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Nel 1323 Tommaso viene canonizzato, ma non per questo diventa l’unico e il più importante
dottore della chiesa. Egli viene considerato come il più autorevole maestro di teologia.
Secondo Tommaso l’intelletto è il primo motore, esso muove la volontà proponendole un
oggetto da conseguire.
Noi abbiamo due tipi di appetito:
- sensitivo: connesso con le funzioni corporee fondamentali e mosso dalle passioni;
- razionale: riguarda il desiderio di conseguire ciò che la ragione ci pone davanti;
La volontà in Tommaso corrisponde all’appetito intellettuale di Aristotele. Il fine dell’intelletto è
Dio, esso essendo fine dell’intelletto lo è anche dell’uomo.
La teologia del filosofo si serve della filosofia greca e di quella araba; egli cita Platone quasi
sempre per criticarlo poiché ha assunto il punto di vista aristotelico.
Molti ordini religiosi criticano Tommaso, egli stesso lo sa, poiché afferma che sia più importante
conoscere Dio che amarlo. Il filosofo espone nove ragioni per dimostrare ciò:
- se il fine di tutte le cose corrisponde al fine di chi le ha create e consiste nell’essere più
simili possibile a chi le ha create, e se il mondo non è stato creato in modo disordinato ma
secondo un ordine gerarchico, allora ognuna delle cose create ha un suo fine, esso
corrisponde alla caratteristica e al posto che ogni cosa occupa nel mondo. L’uomo occupa
un posto intermedio tra animali e angeli, egli ha qualcosa in comune con entrambi. Egli ha
una volontà che lo mette in corrispondenza asimmetrica con Dio.
L’uomo può conoscere Dio solo quando possiede questa conoscenza, mentre il desiderio e
l’amore possono non avere un fine.
- La felicità non è:
la conoscenza generica di Dio posseduta da tutti gli uomini;
dimostrazione dell’esistenza di Dio;
la conoscenza del credente; la credenza non è certezza;
congiunzione della vita con le sostanze separate (idea araba);
Essa per Tommaso sta solo nella visione diretta di cui l’uomo potrà godere dopo
l’esistenza terrena. In Tommaso vi è il massimo dell’accoglimento della filosofia aristotelica,
tuttavia nel massimo di questo accoglimento si rovescia completamente il punto finale: per
Aristotele sarebbe assurdo che il fine di una creatura fosse irraggiungibile in questa vita.
La Somma di teologia
E‘ un’opera che ha una finalità didattica divisa in tre parti:
- Dio;
- Del movimento della creatura razionale verso Dio;
- Di Cristo che costituisce la via che riconduce a Dio;
Il punto di partenza dell’opera è dato dalla questione se, oltre alle discipline filosofiche tradizionali,
fosse necessaria per l’uomo un’altra scienzala teologia fondata sulla rivelazione.
Le cinque vie dell’esistenza di Dio
Lo scopo principale della teologia è di far conoscere Dio; Tommaso si confronta con l’argomento di
Sant’Anselmo d’Aosta nel Proslogion: “chiunque comprenda ciò che significa il nome Dio non può
fare a meno perciò stesso di ammetterne l’esistenza”.
Ci sono due modi in cui una cosa può essere di per sé evidente:
in sé, e anche per noi: una proposizione è evidente di per sé quando il predicato è incluso
- nella nozione del soggetto (es, l’uomo è un animale “animale” in quanto genere fa parte
della definizione e della nozione stessa di uomo). Se il predicato e il soggetto sono
entrambi noti, la proposizione è evidente per tutti.
in sé, ma non per noi: se il predicato e il soggetto non sono noti a tutti, la proposizione
- sarà evidente in sé ma non per chi ignora il predicato e il soggetto. La proposizione “ Dio
esiste” è di questo tipo: il predicato è incluso ma coincide con il soggetto dato che Dio è il
suo stesso essere.
Esistono due tipi di dimostrazione:
propter quid (procedente dal perché);
- quia (procede dagli effetti): questo è per noi il caso dell’esistenza di Dio che non essendo
- evidente rispetto a noi, può essere dimostrata per mezzo degli effetti da noi conosciuti.
E’ in questo contesto che Tommaso propone le cinque vie per la dimostrazione dell’esistenza
di Dio che:
sono a posteriori: partono dagli effetti;
- terminano con una proposizione complessa in cui qualcosa può essere chiamato Dio;
- Prima via desunta dal moto
: segue la via argomentativa proposta da Aristotele nel XII libro
1. della Metafisica e nel VIII della Fisica.
I nostri sensi ci mostrano che le cose si muovono e che tutto ciò che si muove è mosso da
altro. Ogni movimento è un passaggio dalla potenza all’atto.
Alcune cose sembrano dotate di auto-movimento ma ciò è possibile distinguendo al loro
interno una parte motrice e una mossa: negli animali è l’anima a muovere il corpo.
E’ necessario che tutto ciò che si muove sia mosso da altro. Ciò che muove può essere
mosso da un altro ente in atto. Non si può procedere così all’infinito, perché se la serie dei
motori fosse infinita, non ci sarebbe un primo motore. E’ necessario dire che esista un
primo motore che non è mosso da altro e che tutti riconoscano essere Dio.
