la Madonna, proponendo una soluzione di salvezza.
Affreschi della Cappella Paolina – 1545)
(1542
Come spesso accadde, Michelangelo dipinse questa cappella controvoglia. Questo fu il suo ultimo
affresco prima di morire. Sulle pareti sono raffigurate la conversione di Saulo e la Crocifissione di
San Pietro. Le soluzioni stilistiche ideate in questi affreschi da Michelangelo vennero
successivamente riprese da Caravaggio. In particolare, della caduta di San Paolo recuperò l’idea della
conversione subita, in cui San Paolo si porta le mani al viso e il cavallo imbizzarrito viene tenuto dalle
redini; nella crocifissione di San Pietro, i dettagli ripresi da Caravaggio sono la croce che viene
sollevata da terra, il buco nel suolo, e San Pietro che alza la testa guardandosi la mano. È proprio un
omaggio alla grandezza di Michelangelo, che all’inizio del ‘600 non veniva quasi considerato; solo
Raffaello era degno di essere preso a modello.
Campidoglio – 1538)
(1534
Tutti gli edifici che si affacciano sulla piazza del Campidoglio sono stati rivisti da Michela ngelo. La
bellissima pavimentazione e la collocazione del Marco Aurelio al centro è stata studiata da lui.
Michelangelo abitava lì vicino, ma nel 1902 la sua casa stata distrutta per fare spazio all’Altare della
Patria (popolarmente chiamata “la macchina da scrivere”). Lavorando per tutta la vita, ebbe modo
di arricchirsi, ma decise di vivere poveramente perché era profondamente religioso. Era anche molto
generoso, a differenza di quel che si diceva di lui; faceva infatti delle elemosine di nascost