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Appunti di storia del giornalismo dal dopoguerra alla marcia su Roma 1922 Pag. 1
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Esigenza di maggiore concretezza, ritorno ai problemi concreti. Esigenza di far luce sulle

questioni drammatiche del dopoguerra (grazia a questa tendenza la Terza pagina viene

definita sempre più culturale, piuttosto che artistico-letteraria). Mentre la terza pagina negli

anni precedenti alla guerra risultava una pagina di evasione, nel dopoguerra assume un

carattere più problematico, di dibattito e di riflessione. Iniziano ad affacciarsi delle rubriche a

cadenza settimanale (rassegne delle riviste italiane e più raramente straniere, rubriche di

novità librarie segnalate da critici collaboratori dei giornali). Questa tendenza verrà poi spenta

dalla fascistizzazione dei giornali.

4. Aumenta lo spazio dedicato alla pura evasione non più concentrato nelle appendici

letterario-artistiche( nonostante l’angustia del giornale). Si aggiunge lo sport che inizia a

catturare l’interesse di un numero sempre maggiore di lettori, che negli anni del secondo

dopoguerra esploderà. (sport come spazio di evasione crescente). Moda sui quotidiani che fa

parte di un processo di femminilizzazione del quotidiano , indicativa dell’attenzione al

pubblico femminile dovuto al grande ruolo di mobilizzazione civile durante la guerra. Si

aggiunge l’interesse per lo spettacolo in particolare modo per il cinema e il teatro (si aggiunge

l’elemento mondano ed evasivo legato alle tematiche). L'inserimento di questi temi avvenne

inizialmente in modo più disordinato ed e’ dunque evidente il passo sperimentale. Questi spazi

aumentarono notevolmente negli anni del fascismo, fu una di quelle ragioni per i quali i

giornali nonostante furono fascistizzati continuarono a vendere molto.

Posizioni della stampa sulle tematiche del dopoguerra:

● Il grosso della stampa italiana era impreparata al ruolo di decrittazione di fenomeni nuovi. I

differenti punti di vista differenti lasciano intravedere movimenti centrifughi della società

italiana del tempo. La stampa rispecchia questi movimenti centrifughi non riuscendo però a

controllarli affinché la popolazione possa ricavarne un significato fecondo.

● Smobilitazione dell’esercito e l’inserimento dei reduci nella societa, questo tema viene

affrontato con retorica da parte della stampa.

2 ● Inchiesta su Caporetto: nel 1919 cada il governo di Orlando e nasce il governo Nitti, (spostato

più verso sinistra) e in questo governo avviene la promozione di una commissione di inchiesta

sul “Ripiegamento dall’Isonzo al Piave” (non viene mai menzionato Caporetto). Emergono le

aporie di Cadorna, tema affrontato con un atteggiamento che rifletteva la segmentazione e la

superficialità della stampa.

● Moto del caro vivere (aumento dei prezzi) esploso dal 1919, anche in questo momento la

stampa dimostra un modo strumentale e superficiale con cui legge il fenomeno. Mancano

analisi critiche ed approfondite della crisi sociale che attraversava il Paese.

La stampa si concentra su altri temi:

1. La crisi Adriatica (impresa di D’Annunzio a Fiume). Il problema dei trattati di pace e della

questione di Fiume per un anno sulle pagine della stampa e se ne parlava di continuo di questo

tema. L’Italia era entrata in guerra nel mondo del 1914 e ne era uscita nel mondo del 1919, due

mondi assai diversi. Si inaugura infatti il secolo americano. Wilson arriva nei trattati con una

fondamentale carta da giocare: gli Stati Uniti sono stato fondamentali nella guerra, erano i

primi finanziatori. Wilson arriva in Europa e non ne capisce più nulla, anche se animato da

buone intenzioni. Arriva alla conferenza di Parigi con i famosi 14 punti. Peccato che poi le cose

vanno in modo diverso: la conferenza iniziò nel gennaio 1919 e si concluse nel 1920 con i

trattati tra i paesi vinti: trattati di pace molto punitivi. Uno dei 14 punti riguarda il principio

della nazionalità dei popoli: voi avete firmato dei trattati prima della guerra (l’Italia aveva

firmato il patto di Londra), ma ora le cose sono cambiate: l’Impero austroungarico si è disfatto

e sono nate autorità statali. Wilson ha come scopo quello di creare la Jugoslavia. Orlanda e

Sonnino arrivarono a Parigi e commettono il grave errore di chiede sia le terre chieste nel

Patto di Londra sia Fiume, mai nominato prima d’ora. Ma Fiume deve andare alla Jugoslavia,

unico porto importante per il nascente paese. Grave crisi diplomatica: tornano in Italia,

ritornano a Parigi scoprendo che ci era rimasto si era spartito le colonie tedesche.

La stampa è tra le maggiori responsabili della reazione del mito della vittoria mutilata e della

pugnalata alla schiena da parte degli alleati. Quando si delineano i contrasti netti, tra la pace

democratica voluta da Wilson e i principi europei, la stampa si pone su un atteggiamento di

ripiegamento.

Il più significativo è l’atteggiamento del Corriere: inizialmente sostiene Wilson (pace basata

sul principio di nazionalità) ma con il passare del tempo si intravede una delusione. Poi inizia

a lavorare sulla critica ad Inghilterra, Francia e Stati Uniti. Il corriere, anche con toni pacati,

slitta su posizioni di mortificazione e delusione.

Il gesto di D’Annunzio è un gesto di seduzione (primo colpo militare), sanato grazie alla

bravura di Giolitti il 2 settembre 1919. I giornali nazionalisti salutano questo evento come

primo passo per la politica interna nazionale e decisa adozione di un metodo nuovo: risolvere

le questioni con la forza e non con la diplomazia.

