Appunti di Storia Architettura Contemporanea: Parte Terza
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riqualificazione di South Bank a Londra, penserà, in tempi non sospetti, a una ruota panoramica sul Tamigi, o a un ponte
pedonale temporaneo di connessione con la stazione.
Price era un visionario, utopico quanto Archigram o Buckminster Fuller, suo amico e mentore. Radicale nelle proposte,
spesso troppo ambiziose e vaghe da poter essere realizzate. Architetti e artisti come Richard Rogers, Rem Koolhaas o
Rachel Whiteread si dichiarano ispirati da Price nelle intuizioni rivoluzionarie dei primi lavori.
Quanto tutto ciò sia riconducibile alla potenzialità di Fuller, è evidente anche per i protagonisti delle avanguardie
architettoniche britanniche. Cedric Price, estimatore e collaboratore di Fuller, progettò un edificio denominato FUN
PALACE (59-65) uno studio mai realizzato che ebbe grande successo. Si trattava di una grande struttura metallica, in
un’impalcatura reticolare contenente al suo interno gru e
carrucole, che permettevano di muovere pareti, pavimenti,
soffitti scorrevoli mentre ascensori, scale, mobili, tapis
roulant e display luminosi completano la complessa
apparecchiatura architettonica, fondata nell’organizzazione
di attività potenziali che di spazi e funzioni reali.
Il progetto nacque dall’incontro dell’architetto con un regista,
Joan Littlewood, che si occupava di teatro sperimentale, e
che desiderava uno spazio altamente flessibile per le sue
performance. Un luogo dove gli spettatori si sentissero parte
dello spettacolo, un centro di intrattenimento flessibile che funzioni 24 ore su 24, spazio concepito letteralmente come una
macchina, concetto altamente innovativo degli anni ’50. Si trattava di un enorme edificio capace di ospitare 55.000 persone
e costruito secondo la visione di un tempo pragmatico, per auto distruggersi nel corso di un decennio. Lo stesso Price si
definì un anti architetto, che voleva costruire un anti edificio.
ARCHIGRAM
In Inghilterra questa visione futuristica ed utopica dell’architettura, viene ereditata da Archigram, un gruppo di giovani
architetti il cui nome deriva dall’unione delle parole architettura e telegramma (o fotogramma), ed esprime l’urgenza
comunicativa del fare architettura. Gli Archigram raccolsero le sollecitazioni dell’utopia tecnica e la riconvertirono in utopia
ludica, come nel caso del Fun Palace di Price, insieme a diversi stimoli provenienti dalle profonde trasformazioni sociali e
culturali che caratterizzano gli inizi degli anni ’60. Il gruppo è composto da:
David Greene
- Peter Cook
- Michael Webb
- Warren Chalk
- Dennis Cropton
- Ron Herron
-
Nel 1961 il gruppo creò l’omonima rivista Archigram, di cui uscirono in totale 9 numeri, uno all’anno; e alla cui grafica
informale e pullulante di riferimenti pop e underground, affidarono le loro dichiarazioni di intenti. ‘’Deve sorgere una nuova
generazione architettonica, con le forme e gli spazi che sembrano rispettare i precetti del moderno, malgrado di fatto li
mantengono. Noi abbiamo scelto di andare al di là dell’immagine del Bauhaus in rovina, che è un insulto al funzionalismo’’.
La rivista in cui convergono risonanze futuristiche, fantascientifiche e fumettistiche, dà voce alla loro polemica contro la
banalità dell’International Style degli anni ’50 e ’60, definita ‘’ architettura delle buone maniere ma senza fegato..’’.
Contro il repertorio banale dei modelli degli anni ’30, fanno quindi qualcosa di simile agli Smithson, anche se il tipo di
architettura e rappresentazione è ben diverso. Giocano molto con le immagini dei fumetti, hanno una visione positiva della
del consumismo e hanno un ottimismo, tipico della cultura pop. Si ispirano ai lavori di Lichtstein e affidano al fumetto il
compito di spiegare la loro visione. Il linguaggio espressivo adoperato nel loro disegni è un misto tra immagini fumettistiche
e raffigurazioni inglesi di fine ‘800. Nel 1963 vengono invitati ad allestire una mostra denominata LIVING CITY, all’istituto
di arte contemporanea di Londra, lanciati da Bauham come promotori di una nuova architettura; suddivisa in 7 percorsi la
mostra espone icone popolari, oggetti quotidiani, immagini commerciali che riportano in mente i precedenti dell’Indipendent
Group. I progetti dei membri del gruppo spesso firmati individualmente, affrontano temi comuni, proponendo esperienze
urbane utopiche, con impostazioni spesso molto differenti.
