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Tuttavia questo enorme carico fiscale ai sudditi appare completamente inutile, perché nel volgere di pochissimo tempo l'Inghilterra

perde gran parte dei suoi possedimenti in Francia: tutte le guerre ingaggiate da Giovanni Senzaterra (da qui il nome) vengono perse

e l'Inghilterra è costretta a ridimensionare notevolmente i propri possedimenti. Quindi abbiamo da un lato un'amministrazione della

giustizia segnata da soprusi, dall'altro una situazione finanziaria molto grave, che nemmeno l'ingente carico fiscale riesce ad

arginare. In una situazione di questo tipo il malcontento è dunque diffusissimo. Ecco quindi che i baroni del regno approfittano del

malcontento e della debolezza del re, e gli strappano la concessione della Magna Charta: costoro si rivolgono al sovrano e gli

chiedono la concessione di una serie di diritti, che costituiscono appunto il contenuto della Magna Charta. Quest'ultima ha come

obiettivo dichiarato quello di difendere le prerogative dei baroni che ne hanno chiesto la concessione, ma in realtà finisce per tutelare

tutti i sudditi del regno quindi, nata con lo scopo di tutelare il ceto di coloro che ne hanno chiesto la promulgazione, contiene

invece disposizioni che finiscono per tutelare tutti i sudditi.

Tradizionalmente si dice che la Magna Charta è la prima carta costituzionale nella storia. Tuttavia al riguardo ci sono opinioni

contrastanti, sia tra i giuristi inglesi vissuti tra '700 e '800, sia nella storiografia contemporanea. Ad esempio William Blaxton, uno dei

più grandi giuristi inglesi e autore dei commentari sulla legge inglese, è entusiasta del common law ma aspramente critico nei

confronti della Magna Charta. Per Blaxton la Magna Charta altro non è che un ammasso confuso di norme, completamente prive di

ordine sistematico; inoltre secondo lui nella Magna Charta, accanto a norme effettivamente rilevanti, vi sono norme di scarsissimo

interesse. Quindi Blaxton nega alla Magna Charta il valore di carta costituzionale. La critica di Blaxton è penetrata nella storiografia,

quindi oggi in Inghilterra è opinione condivisa che la Magna Charta non possa essere considerata una bozza di carta costituzionale

(si ritiene che sia un ammasso confuso di norme prive di logica). Tuttavia è anche vero che la Magna Charta del 1215 è ancora in

vigore, perché non è mai stata formalmente abrogata in questi secoli, a dispetto delle critiche. Questo perché effettivamente essa

concede diritti importanti e può essere considerata come il baluardo della libertà contro la tirannia dello Stato: ciò significa che lo

spirito che ha animato la Magna Charta è stato più forte dei suoi difetti. La Magna Charta è particolarmente vitale soprattutto negli

Stati Uniti d'America, dove talvolta viene citata anche nei giudizi penali. Un processo fra tutti è importante e ha avuto una risonanza

mediatica enorme: nel 1998 Bill Clinton viene accusato di molestie sessuali da parte di Paula Jones. Durante il processo i difensori di

Clinton chiedono la sospensione del processo fin quando il Presidente non avesse terminato il suo mandato. I giudici respingono

questa richiesta richiamando un capitolo della Magna Charta per il quale letteralmente “anche il sovrano è assoggettato a Dio e alla

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legge”. Ovviamente i giudici adeguano quella disposizione ai tempi correnti, e quindi rigettano il ricorso affermando che anche il

Presidente è assoggettato a Dio e alla legge.

La Magna Charta si compone di 63 capitoli (non sono detti articoli perché i testi medievali erano suddivisi in capitula). Essa viene

promulgata nel 1215, ma ottiene la sua versione pressoché definitiva nel 1225. Nel corso dei secoli subisce varie modifiche, che però

non ne alterano i contenuti principali. Alcuni dei 63 capitoli si occupano in maniera specifica di diritto e di processo penale.

principio di proporzionalità tra reati e pene

Innanzitutto il capitolo 20 (vedi scheda) introduce per la prima volta nel common law il

= deve esserci proporzionalità tra reato e quantum di pena. In particolare questo capitolo si occupa delle pene pecuniarie, che

devono sì essere proporzionate ai reati ma devono essere tali da non privare il reo dei mezzi di sussistenza; questo capitolo è poi

applicato nello specifico ai mercanti e agli agricoltori. Il successivo capitolo 21 stabilisce lo stesso principio di proporzionalità per

vieta la compravendita del diritto e della giustizia.

conti e baroni. Rilevante è anche il capitolo 40, il quale L'interpretazione di

questo capitolo ha sollevato molti dubbi: infatti il sistema di common law era fondato sul meccanismo dei writs, ciascuno dei quali

veniva emesso dietro pagamento di un ingente compenso. Non esisteva quindi nel common law il principio della gratuità dei writs.

