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Nel 1939 nascerà il settimanale “Tempo”.
Il terzo grande editore del tempo Vitagliano, fondata nel 1910 che nel 1928-29 si lancia nel settore dei
periodici a rotocalco entrando nel settore con alcune riviste illustrate tra cui Excelsior (simile al Secolo
illustratO) e grazie alla moglie di vittoriano che guiderà la casa editrice dopo la morte di lui farà
nascere nel 1933 “Stelle” diretto da Luciana peregrelli e il femminile nato nel 1933 “Eva” diretto da
Ottavia Mellone Vitagliano, la stessa editrice.
Per completare il quadro di questa casa editrice, la casa editrice per quanto riguarda i settimanali
sportivi pubblicherà “Azzurri” un settimanale illustrato rivolto al calcio.
La fortuna dei periodici a Rotocalco conobbe una curva ascendente negli anni ‘30, un fenomeno che
tuttavia si imbatte nel regime fascista.
Questi giornali dimostrano una scarsa adesione o superficiale e di comodo all’ideologia del regime.
Una mentalità retrograda. In un altro intervento Vittorini sollecita dei provvedimenti censori a questi
giornali che dal suo punto di vista erano trascurati dalla censura.
Vittorini affermava che la colpa di tutto questo ricadeva sull’industria editoriale che trascurava i suoi
compiti, che risiedeva nel diffondere la cultura ufficiale del fascismo.
Nel luglio del 1932 fu Critica Fascista a criticare i giornali dicendo che tenevano lontano i lettori dalla
vita contemporanea. Questi giornali erano pronti ad infilzare un grande numero di parole per colpire i
cervelli meno pieni.
Questo attacco ebbe i suoi effetti poiche questa campagna di stampa fini per catturare l’attenzione del
Ministero e degli uffici stampa anche sui periodici del rotocalco. Si inizia a dicembre nel 1936 a
censurare i giornali umoristici che venivano definiti i più pericolosi. Bertoldo e Marco Aurelio erano
famosissimi e vendevano molte copie. Al direttore di questi giornali vengono dipartite direttive e
consigli di carattere generale a cui attenersi:
● Si invitava ad evitare nel esto e nelle illustrazioni ogni tipo di carattere pornografico.
● Si affermava che i giornali umoristici dovevano evitare ogni forma di eroina a danno di ogni
istituzioni sociali che meritano rispetto, ad esempio il matrimonio;
● Evitare anche ironia sulle prole numerose;
● Non fare ironia sulla fedeltà delle mogli;
● Non fare ironia sulla legittimità dei figli;
● Non fare ironia sulle categorie di alcuni professionisti (avances dei medici).
Bisognava continuare la rappresentazione sotto aspetti falsari di certe epoche della storia, viene citato
il Medioevo e la cintura di castità che infastidiva la Chiesa.
È raccomandabile la continuazione della satira agli atteggiamenti e alle pratiche politiche contrari al
fascismo bolscevismo. Era opportuno insistere sulla satira di alcuni ambienti mondani che vivono in
contrasto con l’etica fascista o su alcune tendenze “all’esotismo” o alla “esterofilia”. Era anche
auspicabile fare ironia sull’ibridismo di razze facendo apparire come inferiori moralmente e
fisicamente le razze di colore.
Altre citazioni furono: “mettendo il rilievo la bruttezza delle negre”; “mettendo in rilievo la distanza
che separa di fatto i bianchi e i neri sul senso di civiltà”.
Le riviste femminili e di moda furono il secondo genere passato al vaglio con lo scopo di ottenere una
maggiore valorizzazione e divulgazione del prodotto italiano a discapito del prodotto straniero.
Nel novembre del 1937 vengono segnalate per la soppressione numerosi periodici di cinema definiti
inutili o nocivi sul lato educativo. Nonostante la soppressione dei giornali più deboli si disse che per
sorvegliare questo settore bisognava continuare a controllarlo.
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Subito dopo vennero date istruzioni alla stampa di varietà poiché rispondesse piu efficacemente ai
suoi compiti educativi. Si suggerivano alcuni temi da svolgere: la vita della famiglia, la maternità,
l’economia domestica, la partecipazione alla vita fascista, all’assistenza e in generale tutto ciò che si
intona alla nuova coscienza fasicsta.
All’inizio del 1938 iniziò tutto il vaglio della stampa periodica per i ragazzi ed i fumetti. Un settore che
guardava moltissimo agli esempi e modelli americani finché si giunse ad un momento cruciale:
all’emanazione di direttive dal Ministro Alfieri. Le direttive definite dal ministro di carattere politico
di ispirazione razziale e autarchica, intimavano la rimozione completa di tutto il materiale di
importazione straniera eccetto che per Walt Disney, le uniche che si distanziavano dalle altre per il
loro valore artistico e per la loro moralità. Queste direttive infatti stabilivano anche la soppressione di
quelle storie e illustrazioni che si ispiravano alla produzione straniera, e intimavano la riduzione a
metà delle pagine dedicate alla pura illustrazione.
Non mancano le raccomandazioni: la stampa per i ragazzi dovrà essenzialmente assolvere una
funzione educativa:
● Esaltando l’eroismo italiano soprattutto militare
● Esaltando la razza italiana
● Esaltando la storia passata e presente d’Italia
“L’avventura certo avrà la sua parte purché sia audace e sana, ripudiando tutto cio che c’è nelle storie
criminali, paradossali, tenebrose”.
“I tratti somatici dovranno essere spiccatamente italiani”.
