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Dall’altro abbiamo il significato di potere come capacità, possibilità o facoltà di fare e
realizzare qualcosa.
Secondo TRENTINI autorità e potere andrebbero viste come due realtà legate ma distinte
fra loro, legate in quanto possiamo porre l’autorità a base del potere. È l’autorità che
conferisce la possibilità di fare, il potere è invece la possibilità di fare.
Nella storia la sovrapposizione di queste due definizioni a portato alla nascita di
“situazioni repubblicane” e “situazioni imperiali” come sono state definite da Trentini.
-Quando il potere è distinto istituzionalmente dall’autorità si ha
l’esempio repubblicano, il potere che non rispondesse al proprio mandato può essere
richiamato dall’autorità e rivisto e riassegnato da essa. Nelle situazioni repubblicane la
distinzione tra autorità e potere consente il controllo del potere nei suoi possibili eccessi
-Quando invece l’autorità e il potere fanno capo ad una sola istituzione allora scemano le
possibilità di controllo del potere steso, aprendo una serie di fenomeni conosciuti come
“abusi di potere”.
Trasportando tutta questa teoria nei rapporti di coppia troviamo comunque delle
similitudini; ad esempio nelle famiglie separate ci troviamo di fronte a delle accese lotte di
potere che sono il sintomo di perdita dell’autorità che nella famiglia unita permetteva di
mandare avanti l’organizzazione. Il coniuge che si separa scope proprio in quel momento
che l’autorità che gli conferisce il potere sui figli è costituita dall’altro genitore, si scopre
così che la persona da cui si è deciso di separarsi è proprio la figura che consentiva di
legittimare il proprio potere nei confronti dell’educazione dei figli.
TRENTINI analizza quelle che sono state storicamente le sorgenti del potere, cioè dei
principi storico-politici che hanno portato alle forme di potere nel corso della storia
il principio di sovranità , ossia il potere è tramandato per linea di sangue (siamo
– nella realtà chiamata “autarchia”), hanno cioè potere le persone che hanno un
legame gerarchico diretto con le sfere alte del potere;
il principio di proprietà, hanno cioè potere le persona che posseggono materie
– prime, mezzi di produzione, fonti di informazione (queste sono le situazioni di
“padronato”). Il possesso di bene può essere però alienato, cioè ceduto attraverso
compravendita, in questa situazione il potere si presenta secondo una dimensione
finita: il potere essendo legato a beni materiali è destinato a muoversi di mano in
mano
- il principio di competenza/sapere: hanno potere le persone che hanno
– competenze e sapere, hanno anche competenze tecniche sul come fare le
cose(situazioni “tecnocratiche”); essendo un potere basato sul sapere che è infinito,
in quanto non ci sono limiti a ciò che si può sapere e continuare ad imparare, anche
questo potere delle competenze è potenzialmente infinito
– principio di consenso: qui hanno potere le persone che sono steste elette a
– rappresentare il volere della maggioranza del popolo (ci troviamo in situazioni di
democrazia). È il principio di maggioranza che costituisce il criterio per assegnare in
via di principio il potere finale, tenendo comunque conto anche delle minoranze.
In conclusione sul potere possiamo dire che è importante distinguere: l’autorità che
assume di solito una dorma istituzionale, il potere che raccoglie sia le azioni volte al
controllo e sottomissione delle volontà in contrasto con quella del potere, che come
possibilità sufficiente e necessaria affinché sia possibile realizzare qualsiasi cosa.
• I processi di legittimazione del potere: fra autorità e potere corre un processo di
legittimazione. Quando cioè potere e autorità sono sovrapposti, come se il potere
legittimasse sé stesso come autorità da cui trae origine il potere stesso, il processo
di legittimazione è puramente fittizio. Quando invece il potere è costituito sulla base
di un’emanazione dell’istituzione autrice, allora il processo di legittimazione acquista
una dimensione particolarmente significativa.
I processi di legittimazione costituiscono un aspetto critico relativamente alle previsioni di
effettività del potere, ovvero sia dalla possibilità che un potere da potenziale possa
diventare attuale. Inoltre affinché il potere possa esercitarsi non basta che sia legittimato
dall’autorità ma le persone lo devono riconoscere come detentore di potere e con capacità
e competenze per averne.
Anche nei casi infatti di potere illegittimo, perché autofondatosi sulla forza, l’effettiva
possibilità di influire da parte di un potere dipende anche dal riconoscimento che viene
dato da chi ne è il ricevente (cioè dalle persone target, cioè quelle persone a cui il potere è
rivolto). Nel caso della tirannia un uomo che nonostante le minacce da parte del regime
continua a perseguire mete in contrasto con quelle imposte dal potere costituito, sarebbe
un uomo non soggetto al potere altrui: il tiranno potrà anche assassinare il profeta ma da
questi egli non riceverà nessuna sottomissione.
