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APPUNTI DI PSICOLOGIA DELLA COMUNICAZIONE
Lezioni - Prof. Mininni
Lez. 1 - CONCETTI DI BASE DELLACOMUNICAZIONE
- La comunicazione è un attività complessa nelle relazioni interpersonali ed è uno scambio di
contenuti cognitivi ed emotivi in un ambiente sociale.
- Modello di Shannon e Weaver: >> canale <<
sorgente >> messaggio >> apparato trasmettitore >> segnale >> apparato ricevitore >> messaggio >>
destinatario >> rumore <<
- Mancano intenzionalità e contesto.
- Triangolo semiotico:
simbolo (segno) – referenza (significato, idea corrispondente a simbolo) – referente (realtà rappresentata dal simbolo)
- Intenzionalità degli interlocutori alla costruzione del significato:
1) informativa: trasmettere contenuto al destinatario per incremento delle sue conoscenze.
2) comunicativa: coinvolgimento dell’interlocutore per condividere il messaggio.
- Il significati possono essere diversi in base al contesto in cui si svolge la comunicazione. Il contesto
è costituito da:
1) inferenze (ciò che consente di integrare le nuove conoscenze con quelle di cui già si dispone).
2) implicatura conversazionale (impegno reciproco dei partecipanti ad integrare il significato letterale
del messaggio con conoscenze già possedute).
- Principio di cooperazione: necessità di dare il proprio contributo al momento giusto della
comunicazione. Si articola in quattro massime conversazionali:
1) quantità: suggerisce che i partecipanti all’interazione comunicativa debbano fornire soltanto
le informazioni necessarie per comprendere il messaggio.
2) qualità: suggerisce che i partecipanti facciano affermazioni vere e sostenute da prove
adeguate.
3) relazione: suggerisce che i partecipanti debbano fornire informazioni pertinenti.
4) modo: suggerisce che i partecipanti debbano considerare il modo in cui il contenuto deve
essere espresso, cercando chiarezza.
- L’interazione deve rispettare anche le regole che permettono la gestione dell’avvicendamento dei
turni: a) per garantire lo sviluppo virtuoso della conversazione;
b) per superare i limiti cognitivi che rendono problematico l’ascoltare e il parlare contemporaneamente.
Comunicazione come azione
- Dire qualcosa equivale a fare qualcosa. Austin parla pertanto di atti
linguistici:
1) atti locutori, consistono in ciò che un parlante dice.
2) atti illocutori, consistono nelle intenzioni comunicative del parlante.
3) atti perlocutori, consistono negli effetti prodotti dal parlante sull’interlocutore.
- Questa teoria mette in evidenza l’intenzionalità degli scambi comunicativi: ciò che viene trasmesso è
qualcosa di più del semplice significato letterale.
Competenza comunicativa
- La competenza comunicativa rappresenta il grado con cui gli individui soddisfano e percepiscono di aver
soddisfatto i loro scopi in una comunicazione. Può essere:
1) sintattica: capacità di produrre frasi formalmente corrette.
2) semantica: capacità di associare parole a oggetti, eventi, situazioni cui corrispondono.
3) pragmatica: capacità di tener conto del contesto e del modo in cui una certa cosa viene detta.
Comunicazione verbale
- La psicolinguistica è la disciplina che si occupa dei meccanismi sottesi alla comprensione e alla
produzione del linguaggio.
- Essa prende le mosse dal lavoro pioneristico di Chomsky, che per spiegare come in così breve tempo i
bambini siano in grado di padroneggiare l’uso della lingua, ipotizzò l’esistenza di un meccanismo innato,
detto LAD, in grado di attivarsi sotto lo stimolo di una qualunque lingua parlata.
- La teoria elaborata da Chomsky è la teoria generativo-trasformazionale e contiene:
1) le regole di riscrittura (consistono nella riscrittura di alcuni simboli in altri simboli, fino al non
scomponibile).
2) le regole trasformazionali (agisce sulla struttura superficiale della frase e che, aggiungendo diversi
elementi informativi, produce una stringa diversa dall’originale).
Comunicazione non verbale
- Consente di inferire atteggiamenti, desideri e intenzioni dell’interlocutore.
- Svolge funzione ancillare per la comunicazione verbale.
- Vi sono coinvolti tre sistemi:
1) vocale (intonazione, pause e silenzi)
2) cinesico (mimica facciale, sguardo, gesticolazione)
3) prossemico (gestione contatto interpersonale)
- Molte manifestazioni non verbali sono innate, servono a comunicare valori relazionali
(disponibilità, amicizia, minaccia). Molto importanti sguardi, voce, gesti, gestione dello spazio.
Lez. 2 - COMPRENSIONE E PRODUZIONE DI MESSAGGI
- Il linguaggio è una facoltà cognitiva, insieme alla percezione, all’attenzione, alla memoria e al pensiero, di
cui è dotato il sistema cognitivo umano.
- La possibilità di creare un numero infinito di frasi a partire da un numero finito di parole è detta
produttività linguistica.
Fonemi
- I fonemi sono le parti più piccole di cui sono composte le parole di una lingua (parlata).
- I fonemi non corrispondono alle lettere e la corrispondenza tra fonemi e grafemi varia da lingua a lingua.
- Italiano e Spagnolo sono dette lingue trasparenti perché vi è una buona corrispondenza fon\gra.
- Inglese e Francese sono dette lingue opache perché la realtà fonografica è spesso lontana dalla grafia.
