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Estratto del documento

La generalizzazione avviene quando il gruppo di persone con cui ho il contatto sono considerate

persone tipiche o rappresentative dell’outgroup.

Amicizie extragruppo

L’amicizia che posso provare per un membro dell’outgroup fa sì che si riduca il pregiudizio. Chi ha

più amici che fanno parte di gruppi minoritari ha meno pregiudizi e più sentimenti di simpatia e

ammirazione ha nei confronti di tali gruppi. L’amicizia fa ridurre l’ansia per un gruppo che non

conosco, siamo tutti a disagio quando incontriamo persone dell’outgroup. È molto importante

l’atteggiamento di confidenza dei confronti di un membro dell’outgroup perché così diminuisce la

paura e nei confronti di tutto in gruppo.

Contatto diretto quando divento amica della persona che fa parte dell’outgroup

 

Il contatto indiretto:

 - Contatto esteso sapere che membri del proprio gruppo hanno amicizia all’esterno

riduce il bias intergruppi.

Ex Quando ho un’amica che è molto amica di una persona che fa parte dell’outgroup

allora anch’io provo una certa simpatia e meno ansia nei confronti del gruppo

- Contatto immaginato la simulazione mentale di interazione sociale positiva con uno o

più membri dell’outgroup riduce il pregiudizio, funziona anche con la visione dei film,

della televisione ma funziona anche con la radio

Il viaggio – the journey 2016 film di Nick Hamm 16/11/17

L’aggressività umana

Siamo i vertebrati che uccidono in modo più costante e deliberato, accettiamo e tolleriamo la

violenza.

l’aggressività umana l’uomo è un essere violento e aggressivo che può far male agli altri.

Siamo aggressivi contro la nostra specie e contro altre specie per sopravvivere (cibo). Siamo i

vertebrati che uccidono in modo più costante e deliberato e accettiamo e tolleriamo la violenza.

Ex chiesto a un campione di statunitensi se favorevoli o meno al bombardamento in Libia (1986):

 - 71% favorevoli

- 31% pensava che fosse un’azione effettivamente utile

1900 secolo più violento della storia umana, numero impressionante di morti per uccisione e guerra,

i civili sono più numerosi dei soldati. Il 900 introduce il bombardamento in guerra.

L’Italia è uno dei posti più sicuri al mondo per tasso di omicidio.

Definizione aggressività:

Infliggere in maniera intenzionale qualche tipo di danno agli altri. L’azione aggressiva è intesa come un

comportamento intenzionale che mira a provocare dolore a livello fisico o psicologico.

Non conta il risultato, ma la motivazione sottostante: la volontà di danneggiare o arrecare danno a

qualcun altro. Intenzionalmente facciamo del male agli altri, non ci concentriamo sul risultato ma

sull’azione.

L’effetto delle norme culturali

Ciò che viene considerato una forma di aggressività in una cultura può non apparire tale in un’altra.

Le norme sociali cambiano nel tempo, anche nello stesso periodo storico. Rushdie (scrittore indiano)

usa un linguaggio molto critico nel suo libro “I versetti satanici”. Billig è uno psicologo sociale molto

critico dice che gli psicologi sociali hanno interpretato come comportamenti negativi anche

comportamenti di ribellione e di rivolta contro il potere politico.

Berkowitz: Aggressività ostile: azione impulsiva, atto provocato da un sentimento di rabbia e mirante a

 infliggere dolore o un danno

Ex quando reagisco contro un’altra persona che mi ha fatto un torto e posso diventare

violenta, è un atto di rabbia impulsivo

Aggressività strumentale: azione premeditata, razionale. È legata al desiderio di ottenere

 vantaggi a spese della vittima. È speso causata da un calcolo di costi-benefici.

Ex quando pianifichiamo un’azione aggressiva nei confronti di un'altra persona, la

pianifichiamo in maniera razionale perché serve ai nostri scopi, non è un atto impulsivo ma è

qualcosa di premeditato.

L’aggressività umana è innata e inevitabile?

Dibattito “secolare” all’interno della comunità scientifica:

Hobbes: le persone sono in una lotta perpetua gli uni contro gli altri. Gli uomini, allo stato

 naturale, sono degli esseri “bruti”, e solo facendo rispettare le leggi è possibile frenare l’istinto

aggressivo.

Freud: introduce il concetto di Thanatos, una pulsione di morte ed energia distruttiva che è

 dentro l’individuo e che è il contrario di Heros, l’energia vitale.

Controversia tra natura e cultura

Dibattito classico sui fatti del comportamento umano che non ha ancora una riposta. Gli scienziati in

gran parte accettano l’idea che il comportamento umano sia frutto dell’interazione di fattori genetici e

ambientali. Il comportamento basato sulla genetica viene incanalato e modificato

dall’ambiente in cui ci troviamo, l’importanza dell’ambiente è molto alta perché fa sì che l’aggressività

venga fuori o rimanga dentro l’individuo.

Teoria psicodinamica

L’aggressiva umana nasce dall’istinto di morta, innato, contrapposto all’istinto di vita (Freud). L’istinto

di morte, Thanatos, è diretto primariamente all’autodistruzione; con la crescita però tale istinto si dirige

verso gli altri.