Si interviene su fotografie o su pezzi ritenuti immorali o scabrosi, si insiste sul fatto di pubblicare foto
di donne discinte, che per il governo italiano era un pericolo (a differenza della Germania che le
auspicava insistendo sul fatto che provocavano divertimento ai ragazzi).
Nel 1938-39 alcuni giornali vengono censurati poiche non soddisfavano la nuova cultura fascista.
Si stava studiando una disposizione per eliminare tutti i giornali settimanali a rotocalco poiché non
aiutavano certo alla difesa della razza.
● Le Grandi Firme diretto da Zavattini;
● Omnibus diretto dal 1937 da Longanesi;
● Oggi diretto dal 1939 da Benedetti D’Annunzio;
● Tempo diretto dal figlio di Mondadori: Alberto Mondadori.
Tutti tranne tempo furono soppressi dalla censura fascista.
Paola Masino aveva scritto nel 1933 un racconto che si intitolava “Fame”, un racconto che era
comparsa sulla rivista genovese Estero nel febbraio del 1933. Nessuno del regime fece caso a ciò anche
poiche Paola Masino era legata ad un illustre figura fascista Montempelli era accademico d’Italia.
Quando nel 1938 il racconto Fame venne pubblicato su Le Grandi Firme accadde che il giornale venne
sospeso.
Viene pubblicato sulle grandi Firme il racconto che descriveva un padre che per amore dei suoi figli li
uccide affinché non morissero di fame. Era un tema riferito alle classi contadine disagiate, un tema un
po’ brutale e macabro che radicalizzava la questione della fame e della povertà. Questo racconto fece
sobbalzare Mussolini che catturò l’occasione per chiudere Le Grandi Firme.
Omnibus pubblicato dal 1937 da Rizzoli e diretto da Longanesi. Omnibus costituisce il fiore
all’occhiello tra i settimanali a rotocalco di Rizzoli. Longanesi fu considerato un grande maestro di
giornalismo che scelse come vicedirettori Arrigo Benedetti e Maurio Pannuzzo. Benedetti e Pannunzo
erano caratterizzati di un afascismo in questi anni, occupandosi di letteratura e di cinema che non
scrivevano mai di politica poiché letterari disinteressati a ciò. A partire dai primi anni 40 inizieranno il
loro viaggio che li porterà ad un antifascismo, recuperando la cultura politica liberale (guardando alle
democrazie anglosassoni).
Omibus vede la collaborazione dell’intelligentia italiana del tempo: tutti i grandi scrittori, giornalisti e
poeti di grande fama scrivono per questa rivista come Alberto Savino, Elio Vittorini, Vitagliano
Brancati. Omnibus era diviso in due parti: una parte dedicata alla politica, e la parte prevalente
comprendente recensioni e articoli sulla cultura in generale con la presenza di letteratura (novelle o
romanzi a puntate). Era un rotocalco composto da 16 pagine, in formato da tabloid. Longanesi era
grandissimo ammiratore del giornalismo americano e dei suoi modelli. Benedetti parlando di
Omnibus affermanva che Longanesi aveva assimilato la filosofia e le tecniche del grande giornalismo
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occidentale (Europeo e americano) tipico degli anni 20-30, efficace nella comunicazione testuale e
visiva e sofisticato sul piano testuale. Era un tono cosmopolita che fecero di questo giornale più un
giornale della cultura occidentale che della cultura antifascista.
Si intuisce una forte dicotomia (rigida divisione) tra la parte politica e la parte letterario culturale del
giornale. Troviamo moltissimo la letteratura americana contemporanea, racconti tradotti da Cesare
Pavese e Elio Vittorini. Elio Vittorini pubblicherà nel 1941 un’antologia chiamata “Americana”,
antologia passata alla storia per essere stata censurata e la riscrittura dell’introduzione da parte di
Emilio Ceppi, noto antiamericano. Gli autori americani non erano ancora stati censurati in Italia fino
a questa data, nonostante precedentemente negli anni 1938-1939 disturbavano comunque il regime.
In Omnibus ci sono anche presenze letterarie inquietanti: dopo il 1938 vediamo la preenza di uno
scrittore ebreo antinazista Joseph Rode, scritti di De Laurence, troviamo articoli su Pasternak e
Elvinski (entrambi sovietici). C’erano articoli di Vittorini su Tortmund Witer, e su un racconto di una
amore sessuale tra donne. È interessante vedere la convivenza nella stessa pagina di differenti visioni.
Sugli Stati Uniti uscì un bellissimo reportage su George Dechirico e su Alberto Morata, mentre
sull’Unione sovietica uscì un bellissimo reportage di Corrado Alvaro (che pubblico nel 1938 un libro
“L’uomo e forte”).
Venne pubblicata la “Psicoanalisi”, di Enzo Bonaventura (ebreo che poi lascerà l’Italia
successivamente alle leggi razziali) il primo studio in italia su questo argomento. La psicoanalisi in
italia non veniva considerato da Alberto Croce come una disciplina. Benedetti esperto di letteratura
italiana faceva su Omnibus delle recensioni sui libri italiani. In queste recensioni rivelava
implicitamente la sua eterodossia politica. Amava come autori tutti quelli che erano lontani
dall’esigenza di fare propaganda fascista: Cesare Zavattini, Corrado Alvaro. Benedetti era molto
amante di De Amicis che scrisse il bestseller “Cuore”, che innanzitutto era stato scritto in un epoca
socialista, considerato sdolcinato nell’epoca fascista.
Maria Vittoria Rossi conosciuta con lo pseudonimo di Irene Brin, scrisse per Omnibus alcuni pezzi
sulla media-alta società romana del tempo e le sue descrizioni evocano il dissacrante linguaggio
dell’espressionismo tedesco.
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