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LA COMUNICAZIONE NON VERBALE
La comunicazione è l’essenza dell’interazione sociale: quando interagiamo, comunichiamo. Pensiamo al linguaggio
come a un sistema formato da parole, scritte o pronunciate oralmente. Esso è la forma di comunicazione specifica
dell’uomo, sebbene esso si sia evoluto nel tempo.
La comunicazione non verbale è il trasferimento di informazioni significative da una persona a un’altra attraverso
mezzi differenti dal linguaggio parlato o scritto (come lo sguardo, la postura o il gesto).
Chris Kleinke (1986) afferma che lo sguardo è forse il principale canale di comunicazione non verbale più ricco di
informazioni; esso ci permette di compiere inferenze su sentimenti, credibilità, onestà, competenza e grado di
attenzione prestata dalle persone. Tendiamo a voler scoprire le informazioni comunicate dagli occhi degli altri, anche
se, in determinate circostanze (per esempio quando si incrocia per strada uno sconosciuto), il contatto visivo è
sgradevole e, a volte, imbarazzante. L’assenza del contatto visivo può essere ugualmente snervante.
Lo sguardo può comunicare una relazione di status tra noi e qualcun altro.
Con la comunicazione non verbale, abbiamo più a che fare con la comunicazione sia a livello interpersonale e sia con
la comunicazione di gruppi. L’importanza della comunicazione non verbale è stata riconosciuta. Se si pensa ai retori
greci che erano già allora consapevoli del fatto che usare efficacemente i gesti, il corpo, la voce, durante un discorso
fosse un elemento molto importante per poter essere persuasivi ed efficaci.
La comunicazione non verbale può essere utile a una varietà di scopi:
- Ricavare informazioni sui sentimenti e sulle intenzioni degli altri
- Regolare le interazioni
- Esprimere intimità
- Stabilire una posizione di dominanza o controllo con minacce non verbali
- Agevolare il raggiungimento di un obiettivo, per esempio indicandolo
Robert Rosenthal e i suoi colleghi (1979) idearono un profilo di sensibilità non verbale (PONS, profile of non-verbal
sensitivity): si tratta di un test che rappresenta graficamente alcune di queste differenze individuali e di gruppo. A
parità di condizioni, la sensibilità si affina con l’età, è più sviluppata tra le persone di successo ed è compromessa tra
le persone sofferenti di una gamma di patologie psichiche.
La comunicazione non verbale comincia ad essere studiata in modo più scientifico, più sistematico a partire dal secolo
scorso, più o meno dagli anni ’20/’30, inizialmente l’approccio che si sviluppa è quello di cercare di capire quanto è
importante il cosiddetto Body Language, rispetto alla comunicazione verbale.
Il contesto che focalizza l’attenzione sul tema dell’importanza della comunicazione non verbale è il contesto politico,
ad esempio i dibattiti pubblici dei politici. Si pensi ai dibattiti delle campagne presidenziali negli USA, all’attenzione e
al peso che ciascun candidato ha del suo comportamento globale, sulla sua persona. Anche in Italia, soprattutto negli
ultimi anni, ci si focalizza sempre di più sul candidato, sulla sua persona e sul suo comportamento.
Esistono numerosi studi sul comportamento non verbale dei candidati, che hanno tutto uno staff di persone che si
occupano della loro immagine e della loro comunicazione e c’è anche una grande preparazione dal punto di vista non
verbale.
Esempio: immagini estratte da un dibattito della campagna del 2016 tra Donald Trump e Hillary Clinton. Trump,
personaggio particolare, è una persona che rompe gli schemi in tanti modi e ha un comportamento non verbale e
corporeità, usa molto questi due elementi per ‘calcare’ la sua identità.
Dibattito che si svolge al Town Hall Format, una specie di anfiteatro dove ci sono i due candidati che hanno i loro ‘podi’,
dove il pubblico è seduto intorno a loro e i candidati possono muoversi come vogliono. Da questo dibattito è emerso
come Trump abbia un tipo di gestualità molto ripetitiva e che usi spesso questi gesti che vengono chiamati deittici, che
sono i gesti puntatori che spesso vengono utilizzati quando una persona ha un atteggiamento molto aggressivo nei
confronti dell’altro, per esempio ha un tono accusatorio. Questi gesti sono tipici di chi ha un approccio aggressivo.
Dall’altra parte invece, Hillary Clinton utilizzava molto il sorriso per rispondere a tutti gli attacchi, qui si evidenzia
l’utilizzo del sorriso per apparire come una persona che è in controllo della situazione, per mascherare altre emozioni,
oppure si è notato il fatto che Trump si muoveva intorno alla Clinton, e viene spontaneo guardare lui e quindi distrarsi
da quello che lei sta dicendo. È un modo per imporre la propria corporeità, per ‘rubare’ un po’ la scena alla propria
antagonista. H. Clinton, quando rispondeva al pubblico tendeva ad avvicinarsi, lei ha sempre avuto un’immagine di
‘freddezza’, un politico distaccato e poco empatica, in questa situazione cerca di compensare questa immagine.
