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Esigenza di maggiore concretezza, ritorno ai problemi concreti. Esigenza di far luce sulle
questioni drammatiche del dopoguerra (grazia a questa tendenza la Terza pagina viene
definita sempre più culturale, piuttosto che artistico-letteraria). Mentre la terza pagina negli
anni precedenti alla guerra risultava una pagina di evasione, nel dopoguerra assume un
carattere più problematico, di dibattito e di riflessione. Iniziano ad affacciarsi delle rubriche a
cadenza settimanale (rassegne delle riviste italiane e più raramente straniere, rubriche di
novità librarie segnalate da critici collaboratori dei giornali). Questa tendenza verrà poi spenta
dalla fascistizzazione dei giornali.
4. Aumenta lo spazio dedicato alla pura evasione non più concentrato nelle appendici
→
letterario-artistiche( nonostante l’angustia del giornale). Si aggiunge lo sport che inizia a
catturare l’interesse di un numero sempre maggiore di lettori, che negli anni del secondo
dopoguerra esploderà. (sport come spazio di evasione crescente). Moda sui quotidiani che fa
parte di un processo di femminilizzazione del quotidiano , indicativa dell’attenzione al
pubblico femminile dovuto al grande ruolo di mobilizzazione civile durante la guerra. Si
aggiunge l’interesse per lo spettacolo in particolare modo per il cinema e il teatro (si aggiunge
l’elemento mondano ed evasivo legato alle tematiche). L'inserimento di questi temi avvenne
inizialmente in modo più disordinato ed e’ dunque evidente il passo sperimentale. Questi spazi
aumentarono notevolmente negli anni del fascismo, fu una di quelle ragioni per i quali i
giornali nonostante furono fascistizzati continuarono a vendere molto.
Posizioni della stampa sulle tematiche del dopoguerra:
● Il grosso della stampa italiana era impreparata al ruolo di decrittazione di fenomeni nuovi. I
differenti punti di vista differenti lasciano intravedere movimenti centrifughi della società
italiana del tempo. La stampa rispecchia questi movimenti centrifughi non riuscendo però a
controllarli affinché la popolazione possa ricavarne un significato fecondo.
● Smobilitazione dell’esercito e l’inserimento dei reduci nella societa, questo tema viene
affrontato con retorica da parte della stampa.
2 ● Inchiesta su Caporetto: nel 1919 cada il governo di Orlando e nasce il governo Nitti, (spostato
più verso sinistra) e in questo governo avviene la promozione di una commissione di inchiesta
sul “Ripiegamento dall’Isonzo al Piave” (non viene mai menzionato Caporetto). Emergono le
aporie di Cadorna, tema affrontato con un atteggiamento che rifletteva la segmentazione e la
superficialità della stampa.
● Moto del caro vivere (aumento dei prezzi) esploso dal 1919, anche in questo momento la
stampa dimostra un modo strumentale e superficiale con cui legge il fenomeno. Mancano
analisi critiche ed approfondite della crisi sociale che attraversava il Paese.
La stampa si concentra su altri temi:
1. La crisi Adriatica (impresa di D’Annunzio a Fiume). Il problema dei trattati di pace e della
questione di Fiume per un anno sulle pagine della stampa e se ne parlava di continuo di questo
tema. L’Italia era entrata in guerra nel mondo del 1914 e ne era uscita nel mondo del 1919, due
mondi assai diversi. Si inaugura infatti il secolo americano. Wilson arriva nei trattati con una
fondamentale carta da giocare: gli Stati Uniti sono stato fondamentali nella guerra, erano i
primi finanziatori. Wilson arriva in Europa e non ne capisce più nulla, anche se animato da
buone intenzioni. Arriva alla conferenza di Parigi con i famosi 14 punti. Peccato che poi le cose
vanno in modo diverso: la conferenza iniziò nel gennaio 1919 e si concluse nel 1920 con i
trattati tra i paesi vinti: trattati di pace molto punitivi. Uno dei 14 punti riguarda il principio
della nazionalità dei popoli: voi avete firmato dei trattati prima della guerra (l’Italia aveva
firmato il patto di Londra), ma ora le cose sono cambiate: l’Impero austroungarico si è disfatto
e sono nate autorità statali. Wilson ha come scopo quello di creare la Jugoslavia. Orlanda e
Sonnino arrivarono a Parigi e commettono il grave errore di chiede sia le terre chieste nel
Patto di Londra sia Fiume, mai nominato prima d’ora. Ma Fiume deve andare alla Jugoslavia,
unico porto importante per il nascente paese. Grave crisi diplomatica: tornano in Italia,
ritornano a Parigi scoprendo che ci era rimasto si era spartito le colonie tedesche.
La stampa è tra le maggiori responsabili della reazione del mito della vittoria mutilata e della
pugnalata alla schiena da parte degli alleati. Quando si delineano i contrasti netti, tra la pace
democratica voluta da Wilson e i principi europei, la stampa si pone su un atteggiamento di
ripiegamento.
Il più significativo è l’atteggiamento del Corriere: inizialmente sostiene Wilson (pace basata
sul principio di nazionalità) ma con il passare del tempo si intravede una delusione. Poi inizia
a lavorare sulla critica ad Inghilterra, Francia e Stati Uniti. Il corriere, anche con toni pacati,
slitta su posizioni di mortificazione e delusione.
Il gesto di D’Annunzio è un gesto di seduzione (primo colpo militare), sanato grazie alla
bravura di Giolitti il 2 settembre 1919. I giornali nazionalisti salutano questo evento come
primo passo per la politica interna nazionale e decisa adozione di un metodo nuovo: risolvere
le questioni con la forza e non con la diplomazia.
