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FONDAZIONI PROFONDE
Usate quando il terreno non è resistente, lo scavo è profondo.
infissione dei tronchi nel terreno chiamati “passoni”
Costipamento del terreno (pali infissi):
(passonata). I pali sono posizionati su più file distanti 2-3 m per poi aggiungere altre file di pali con
interasse minore (1.5-1.8 m), saturando tutto lo spazio. In seguito i pali venivano rasi (tagliati tutti
allo stesso livello) e poi si poteva procedere alla formazione di una fondazione lignea ovvero una
ZATTERA, e poi con fondazione LAPIDEA. La punta del passone veniva sagomata e protetta con
chiodatura, coni metallici, ecc .. (puntazze o cartozzi non riutilizzabili). Anhe la testa veniva protetta
con cerchiature metalliche in maniera che non si rompesse durante la battitura (riutilizzabili). Per i
“passoni” veniva usati: pino, larice, rovere.
REGOLE : la piattaforma doveva sporgere dal perimetro esterno di almeno 20 cm
i pali dovevano raggiungere i 4/5 m di lunghezza con diametro 20/25 cm
il rapporto diametro/lunghezza > 1/16 per non far rompere il pale durante la battitura
la battitura dei pali avveniva con il MAZZAPICCHIO (grande martello)
ESEMPI : tutti gli edifici di Venezia aveva fondazioni con palificate lignee
struttura molto grande, di massima rigidezza, utilizzata su terreni particolarmente difficili.
Platea :
Sostituite in seguito con il sistema a piloni su archi rovesci.
REGOLE: fondo dello scavo ricoperto con strato di argilla per ripartire i carichi
realizzazione del masso fondale con inerti a strati su abbondante malta fluida
gli inerti erano: tufo, sceglie basaltiche, scaglie silicee
strato superiore realizzato con lastre di pietra a formare un piano orizzontale fondazione
ESEMPIO: fondazione nel tempio in piazza di pietra, realizzato con pilastri collegati da voltine di
laterizio; tempio di Venera a Roma (foro) presenta grande platea in conglomerato cementizio
PROGETTO DI CONSERVAZIONE
Il progetto di conservazione è costituito da più interventi, tra i quali:
fondamentali nel caso ci si trovi dinnanzi a materiali molto
1. OPERE DI PRECONSOLIDAMENTO:
degradati, e tali per cui si ritiene necessario un intervento
2. OPERE DI PULITURA: atta a rimuovere dalla superficie ogni deposito che possa causare degrado,
senza per questo spingersi a una pulizia assoluta, che eliminerebbe anche i segni del tempo
nel caso di materiali lapidei porosi per ricostruire la struttura
3. OPERE DI CONSOLIDAMENTE:
chimico-materica e riportare la porosità da valori adeguati
4. OPERE DI PROTEZIONE: soprattutto dagli agenti armosferici e inquinanti per impedire il riformarsi
del degrado
5. OPERE DI MANUTENZIONE: interventi minimi ma sistematici nel tempo, in modo da avere una
continua cura del bene culturale, garantendone la sopravvivenza e la qualità, evitandone nuovi
degradi
Il processo operativo si suddivide in tre gruppi di operazione:
Pulitura
Consolidamento
Protezioni
Possiamo aggiungere il “diserbo” e “disinfezione”:
1. DISERBO: si riferisce alla rimozione degli organismi superiori, come il verde e le piante. E’
necessario un trattamento chimico specifico per la rimozione delle radici, scelto in base al
meccanismo di azione e ai tempi. I prodotti a più lenta azione sono anche più efficaci perché
arrivano fino all’apparato radicale. Dopo 15 giorni si può iniziare lo sfalcio manuale. Il trattamento
va effettuato durante il pieno rigoglio vegetativo e in assenza di vento e pioggia, avendo cura di
proteggere persone e cose.
Uno dei maggiori problemi a Roma è la presenza di pini che invadono le strade con le radici. Essi
vengono piantati perché rappresentano l’essenza dell’italianità. La prima legge di tutela del verde
di fine 800 è per la salvaguardia della pineta di Ravenna. A ostia si trova la macchia verde,
piantumata appositamente, arrivando fino all’aria archeologica, coprendola. Il pino si tiene in piedi
da solo, casca perché viene isolato e asfaltato. La cultura del giardino era molto sentita, fino alla
Prima Guerra Mondiale dove questa tradizione viene tralasciata per altri problemi. A ostia viene
piantata anche l’edera, e altri fiori e pianti che rappresentano l’antichità romana.
quando ci riferiamo a funghi e microrganismi, alghe, muschi, licheni. Si toglie in
2. DISINFEZIONE:
genere la massa è più abbondante con spatole di legno, quindi si spazzola la superficie per far
riassorbire meglio il biocida, che deve essere scelto in base al tipo di colonia presente. Sono
prodotti tossici da applicare con cautela. Alla fine la superficie va lavata con acqua e spazzole di
saggina.
Dopo questi passaggi si passa alle fasi di conservazione:
ci si arriva soprattutto quando il materiale è poco aderente, da fare
1. PRECONSOLIDAMENTO:
sempre prima della pulitura. Se è prevista una pulitura ad acqua il preconsolidamento non potrà
essere eseguito con materiale idrorepellente, come una resina acrilica siliconica. Uno dei prodotti
più diffusi è il silicato di etile (sostanza nata per le applicazioni su elementi argillosi: es. Porta
Palatina a Torino). E’ oggi usato anceh su meteriali calcarei con effetto consolidante più debole. Si
una diluito in solvente con addittivi per accelerare la reazione. PUà essere applicato a pennello o
iniettato con siringa. I trattamento deve essere ripetuto dopo 15-20 gg per garantire l’assorbimento
degli strati più interni. Prodotti alternativi sono quelli della famiglia del silani, che associano alla
consolidazione una parte idrorepellente.
