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Long take: inquadratura prolungata che dura diversi secondi.

Piano sequenza: inquadratura prolungata che dura diversi minuti, anche decine di minuti e in rari casi

addirittura per tutta la durata del film. Nodo alla gola è un film fatto di tanti piani-sequenza, “incollati” poi

in postproduzione tramite artifici; con la pellicola non era possibile girare un intero film in piano sequenza

poiché ogni rullo durava circa 10 minuti → bisognava fare tanti piani-sequenza di 10 minuti e poi unirli in

modo intelligente, per esempio tra un’inquadratura e l’altra si poteva usare un carrello di una tendina e una

dissolvenza → lo spettatore non si accorgeva dello stacco. Oggi invece con il digitale si può davvero fare un

intero film in piano sequenza → si veda per esempio L’arca russa (2002, Aleksandr Sokurov), girato in

digitale.

16/03/17

Establishing shot: inquadratura che serve a mostrare l’ambientazione della scena (per esempio le sitcom si

aprono quasi sempre con un establishing shot, per poi svolgersi completamente in interni).

Tutti i generi epici prediligono i campi lunghi (es: la Monument Valley nel western di John Ford). Il

musical predilige il campo medio, per tenere insieme sia l’ambiente che le performance.

Il primo piano non veniva usato nel cinema primitivo, che prediligeva invece campi medi e lunghi. Sarà a

partire dal primo piano che nasceranno le prime teorie del cinema, come la fotogenia o l’importanza del

primo piano nelle avanguardie degli anni ‘20.

Il cinema moderno (inteso concettualmente) è caratterizzato da due elementi principali:

• riproduttività del cinema stesso: il cinema moderno tende alla riproduzione di materiali già

esistenti. Per esempio il cinema moderno sceglie di riprodurre la letteratura, spesso quasi senza

mediazione (per esempio Il diario di un curato di campagna di Bernanos, in cui una voce off legge le

parole precise del romanzo). Non si tratta di veri e propri adattamenti, ma si riproduce letteralmente

il materiale di partenza. Nel caso di Renoir il materiale di origine può essere la stessa realtà, che deve

quindi essere riprodotta in quanto tale, nel suo scorrere; ne La regola del gioco per esempio, le

inquadrature lunghe servono a prendere brandelli di realtà nel loro scorrere; è un work in progress,

poiché non sempre si rispetta la sceneggiatura ma anzi si decide man mano, durante le riprese. Il

cinema moderno quindi instaura un rapporto molto diretto con i materiali di partenza (la realtà stessa,

teatro, letteratura, pittura). 5

• metalinguaggio: il cinema riflette su se stesso, mette in scena se stesso. Nel cinema di Hitchcock ci

sono praticamente sempre nei suoi film uno o più elementi metalinguistici.

Il cinema è davvero capace di cogliere la realtà? Questo è il dubbio che si pone alla base del cinema

moderno. Dubbio, incertezza sono parole chiave del cinema moderno.

Alfred Hitchcock: è un regista molto diverso da Ozu, eppure anche Hitchcock per determinati aspetti è un

regista della modernità, o meglio un regista difficile da catalogare: lavora all’interno delle griglie del cinema

classico, introducendo però elementi di modernità.

Hitchcock chiama in causa la figura dell’autore (oggi un po’ superata): che cos’è il cinema autoriale e che

cos’è che sta oltre esso? Ci sono registi che dobbiamo considerare autori perché portano una teoria/pratica

registica molto particolare e significativa. Hitchcock prima della politica degli autori (concetto elaborato dai

teorici della Nouvelle Vague, come Godard) era considerato un regista e basta, e solo dopo verrà

riconosciuto come autore. Sono autori quelli da cui poi nascono aggettivazioni (felliniano, tarantiniano,

fordiano, hitchcockiano…).

Hitchcock lavora all’interno dello studio system hollywoodiano ma nonostante ciò introduce una poetica

nuova (motivi stilistici e narrativi ricorrenti innovativi):

• motivo del senso di colpa, causato dalla repressione degli istinti più bassi, profondi e inconsci (come

l’erotismo);

• elemento sperimentale/visionario onirico;

• il dettaglio/particolare rivelatore;

• suspense (≠ sorpresa):

sorpresa: elemento ricorrente nel giallo classico all’Agatha Christie, con il colpo di scena

o finale, o nel cinema horror;

la suspense può permettere di rivelare già a metà film chi è il colpevole, ma grazie alla

o suspense si può creare tensione proprio a partire dalla rivelazione. Il classico esempio è

quello di due uomini seduti a tavolino a dialogare senza sapere che sotto il loro tavolino si

trova una bomba che sta per esplodere; questo lo sappiamo solo noi spettatori; quando i due

personaggi si andranno a sedere sul tavolino e uno dei due personaggi è il protagonista,

quello in cui ci siamo identificati, avremo la suspense, il fiato sospeso, il cuore in gola.

La finestra sul cortile (1954, Alfred Hitchcock)

• È il film che racconta che cos’è il cinema in quanto dispositivo che cerca di catturare la realtà;

racconta cosa sono lo spettatore cinematografico e il voyeurismo. La finestra sul cortile è un saggio

sulla spettatorialità. Il cinema funziona sulla base del meccanismo voyeuristico

• Non è un film indipendente né underground, ma un film hollywoodiano classico per certi aspetti:

scelta di due divi come protagonisti (Grace Kelly e James Stewart);

o fotografia curata, morbida, artificiale, tipica da studio (agli antipodi per esempio di

o Rossellini).

