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Maria con le donne a sinistra. Nonostante tutto, però, le due opere sono profondamente
diverse. Raffaello interpreta e trasforma il modello creando un'opera non solo originale, ma
molto più moderna di quella del perugino. L'elemento determinante è il tempio, che nel
Perugino era ottagonale (con la cupola tagliata), mentre in Raffaello ha sedici lati e la cupola
in vista--> centro di uno spazio che gli si estende intorno.
Raffaello fu poi chiamato a Roma verso il 1508 da papa Giulio II per la realizzazione di
diversi dipinti da appendere nelle stanze vaticane, dedicate alla sua vita personale. La
prima è la stanza della segnatura, dove sono presenti la Disputa del sacramento e la
scuola di Atene. La prima narra del trionfo della chiesa, la rivelazione del vero supremo,
Dio, incarnatosi nel Figlio per riscattare l'uomo. In basso è presente l'ostia. Vi sono molti
ritratti di personaggi famosi e contemporanei. Nella Scuola di Atene, invece, la scena si
svolge all'interno di un edificio. L'intento è quello di rappresentare la saggezza del papa
attraverso l'immagine di due grandi esponenti della filosofia.Al centro in alto ci sono Platone
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e Aristotele, i due poli fondamentali del pensiero rinascimentale, l'uno additando verso l'alto
al mondo delle idee, l'altro verso terra, al mondo dell'esperienza. Attorno e sotto di loro vi
sono i massimi filosofi, Socrate, Eraclito, Diogene e anche un suo autoritratto. Il tema di
questa stanza è dottrinale
La seconda stanza è quella di Eliodoro, e il tema è religioso e contemporaneamente politico:
Dio interviene direttamente in aiuto della Chiesa. (Ciacciata di Eliodoro dal Tempio, Miracolo
di Bolsena, Liberazione di San Pietro dal carcere).
Nelle altre stanze (Incendio di Borgo e di Costantino) la partecipazione della scuola di
Raffaello si fa sempre più presente.
Raffaello ebbe particolari qualità ritrattistiche. Nel ritratto di Baldassarre Castiglione
(1514-Louvre), per esempio, coglie l'ideale dell'uomo equilibrato, colto, dominatore delle
passioni, per mezzo dell'intonazione reciproca di colori ribassati: l'oro dello sfondo ripreso
dal viso, i grigi scuri della veste, il candore della camicia.
La Madonna sistina (1513-1514 a Dresda), una delle poche opere su tela dell'artista. Una
tenda verde scostata rivela la scena: Maria e Gesu bambino tra i santi Sisto e Barbara.
Maria appare discendente da un letto di nubi col bambino mentre guarda direttamente verso
gli spettatori. Il moto è suggerito dalla caduta delle pieghe della veste, mosse come da un
venticello. In basso, al centro, si affacciano due angioletti pensosi, tra le realizzazioni più
popolari di Raffaello. Il rapporto tra la divinità e il fedele non ha precedenti, non era mai stato
così diretto. È il divino che appare e va verso i devoti. Il bambino è come offerto alla
devozione, prefigurando anche il suo sacrificio per la salvezza dell'umanità. I colori
dominanti sono freddi, ravvivati qua e là da zone di giallo e di rosso.
MICHELANGELO BUONARROTI: (1475-1564) è la figura dominante di tutto il secolo.
Studia e si forma nella bottega del Ghirlandaio. È sia scultore che pittore.
La pietà Vaticana è l'unica opera firmata da Michelangelo (1498, Basilica di San Pietro). La
vergine contempla il corpo morto del figlio, ma Michelangelo interpreta il tema in maniera
diversa, perché, anche se è sacra, l'arte per lui non è narrativa ma esprime un'idea. Non
narra il dolore della madre, non mostra lo strazio del corpo martoriato di cristo: l'una e l'altro,
la vita e la morte, riuniti insieme raggiungono la perfezione divina--> così si spiega la forma
piramidale. Il punto di vista, per Michelangelo, è sempre uno solo: quello frontale. Le pieghe
della veste, sovrabbondanti, hanno lo scopo di far risaltare maggiormente la bellezza del
corpo nudo. La relativa giovinezza della madre rispetto al figlio sta a significare la castità
morale di lei: la purezza e l'incorruttibilità sono espresse mediante l'incorruttibilità della
carne.
Quando nel 1513 muore Giulio II, Michelangelo riprende il lavoro della tomba. A questo
periodo risale la statua di Mosè, scolpita proprio per il monumento funebre. Non a torto
qualcuno ha ravvisato un ritratto di Giulio II nel viso. Nella tomba occupa la posizione
centrale nel registro inferiore, ed è diventato l'elemento primario. Viene rappresentato
seduto con la testa barbuta rivolta verso sinistra. Esprime la solennità e la maestosità del
personaggio biblico: celebre il suo sguardo, definito come terribile (identificato con il
carattere di Michelangelo ). Per quest'opera si rifece a esempi quattrocenteschi. Le corna
sul capo di Mosè sono tipiche della sua iconografia. 11
Dal 1508 al 1512 lavorò per affrescare la volta della Cappella Sistina. Suddivide la
superficie in settori, dandole un impianto architettonico-scultoreo, mediante cornici, architravi
e capitelli ornati da finte statue. Gli affreschi narrano di storie bibliche, tratte dal libro della
Genesi e iniziano con la Separazione della luce dalle tenebre e terminano con L'ebbrezza
di Noè. Nelle prime scene le figure sono molte e piccole, in seguito l'autore ne ha diminuito
il numero accrescendone le misure. Le più importanti e famose scene sono il diluvio
universale e la creazione di Adamo. In quest'ultima da destra giunge in volo l'eterno
accompagnato dagli angeli e infonde la vita all'uomo sfiorandolo con un dito. Alla
perentorietà del gesto di Dio contrasta la lentezza di Adamo, dovuta alla coscienza del
dramma della vita. Tutti gli uomini rappresentati da Michelangelo sono degli eroi, perché pur
sapendo che la battaglia è perduta vanno incontro al combattimento per obbedire a
quell'impegno morale --> sono rappresentati con vigore: linea netta, decisa. Tutte le figure
della volta, non solo quelle appartenenti a una storia, sono epiche: tutte partecipano allo
stesso poema figurato. Gli affreschi però nel corso del tempo si sono molto deteriorati.