Seconda via desunta dalla causa efficiente : nel mondo sensibile c’è un ordine tra le cause
2. efficienti ed è impossibile che una qualunque cosa sia causa efficiente di sé, perché in tal
caso dovrebbe esistere prima di se stessa. Ciò sarebbe assurdo, come se nell’ordine delle
cause efficienti potesse darsi un processo infinito. Se si elimina la causa viene meno
anche l’effetto: se nell’ordine delle cause efficienti non vi fosse una prima causa, non vi
sarebbero quelle intermedie e neppure l’ultima.
Dato che l’infinito non ha un termine, procede all’infinito equivale a eliminare la prima causa
efficiente. Visto che nel mondo esistono effetti e cause intermedie, deve esserci una causa
prima e che è ciò che tutti chiamiamo Dio.
Terza via imperniata sulle nozioni di possibile e necessario : questi sono i modi in cui può
3. darsi l’essere.
Ciò che è possibile, lo è solo in determinati momenti. Ciò che è di tale natura in un certo
momento non è stato (sennò sarebbe stato sempre). Se tutto fosse di natura possibile
(contingente), tutto non sarebbe stato sempre e in un certo momento non ci sarebbe stato
nulla.
Se questo fosse vero, anche ora non esisterebbe nulla, poiché nessuna cosa si può portare
da sé dal nulla all’essere, e tutto ciò che prima non esisteva può cominciare a esistere solo
in virtù di qualcosa già esistente.
Se non ci fosse stato un ente in assoluto, nulla avrebbe potuto cominciare ad esistere;
quindi non tutti gli esseri sono possibili e contingenti, ma occorre che nella realtà ci sia un
ente necessario per séesso garantisce agli enti contingenti la possibilità di venire
all’esistenza ed è ciò che tutti chiamiamo Dio.
Quarta via desunta dai gradi che si riscontrano nelle cose : le cose ci appaiono più o meno
4. perfette, ma possiamo definire questa differenza di gradi solo rispetto ad un termine primo
ed assoluto. Deve dunque esistere qualcosa che è sommamente perfetto ed essente (o
esistente). Ciò che è il massimo in un dato genere è causa di tutte le realtà appartenenti a
quel genere: dobbiamo ammettere un termine primo che è causa dell’essere, della bontà e
di qualsiasi perfezioni per tutti gli altri, ed è ciò che chiamiamo Dio.
Quinta via desunta dalla finalità e dall’ ordinamento delle cose : nella natura anche le cose
5. prive di conoscenza e consapevolezza sembrano agire in vita di un fine agiscono infatti
sempre allo stesso modo. Ciò che non ha intelligenza non può tendere al fine per scelta,
ma perché condotto da un essere intelligente. Dobbiamo ammettere un essere intelligente
dal quale tutte le realtà naturali sono ordinate, che è ciò che chiamiamo Dio.
Le vie non conducono a Dio come in sé stesso ma una causa degli effetti che noi osserviamo nel
nostro mondo. Tutte le definizioni portano al divino così come esso è concepibile e dimostrabile
dalla ragione e dalla filosofia.
La conoscenza
Secondo Tommaso tutta la conoscenza umana parte dai sensi: il materiale dato dagli organi di
senso viene rielaborato dai sensi interni, ottenendo un’immagine o una specie sensibile
corrispondente all’oggetto della sensazione.
Questa immagine detta fantasma è una rappresentazione sensibile e non un concetto. Il
passaggio da conoscenza sensibile a intelligibile presuppone che l’immagine venga spogliata da
tutte le caratteristiche materiali tramite astrazioneè resa possibile dall’intelletto agente.
L’etica e la legge
La seconda parte della Somma di teologia è dedicata all’analisi del fine delle creature
razionalibeatitudine.
La qualità morale delle azioni umane dipende dal modo in cui l’uomo si dispone in vista del suo
fine: tutti i suoi atti hanno valore morale solo se volontari e consapevoli. Bisogna sempre guardare
all’intenzione degli atti, perché la volontà deve volere il bene per il bene, che viene presentato
dall’intelletto.
Tommaso distingue tra:
Sinderesi: conoscenza dei principi morali più universali;
- Coscienza: riguarda l’applicazione dei principi morali ai diversi casi contingenti;
-
L’agire morale dipende dall’intelletto, infatti la volontà segue ciò che l’intelletto le propone: se
questa sbaglia è solo perché l’intelletto ha sbagliato presentandole un oggetto inadeguato.
La legge rappresenta un principio esterno che guida o sostiene l’agire umano nel suo dirigersi
verso il proprio fine. Essa è un ordinamento razionale al bene comune promulgato da chi ha la
cura della comunità.
Legge eterna: coincide con l’ordinamento dell’universo come è stabilito nella mente divina;
- Legge naturale: coincide con la legge eterna poiché partecipa della creatura razionale;
- Legge umana: è necessaria per regolare la vita civile, ha lo scopo di applicare alle
- situazioni contingenti ciò che la legge naturale prescrive in generale;
L’unicità dell’intelletto
Tommaso prende posizione contro alcune tesi sostenute dai maestri averroisti della facoltà delle
arti di Parigi, in particolare per quanto riguarda la dottrina dell’unicità dell’intelletto potenziale.
- Risolvere un problema di matematica
- Riassumere un testo
- Tradurre una frase
- E molto altro ancora...
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