CITY INTERCHANGE (68) di Chalk e Herron, è una città vista come
un sistema di trasporti interconnessi e multimodali, una città in cui
torri per le funzioni umane sono connesse da tunnel veicolari, una
città in cui predomina lo scambio di flussi. Anche PLUG-IN CITY (64)
di Peter Cook è un reticolo infrastrutturale con maglie a 45°, entro il
quale sono inserite le varie unità per la vita, innovabile e
intercambiabili. Le varie unità possiedono tempi di deterioramento
differente ( da 40 anni per le strutture reticolari, a 3 anni per le
componenti domestiche). Architettura, dunque, come evento variabile
e mutabile, come i desideri e gli umori della nuova generazione ,un
‘architettura deperibile da consumare e gettare dopo l’uso. Le dotazioni
di un equipaggiamento tecnologico trasportabile è un altro dei temi
affrontato da Archigram. Questo progetto provocatorio suggerisce una
città di fantasia ipotetico, contenente unità abitative modulari che si
inseriscono in una macchina mega infrastrutturale centrale. Sulla trasformabilità e mobilità della città si basa Walking City
di Ron Herron, una città costituita da enormi astronavi poggiate su gambe telescopiche, adatte ad ogni tipo di luogo come
mostrano le immagini( nel deserto, nel mare, di fronte Manhattan ). In un articolo su Archigram, Ron Herron ha proposto
la costruzione di imponenti strutture robotiche mobili, con propria intelligenza, che potrebbero liberamente vagare per il
mondo, muoversi ovunque con proprie risorse o capacità di produzione. Diverse città potevano interconnettersi tra loro
per formarsi più grandi in caso di necessità in ' metropoli', e poi si disperdono
quando il loro potere concentrato non era più necessario. La precarietà e il
LIVING POD (1966) di
nomadismo derivanti dai nuovi stili di vita, sono alla base di
David Greene, un guscio abitacolo a forma di stomaco, attrezzato con
apparecchiature che consentono di meccanizzare tutte le funzioni vitali. La
possibilità di progettare un oggetto che è anche un habitat e un veicolo, in grado di
resistere ambiente ostile o sconosciuto simulando l'atmosfera terrestre in uno
spazio limitato è una delle principali preoccupazioni di architettura sperimentale del
1960. A partire dal 1968, da un’idea di Ron Herron, Archigram sviluppa ISTANT
una città trasportabile su camion o dirigibili, uno scenografico
CITY,
impianto di tendoni da circo colorati, impianti audiovisivi, schermi
giganti, unità elettrogene mobili, cupole pneumatiche, palloni
aerostatici, installazioni di intrattenimento, una sorta di accampamento
temporaneo, un Fun Palace mobile. In pratica un prodotto culturale
eccentrico di largo consumo, capace di portare i divertimenti della
metropoli ovunque (per fini educativi). Le implicazioni del progetto
Instant City nel 1969, vengono messe in pratica nel progetto di
concorso per l’Entertainmente Centre di Montecarlo, e a cui partecipò
anche Frei Otto. Il progetto doveva consistere nell’idea centrale della
piena flessibilità di grandi spazi per l’intrattanimento. L'idea era di
utilizzare i dispositivi audiovisivi, installazioni per il tempo
libero, e mostre, trasportate in colossal , agenti di trasmissione
ludiche e divertenti, dirigibili che su venire su di innocenti "città a pelo" trasformato il loro aspetto in maniera
irreversibile, la loro inclusione in un sistema metropolitano attiva, la città istante.