Nel 1534 Michelangelo torna a Roma, da dove non se ne andrà mai più, per dipingere il
Giudizio Universale, nella parete di fondo della Cappella Sistina. L'incarico gli viene dato
da papa Clemente VII, e poi confermato da Paolo III. L'intento era quello di mostrare cosa
accadesse nel mondo ultraterreno (rappresentato dall'immenso cielo), in conseguenza di
quello che era stato fatto sul mondo terreno (piccola porzione di terreno). I personaggi
rappresentati sono riconducibili a figure politiche, religiose e allo stesso Michelangelo. Tutte
le quasi 400 figure, escluse quelle in basso, campeggiano contro il cielo libero, senza
riferimenti prospettici. Tutto è incentrato sulla figura di Cristo giudice, mitigato dalla
Madonna. Egli, con il solo alzare e abbassare le braccia, imprime movimento all'intera
composizione (ascendente a sinistra e discendente a destra), chiamando verso di sé gli
eletti e condannando i dannati. La grandiosità delle singole figure non ha differenze: sia gli
uni che gli altri sono uomini. Tutto ciò suscito scalpore, perché apparve scandalosa la
presenza di tutti quei nudi sopra l'altare del Papa nella Cappella Sistina--> per questo a un
mese dalla morte dell'artista tutti i nudi vennero coperti da delle "braghe" (soprannome dato
poi al pittore che ci aveva pensato).
Con la Pietà Rondanini (1552-1564, Museo castello sforzesco), Michelangelo rinnova
totalmente la tradizione, chiude definitivamente l'epoca del rinascimento e getta un ponte
con l'avvenire: abbandono completo di ogni rapporto con la realtà visibile e per la totale
espressione del proprio mondo interiore non c'è opera che ancora oggi abbia così tanta
attualità. Si può notare quella intensa ricerca di spiritualità che Michelangelo era riuscito a
raggiungere dopo tutto ciò che aveva passato. Tutte le persone a lui più care sono
scomparse, non gli resta soltanto che la solitudine, il dolore e il desiderio della morte. Ci
sono parti rimaste incomplete.
TIZIANO: (1490-1576) la sua carriera è trionfale e non conosce soste. È allievo prima di
Giovanni Bellini, poi entrerà nella bottega di Giorgione.
Dipinge la Venere di Urbino, (1538-uffizi) giacente nuda su un letto, con un cagnolino ai
piedi, mentre sul fondo della stanza, due donne le preparano i vestiti. Evidente è il ricordo
della Venere di Giorgione. La donna è nella propria fastosa camera, in attesa di vestirsi, la
testa leggermente sollevata puntata verso lo spettatore, perfettamente cosciente della
propria nudità e della propria bellezza. L'artista realizza le forme del corpo con l'uso del
colore tonale, ma impiega colori vivi che si esaltano reciprocamente (rosso e bianco del 12
materasso e del lenzuolo, il verde del tendaggio) per far risaltare il corpo e il viso della
donna--> c'è molta vitalità.
Il ritratto di Carlo V a cavallo (1548-Madrid, prado) celebra la vittoria di Muhllberg. Carlo V
voleva essere ritratto solamente da Tiziano. Egli però non rappresenta soltanto la gloria
dell'imperatore, ma ne rende anche il senso umano, la solitudine, la tristezza, la stanchezza,
quella stanchezza che lo costringerà ad abdicare qualche anno dopo. Egli, passando in un
paesaggio solitario, sotto il cielo nuvoloso al termine del combattimento che lo ha reso
vittorioso, piccolo magro curvo e con la barba grigia, il sovrano passa non trionfatore in
gloria, ma uomo conscio della tragedia della guerra, della quale è protagonista solo perché
costretto dal ruolo che ricopre.
LORENZO LOTTO: (1480-1556) dipinge l' Annunciazione di Recanati (1534, Recanati).
Potrebbe risalire al periodo veneziano dell'artista. È un'annunciazione che porta delle novità:
nella camera da letto della Vergine, l'angelo sulla destra è entrato da una loggia e con il
braccio destro indica Dio che si è manifestato in una nuvola e sta inviando con le mani
giunte la sua benedizione a Maria. Quest'ultima è in primo piano sulla sinistra e si volge
verso lo spettatore dando le spalle all'annuncio, sollevando le mani sorpresa e infossando la
testa fra le spalle. Le figure appaiono bloccate in gesti rigidi, anche se molto espressivi. I
dettagli della stanza sono descritti molto bene.
PONTORNO: (1494-1556) è il primo vero manierista toscano. Dipinge la deposizione di
Cristo (1527, Firenze). La drammaticità è ottenuta non con atteggiamenti disperati, ma con
al preponderanza della piramide umana e l'instabilità degli equilibri (sulle punte dei piedi). La
superficie dipinta infatti è quasi tutta occupata dai dolenti che trasporta