Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
AEG-
ciclo completo dell’opificio della AEG, ovvero la
Turbinenfabrik.
AEG-Turbinenfabrik.
Qui lui viene incaricato di progettare tutto il processo produttivo, a
partire dalla progettazione dell’edificio dove questo processo produttivo
ha luogo; lui si occupa della progettazione della catena di montaggio,
della progettazione degli oggetti che in questa catena di montaggio
vengono prodotti fino ad arrivare ai depliant pubblicitari ed al logo della
ditta che servono per comunicare all’esterno, ovvero per il marketing.
Per la prima volta viene cercata un’immagine aziendale connessa alla
vendita dei prodotti industriali; Pevsner dice che in questo logo rispetto
alla grafica dell’Art Nouveau le linee curve che si ispirano al mondo
naturale sono completamente escluse dal disegno dove invece gli
elementi sono: le scritte, lo sfondo e le linee che hanno il loro baricentro nella lampadina.
Behrens progetta anche oggetti quali ventilatori, orologi, macchine da cucire ecc., e sono tutti
Pagina 132
oggetti che non hanno un minimo
di decorazione, sono ridotti alla loro
essenza ed alla loro astratta forma
funzionale.
La Turbinenfabrike non è solo un
capannone dove si mette in opera il
processo industriale progettato da
Behrens, ma deve esprimere come ogni buona architettura un significato, e quello che questa
esprime è la dignità del lavoro. Dignità del lavoro che è data da quel processo virtuoso che vede
coinvolte ingegneria, finanza e arte, ovvero la ricchezza dell’industria tedesca. Questa viene
progettata non solo al fine strumentale, per essere un mero capannone ma per essere un tempio
del lavoro, e per poter esprimere questa peculiare natura si ispira ai templi antichi senza però
usare nessun elemento dell’ordine architettonico. Ecco che perciò quello che viene costruito è
un edificio rettangolare a tuta altezza, un vero e proprio capannone, costruito in ferro e vetro con
una copertura poligonale e con un braccio laterale disposto a 90 che serve per l’amministrazione.
All’esterno questo edifico a L appare con un nuovo tempio di lavoro, perché le pareti ancorate ai
montanti in acciaio che sostengono il telaio di vetro, sono interrotte agli spigoli da poderosi
piloni angolari che fanno somigliare la facciata alla facciata di un tempio. Ovvero sia due piloni
che sostengono una sorta di timpano espresso secondo le forme moderne e non classiche. È la
prima volta che si costruisce in un edificio industriale una parete completamente in acciaio e
vetro, prima di allora una cosa simile si era vista solo nelle esposizioni universali. I lati brevi
dell’edifico rettangolare sono bloccati in facciate in calcestruzzo armato che si sviluppano
rientrando a scarpa in altezza, il fatto che che abbiano una specie di rastrematura non ha nessun
valore strutturale ma ricorda l’enfasi delle colonne doriche. Quelli che sembrano grandissimi
piloni angolari sono in realtà tamponamenti in calcestruzzo, perché ciò che sembra una colata di
calcestruzzo in realtà è solo un rivestimento esterno di calcestruzzo armato mentre all’interno vi è
un telaio metallico a filo del tamponamento in calcestruzzo che viene configurato all’esterno
come una struttura lapidea a blocchi monolitici. Cioè quello che a noi sembra è falso, quelli che
sembrano piloni in calcestruzzo armato in realtà sono un sottile strato di calcestruzzo che serve
solo come rivestimento ad un telaio di acciaio che sta dietro; qui in sostanza c’è il tema del
rivestimento di Otto Wagner. Se in una cassa postale è importante che questo appaia come un
edificio rivestito di marmi, in un opificio, che è il tempio del lavoro e deve esprimere la solidità
del sistema industriale tedesco, il rivestimento sarà in calcestruzzo. A sua volta questo
calcestruzzo non appare come una superficie liscia ma come una sottospecie di bugnato che
simula una struttura interna di grandi massi di pietra. Qui inoltre è possibile vedere come
Behrens modelli al millimetro i montanti delle pareti laterali in modo da
creare degli effetti d’ombra sulle vetrate. L’idea dell’ombra serve però anche
a sottolineare il ritmo dei montanti che si vedono, non solo perché
sporgono, ma anche perché fanno ombra facendo cambiare aspetto a questa
parete in base alla posizione del sole durante la giornata. È inoltre
importante evidenziare il significato che posseggono questi montanti
rastremati, perché questi non poggiano direttamente sulle fondazioni, ma
esprimono all’esterno la loro natura di congegno tecnologico grazie a questi
giunti a ginocchiera imbullonati che costituiscono il punto di passaggio
anche meccanico tra tra i montanti in acciaio ed il basamento in Pagina 133
calcestruzzo armato. In questo modo, ovvero essendo il sistema rastremato alla base, si inverte il
rapporto tra il carico ed il supporto, in quanto tutto il carico si concentra sul punto di appoggio,
che oggi è un meccanismo riconosciuto ma che allora era assolutamente innovativo.
L’idea di introdurre nell’architettura elementi dell’edilizia industriale e di nobilitare l’edilizia
industriale trasformandola in architettura, saranno i due principi che diventeranno il nucleo del
Movimento Moderno. Auguste Perret.