Nei casi invece in cui il soggetto destinatario dell’esercizio del poter ammette,a cneh
inconsapevolmente, il potere dell’altro allora in questi casi è interessante ricostruire come
avviene il riconoscimento e la legittimazione implicita ad agire da parte del soggetto target
nei confronti del soggetto detentore del potere.
Ad esempio nelle cure mediche è il principio di competenza che istituisce l’autorità
tecnocratica che consente al rapporto medico-paziente di dispiegarsi nelle forme che noi
conosciamo. Passando al campo sociale, gli interventi assistenziali sono tutti basati sul
principio dell’autorità legale - burocratica, che stabilisce anche le regole, valide per ogni
operatrice, che consentono un’applicazione oggettiva degli interventi.
Questi due casi esposti presentano delle realtà in cui la legittimazione e il riconoscimento
del potere ha luogo prevalentemente al di fuori dalla relazione che si viene a stabilirsi fra
professionista (medico o assistente sociale) e destinatario (paziente o utente). Diverse
sono quelle professioni le quali hanno nella loro stessa relazione il luogo dove legittimare
e riconoscere un potere da parte di qualcuno su qualcun altro. Le attività dell’educatore e
quelle dello psicologo trovano effettività solo e soltanto se il soggetto target riconosce nella
relazione che ha con il professionista il potere del medesimo.
Nel primo caso, quando cioè la legittimazione di un potere trae origine da una fonte
esterna alla relazione si parlerà di autorità, quando invece la legittimazione di un potere
trae origine prevalentemente dentro una data relazione (come nel secondo caso), si
parlerà di autorevolezza
È necessario che il potere assuma la fisionomia dell’autorevolezza in quei casi in cui il
potere mira a incidere efficacemente su questioni complesse, che concernono i rapporti fra
le persone e il rapporto fra le persone e il mondo. Quando cioè il potere non può essere
concepito come un potere su, costituzionale, manipolativo, di inculca mento, nei qual casi
avremmo solo situazioni di plagio e non certo di educazione, la possibilità di esercitare
quest’ultimo potere proviene solo dalla conquista di una posizione di autorevolezza da
parte dell’educatore nei confronti del proprio educando.
Questa discussione ci porta a considerare un’ulteriore questione legata all’intensità del
potere. Si tratta del legame fra grado di dipendenza entro una relazione e livello di potere.
L’intensità del potere è data dal grado di dipendenza che esiste entro una relazione fra
una parte e l’altra: maggiore è il grado di dipendenza e maggiormente coercitivo è il potere
che una parte può esercitare sulla parte che dipende. Si capisce quindi che per arrivare ad
essere riconosciuti come detentori di potere anche il soggetto target deve riconoscerci
come tali. Ma è anche necessario che, nel momento in cui siamo stati riconosciuti come
detentori di potere prestare molta attenzione alla relazione con il cliente in modo da poter
completare efficacemente le proprie azioni professionali. Nel caso contrario il medico
sembrerà incontrare solo carne, non corpi sofferenti; l’assistente sociale sembrerà
incontrare solo categorie sociali e non famiglie in travaglio.
In certe occasioni, proprio la presunta forza di potere di queste professioni ne costituisce
come la condizione per avviare un pesantissimo braccio d i ferro con i propri utenti. Ciò
capita quando professionisti come medici ed avvocati incontrano situazioni in cui il grado
di dipendenza presunto fra professionista e cliente viene a mancare. È un esempio il
tossicodipendente che con il medico non si sottopone alle sue cure, qui il professionista è
impotente e deve scendere a patti con il soggetto da aiutare. Quando una controparte si
sottrae alle condizioni di dipendenza intrinseche in una relazione allora la base stessa del
potere, il rapporto di dipendenza, viene a franare. Quando cioè alle regole micro e macro
del potere si risponde avviando un altro gioco di regole di potere (fondando comunità di
vita ugualitarie in contrapposizioni con la società gerarchica), allora il potere ufficiale può
entrare in crisi.
• L’empowerment: concetto di Empowerment fa riferimento all'accrescimento
spirituale, politico, sociale o della forza economica di un individuo o una comunità.
Spesso tale concetto fa riferimento allo sviluppo della fiducia nelle proprie capacità.
L'empowerment può quindi definirsi come un processo che dal punto di vista di chi
lo esperisce, significa "sentire di avere potere" o "sentire di essere in grado di fare".
Appare così il frutto del concorrere del senso di padronanza e di controllo raggiunto
dal soggetto, (livello psicologico) e delle risorse\opportunità offerte dall'ambiente in
cui il soggetto vive (livello sociale e di comunità).
L’empowerment è un processo dell’azione sociale attraverso il quale le persone, le
organizzazioni e le comunità acquisiscono competenza sulle proprie vite, al fine di
cambiare il proprio ambiente sociale e politico per migliorare l’equità e la qualità di
vita.
Zimmerman (2000) sottolinea che i tre livelli di analisi, benché descritti separatamente,<