JAMES STIRLING (1926-92)
James Stirling nacque in Scozia, a Glasgow nel 1926; durante la sua carriera ha realizzato opere molto interessanti e
per molto tempo è stato incluso tra i post moderni. Studiò a Liverpool e fu molto importante l’influenza del suo maestro
Colin Rowe, teorico e storico profondamente cosciente dei valori simbolici e utopici dell’architettura degli anni ’20 e
che tentò di riportare l’attenzione sul rapporto tra la storia dell’architettura moderna e quella contemporanea; dopo la
cesura con la storia, Rowe recupera dei collegamenti tra storico e moderno. Importante per la formazione di Stirling fu
anche l’opera di Le Corbusier, infatti in quegli anni la scuola di architettura di Liverpool, dava rifugio ai professori della
scuola di Varsavia, fortemente connessi all’opera corbusieriana. La sua tesi di laurea nel 1950 su un Centro
Comunitario, era un chiaro riferimento al Padiglione svizzero, colmo di analogie.
Progetto di ampliamento dell’Università di Sheffield (1953) è una università britannica con sede a Sheffield nello
Yorkshire. Nel 2014, Sheffield si è
collocata al 69º posto al mondo
secondo il QS World University
Rankings, tra il 101º e il 150º secondo
la Academic Ranking of World
Universities e al 112º secondo La
Times Higher Education Ranking. Nel
2014, per la quinta volta consecutiva
l'Università di Sheffield si è collocata
prima nel sondaggio studentesco del
Times Higher Education su esperienza studentesca, vita sociale, e qualità delle risorse e del campus. La filosofa
femminista Jennifer Saul è a capo del Dipartimento di Filosofia dell'università. È una delle più antiche università inglesi,
e al 13º posto nel Regno Unito nel 2014 (RAF)ed è costantemente considerata tra le prime venti della nazione anche
questo progetto risulta fortemente influenzato dall’opera di L.C.; si tratta di una lunga stecca unica , dove all’interno si
susseguono spazi destinati a funzioni diverse, visibili dai diversi trattamenti della facciata. Stirling, fin dai primi anni
della sua carriera, tenta di trovare una nuova strada per l’architettura moderna; atteggiamento condiviso
dall’Indipendent Group, coscienti della necessità di andare oltre le norme dettate dal moderno. Alla mostra di tale
gruppo (this is tomorrow), Stirling espone una scultura informale , dal titolo ‘’abitato primitivo’’, nonostante la mostra si
incentrasse su temi futuristici.
1- Edificio Residenziali a Ham Common (1955-52)
l’edificio, realizzato insieme a James Gewon nei pressi di
Richmond, è il progetto che a soli 29 anni gli permette di
emergere nella scena architettonica inglese. Anche qui
l’influenza di L.C. è chiara; si tratta di edifici residenziali in
mattoni a faccia vista con solette in cemento armato, visibili
in facciata. In tali dettagli è riscontrabile l’influsso delle
opere tarde di L.C., come Maison Jaoul, visitate da Stirling,
e di Ronchamp, rievocata nei doccioni, qui semplificati.
2- Abitazioni popolari a Preston (1957-59) l’uso del
mattone si collega anche alla tradizione abitativa locale,
come quello usato nel complesso di Preston, costituito da 64 appartamenti, sia simplex che duplex, disposti su 3
stecche che formano una corte aperta. Il complesso sorgeva
su un quartiere ottocentesco con problemi di igiene e alta
densità. L’intervento di Stirling tenta di risanare il quartiere e
allo stesso tempo di ricreare la qualità di vita del precedente
quartiere ottocentesco, inserendo spazi semipubblici, come
parchi e ballatoi , e usando un linguaggio familiare agli abitanti.
Stirling si opponeva ai codici dell’architettura moderna, che
riteneva ‘’..noiosa, banale e distruttiva per i tessuti storici..’’.
Come gli Smithson, nutre una forte polemica contro il
movimento moderno, ma la sua ricerca per il rigeneramento
delle forme banali, avviene in modo diverso dagli altri. Il suo
lavoro si basa sul Collage, il riferimento a forme diverse e tradizioni diverse ( importante è il tema della citazione).
