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Tipi da uso domestico

  • Compatibilità con gli spazi interni
  • Facilmente manovrabili: girare attorno o essere accostate a mobili
  • Ruote grandi anteriori
  • Ridotta distanza tra le ruote
  • Minore stabilità direzionale

Particolari requisiti

  • Per amputati di arti inferiori -> sedile spostato in avanti per compensare l'arretramento del baricentro del soggetto (si deve garantire la giusta distribuzione dei carichi)
  • Per emiplegici (non usano un arto) -> propulsione con un solo arto
  • Deficit muscolare degli arti superiori e residua forza agli arti inferiori -> rimozione dei poggia piedi e propulsione mista braccia-gambe

Le carrozzine a propulsione manuale hanno un ridotto ingombro e prevedono degli anelli propulsori su entrambi i lati per spingere, cambiando la direzione. Nei dispositivi per soggetti emiplegici un anello è fissato dal lato sano e poi c'è un anello più piccolo che trasmette il

motoall'altra ruota. Il soggetto può spingere più su un anello o sull'altro per cambiare direzione. Si cerca di ridurre l'ingombro e il peso del dispositivo anche per facilitare la manovrabilità. Si devono considerare anche problemi di ergonomia, legati ad esempio alla dimensione della seduta e alla possibilità di insorgenza di piaghe da decubito. Si devono usare cuscinetti appositi: alcuni contengono gel per consentire deformabilità e adattamento alla seduta con possibilità di circolazione dell'aria. Le carrozzine a propulsione elettrica si usano per superare il problema dell'autonomia del soggetto ma sono anche più costose. Prevedono motori elettrici a corrente continua, generalmente bidirezionali e posti sulle ruote posteriori. Ci sono anche due batterie da 12 V in serie (30-90 A*h). Il controllo del movimento avviene tramite joystick. Il soggetto potrebbe non essere in grado di controllare bene il movimento anche a causa

dispasticità; sono quindi previsti dei meccanismi di filtraggio così da consentire un movimento fluido. Anche in assenza della mano devono essere previsti altri sistemi di controllo.
  • Joystick (segnale di controllo proporzionale a spostamento o a forza)
    • Di spostamento: potenziometri, dispositivi a induttanza variabile, sensori ottici
    • Di forza: mediante smorzatori o molle; a strain gage su barrette rigide non richiedono movimento
  • Joystick modificati (per uso con testa, mento, gomiti, ginocchia, guance, lingua, ecc...)
  • Tremore o ridotto controllo motorio richiedono speciali elaborazioni del segnale prima dell'utilizzo (superamento di soglie di ampiezza e di tempo, averaging, filtraggio passa basso 5 Hz)
  • Interruttori On-Off Singoli o multipli, con codifica del comando (tipo Morse) (lentezza nella risposta, necessità di più comandi)
  • Metodo misto: interruttori per entrare in una modalità di controllo, e poi controllo

Rilevatori a pressione di contatto, a soffio, a suzione, ad ultrasuoni (montati sul poggiatesta, per rilevare la posizione del capo)

Controllo vocale

Alcune carrozzine elettriche hanno anche la possibilità di mettere il soggetto in verticale. I modelli che garantiscono più stabilità consentono anche di spostarsi in questa posizione. Il soggetto è sempre leggermente inclinato all'indietro per garantire che il baricentro sia nel piano d'appoggio. Richiedono un consumo energetico maggiore.

Possono anche essere previsti propulsori elettrici per le carrozzine manuali per aiutare a produrre il momento di rotazione sulla ruota. Si usano dei motori agganciati con dei morsetti alle ruote.

Un altro problema riguarda il trasporto. Si devono fare diverse considerazioni quando si sceglie un'automobile, che includono:

  • spazio per accogliere la sedia a rotelle
  • comodità di movimento per la sedia a rotelle
  • ampiezza delle

portiere: macchine a 2 porte hanno portiere più larghe

  • cambio automatico
  • facilità di installazione dei controlli manuali
  • servosterzo e controlli semplici
  • finestrini e specchietti retrovisori elettrici

Gli adattamenti includono:

  • controllo manuale per acceleratore e freno
  • elevatore elettrico per caricare la sedia a rotelle
  • Pomello sullo sterzo
  • Sedile girevole per facilitare l'ingresso

Il soggetto può anche essere autonomo nella guida dell'auto.

Altri dispositivi interessanti sono miniscooter per locomozione su strada che consentono di raggiungere anche una certa velocità. Inoltre, hanno ottima manovrabilità, è facile impostare la direzione e girare in spazi stretti. Il sedile può ruotare lungo l'asse verticale. Sono previste integrazioni (come cestelli) e diverse potenze dei motori a seconda dei prezzi.

Sono previsti anche tricicli a pedalata manuale che, tramite la spinta

degli arti superiori, consentono la pedalata. Possono anche avere un motore elettrico per pedalata assistita. Ci sono anche prodotti di assistenza dalla seduta, sia elettrici che manuali. Anche i montascale sono fondamentali; possono essere automatici o manuali con la collaborazione del soggetto che applica una spinta con gli arti superiori. Il sollevatore è d'ausilio per operatori che vogliono spostare i pazienti. I pazienti vengono imbragati e sollevati. Si usano sia in ambito ospedaliero che domestico. Sono previste anche carrozzine per bambini, ultraleggere (con cantilever) e per uso sportivo.