Il calcestruzzo non nasce nell’800, già Vitruvio ne parlava nei suoi scritti, si tratta di una tecnica
comune nel mondo romano sopratutto in epoca imperiale e pare che Vitruvio faccia un
riferimento molto criptico riguardo l’inserimento di cancelli di ferro all’interno del calcestruzzo
facendo pensare che esistesse l’idea di un’armatura metallica all’interno dei conglomerati
cementizi. In ogni modo il calcestruzzo armato viene sperimentato in maniera consapevole agli
inizi dell’800, nella realizzazione di vasi da fiori, e quindi il fatto di realizzare degli stampi in
conglomerato cementizio con delle cassaforme in legno che grazie all’inserimento di barrette
metalliche ne aumentavano la resistenza a trazione.
Bisogna tuttavia aspettare diversi decenni prima che ci si renda conto delle potenzialità
costruttive ed estetiche connesse a questa tecnologia, ed uno dei primi che se ne renderà conto
Auguste Perret.
sarà Auguste Perret fa parte di questa cultura francese che è erede delle riflessioni
dei feroci francesi di fine ’700, attenta ai procedimenti razionali del costruire e che sperimenta la
Ernest Ransome
nuova tecnica del calcestruzzo armato. Già negli anni ’70 dell’800 negli Stati Uniti
François Hennebique
e in Francia sviluppano la possibilità di realizzare questa tecnologia del
calcestruzzo armato per dei telai edilizi che impiegano barre di ferro inserite nel cemento per
aumentarne la resistenza. Il calcestruzzo presenta però altri vantaggi, il cemento infatti godeva
della possibilità di preservare la struttura dal fuoco, mentre il ferro migliorava il comportamento
statico ed elastico supportando il momento flettente più forte al centro delle travi e negli
incastri.
Sistema Hennebique.
Al tempo questa sembrava una tecnologia quasi miracolosa,
sopratutto dopo che Hennebique aveva brevettato in Francia il
cosiddetto sistema Hennebique di realizzazione della struttura a
telaio. Si tratta di un sistema con montati e ornienti, che pensati
in calcestruzzo permettevano di realizzare membrature più snelle,
luci più ampie e la possibilità di usare ampi sbalzi. Ma questa
tecnologia in particolare aveva come conseguenza la possibilità di
accelerare i tempi di costruzione grazie alla prefabbricazione.
Questa tecnologia godeva inoltre di possibilità figurative, che già Hennebique stesso aveva
intuito, poteva cioè essere lasciato a vista ed una volta asciugato si presentava come una materia
solida lapidea e poteva essere rivestito con materiali tradizionali. Hennebique aveva sperimentato
le potenzialità architettoniche di questa tecnologia costruendo la propria casa; nel corso della
storia dell’architettura si avrà modo di vedere altre volte questa figura di architetto che usa la
costruzione della propria casa come manifesto della propria architettura. Dalla sua casa si può
vedere come lui avesse già capito che grazie al calcestruzzo armato si potevano costruire delle
pareti vetrate in cui il telaio non era di metallo ma di calcestruzzo ma sopratutto che era possibile
Pagina 134
realizzare grandi struttura a
sbalzo.
Lui, inizia inoltre ad essere un
grande costruttore di ponti, in
particolar modo il Ponte del
Risorgimento sul Tevere a Roma, è
il primo ponte in calcestruzzo
armato in Italia (1911) e dimostra
che risultato figurativo poteva avere una tecnologia che rendeva leggere le strutture, permettendo
anche di realizzare ponti con una grande luce tramite un’unica arcata.
Ma sarà sopratutto Auguste Perret, ingegnere ed architetto, che porterà alle estreme conseguenze
le possibilità artistiche del nuovo materiale, mettendo in vista il calcestruzzo nello stesso modo in
cui la scuola di Chicago aveva messo in vista l’acciaio negli ultimi grattacieli precedenti a quelli di
Manhattan. Auguste e Gustave Perret lavorano nell’impresa paterna di costruzioni, che utilizza
subito la tecnica del calcestruzzo armato, Auguste è convinto che l’adozione di questa tecnologia
risponda a quelle esigenze di onestà strutturale di cui parlava Viollet-le-Duc. Quest’ultimo aveva
infatti teorizzato che l’onestà strutturale che era così chiara nelle struttura gotiche, era possibile
farla rivivere nell’architettura contemporanea tramite l’uso della tecnologia del vetro e del
metallo. Perret dice che anche il calcestruzzo si presta bene a realizzare delle struttura che
possono fare a meno di tutti gli orpelli decorativi ecc.. Ecco che perciò il calcestruzzo armato si
propone come la tecnologa del futuro, in grado di risolvere i problemi connessi alla crisi degli
stili, e dunque dare una risposta alternativa a quella data dall’Art Nouveau.
Nel 1902 Auguste Perret interrompe gli studi ed entra nell’impresa, perciò come Le Corbusier lui
non sarà mai laureato, ma mentre quest’ultimo inizia la sua attività come giornalista Perret entra
nell’azienda di famiglia, diventando contemporaneamente architetto non laureato ed
imprenditore. Ciò su cui lui interviene prima tutto sono le facciate, la facciate degli edifici nel
metodo classico sono scandite da colonne e lesene, prive di qualsiasi funzione strutturale; con il
calcestruzzo armato la parete diventa un’ossatura funzionale, tamponata con materiali non
portanti, e di conseguenza la facciata in questo modo corrisponde alla realtà della costruzione,
ovvero si pu