Teoria monofattoriale: l’aggressività si forma in modo naturale e deve essere liberata.

Teoria evoluzionistica di Lorenz

I comportamenti aggressivi sono funzionali alla sopravvivenza individuale e al mantenimento della

specie. L’aggressività è una parte essenziale dell’organizzazione gerarchica all’interno di una comunità.

La teoria evoluzionistica asce con l’intento di studiare il comportamento animale in una cornice

evoluzionistica. Nelle specie animali come le scimmie possiamo studiare l’aggressività perché sono

simili all’uomo. L’aggressività negli animali serve per stabilire la gerarchia, i più aggressivi sono i

maschi Alpha che dominano sulla comunità. Questi studi però non possono essere adattati alla nostra

società perché è molto più complessa e prevedono una gerarchia basata sul potere.

Etologia

Gli etologi sottolineano gli aspetti positivi, funzionali, dell’aggressività. Gli etologi sostengono che

l’aggressività serva alla sopravvivenza della società e che l’istinto aggressivo è innato, ma il

comportamento aggressivo reale è suscitato da stimoli specifici dell’ambiente, conosciuto come

catalizzatori. Negli esseri umani l’atto di uccidere è legato all’odio e al risentimento ma anche ad una

pianificazione che non troviamo negli animali.

Lorenz ha esteso le sue argomentazioni agli umani, che sono in possesso di un ereditario istinto di

combattimento.

L’istinto di combattimento è un impulso innato che gli etologi considerano condiviso dagli umani e da

altri animali.

È naturale o no per gli uomini uccidere?

L’atto di uccidere nel mondo animale non implica odio, rabbia, o l’idea di uccidere, ma è semplicemente

un modo di procurarsi del cibo. Si tratta in effetti di aggressività all’interno della stessa specie. Nelle

nostre società la violenza estrema nei confronti dell’altro non è naturale. Lorenz sostiene che i

meccanismi inibitori acquisiti attraverso l’evoluzione rendono difficile per gli esseri umani uccidersi a

vicenda a mani nude. Quando la potenziale vittima segnala la propria sconfitta, reagiamo mostrando

compassione. Nelle guerre c’è una disumanizzazione del nemico, è più facile uccide l’altro se pensiamo

che sia una bestia.

Con lo sviluppo della tecnologia e delle armi è più facile uccidere tante persone, non funzionano più gli

effetti di inibizione che abbiamo quando ci troviamo faccia a faccia con l’altro. Tendiamo a provare più

tenerezza per i bambini anche grazie alla loro struttura fisiologica, ma se bombardiamo una città allora

non abbiamo più freni inibitori e non sappiamo cosa succede. I freni inibitori non esistono più.

Ci sono una serie di tipo biologico o anatomico che dicono che violenza umana è inevitabile, ci sono di

centri del cervello (ipotalamo) che vengono interessati quando si compie l’atto.

Sia l’approccio freudiano che quello evoluzionistico considerano dunque l’aggressività come “innata” ed

inevitabile. L’esistenza di un istinto aggressivo non trova però conferme dal punto di vista anatomo-

fisiologico:

Esistono delle aree cerebrali e dei sistemi biologici che regolano e sostengono le manifestazioni

 aggressive

La stimolazione di queste aree può produrre reazioni anche opposte

Teoria della frustrazione-aggressività

Teoria formulata per la prima volta nel 1939 da Dollard e colleghi e rappresenta l’inizio degli studi

sull’aggressività nel campo della psicologia sociale. Il comportamento aggressivo nei confronti degli

altri nasce da una frustrazione precedente, l’aggressività è una riposta alla frustrazione. La frustrazione

deriva da una deprivazione oggettiva determinata da un’interferenza con il soddisfacimento di un

bisogno elementare. La frustrazione provoca uno stato di eccitazione negativa, produce uno stato di

arousal, e l’individuo può sfogare il malessere che prova nei confronti di altri individui.

Esperimento di Barker, Dembo e Lewin esperimento sui bambini

A bambini venivano mostrati una grande quantità di giocattoli, che venivano però tenuti fuori

 dalla loro portata.

A seconda della condizione sperimentale, alcuni bambini potevano giocare immediatamente;

 altri invece dopo una lunga e snervante attesa (frustrazione).

I bambini che giocavano dopo una lunga attesa (frustrati) si comportavano in modo distruttivo

 verso i giocattoli.

La carica aggressiva non sempre può essere sfogata verso la causa della frustrazione:

Troppo potente

o Non identificabile

o Non immediatamente disponibile

o

Il più delle volte tale carica aggressiva viene dislocata su un individuo o gruppo estraneo (capro

espiatorio):

Diverso rispetto all’individuo o gruppo frustrato

o Debole

o Esposto, facilmente individuabile

o

Quando lo stato di frustrazione non può essere sfogato immediatamente allora l’individuo se la prende

con un sottoposto, con dei famigliari e sfogherà la frustrazione che ha provato in una certa situazione

sociale in un’altra situazione sociale dove può essere aggressivo. Si scarica la frustra

Dettagli
Publisher
A.A. 2017-2018
25 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/05 Psicologia sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher e.man di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia sociale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano - Bicocca o del prof Volpato Chiara.