è irreversibile, perciò delicatissima. Bisogna eliminare tutte le sostanze estranee che per
2. PULITURA:
la loro composizione possono provocare fenomeni distruttivi (sostanze che contengono Sali solubili,
prodotti carboniosi, microrganismi, vegetazione parassitaria, deiezione animare) o che per la loro
scarsa aderenza possono compromettere l’adesione del materiale che saranno applicati durante il
trattamento. Il metodo di pulitura deve essere scelto in base al tipo e allo stato della pietra, alla
natura e alla distribuzione dei depositi. Distinguiamo due mezzi:
: nebulizzazione (goccioline tipo nebbia che pulisce senza azione meccanica
- ad AZIONE CHIMICA
ma solo ammorbidendo e utilizzando i depositi), atomizzazione (acqua mandata delicatamente
verso la superficie), impacchi (prodotto pulente in sospensione acquosa, viene tenuto a contatto
con la superficie da pulire utilizzando come sostanze la polpa di carta o le argille assorbenti).
mini o micro sabbiature (impatto abrasivo sulla superficie, abbassando
- ad AZIONE MECCANICA:
la pressione dell’aria e riducendo la durezza e dimensione delle particelle proiettate. Pressioni sotto
le 2 atm.), laser (irraggiamento per pulire le croste nere, non molto usato, che utilizza le radiazioni
luminose ad elevata energia), ultrasuoni.
La pulitura va fatta su macroaree. Non si pulisce mezzo mattone, si cerca di isolare delle aree da
pulire tutto, anche le parti più pulite.
il consolidamento deve aiutare a ricostruire l’unità della superficie. Sugli
3. CONSOLIDAMENTO:
edifici antichi sono individuabili almeno 4 tipi di degrado : caduta di frammenti, lesioni superficiali,
fratture e lacune superficiali, decoesione di materiale:
*Incollaggio: permette di riattare pezzi staccati o facilmente staccabili dalla struttura. Sopporta
grossi carichi meccanici a trazione o taglio, definito incollaggio strutturale, sono resine statiche
termoindurenti. Sono resini sensibili alla luce e all’aria, ingialliscono invecchiando. Se i pezzi da
incollare sono molto pesanti si inserisce un perno inossidabile saldato alla pietra con lo stesso
adesivo. Per fare degli incollaggi non strutturali, ma per far riaderire i frammenti, si interviene con
delle siringhe di malta che incollano i frammenti.
malta di calce
*Stuccatura:
*Impregnazione: consolidamento liquido per frammenti di materiale
*Finitura e protezione: le resine usate per gli strati di protezione trasparenti ERANO siliconiche o
acriliche, oggi si usa una famiglia di cere derivate dal petrolio (cera microcristallina( o saponi
insolubili. MAI IDROREPELLENTI. Le resine termoindurenti non sono usate perché si alterano
facilmente e sembra che la superficie sia bagnata. Oggi si è ritornati alle tecniche come la
SCIALBATURA. FONDAZIONI PROFONDE
Fondazioni continue a pali su archi rovesci: l’alternanza alla platea, sufficientemente rigida ma di
minore dispendio di lavoro per escavazione e di materiali, furono i pozzi collegati con archi o volte
rovesce, con funzione di ripartire i carichi sul terreno sottostante. I pilastri dovranno avere una
distanza che va da 2 a 4 m. La fondazione a pilastri, detta anche “a pozzi”, permetteva una
maggiore economia delle escavazioni perché realizzato solo il cavo verticale riempito con muratura
a sacco regolarmente apparecchiata. La costruzione degli archi (a Roma chiamati “berulle”) viene
fatta utilizzando come centina lo stesso terreno rimasto tra pilastro e pilastro. Gli archi rovesci
hanno la funzione di ampliare la base d’appoggio dei pilastri stessi, realizzando una fondazione
continua.
Fondazioni su piloni e archi: fondazioni profonde che raggruppano lo strato sodo inferiore che si
poteva raggiungere per la presenza di acqua. Si scavavano dei pozzi riempiti con muratura a sacco,
successivamente i piloni venivano collegati con volte o archi.
Leon Battista Alberti suggerisce l’utilizzo di fondazioni discontinue, intuendo che esse erano adatte a
terreni poco resistenti in superficie, ma con ottime prestazioni in profondità. I carichi dovevano essere
posizionati sempre in corrispondenza del pilastro. “Tanto maggiori sono i pesi che gravavano su tali
sostegni, tanto più larghi dovevano essere i basamenti e gli zoccoli da porre sotto di essi”.
Esempio: quartiere di Venezia Nuova a Livorco. Città fondata nel ‘500 e ampliata nel ‘600, caratterizzata d
canali e fossi per il trasporto delle merci. Le fondazioni degli edifici si insinuavano in un terreno
particolarmente paludoso e sabbioso, quindi le cantine degli edifici che si affacciava su fossi e canali erano
realizzati con fondazioni ad archi e pilastri (coinvolte le maestranze che venivano da Venezia).
Larghezza del pilastro di fondazione non < di 1/8 del muro
MURATURA DI SUSTRUZIONE
Sicuramente malta idraulica (legante = calce ; inerte = pozzolana)
E’ un muro fondale realizzato a SACCO ma con accuratezza: prima si realizzava un corso di muro alto 4-5
palmi (circa 1 m) a tutta larghezza, quindi si gettava uno strato di calce di circa 10 cm, successivamente ben
bagnato con argilla chiara (ovvero pura). Disposto il primo strato di pietra si gettava altra malta su cui si
assestavano altre pietre.
I pozzi veniva posti a una distanza di circa 15-20 palmi (3-4 m).
La fondazione ave