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LUSTER
2.1 Disturbo paranoide di personalità
Le persone con disturbo paranoide di personalità sono convinte, in quasi tutte le situazioni che gli
altri “ce l’abbiano” con loro. Nel disturbo di personalità paranoide, i sospetti sono enormemente
esagerati o, se sono giustificati, sono solitamente provocati dal comportamento ostile dell’individuo
paranoide.
l disturbo paranoide di personalità differisce dalla schizofrenia paranoide perché chi ne è affetto è
sufficientemente in contatto con la realtà da essere in grado di funzionare nella vita quotidiana, a volte
a livelli molto elevati. Criteri diagnostici per il disturbo paranoide di personalità
Sospettosità e sfiducia pervasiva nei confronti degli altri, che portano a interpretare le loro motivazioni come malevole,
con esordio nella prima età adulta e presente in una varietà di contesti, come indicato da 4 (o più) delle seguenti
situazioni:
• Il soggetto sospetta, senza adeguate basi, che gli altri stanno complottando, facendo del male o parlando male di
lui/lei.
• Si preoccupa con dubbi ingiustificati per la lealtà o la fedeltà degli amici o dei soci.
• È riluttante a fidarsi degli altri a causa di paure ingiustificate che le informazioni verranno usate maliziosamente a
suo danno.
• Legge significati nascosti o minacciosi in commenti o eventi benigni.
• Cova persistentemente rancore per insulti imperdonabili, mancanze di rispetto e beffe.
• Percepisce attacchi non evidenti per gli altri, alla propria reputazione o al proprio carattere e reagisce rapidamente
con rabbia o contrattacca.
• Ha sospetti ricorrenti, senza giustificazione, riguardo alla fedeltà del coniuge o del partner.
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A.A. 2016/2017 • PSICOLOGIA CLINICA CAPITOLO 11
2.1.1 Componenti cognitivo-comportamentali
In generale, gli approcci cognitivo-comportamentali ai disturbi di personalità considerano le credenze
e le aspettative delle persone come la base di quegli aspetti stabili del comportamento che non
chiamiamo personalità. Negli individui “normali”, tali credenze e aspettative sono relativamente
flessibili e adattabili, mentre nei disturbi di personalità diventano rigide e disadattive.
La prospettiva cognitivo-comportamentale dei disturbi di personalità assume che questi si sviluppino
spesso a partire dalle prime esperienze di vita. In accordo con Aaron Beck, le esperienze infantili
stabiliscono pattern di pensiero fissi (schemi cognitivi) che modellano le strategie di comportamento
interpersonale e influenzano il modo in cui le persone percepiscono e interpretano tutte le esperienze
successive. Quando gli schemi cognitivi disadattivi si formano precocemente nell’arco della vita,
spesso persistono perché “gli individui tendono a prestare attenzione selettiva alle esperienze coerenti
con i propri preconcetti e a distorcere l’interpretazione delle proprie esperienze, in modo che esse
confermino tali schemi”.
Gli approcci cognitivo-comportamentali ai disturbi di personalità si focalizzano anche sul modo in
cui le credenze e le strategie di comportamento disadattive si auto-perpetuano attraverso “le profezie
che si autoavverano”. In altre parole, le persone con disturbi di personalità mantengono certe credenze
interpersonali, agiscono in accordo con esse in modo da influenzare gli altri a rispondere di
conseguenza e quindi percepiscono le risposte degli altri come prove a conferma delle loro credenze.
Gli interventi cognitivo-comportamentali per i disturbi di personalità mirano a identificare e mettere
in discussione gli schemi cognitivi distorti e ad aiutare a modificare gli schemi comportamentali
disadattivi. Questi interventi non mirano ad alterare le convinzioni fondamentali del paziente (che le
persone siano malevole e indegne di fiducia), ma incoraggiano il paziente a valutare la minaccia posta
da situazioni specifiche e la sua capacità di gestire tali situazioni. Quando i pazienti percepiscono le
minacce esterne meno pericolose di quanto avessero pensato in precedenza, potrebbero aprirsi a una
rivalutazione della propria convinzione che le persone siano generalmente malevole.
2.1.2 Componenti psicodinamiche
La prospettiva psicodinamica sui disturbi di personalità in generale si focalizza primariamente su due
aree: le relazioni infantili problematiche e i meccanismi di difesa disadattivi.
Ad esempio, per la prospettiva psicodinamica, il disturbo paranoide di personalità spesso ha inizio
con ripetute esperienze infantili di umiliazione, criticismo e ridicolizzazione. Tali storie familiari sono
ritenute la fucina dello stile aggressivo dell’adulto paranoide, che è spesso ostile nei confronti degli
altri perché anticipa la critica o il presunto attacco. Allo stesso tempo, le persone con disturbo
paranoide di personalità hanno una visione distorta degli altri, a causa del loro frequente utilizzo del
meccanismo di difesa della proiezione. Essi attribuiscono inconsciamente i propri sentimenti di
ostilità agli altri e quindi si sentono minacciati e reagiscono di conseguenza.
I clinici psicodinamici sottolineano anche il fatto che il disturbo paranoide di personalità comprende
la paradossale combinazione di sentimento d’inferiorità e di auto-riferimento. Una persona paranoide
si focalizza sulle proprie debolezze e su come possono venire sfruttate. Nello stesso tempo, gli
individui paranoidi presumono che le altre persone siano focalizzate intensamente su di loro e sulle
loro debolezze.
