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Sé
Nel parlare del Sé, si fa riferimento alla Teoria dell’io riflesso di Cooley, ovvero vi è un interazione tra
come ci percepiamo noi e come ci vedono gli altri.
Parlare del Sé è sapersi riconoscere di avere un corpo e identificarsi in tale corpo.
Esempio: Self Rouge Test
Twenty Statements Test
Il Twenty Statements Test è un metodo di codifica che identifica le quattro categorie di base sulla
percezione del sé. Ciascuna rappresenta diversi livelli di astrazione.
1. Categorie Fisiche, ovvero attributi fisici e osservabili che non richiedono l’interazione, come i dati
della carta d’identità (esempio: età, genere, ecc…)
2. Categorie Sociali, ovvero qualunque riferimento al ruolo sociale, istituzionale, appartenenza e altri
status definiti socialmente (esempio: studente, ecc…)
3. Categorie Attributive, ovvero attributi con cui gli altri ci riconoscono (esempio: amichevole,
sveglio, ecc…)
4. Categorie Globali, ovvero definizioni ampie che trascendono dal ruolo sociale e che non danno
informazioni sulle caratteristiche individuali (esempio: essere umano, essere vivente, ecc…)
Spesso noi ci rappresentiamo utilizzando Categorie Sociali e Categorie Attributive.
Mediamente parlando, cerchiamo di avere una visione positiva di noi.
Prospettiva Cognitiva
Sé: insieme di conoscenze che riguardano noi stessi.
Per rappresentare noi stessi, ci avvaliamo degli schemi.
Schemi del Sé: “generalizzazioni cognitive del sé, derivate dall’esperienza passata, che organizzano e
guidano il processamento dell’informazione relativa al sé contenuta nelle esperienze sociali
individuali”.
Schemi
Schema vs script
Script: può essere considerato come uno schema di memoria in cui si è guidati da una conoscenza
generale della azioni da svolgere di fonte ad una situazione specifica.
Schema: è una struttura cognitiva che rappresenta una conoscenza organizzata circa un dato
concetto o un dato stimolo. Uno schema contiene sia gli attributi del concetto che le relazioni tra gli
attributi.
Se: struttura organizzata in maniera stabile con possibilità plastiche in situazioni differenti lungo il
tempo.
Molti Sé
Il Sé può essere analizzato sotto diversi aspetti:
Working Self (Markus): non tutte le informazioni riferite al sé sono contemporaneamente accessibili.
L’interazione con la situazione attiva alcuni elementi.
Costrutto di Possible Selves di Markus e Nurius
Sè reale: che coglierebbe le conoscenze effettivamente raccolte
Sè normativo: ciò che dovrebbe essere
Sè ideale: che raccoglie le conoscenze di ciò che la persona vorrebbe essere
Discrepanza tra le diverse forme del sé porta a diverse forme di reazione emotiva: riduzione del tono
dell’umore e di stress.
Sé e Cultura
Sé Indipendente sono separato dal contesto sociale (autorealizzarsi, attributi, abilità, tratti, ecc.)
Sé Interdipendente sono connesso dal contesto sociale, interazioni con altre persone (esempio:
capitale culturale, ruolo, status).
L’altro visto come oggetto di conoscenza
La prima impressione
Il modello algebrico di Anderson (1981) (elementarista) = teoria dell' integrazione delle
informazioni
Il modello algebrico proposto da Anderson (1981) assegna, una priorità ai dati sulle teorie o
categorie (bottom-up).
Ogni tratto possiede un significato non modificabile con una sua valutazione costante. La prima
impressione che ricaviamo dai singoli tratti che caratterizzano una persona è un combinazione
algebrica (ad esempio la somma) delle valutazioni associate a singoli tratti.
Le prime informazioni sono più semplici da ritenere in memoria perché non subiscono l’interferenza
degli elementi successivi (effetto primacy) ma anche le ultime sono in parte favorite poiché poiché
sono più prossime al compito di valutazione (effetto recenty).
Modello di Fiske e Neuberg: propone un continuum nella elaborazione delle informazioni. Ad un
estremo, gli osservatori si limiteranno a un processo di tipo top-down, economico dal punto di vista
cognitivo, e basato sull’appartenenza della persona osservata alle categorie che risultano evidenti
per chi osserva (uomo/donna, giovane/anziano, ecc…); all’estremo opposto l’osservatore potrà
impegnarsi in un processo bottom-up, basato sull’attenta analisi degli elementi informativi (processo
data-driven).
Attribuzioni Causali
Attribuzioni Casuali: interessarsi del modo in cui si traggono delle inferenze circa le cause che
guidano i comportamenti propri e altrui.
Le attribuzioni causali sono spiegazioni del comportamento altrui. Per farle si ha bisogno della Teoria
della Mente e della Prospettiva dell’Altro.
I modelli di attribuzione casuale sono spesso contraddistinti da contenuti tipici dei modelli tipici dei
modelli cognitivi: processi di pensiero, elaborazione delle informazioni, distorsioni ed euristiche.
Teoria della Mente
Attraverso tale teoria, capisco qual è l’intenzione dell’altro, ovvero mando un segnale e comprendo
cosa vuole dire.
Locus
Locus Interno e Locus Esterno.
Locus Interno: il comportamento è dovuto alle scelte ed alle caratteristiche della persona
le cause del comportamento sono da ritrovare nelle qualità interne del soggetto.