LEZIONE 10: PROTESI

Definizione di PROTESI: (secondo l'OMS Organizzazione Mondiale della Sanità) = Dispositivo meccanico o elettrico o di altra natura che sostituisce in tutto o in parte un organo anatomico. Interne o esterne a seconda della posizione fisica della protesi in relazione al corpo. Attive o passive a seconda della possibilità di erogare potenza.

Qui vediamo

l'incidenza di amputazioni che portano alla necessità delle protesi. Le cause possono essere varie, spesso sono dovute a problemi traumatici o schiacciamento. Anche i tumori ossei hanno un'incidenza importante, e mentre prima si procedeva sempre con l'amputazione, oggi si cercano soluzioni alternative con mega protesi che prevedono sbarre metalliche ancorate alle estremità e che vanno a sostituire le ossa lunghe (come il femore). Sono operazioni invasive che però preservano l'arto: si parla con precisione di endoprotesi. Anche le problematiche vascolari possono portare ad amputazioni, così come il diabete (problema metabolico che determina anche problemi vascolari e neurologici). Si può intervenire anche per malformazioni congenite. Le amputazioni più frequenti sono quelle a livello della tibia (e del perone-transtibiali) e del femore. Meno frequenti sono quelli a livello del piede. Le disarticolazioni sono situazioni in cuiconviene separare i capi delle articolazioni perché altrimenti non si potrebbero agganciare le protesi. Vediamo ora le amputazioni di piede: la tendenza è quella di evitare di sezionare le ossa, altrimenti possono rimanere delle fratture con spigoli acuti che possono determinare dei problemi e delle ferite. Allora le ossa si tende a separarle al livello dell'articolazione. Si fa una resezione dei metatarsi dal tarso lungo la linea di Linsfrac. Il vantaggio delle disarticolazioni è che si ottengono delle superfici lisce e arrotondate: quando sono ricoperte da pelle, si cerca di creare dei cuscinetti. Se la disarticolazione si effettua sul retropiede, per preservare astragalo e calcagno, si effettua sulla linea di Chopard; non si preserva la dorsiflessione ma solo la plantarflessione che può essere utile se la protesi prevede un piede artificiale. Tuttavia, spesso per la mancanza dei muscoli flessori dorsali, anche i muscoli posteriori tendono a ritirarsi producendo una

Situazione di equinismo. A livello più elevato c'è la Syme, ossia una disarticolazione al livello della tibia. Oppure si usa la strategia del Piogoff, per cui una parte del tallone viene collegata alla tibia per avere una superficie convessa. Si smussano i bordi per evitare la presenza di spigoli vivi.

L'efficienza delle prime protesi non è mai stata molto elevata; inizialmente erano solo di legno poi si è passati alle componenti in plastica. L'obiettivo era sempre quello di ridurre la morfologia dell'arto anche dal punto di vista estetico. Si fissavano mediante dei lacci agli arti; si permetteva anche la flesso-estensione. Questo concetto è alla base della protesi esoscheletrica; quella endoscheletrica è stata sviluppata verso gli anni '50. Si basa sull'idea di protesi modulare: essa prevede un'invasatura, una struttura di sostegno e un piede.

ESOSCHELETRICA: carico supportato dalle pareti di una struttura; Estetica

data dalla superficie esterna. Sono più tradizionali e anche ormai più rare; sopravvivono soprattutto nei paesi in via disviluppo per i costi ridotti e anche per comodità dei pazienti che preferiscono mantenere sempre la stessa protesi.

  • ENDOSCHELETRICA carico supportato da un "pilone" interno; Estetica data da rivestimento cosmetico (schiuma di poliuretano)

Ha molti vantaggi, essendo modulare e quindi regolabile nel tempo. Si usano molto materiali polimerici, soprattutto per l'invasatura che contiene il moncone. Si tratta di un guscio rigido che deve ben adattarsi al moncone. Uno dei problemi è sicuramente l'accettazione della menomazione su cui la protesi può influire molto, anche come indipendenza, stile di vita e funzioni. Talvolta si usano delle ali laterali per fissare meglio la protesi (come nell'immagine a lato) e superare il problema della sospensione. Il problema consiste che, mentre durante l'appoggio l'arto

spinge sulla protesi, durante il sollevamento la protesi può rimanere attaccata al terreno. Si possono quindi usare delle cinghie. INVASATURA: accoppiamento tra moncone e protesi con cui si trasferiscono forze importanti. Ha le seguenti funzioni: - trasmettere il carico al terreno: spesso sono notevoli - distribuire le forze agenti sul moncone (e su superfici anatomiche che spesso non sono in grado di sostenerle- si usano soluzioni di trasferimento delle forze sulle pareti laterali del moncone ma ci sono problemi di forze tangenziali sui tessuti molli che producono lesioni o si cercano degli appoggi con superfici inclinate, per esempio nel caso dell'appoggio ischiatico- si crea una sella su cui si 103
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Publisher
A.A. 2021-2022
124 pagine
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SSD Ingegneria industriale e dell'informazione ING-IND/34 Bioingegneria industriale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher a.marti di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Valutazione funzionale e riabilitazione motoria e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Politecnico di Milano o del prof Frigo Carlo Albino.