Il Popolo d’Italia ha una posizione tutta sua perché Mussolini non ha alcun interesse nel dare a

D’Annunzio lo scettro della rivoluzione. Mussolini chiama l’episodio “la magnifica rivoluzione

italiana che noi (ovvero io) abbiamo iniziato nel 1915 e siamo decisi a continuare sino

all’episodio finale” (Fiume non è l’episodio finale ma solo una tappa”. Mussolini è attento a far

capire nel non considerare Fiume il luogo cruciale della battaglia nazionale: non sarà Fiume il

luogo della battaglia contro lo stato liberale.

La posizione più curiosa è quella dell’Avanti: nel frattempo, influenzato molto dalla

rivoluzione bolscevica, considerò positivo il gesto del poeta, definendolo un gesto

rivoluzionario.

Ambigua la posizione della stampa liberale nei confronti del gesto del poeta: si dimostrò molto

preoccupato. Il corriere della sera era un giornale d’ordine: si schiera contro l’iniziativa del

poeta e sottolinea il fatto di seduzione militare. Si riconosce la lucidità del momento del

giornale.

2. L’occupazione delle fabbriche (biennio rosso). In quegli anni si parla di biennio rosso, che

raggiunge l’apice nel settembre del 1920 con l’occupazione delle fabbriche. Si facevano

scioperi e manifestazioni perché operai e contadini rivendicavano condizioni di vita migliore.

3 Gli operai avevano sostenuto dall’interno la guerra e i contadini dall’esterno. Ai contadini

erano state fatte anche promesse di terre. La stampa si schiera secondo le interpretazioni degli

eventi: la stampa di destra chiese la restaurazione dell’ordine violato, come l’inizio di una

rivoluzione anche in Italia; la stampa socialista e quella anarchica rivoluzionaria appoggiò

tutto il movimento: peccato che lo fece in modo inopportuno e totalmente sbagliato, causando

così l’aumento di fanatismo.

3. Lo squadrismo fascista e l’interpretazione del fascismo. Il fascismo nasce il 23 marzo del 1919.

L’attenzione dei giornali è tardiva perché i giornali nel 1919 sono occupati con altri soggetti

sociali, in particolare l’attenzione è concentrata sui socialisti che vedono aumentare i lori voti e

sul nuovo partito italiano, vero e proprio organo del partito: “il Popolo”. I socialisti e i popolari

sono due forze cresciute al di fuori del sistema liberale ma che hanno rappresentanti in

parlamento: sono espressioni di masse popolari uscite dalla guerra. Avevano guadagnato voti

grazie al metodo proporzionale delle elezioni del 1919.

Ad un certo punto le azioni fasciste iniziano a balzare sulla cronaca. Lo squadrismo divenne

diffuso. Solo nel 1920 la stampa si accorge dei fascisti: essi fanno in modo che la stampa si

accorga di loro con la violenza diffusa.

Il fenomeno dello squadrismo viene condizionato dall’orientamento politico di ciascun

giornale. i quotidiani schierati a centro destra sono a favore di questo fenomeno e lo

sostengono. Ma tra questi c’è chi vede lo squadrismo fascista come uno strumento antipatico

ma necessario per combattere i rossi; c’è gente che, invece, sostiene l’esercizio di violenza. Da

qui deriva lo spazio e il modo con cui viene trattato il fenomeno: chi ritiene che lo squadrismo

sia un fenomeno positivo in sé non si sofferma sulle descrizioni violente dei fenomeni ma

punta sul commento. I giornali che considerano lo squadrismo uno strumento negativo ma

necessario non danno spazio al commento ma alle dinamiche descrittive.

I giornali socialisti sono avversari mentre grandi quotidiani di opinione restano su una

posizione ambigua. “Il Corriere della Sera” rimane in una posizione ambigua sul fenomeno,

problema legato su come veniva interpretato il fascismo.

Tutta la stampa concorda su un punto solo: legame tra fascismo e guerra. Tutti dicono che il

fascismo nasce dalla guerra ma si dà una lettura diversa di questo legame, a seconda di come

si vede la guerra:

1) I giornali interventisti sostengono che i fascisti sono gli eroi della guerra

2) “L’Avanti” dice che i fascisti sono i relitti di violenza e di delinquenza della guerra (residui

negativi)

3) “La Stampa” di Torino: i fascisti sono la continuazione di certi fenomeni lasciati dalla

guerra

4) “Il Corriere della sera” sostiene che i fascisti sono l’ala estrema del blocco nazionale. Sono

nel blocco liberale dell'ala più estremista ma utili come strumento di liberazione dei rossi.

Tutti i quotidiano dell’epoca individuarono il nesso tra il fascismo e la guerra, spesso però invece di

spiegarlo si limitarono a valutarlo e giudicarlo assumendo una posizione (pro o contro).

Interpretazione del fascismo in rapporto al liberalismo furono pochi quotidiani a cogliere il rapporto

antiliberale del fascismo. Altri colsero l’antisocialismo del fascismo. Alcuni intellettuali invece

credettero che il fascismo fosse il culmine del movimento liberale. Molti liberali videro nel fascismo

uno strumento per combattere i socialisti, molti quotidiani videro nel fascismo i “cugini cattivi” dei

liberali italiani. Altri invece credettero che il fascismo fosse un fenomeno transitorio utile a portare

ordine nell’Italia caotica del tempo. A questa linea di schierarono molteplici quotidiani tra cui due

principali “il Corriere della Sera” e “La Tribun

Dettagli
Publisher
A.A. 2018-2019
5 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/08 Sociologia dei processi culturali e comunicativi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Giadaa98 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia del giornalismo e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Piazzoni Irene.