Altri elementi che vengono dalla comunicazione politica sono le distanze, per esempio Putin, che usa il tavolo ovale
quando riceve degli ospiti stranieri, immagine diventata nota nel periodo che ha preceduto la guerra fra Russia e Ucraina,
in cui il presidente francese Macron, è in visita da Putin, cercare di mediare, di negoziare, di trovare delle condizioni
per evitare la guerra. Putin lo riceve su questo tavolo ovale lungo, con in mezzo un bouquet di fiori, a questa distanza si
giustifica con la questione covid e con il fatto che Macron non si volesse sottoporre al test per paura che il proprio DNA
venisse preso, etc. Putin di fatto, utilizza sempre un trattamento differente in termini di distanze usate a seconda dei
personaggi che arrivano. Per esempio, alle olimpiadi invernali con il presidente cinese la distanza è minore. Queste
immagini dei politici fanno il giro del mondo, danno un’immagine pubblica delle relazioni di potere. Un elenco della
comunicazione non verbale è proprio la gestione delle distanze.
In generale, la comunicazione umana è il sistema interdipendente che si basa sull’uso di più codici comunicativi,
che è il codice verbale a cui si affianca anche quello non verbale con il quale intendiamo tutto ciò che passa attraverso
il corpo; i gesti, le espressioni del viso, il modo in cui siamo, la voce, la gestione dello spazio, prossemica (distanza
interpersonale). Tutti questi aspetti contribuiscono a dare un significato alle relazioni interpersonali. Gli studi iniziali,
sistematici, quindi basati su esperimenti e su studi empirici, hanno cercato di quantificare il peso della comunicazione
non verbale.
Esiste una famosa classificazione, proposta dallo psicologo Mehrabian nel 1939, è stato uno dei primi ad aver studiato
la comunicazione non verbale, nei suoi studi presentava delle fotografie di persone che potevano assumere varie
espressioni del viso positive o negative, presentava ai soggetti delle frasi neutre e chiedeva poi di desumere
l’atteggiamento positivo o negativo di queste frasi sulla base dell’associazione con le espressioni del viso. Cercava di
quantificare il peso che la comunicazione non verbale ha. Mehrabian ha ipotizzato e proposto che in generale, il non
verbale, pesa il 55% di una normale interazione umana, il 38% è il invece il peso attribuito al para-verbale (la voce e
tutto ciò che passa con essa), e solo il 7% di una normale comunicazione umana passerebbe attraverso le parole, ovvero
il verbale.
Altri studi sono stadi condotti a riguardo, in specifico gli studi di Argyle (1970), anche lui uno psicologo che conduce
studi sulla congruenza ed incongruenza tra il nostro comportamento verbale e il nostro comportamento non
verbale. Può essere che verbalmente stiamo raccontando un’esperienza positiva, ma dal punto di vista non verbale,
stiamo invece trasmettendo qualcosa di negativo. Solitamente, le persone se devono capire se una persona è triste o
felice, quando la situazione è ambigua si basano sul non verbale. Secondo gli studi di Argyle, la comunicazione non
verbale è 7,5 più potente della comunicazione verbale nell’espressione di atteggiamenti interpersonali.
Questi primi studi, hanno un approccio quantitativo, infatti viene anche definito percentage approach, hanno l’obiettivo
di quantificare il peso della comunicazione non verbale rispetto a quella verbale e propongono l’idea che pesi molto.
Critiche perché hanno un approccio troppo quantitativo.
Attualmente il tipo di approccio è diverso poiché si studia sia l’aspetto di codifica, che è la fase in cui noi produciamo
la comunicazione, quando traduciamo un pensiero, un’emozione, un pensiero, in qualcosa di concreto, con l’espressione
del viso. Provo un’emozione e la trasformo in qualcosa di concreto, può essere una parola, ma anche un segno on
verbale. La decodifica è il processo di lettura, negli altri della comunicazione non verbale, ovvero di percezione, di
riconoscimento e interpretazione dei segni.
- Codifica: inviare informazioni a un altro soggetto attraverso i canali della comunicazione corporea.
- Decodifica: percezione, riconoscimento e interpretazione dei segnali non verbali.
Quindi attualmente gli studi sul non verbale si focalizzano sia sulla codifica, sia sulla decodifica. Questi due processi
fanno parte di un processo circolare della comunicazione. La capacità di codifica e decodifica dei segnali non verbali è
un’importante abilità sociale. L’essere in grado sia di esprimerci, anche dal punto di vista non verbale, sia la capacità di
saper leggere negli altri il significato del non verbale, ci aiuta molto nelle relazioni interpersonali.
I sistemi della comunicazione non verbale
La comunicazione non verbale viene studiata in base ai codici che fanno riferimento alle diverse parti del corpo o dello
spazio che noi utilizziamo per comunicare. Normalmente si distinguono diversi sistemi:
• Cinesico: deriva dalla parola greca ‘kinesis’, che vuol dire movimento, in particolare ha a che fare con l’uso
del volto, i movimenti del viso e la gestione dello sguardo. Quindi, tutto ciò che ha a che fare con l’espressione
del viso e con la gestione reciproca dello sguardo mentre si comunica è parte del sistema cinesico. Inoltre, ne
fanno anche parte i gesti, il tema della gestualità, che è il tipo di movimento delle mani che è molto importante
che entra in gioco quando comunichiamo.
• Vocale: questo sistema ha a che fare con la voce, e di essa si studiano tutte le caratteristiche della voce, le
cosiddette vocalizzazioni non verbali, che possono andare ad integrare o arricchire i significati verbali che
stiamo comunicando. Per esempio, il tono, l’intonazione, l’e