(motivazione/abilità)
Locus Esterno: il comportamento è dovuto dalla motivazione
le cause del comportamento sono da ritrovare nell’ambiente circostante l’attore.
Modello della covarianza di Kelley: nel processo di attribuzione casuale vengono considerati
congiuntamente molteplici fattori e si attribuisce un locus interno o esterno in funzione della
covariazione tra gli stessi.
Modello di Attribuzioni di Weiner
Le persone nel definire le attribuzioni prendono in considerazione:
1. Locus (interno – esterno)
2. Stabilità
3. Controllo
Social Cognition. Atteggiamenti e Comportamenti. Pregiudizi – Stereotipi – Discriminazione.
Atteggiamento
L’atteggiamento è diverso dal comportamento.
L’atteggiamento è la valutazione di un oggetto.
L’atteggiamento è uno stato di prontezza mentale e neurologica organizzato nel corso
dell’esperienza, che esercita un’influenza direttrice o dinamica sulle risposte di un individuo a tutti
gli oggetti e situazioni con cui è in relazione. (Allport)
L’atteggiamento è un costrutto che serve per descrivere e spiegare i processi cognitivi non
osservabili.
L’atteggiamento viene utilizzato per spiegare i comportamenti, i pregiudizi e gli stereotipi, ecc…
Autori differenti, facendo riferimento a prospettive teoriche differenti, attribuiscono o sottolineano
caratteristiche e funzioni differenti dello stesso costrutto.
Fishbein e Ajzen identificano fino a 500 definizioni differenti per identificare l’atteggiamento.
Per Eagly e Chaiken(1993), l’atteggiamento è una tendenza psicologica espressa attraverso la
valutazione di una particolare entità. Tale tendenza fa riferimento ad uno stato interno della persona
e la valutazione fa riferimento ad ogni classe di risposta, ovvero la componente cognitiva, la
componente affettiva e la componente comportamentale.
Thomas e Znaniecki definiscono l’atteggiamento come un processo mentale individuale che
determina le risposte sia attuali sia potenziali di ogni individuo.
Atteggiamento come costrutto tripartitico
(ciò che so) (emozioni che suscita in
me)
(come mi devo comportare)
Atteggiamento come Schema
Atteggiamento viene analizzato come uno Schema, ovvero come una struttura cognitiva che
organizza in memoria le componenti.
E’ soggetto a bias e euristiche:
disponibilità (è presente in memoria)
accessibilità (è facile richiamarlo dalla memoria)
Come si formano gli atteggiamenti?
Gli atteggiamenti, secondo gli approcci cognitivisti, sono considerati come il prodotto
dell’apprendimento.
Possiamo distinguere tra atteggiamenti memory based e online.
Esperienza Diretta: più resistenti al cambiamento, forte associazione tra rappresentazione e
valutazione
Esperienza Mediata: osservazione del comportamento altrui
Comunicazione: ricezione delle valutazioni espresse sia a livello interpersonale sia all’interno dei
gruppi di appartenenza.
L’effetto mera esposizione (mere exposure) è un fenomeno psicologico con cui le persone tendono a
sviluppare una preferenza verso una cosa solo perché questa cosa è a loro familiare.
Atteggiamento come disposizione comportamentale
La Piere – Esperimento “In viaggio con i cinesi”
Lo studio di La Piere non funziona.
Bisogna prima interrogarsi sull’oggetto.
Va meglio specificato il rapporto tra atteggiamento e comportamento.
Vi è una discrepanza tra atteggiamento e comportamento.
L’atteggiamento nella Teoria dell’azione ragionata
Questo modello è costruito su due domande:
1) Quanto è probabile che l’oggetto abbia certe caratteristiche?
2) Quanto valgono per me?
Allora ci domandiamo:
1) Perché acquistare certe cose?
2) Perché assumiamo un certo comportamento?
Dissonanza
La dissonanza cognitiva è il percorso inverso rispetto al legame tra atteggiamento e comportamento.
Siamo spinti dalla necessità di coerenza.
Pregiudizio
È un giudizio precedente all’esperienza o in assenza di dati sufficienti. Identifica la tendenza a
considerare in modo ingiustificatamente sfavorevole o favorevole un determinato gruppo sociale e i
suoi componenti
Discriminazione
Insieme di comportamenti positivi o negativi diretti a individui sulla base della loro appartenenza a
un determinato gruppo sociale
Stereotipo
Una rappresentazione cognitiva di un gruppo sociale che associa quel determinato gruppo o
categoria a una serie di caratteristiche distintive. Lo stereotipo è uno schema cognitivo Gli stereotipi
sono credenze sulle caratteristiche del gruppo e/o teorie sul perché quei tratti sono associati tra loro
Gruppi Umani e Categorie Sociali – La lezione di Tajfel
Un gruppo può essere oggetto di atteggiamenti.
Il senso che attribuiamo a questo oggetto può variare.
Esperimento Bruner (nel New Look). Innovativo. Prende dei bambini e gli mostra delle monete. Gli
dice di utilizzare un fascio luminoso per rappresentare la dimensione delle monete.
Osserva che monete con dimensioni maggiori hanno dimensioni sovrastimate.
Non è stimolo-risposta e non è stimolo-organismo-risposta.
Nell’ambito della percezione, introduce il tema del valore e del significato.
Non tutti i bambini sbagliano allo stesso modo. Se sei un bambi