Il Popolo d’Italia ha una posizione tutta sua perché Mussolini non ha alcun interesse nel dare a
D’Annunzio lo scettro della rivoluzione. Mussolini chiama l’episodio “la magnifica rivoluzione
italiana che noi (ovvero io) abbiamo iniziato nel 1915 e siamo decisi a continuare sino
all’episodio finale” (Fiume non è l’episodio finale ma solo una tappa”. Mussolini è attento a far
capire nel non considerare Fiume il luogo cruciale della battaglia nazionale: non sarà Fiume il
luogo della battaglia contro lo stato liberale.
La posizione più curiosa è quella dell’Avanti: nel frattempo, influenzato molto dalla
rivoluzione bolscevica, considerò positivo il gesto del poeta, definendolo un gesto
rivoluzionario.
Ambigua la posizione della stampa liberale nei confronti del gesto del poeta: si dimostrò molto
preoccupato. Il corriere della sera era un giornale d’ordine: si schiera contro l’iniziativa del
poeta e sottolinea il fatto di seduzione militare. Si riconosce la lucidità del momento del
giornale.
2. L’occupazione delle fabbriche (biennio rosso). In quegli anni si parla di biennio rosso, che
raggiunge l’apice nel settembre del 1920 con l’occupazione delle fabbriche. Si facevano
scioperi e manifestazioni perché operai e contadini rivendicavano condizioni di vita migliore.
3 Gli operai avevano sostenuto dall’interno la guerra e i contadini dall’esterno. Ai contadini
erano state fatte anche promesse di terre. La stampa si schiera secondo le interpretazioni degli
eventi: la stampa di destra chiese la restaurazione dell’ordine violato, come l’inizio di una
rivoluzione anche in Italia; la stampa socialista e quella anarchica rivoluzionaria appoggiò
tutto il movimento: peccato che lo fece in modo inopportuno e totalmente sbagliato, causando
così l’aumento di fanatismo.
3. Lo squadrismo fascista e l’interpretazione del fascismo. Il fascismo nasce il 23 marzo del 1919.
L’attenzione dei giornali è tardiva perché i giornali nel 1919 sono occupati con altri soggetti
sociali, in particolare l’attenzione è concentrata sui socialisti che vedono aumentare i lori voti e
sul nuovo partito italiano, vero e proprio organo del partito: “il Popolo”. I socialisti e i popolari
sono due forze cresciute al di fuori del sistema liberale ma che hanno rappresentanti in
parlamento: sono espressioni di masse popolari uscite dalla guerra. Avevano guadagnato voti
grazie al metodo proporzionale delle elezioni del 1919.
Ad un certo punto le azioni fasciste iniziano a balzare sulla cronaca. Lo squadrismo divenne
diffuso. Solo nel 1920 la stampa si accorge dei fascisti: essi fanno in modo che la stampa si
accorga di loro con la violenza diffusa.
Il fenomeno dello squadrismo viene condizionato dall’orientamento politico di ciascun
giornale. i quotidiani schierati a centro destra sono a favore di questo fenomeno e lo
sostengono. Ma tra questi c’è chi vede lo squadrismo fascista come uno strumento antipatico
ma necessario per combattere i rossi; c’è gente che, invece, sostiene l’esercizio di violenza. Da
qui deriva lo spazio e il modo con cui viene trattato il fenomeno: chi ritiene che lo squadrismo
sia un fenomeno positivo in sé non si sofferma sulle descrizioni violente dei fenomeni ma
punta sul commento. I giornali che considerano lo squadrismo uno strumento negativo ma
necessario non danno spazio al commento ma alle dinamiche descrittive.
I giornali socialisti sono avversari mentre grandi quotidiani di opinione restano su una
posizione ambigua. “Il Corriere della Sera” rimane in una posizione ambigua sul fenomeno,
problema legato su come veniva interpretato il fascismo.
Tutta la stampa concorda su un punto solo: legame tra fascismo e guerra. Tutti dicono che il
fascismo nasce dalla guerra ma si dà una lettura diversa di questo legame, a seconda di come
si vede la guerra:
1) I giornali interventisti sostengono che i fascisti sono gli eroi della guerra
2) “L’Avanti” dice che i fascisti sono i relitti di violenza e di delinquenza della guerra (residui
negativi)
3) “La Stampa” di Torino: i fascisti sono la continuazione di certi fenomeni lasciati dalla
guerra
4) “Il Corriere della sera” sostiene che i fascisti sono l’ala estrema del blocco nazionale. Sono
nel blocco liberale dell'ala più estremista ma utili come strumento di liberazione dei rossi.
Tutti i quotidiano dell’epoca individuarono il nesso tra il fascismo e la guerra, spesso però invece di
spiegarlo si limitarono a valutarlo e giudicarlo assumendo una posizione (pro o contro).
Interpretazione del fascismo in rapporto al liberalismo furono pochi quotidiani a cogliere il rapporto
antiliberale del fascismo. Altri colsero l’antisocialismo del fascismo. Alcuni intellettuali invece
credettero che il fascismo fosse il culmine del movimento liberale. Molti liberali videro nel fascismo
uno strumento per combattere i socialisti, molti quotidiani videro nel fascismo i “cugini cattivi” dei
liberali italiani. Altri invece credettero che il fascismo fosse un fenomeno transitorio utile a portare
ordine nell’Italia caotica del tempo. A questa linea di schierarono molteplici quotidiani tra cui due
principali “il Corriere della Sera” e “La Tribun