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MASCHIO ETEROSESSUALE BIANCO OCCIDENTALE ABILE.
Tutte le altre figure sono, come ci spiega la Connell, complementari o subordinate.
Quando diciamo al maschio, durante la socializzazione, “non fare la femminuccia”
stiamo dicendo non retrocedere, non andare in una posizione di inferiorità; quando
diciamo alla femmina “non fare il maschiaccio” stiamo dicendo che c’è un confine e
che deve stare dentro i ruoli modelli e le aspettative di genere ma tutto sommato se
sconfina non sta retrocedendo, sta solamente andando in un altro territorio che
essendo prestigioso non crea nessun giudizio negativo.
Questa gerarchia di genere, ci spiega Connell, è presente anche nei diversi tipi di
maschilità. La maschilità egemone è un certo tipo di maschilità, le altre maschilità,
che non hanno tutte le caratteristiche della maschilità egemonica, ovviamente
possono essere in sostegno, in complementarietà e in accordo con la maschilità
egemonica, la rincorrono oppure sono considerate di una maschilità inferiore.
Il genere è il primo territorio in cui si verificano le disuguaglianze e che
attraversiamo fin da piccoli.
Foucault ci ha spiegato molto bene quanto il potere sia sempre di più costruttivo e
non repressivo, ci fa desiderare alcune cose e non altre. Non ha bisogno di reprimere
nel momento in cui ha costruito i nostri immaginari, i nostri sogni, bisogni e desideri.
FAMIGLIA cap. 13
Parlando della famiglia l’antropologia ci ha aperto le menti e soprattutto mostrato il
nostro sguardo etnocentrico e quindi grazie a questi studi abbiamo messo in questione
sia l’ordine sociale di genere, costruzione tipicamente culturale ed ogni cultura ne ha
uno diverso, e sia appunto verso la famiglia. L’idea che esista una famiglia naturale,
un tipo ideale, come direbbe Weber, è un’idea etnocentrica. Guardando poco al di là
dei confini vediamo quanti tipi di famiglia esistono. Esistono famiglie allargate,
ristrette, arcobaleno, multiculturali ecc…le pubblicità ci danno l’idea della famiglia
“mulino bianco” come riferimento di famiglia perfetta. Ci rendiamo conto quanto i
modelli mediatici e televisivi siano rilevanti nella co-istituzione dell’idea di realtà che
abbiamo e quanto anche gli stereotipi di genere nelle pubblicità, gli stereotipi rispetto
ai modelli familiari e l’ordine di genere siano pervasivi.
Ragionando in una prospettiva di relativismo culturale o storico vediamo quante
forme di famiglia esistono, dalle linee matriarcali, alle linee di famiglie allargate fino
ad arrivare a società in cui non esiste il concetto di famiglia. Esistono società in cui i
figli vengono allevati dalla comunità o addirittura altre società in cui ci sono famiglie
considerate preposte.
L’idea che abbiamo noi di famiglia e molto costruita culturalmente e rafforzata da un
certo tipo di cultura. L’operazione che viene fatta e che influenza circolarmente la
produzione di modelli è questa idea della tradizione = naturale.
Da qualche anno a questa parte c’è un movimento molto forte che considera
estremamente pericoloso parlare di questioni di genere, tant’è che nelle scuole è
vietato fare qualsiasi attività che riguardi il genere, perché viene considerato un
pericolo per la cosiddetta famiglia naturale.
Si è cercato di mostrare come spesso questa idea di modello di famiglia come anche i
modelli di ruoli di genere, come anche i modelli di genere fanno parte di una
socializzazione, di un ordine di genere che è così pervasivo e forte per noi che
avviene ancora prima che nasciamo. Ogni volta che ci sono forti cambiamenti sociali
le persone tendono a riancorarsi a dei modelli riconoscibili e riconosciuti.
È il motivo per cui quando ci sono epoche di passaggio c’è bisogno di riancorarsi a
dei modelli riconoscibili, quindi tornare a forme tradizionali di maschilità e
femminilità e questo è tanto più vero tanto più si è fragili socialmente. Proprio per
questo si sono scelte due scuole differenti, una di ceto medio e l’altra più popolare si
è visto come nella scuola popolare ci fosse una più forte ri-genderizzazione. Crisi,
cambiamento, confusione = bisogno di riancorarsi.
In Italia esiste un vuoto legislativo per esempio per i matrimoni tra persone dello
stesso sesso. L’anno scorso storicamente si è ottenuto questo provvedimento delle
unioni civili che però non è in nessun modo paragonabile al matrimonio. Guardando i
dati l’Italia è uno dei pochissimi paesi che non legifera su questo fronte. Sulla
nozione di famiglia esiste una definizione che non vieta il matrimonio tra persone
omosessuali ma viene interpretato costantemente nel senso più restrittivo.
Ad esempio il matrimonio prevede la fedeltà ma le unioni civili no.
La famiglia basata sulla scelta del/della partner per amore è molto recente. Prima la
scelta del coniuge avveniva sulla base di accordi familiari e scambi economici come
la dote. Anche Bauman si è occupato dell’amore romantico in cui declina l’amore
liquido.