- In una lingua, due suoni sono considerati fonemi diversi se sostituendoli l’uno con l’altro danno luogo a
parole diverse.
- In molte lingue, due grafemi hanno stesso fonema, come /b/ e /v/ nello Spagnolo.
- L’italiano possiede 30 fonemi, l’inglese 45.
Morfemi, parole e sintagmi
- Non tutte le combinazioni di fonemi sono consentite. Parole che in italiano non esistono ma che
sarebbero facilmente pronunciabili (darta) vengono definite non-parole regolari. Le parole che non
esistono e che non suonano italiane (datza) sono definite non-parole irregolari. Le combinazioni
impronunciabili (dwsrst) sono dette non-parole illegali.
- I morfemi sono le unità più piccole dotate di significato e comprendono le radici (gatt-). Alcune parole
sono costituite da singoli morfemi (sì, infatti, spesso). La maggior parte dei morfemi viene unita ad altri
morfemi per formare le parole.
- La struttura con cui si dispongono le parole all’interno di una frase è detta catena sintattica e il sintagma ne è
nominali,
l’unità di misura (del quale testa è la parola fondamentale, modificatori le altre parole; sono definiti
verbali, preposizionali in base alla testa).
Universali linguistici
- Le lingue possiedono dei caratteri comuni, definiti universali linguistici:
1) ciascuna lingua ha un numero finito di fonemi.
2) da un numero finito di fonemi è possibile costruire un numero infinito di
parole.
3) la relazione parola-significato è arbitraria.
4) in qualsiasi lingua è possibile produrre un numero infinito di frasi.
- Le regole della sintassi governano il modo in cui le parole sono disposte all’interno di una frase.
Comprensione di una frase
- Comprendere una frase vuol dire essere in grado di formarsi una rappresentazione mentale di ciò che
il parlante o lo scrivente intendeva comunicare. La comprensione è il risultato di un complesso
processo, costituito da tre tipi di elaborazione:
a) elaborazione fonologica/ortografica, in cui vengono riconosciuti i singoli fonemi.
b) elaborazione sintattica, in cui a ciascun elemento della frase viene assegnato un ruolo sintattico.
c) elaborazione semantica, in cui viene recuperato il significato di ciascuna parola.
Modelli interattivi e modelli seriali nel processo di comprensione
- I modelli interattivi (Marslen-Wilson, MacDonald) propongono l’interdipendenza tra le tre elaborazioni.
A parte l’iniziale privilegio goduto dalla componente fonologica, quella sintattica e quella semantica
interagiscono tra loro in ogni momento, fino alla comprensione finale.
- I modelli seriali (Forster, Frazier e Rayner) stabiliscono invece l’indipendenza tra i diversi livelli
di elaborazione, che avvengono sequenzialmente.
Strategie di analisi sintattica
- La strategia dell’attaccamento minimale (Frazier) assume che l’elaboratore sintattico funzioni in modo
da costruire strutture sintattiche il più possibile semplici. Queste sono le prime ad essere costruite;
quando il risultato di tale elaborazione produce un’interpretazione non plausibile, il sistema linguistico
rianalizza la frase in modo da ottenere una rappresentazione plausibile.
- In presenza di frasi che possono essere interpretate in due modi, abbiamo due strategie:
1) strategia della chiusura differita (Frazier e Fodor): se possibile dal punto di vista grammaticale, gli elementi
della frase che vengono man mano elaborati vengano attaccati ai nodi in corso di elaborazione.
2) strategia della catena minima (De Vincenzi): prevede che il sistema funzioni in modo da evitare di costruire
nodi non necessari nelle catene sintattiche.
Produzione della frase
- Il modello proposto da Garrett prevede che nella produzione di una frase siano coinvolti tre
diversi modelli di elaborazione:
1) il livello di concettualizzazione, responsabile dell’elaborazione del contenuto del messaggio da trasmettere.
2) il livello di formulazione, in cui viene elaborata la struttura della frase.
- tre sottolivelli:
a) funzionale (elaborazione struttura sintattica e scelta delle parole);
b) posizionale (lavora all’interno di un singolo sintagma, vi sono specificati processi fonologici e sintattici);
c) fonetico (responsabile della realizzazione fonetica dell’enunciato).
3) il livello di articolazione, che prevede la traduzione della rappresentazione frasale nella struttura articolatoria.
Lez. 3 - CODICI VISIVI E CODICI VERBALI
- Il grado di comprensione più elevato beneficia dell’integrazione del linguaggio verbale e del
linguaggio visivo.
Peculiarità del codice visivo
- Se prendiamo come esempio la figura di una pianta di un appartamento, possiamo notare che l’esposizione
verbale di tutte le informazioni che è possibile estrarvi, non solo sarebbe più dispendiosa, ma non aggiungerebbe
nulla al grado di comprensione fornito dalla figura stessa.
- La comunicazione di un certo tipo di informazioni, come quelle relative ai rapporti spaziali,
beneficia senza dubbio del linguaggio visivo.
- Il codice visivo è inoltre universale, può essere compreso da individui che non parlano la stessa lingua.
- Il linguaggio visivo ha i suoi limiti perché non cattura tutte le caratteristiche degli oggetti che
rappresenta.
- L’universalità del linguaggio per immagini è una caratteristica di quei segni che hanno una somiglianza
con l’oggetto cui si riferiscono e quanto più la relazione dive