• Nel finale della scena del dialogo tra Kelly e Stewart c’è il tipico movimento di macchina che va a

stringere sul primo piano, portando a un cambiamento di situazione → elemento perturbante (il

primo piano di Grace suggerisce che forse anche lei crede all’idea dell’omicidio di Stewart).

• Presenza di inquadrature lunghe (non propriamente long take ma quasi).

• Soprattutto primi piani e piani medi, pochi piani lunghi. C’è comunque una distanza, esaltata

dall’elemento del binocolo di Stewart.

• Jeff si ritrova in una forzata e temporanea immobilità → perfetto simbolo dello spettatore (classico)

del cinema → film sul dispositivo cinematografico, inteso come rapporto cinema-spettatore. Noi

spettatori siamo come Jeff: nel momento del pericolo visto dalla finestra/schermo saltiamo sulla

poltrona, sussultiamo, ci viene quasi da intervenire 6

• Scena di Jeff che osserva l’assassino rientrare in casa, con la donna che non sa niente, e Jeff che

vorrebbe intervenire ma non può → massima tensione → esplicitazione, messa in scena del

meccanismo della suspense → elemento metalinguistico.

• Finestra come schermo → elemento metalinguistico.

• Lo sguardo sulla finestra/schermo è come una soggettiva (sia dal punto visivo che uditivo); il cinema

moderno è un po’ come il romanzo moderno: in prima persona.

• C’è anche un po’ un gioco con il cinema muto: Jeff vede la scena dalla finestra ma non riesce a udire

le voci.

• Quando Jeff zooma con il binocolo, è la messa in scena del cambio di ottica, cioè il cambio di

piano/campo tramite l’utilizzo del teleobiettivo → altro elemento metalinguistico. Jeff rappresenta il

regista che mette un teleobiettivo (il binocolo).

• Due inquadrature molto ricorrenti:

soggettiva;

o inquadratura di Jeff che guarda.

o

L’atto del guardare e del guardare qualcuno che guarda è emblematico nel cinema moderno.

• Inquadratura vignettata del dettaglio dell’anello → elemento metalinguistico riferito al cinema muto,

in cui si aveva spesso l’effetto vignettato (o a iride). La vignettatura è uno dei trucchi del cinema →

riporta Hitchcock alla tradizione delle avanguardie, cui Hitchcock fa molti riferimenti.

Io ti salverò (1945, Hitchcock) → scena del sogno →

• elemento onirico

• riferimento al surrealismo, anche più che riferimento: si riporta proprio la scena dell’occhio tagliato

di Un cane andaluso (1929, Bunuel e Dalì)

• scena del sogno realizzata da Dalì

• tema centrale della psicanalisi

• Ingrid Bergman → stiamo sempre all’interno dello star system hollywoodiano

• non era scontato a quei tempi che all’interno di un’opera destinata a un pubblico molto ampio e

popolare venisse introdotta una scena del genere, una scena che riporta al piano intellettuale. Io ti

salverò è per alcuni aspetti un film canonico, ma con elementi di grande sperimentazione

Vertigo (1958, Hitchcock)

• vertigine come elemento centrale già dal titolo → elemento psicologico

• uso fondamentale della soggettiva per rendere la paura e vertigine di Stewart

• l’effetto della vertigine viene ricreato tramite il doppio utilizzo di un carrello in avanti e zoom

indietro o viceversa (effetto anche detto dolly-zoom o effetto vertigo). È un trucco realizzato in

momento di ripresa e non in postproduzione. Questo effetto è ripreso dal cinema successivo e anche

contemporaneo (soprattutto a partire dalla fine degli anni ‘70, col cinema postmoderno): L’odio, Lo

squalo, Il signore degli anelli, Shining. Uno spettatore contemporaneo potrebbe pensare che tale

effetto è realizzato in digitale, quando invece si effettua in fase di ripresa.

21/03/17

L’odio (1995, Mathieu Kassovitz) → carrellata indietro/zoom in (push-pull) → il taglio dell’inquadratura

rimane lo stesso (piano americano), ma la prospettiva si schiaccia, creando un effetto straniante. All’inizio la

profondità di campo ha una certa nitidezza, poi si schiaccia e va fuori fuoco (flou). La posizione finale della

macchina da presa è un teleobiettivo. Questo effetto ci riporta ai due elementi da cui dipendono i

piani/campi: distanza focale e distanza tra cinepresa e profilmico.

Molti registi hollywoodiani fanno un cinema di propaganda bellica mirata a far conoscere e capire al popolo

americano le imprese dei soldati anche su fronti lontani. Oltre alla guerra in Europa c’è anche una guerra

interna: la guerra fredda → si scatena una serie di reazioni a catena: maccartismo → persecuzione ai

7

comunisti → crisi della fiducia nei confronti del sistema della democrazia americana → nascita di un cinema

che si fa veicolo di questo senso di dubbio e sfiducia.

Molti personaggi dello spettacolo furono vittime o carnefici, subendo la persecuzione o accusando colleghi e

amici, come Elia Kazan (uno dei maggiori registi del cinema moderno americano con Il desiderio, Fronte

del porto con Marlon Brando, divo/antidivo con la sua immagine di bello e dannato, La valle dell’Eden con

James Dean, anche lui antidivo). I

Dettagli
A.A. 2016-2017
26 pagine
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/06 Cinema, fotografia e televisione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher camillapalazzi di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia del cinema 2 e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi Roma Tre o del prof Uva Christian.