Laboratorio della Facoltà di Ingegneria di Leichester (1959-63) la forza dello stile personale di Stirling, con il
3- recupero di temi e linguaggi tipici del movimento moderno, di frammenti linguistici assemblati in collage
volutamente contraddittori, emerge per la prima volta nel
progetto dei laboratori dell’università di Leichester. Il
complesso è costituito dall’assemblaggio di corpi di diversa
forma e altezza, sollevati su un basso podio. Un’altra torre,
quasi totalmente vetrata, sovrasta le forme degli auditorium del
profilo inferiore, tagliato in diagonale in corrispondenza delle
gradinate; queste ricalcano fedelmente le sale del club Rusakov
a Mosca di Konstantin Melmikov. I corpi scala e l’ascensore in
mattoni rossi sono memori delle analoghe torri serventi del
Richards Medical Research di Kahn. L’edificio dei laboratori di
ricerca sospeso su pilatis, presenta grandi superfici in mattoni,
segnata da lunghe finestre a nastro con un profilo a risega
inclinato di 45°; mentre la grande copertura a shed romboidali del vasto spazio dei laboratori sperimentali, è un ‘
esplicita ripresa dei tetti degli edifici industriali ottocenteschi. Se a tutto ciò si aggiunge la gru in cima alla torre
(per la pulizia delle vetrate), citazione dei costruttivisti russi, la scala a chiocciola racchiusa in un cilindro
trasparente (reminiscenza di Gropius) , oltre ai vari dettagli industriali, il risultato che ne consegue è un
imprevedibili montaggio di citazioni e motivi tratti dal futurismo, costruttivismo, purismo, espressionismo e
funzionalismo. 4- Progetto per il Selwyn College (Cambridge 1959)
in questo college, non realizzato, Stirling esplora le
potenzialità degli sviluppi lineari, e scopre la possibilità di
definire recinte e sottolineare il valore dei limiti. La
residenza universitaria era disposta lungo una stecca
curvilinea, al margine del giardino, delimitando lo spazio
e conferendo nuovo valore al vecchio college (alla
maniera di Aalto). Inoltre, l’edificio, che appare totalmente
chiuso esternamente con le sue torri per le scale , è
aperto con grandi vetrate verso il giardino. Grazie all’andamento scalare e al tracciato curvilineo dell’edificio, il
vetro assume connotazioni di solidità, tipiche anche delle sue successive opere.
5- Facoltà di storia dell’Università di Cambridge (64-67)
Stirling ricevette l’incarico di questa facoltà, grazie alla
vittoria di un concorso ad inviti del 1964. Il progetto, che
ha molte affinità con il complesso di Leichester, sia per
le forme che per i materiali usati, fu l’unico dei progetti
in gara a tentare un integrazione tra la biblioteca e gli
spazi didattici. L’elemento centrale della composizione
è la sala di lettura con la grande copertura piramidale
vetrata, intorno al quale dispone il grande blocco a L
più alto, che ospita le aule, le aree di ricreazione e gli
uffici. Collocò poi una serie di funzioni pubblichi ai livelli
inferiori, il che condusse ad una forma degradante; i
percorsi di circolazione sono infatti costruiti con un
andamento a piramide, che partendo dalle ampie zone,
destinate ad una maggior frequentazione ( biblioteca e aule), conducono in alto agli ambienti più ridotti degli studi.
Ciò è denunciato in modo evidente anche dal progetto gradonato dell’edificio principale a L, delimitato alle
estremità da pareti cieche di mattoni. La pianta a ventaglio della sala di lettura era una risposta ad una richiesta
centrale del proprietario: si richiedeva, infatti, che ci fosse un unico punto di controllo, da cui poter sorvegliare
tutta la sala. Risultava inoltre idonea alla disposizione dei banconi e degli scaffali. La grande copertura vetrata
,costituita da una doppia vetrata con con camera d’aria per le escursioni termiche, con il suo linguaggio, rimanda
all’immagine romantica delle scene ottocentesche. Alla sommità del complesso, ritorna la gru di Leichester. Il
risultato è una bizzarra vocazione, che sembra oscillare tra fantascienza del XX secolo, design romantico e
nostalgia per le grandi strutture in ferro e vetro del XIX secolo.
6- Residence studentesche a ST. Andrews (1964-68) le residenze per studenti all’università di st. Andrews, in Scozia,
sono organizzate in 4 gruppi di stecche realizzate con l’uso di elementi prefabbricati (non tutte realizzate). Ogni
stecca è piegata in due a formare una corte aperta con vista mare. La facciata sulla corte, presenta un ritmo
serrato di affacci inclinati a 45°, corrispondenti alle stanze degli studenti, accessibili da un lungo corridoi vetrato.
I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher archifra di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia e metodi dell'architettura e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Kore Enna - Unikore o del prof Baglione Chiara.
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