I teorici funzionalisti parlano dell’importanza della famiglia come chiave della
socializzazione e quindi dell’ordine sociale della buona riuscita dell’ordine sociale
come cellula fondamentale per la riproduzione dell’ordine sociale.
Durkheim prima e Parsons poi si concentra moltissimo sul fondamento della famiglia
per il buon funzionamento dell’organismo società. Il funzionalismo considera la
società come un organismo vivente e giustifica la diseguaglianza sulla base della
funzionalità e dicono che la diseguaglianza all’interno della famiglia è necessaria) sia
perché è necessario che le funzioni si dividano, sia perché devono dare questo
modello ai figli. Socializzazione e agenzia di socializzazione famiglia che agisce
proprio nel mantenimento dell’ordine.
I teorici del conflitto vedono dalla prospettiva opposta, è proprio dalla famiglia che
inizia questa costruzione della diseguaglianza e soprattutto è attraverso le diverse
socializzazioni che si riproduce la diseguaglianza.
Più la famiglia è forte socialmente, più probabilmente agirà attraverso un
meccanismo premiante, più orientato da un punto di vista dei valori; più la famiglia è
fragile e più utilizzerà meccanismi di punizione, quindi orientati alle norme che
creeranno personalità molto adatte a ricevere un certo tipo di assoggettamento.
Quindi la famiglia secondo la scuola di Francoforte anche come cellula funzionale
alla produzione della diseguaglianza perché crea personalità addomesticabili perché
sono state addestrate alla norma invece che al valore.
ISTRUZIONE cap.14
La scuola si appoggia su un sistema di cultura dominante che tende a formare ma
anche a dare un certo messaggio. Quello che c’è nei programmi di studi la scelta di
cosa trattare configura una certa volontà di dare un certo messaggio di cultura
dominante. Cultura dominante che fornisce il contesto e i confini del sapere ma anche
le ricompense e i termini di valutazione. Gli insegnanti/le insegnanti sono formate
sulla base di una cultura dominante e quindi la riproducono costantemente sia nei
programmi che nei metodi di valutazione.
Chi parte da un certo capitale culturale, quando si nasce in una famiglia che usa molte
parole si costruisce un sistema cognitivo di pensiero più complesso, più capace di
sviluppare un certo tipo di pensiero oltre la cultura dominante.
Nei film emerge il dare valore a un tipo di sapere invece che ad un altro, ad esempio
in Italia le riforme hanno tolto la musica poi l’arte e si è parlato di togliere il latino e
la filosofia dalle superiori, ciò significa sviluppare un tipo di competenze rivolte alla
spendibilità del mercato del lavoro di un certo tipo.
Foucault ci spiega come spesso la scuola sia un addestramento a conformare i corpi e
le menti all’accettazione della posizione. La campanella che segna il tempo,
l’ambiente separato.
Il sistema scolastico italiano è un sistema apparentemente democratico che in realtà
poi mostra quanto ci sia una riproduzione incredibile del capitale culturale ed
economico nella riuscita, nella scelta dei tipi di scuola secondaria e poi università.
Nel sistema italiano c’è moltissima dispersione scolastica. C’è una grande differenza
di genere nella scelta del liceo e poi dell’università.
In Tunisia, ad esempio, il percorso universitario si sceglie in base al voto della
maturità, ad ingegneria sono più ragazze che spesso appunto, escono con voti più alti
dal liceo.
Unendo l’istruzione, la diseguaglianza e il genere sappiamo che questa
incorporazione degli orizzonti di possibile fanno sì che alla fine tutto quello che è
legato alle professioni di cura, è legato più al genere femminile mentre tutto quello
che è legato alle materie scientifiche è legato al genere maschile.
Irene Biemmi nel libro “educazione sessista” fa un’analisi delle figure sessiste che ci
sono nei libri scolastici delle elementari e conta che per i bambini ci sono circa 50
professioni rappresentate mentre per le bambine 15 di cui la maggior parte non sono
professioni come fata, principessa, ballerina, molte delle poche rappresentazioni
riguardano ambiti di cura.
Istruzione, genere e diseguaglianza producono la segregazione formativa. A questo
proposito non ci sarebbe nulla di male se ciascuno e ciascuna potesse scegliere
davvero liberamente e se poi le professioni fossero riconosciute tutte nello stesso
modo, ma non è così. Le professioni di cura sono quelle meno riconosciute
socialmente ed economicamente.
“In gabbie di genere” nelle interviste alle ragazze che studiano ingegneria e ai ragazzi
che studiano servizio sociale, le ragazze si accorgono della segregazione nel
momento in cui arrivano a ingegneria e vedono tutti maschi, mentre per i maschi è
una scelta molto pensata e consapevole.
L’istruzione è un processo attraverso cui la società trasmette conoscenze e capacità
ma anche valori, norme e aspettative. In quanto responsabile della riproduzione di
valori, norme e aspettative, l’istruzione costituisce anche una parte fondamentale del
processo di socializzazione, quello cioè attraverso cui gli individui apprendono gli
aspetti costitutivi della vita quotidiana.
Per i funzionalisti l’istruzione ha l’aspetto positivo di collocare poi i componenti
della società in posizioni diverse e anche il fatto che sia agente di socializ