Quindi come conciliare il capitolo 40 con il sistema dei writs? Molti storici hanno ritenuto che in realtà questo capitolo si sia limitato a

stabilire l'obbligo per i giudici di applicare e seguire un processo giusto ed equo = siccome non si può scardinare il sistema dei writs,

che è il fondamento del common law e che gli permette di funzionare, si è ritenuto che Giovanni Senzaterra col capitolo 40 si sia

limitato ad ordinare ai giudici il rispetto di un processo giusto ed equo. Tuttavia questa interpretazione piuttosto semplicistica non si

concilia col capitolo 40 stesso, perché quest'ultimo parla espressamente di compravendita della giustizia per questo motivo oggi è

opinione dominante che il fondamento del capitolo 40 non vada rinvenuto nel common law ma nel diritto canonico, il quale

espressamente vieta la compravendita della giustizia. Quindi si ritiene che con tale capitolo Giovanni Senzaterra abbia introdotto nel

common law principi canonistici. In questo modo si spiega il divieto di compravendita della giustizia, il quale non significa concedere i

writs gratuitamente, ma significa arginare quei soprusi di cui i giudici si erano resi colpevoli: si vieta ai giudici di rendere giustizia

dietro pagamento di una somma di denaro.

Capitolo 36: questo capitolo si occupa di un solo writ, che è il cosiddetto writ of inquest, che veniva emesso in caso di morte o di

ferimento grave. Solo per questo writ viene introdotto il principio della gratuità. Solo questo tipo di writ dev'essere concesso

gratuitamente, mentre gli altri writs restano tutti a pagamento.

Capitolo 38: “nessuno balivo (ufficiale regio) potrà esercitare coercizione sulla semplice base della propria parola, senza produrre

testimoni attendibili che ne provino la veridicità”: si argina così il potere coercitivo degli ufficiali regi, i quali possono esercitare

coercizione nei confronti di un individuo solo sulla base di prove.

Capitolo 39: esso è l'esempio di come la Magna Charta nei secoli sia stata caricata di un significato enorme e di come spesso nei

suoi capitoli sia stato letto molto di più di quanto era prescritto. Molti hanno ritenuto che in questo capitolo ci sia la legittimazione

scritta del trial by jury (processo per giuria, giudizio dei propri pari). In realtà così non è: questo è un aver voluto leggere più di quanto

espressamente previsto. In realtà questo capitolo riconosce il diritto per i baroni di essere giudicati da propri pari. Non c'è quindi il

fondamento del processo per giuria, ma semplicemente si riconosce il diritto dei baroni di essere giudicati da propri pari.

Torniamo al trial on indictment. Nel trial on indictment era necessaria la presenza dell'accusato in giudizio. Il compito di far sì che

l'accusato si costituisse in giudizio era affidato allo sceriffo. Lo sceriffo quindi citava in giudizio l'imputato; se nonostante le citazioni

writ of habeas

dello sceriffo l'accusato non si costituiva, quindi si rendeva contumace, lo sceriffo era destinatario di un writ detto

corpus ad respondendum (emesso dal sovrano su richiesta dei giudici regi). Con esso si ordina allo sceriffo di fare in tutto ciò che

è in suo potere per (letteralmente) “avere il corpo” dell'accusato, affinché questi risponda a ciò che la Corte gli intima: lo sceriffo deve

usare cioè tutti i suoi poteri coercitivi per far sì che l'imputato si presenti in giudizio. Questo writ poteva essere utilizzato anche per far

comparire in giudizio altri soggetti oltre all'accusato, es. testimoni, membri della giuria. Quindi il writ of habeas corpus fa la sua

comparsa nella storia inglese come strumento per ottenere la presenza in giudizio di un accusato; accusato che, una volta presente

in giudizio, veniva privato della libertà personale (arrestato). Ecco quindi che il writ of habeas corpus si presenta per la prima volta

nella storia inglese come strumento per mettere gli imputati in prigione. Questo tipo di writ è già in uso intorno al 1230. Dopo un

secolo, grossomodo intorno alla metà del '300, per la prima volta nel corso di un processo l'accusato che è stato arrestato dallo

sceriffo lamenta dei vizi di procedura: eccepisce che la privazione della libertà che ha subito è illegittima. Allora l'accusato chiede al

sovrano l'emanazione di un writ of habeas corpus, o meglio chiede che si verifichi la legittimità del suo arresto, però in una forma

diversa da quella utilizzata finora. La finalità è vedere se la privazione della libertà dell'imputato è stata legittima o meno. Si chiede

writ of habeas corpus cum causa ad facendum et recipiendum

un = esso è la seconda forma che il writ of habeas corpus

assume nella storia. In questo contesto “cum causa” indica tutti i documenti relativi alla incarcerazione dell'imputato, quindi tutti i

documenti con i quali è stato disposta la privazione della libertà per l'imputato. Quindi il sovrano emette questo writ per avere la

presenza fisica dell'imputato innanzi ad una Corte regia con tutti i documenti relativi all'arresto, affinché l'imputato “faccia e riceva”

tutto ciò che la Corte gli ordina. Quindi sono chiare le potenzialità “garantiste” di questo writ, perché esso viene richiesto da un

imputato che contesta la legittimità di un provvedimento di incarcerazione. Però per oltre due secoli questa forma di writ verrà

utilizzata non come strumento di garanzia (cioè non per verificare la legittimità dell'arresto: potenzialità garantiste non sfruttate), ma

verrà utilizzato come strumento delle corti regie per esautorare le corti locali (ossia per sottrarre le controversie ai giudici locali e

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avocarle a sé) strumento per far prevalere la giurisdizione delle corti regie sulla giurisdizione delle corti locali.

L'evoluzione successiva si ha a metà '500: finalmente le potenzialità garantiste dell'habeas corpus vengono applicate. Nel '50

Dettagli
A.A. 2016-2017
15 pagine
SSD Scienze giuridiche IUS/16 Diritto processuale penale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ChiaraTognini95 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia del processo penale inglese e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Pavia o del prof Fugazza Francesca.