Il concetto psicodinamico di transfert, fenomeno attraverso il quale gli schemi derivati da altre
relazioni vengono ripetuti nella relazione terapeutica, è particolarmente rilevante nel trattamento dei
disturbi di personalità. Quando i sentimenti, schemi e interazioni tipicamente paranoidi hanno luogo
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CAPITOLO 11 PSICOLOGIA CLINICA • A.A. 2016/2017
nella relazione terapeutica, il paziente e il terapeuta possono tentare di comprendere e cambiare le
aspettative inappropriate e le distorsioni del paziente. Il terapeuta affronterà anche questi schemi
problematici nella maniera in cui essi compaiono nelle altre relazioni descritte dal paziente.
Uno dei maggiori traguardi terapeutici con un paziente paranoide si raggiunge quando il paziente
inizia ritenere genuine e benevoli le espressioni di interesse e preoccupazione del terapeuta.
2.2 Disturbo schizoide di personalità
Il disturbo schizoide di personalità è caratterizzato da distacco emotivo e carenza di interesse nelle
relazioni interpersonali, fino all’indifferenza verso le relazioni con i membri della famiglia e con
potenziali partner sessuali.
Le persone con il disturbo schizoide di personalità tendono a stare da soli, a dedicarsi a una ristretta
gamma di interessi e a essere distaccati al punto da sembrare senza emozioni.
Criteri diagnostici per il disturbo schizoide di personalità
Schema pervasivo di distacco dalle relazioni sociali e ristretta gamma di espressioni emotive in contesti interpersonali,
con esordio nella prima età adulta e presente in una varietà di contesti, come indicato da 4 (o più) delle seguenti
situazioni:
• Il soggetto non desidera né apprezza le relazioni intime, incluso fare parte di una famiglia.
• Sceglie quasi sempre attività solitarie.
• Ha poco, se non nessuno, interesse nel fare esperienze sessuali con un’altra persona.
• Trae piacere da poche, se non nessuna attività.
• Ha pochi amici o confidenti al di fuori dei suoi parenti di primo grado.
• Sembra indifferente agli apprezzamenti o alle critiche degli altri.
• Mostra freddezza emotiva, distacco o affettività appiattita.
Nella maggior parte dei casi, questi soggetti hanno poche amicizie, e non sembrano trarre alcun
piacere dal passare del tempo con gli altri. Occasionalmente, possono essere coinvolti in una relazione
con una persona estremamente gregaria, ma è probabile che rimangano passivi e indifferenti nei
confronti della relazione dal momento che sembrano avere un’incapacità fondamentale di
comprendere ciò che le altre persone sentono e vogliono.
2.2.1 Componenti biologiche
Le ricerche sul temperamento, tendenze comportamentali innate presenti alla nascita, indicano che
alcuni disturbi di personalità possono risultare da un’interazione tra temperamento geneticamente
determinato e specifiche influenze ambientali. Ad esempio, alcune prove empiriche suggeriscono che
i bambini nati con temperamenti molto sensibili e facilmente iper-eccitabili possano “ritirarsi”
emotivamente da genitori troppo attivi o troppo intrusivi. Questo tipo di temperamento, a volte
definito temperamento “difficile”, è stato messo in relazione con i disturbi di personalità schizoide e
schizotipico.
2.2.2 Componenti psicodinamiche
I teorici psicodinamici interpretano il disturbo schizoide di personalità come un ritiro difensivo da
tutti i tipi di contatti e sentimenti umani, in risposta all’aspettativa di sofferenza travolgente nelle
relazioni. Si ritiene che un difficile attaccamento precoce nei confronti delle figure parentali possa
essere portato avanti fino all’età adulta, dove le relazioni sono considerate stressanti, non piacevoli,
e quindi vengono evitate. Alcuni clinici psicodinamici hanno inoltre suggerito che la comunicazione
parentale ambigua o fuorviante possa contribuire allo sviluppo del disturbo schizoide di personalità.
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A.A. 2016/2017 • PSICOLOGIA CLINICA CAPITOLO 11
In accordo con il principio della causalità multipla, i tratti schizoidi potrebbero emergere da una
sfortunata combinazione di predisposizione biologica del bambino a un temperamento difficile e
relazioni genitoriali per lui dolorose.
Oltre al ritiro, anche il meccanismo di difesa dell’intellettualizzazione viene associato ai tratti
schizoidi. Nell’intellettualizzazione, le emozioni e le esperienze emotive vengono mentalizzate, non
provate, in accordo con lo stile “gelido” delle persone con disturbo schizoide di personalità. Le
persone con disturbo schizoide, infatti, raramente richiedono una terapia spontaneamente, ma quando
lo fanno, gli interventi psicodinamici enfatizzano la pazienza e l’attenzione nel chiarire i legami
interpersonali come metodo per aiutare il paziente a sentirsi sicuro nella relazione psicoterapeutica.
2.2.3 Componenti cognitivo-comportamentali
Le persone con disturbo schizoide di personalità tendono a pensarsi come “solitari” e a dare valore
positivo al proprio distacco dagli altri. Nonostante possano notare che gli altri traggono piacere dalle
relazioni interpersonali, i soggetti con personalità schizoide non rispondono agli indizi emotivi degli
altri, o hanno difficoltà a interpretarli. Come risultato, sono inclini