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L'analisi dell'ambito territoriale di riferimento: provincia di Parma; presenza di reti attive tra istituzioni scolastiche, cooperative sociali e fondazioni interessate a sperimentare progetti innovativi
Situazione problema: contrastare l'insuccesso l'abbandono scolastico
La definizione del problema: fenomeno percepito come tale da operatori direttamente coinvolti (insegnanti, educatori etc); entra nell'agenda politica di coloro che hanno potere di decidere; esistono finanziamenti che a livello centrale danno risorse per alcuni tipi di intervento; coinvolge diversi soggetti istituzionali pubblici e privati e destinatari che hanno particolare tutela, rilevanza, etc.
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Per i due livelli che riguardano la progettazione, la stessa segue delle fasi precise, trasversalmente alle 7 estensioni della competenza progettuale che sono uguali per entrambi e si lavora in equipe.
Progettazione macro: a prescindere dal tipo di progetto (di prevenzione, formazione etc.), dal
contesto(gruppo classe, quartiere etc.), dei destinatari od altri elementi, il percorso di costruzione di un progetto di intervento macro avviene attraverso 5 fasi:- Ideazione;
- Attivazione;
- Programmazione;
- Realizzazione;
- Valutazione conclusione.
- Analisi dei contesti;
- utilizzare modelli e criteri;
- Identificare obiettivi, bisogni e problemi educativi;
- attivare processi di progettazione partecipata;
- gestire e organizzare spazi e tempi;
- gestire le risorse;
- monitoraggio, valutazione e autovalutazione degli interventi.
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I soggetti interessati alla fase di ideazione e attivazione:
- soggetto promotore/titolare del progetto (associazioni, cooperative, assessorato ai servizi sociali di un comune, Asl, etc);
- soggetto finanziatore del progetto: può essere esterno (ministeri, fondazioni, banche, etc.) o può coincidere con il soggetto promotore/titolare;
- soggetti promotori interni ad un servizio/organizzazione: gli educatori di un nido decidono di attivare, all'interno della programmazione educativa, un progetto di prevenzione dei disturbi del linguaggio;
- soggetti promotori esterni al servizio: il servizio sociale del comune, in seguito a segnalazioni da parte dell'Asl, degli operatori dei nidi e dei genitori, propone un progetto di prevenzione dei disturbi del linguaggio.
Nel progetto indicativo presente abbiamo: soggetto promotore/titolare del progetto, tre cooperative sociali e due scuole secondarie di primo e di secondo grado; soggetto finanziatore del progetto, fondazione Cariparma.
In regime di convenzione con le 3 cooperative del territorio.
Elementi chiave: la sinergia e il lavoro di rete tra le diverse organizzazioni, enti ed istituzioni coinvolte; accurata analisi e decodifica della domanda, del problema e del contesto.
Progettazione macro, le fasi: ideazione e l'attivazione corrispondono all'analisi dei contesti; all'utilizzo di modelli a criteri; all'identificare obiettivi, bisogni e problemi educativi.
Analisi del contesto e identificazione del problema educativo:
- Domande guida: Su quale problema si vuole intervenire? Per chi e perché è rilevante questo problema? Quali sono le cause del problema? Qual è l'impatto del problema a livello locale, nel contesto territoriale in cui si vorrebbe attivare il progetto? Chi (servizi, organizzazioni, persone) nel territorio si sta già occupando di quel problema o del settore che include il problema? Quali buone pratiche sono già state implementate?
Documentazione
da consultare: letteratura sull'argomento, normative di riferimento, eventuali dati statistici, eventuali altre esperienze realizzate (anche in altri territori) e i loro esiti. Esempio: Problema sul quale si vuole intervenire: difficoltà di inserimento lavorativo per giovani disabili: → quali conoscenze dobbiamo acquisire? varie tipologie di disabilità e relative limitazioni che possono influire sull'attività lavorativa; leggi in materia; statistiche/Dati sul tasso di occupazione/disoccupazione dei disabili a livello nazionale → Analisi → presenza dell'impatto a livello locale di disabili nel territorio; tipologie di disabilità; tasso di occupazione e disoccupazione; cause della disoccupazione (consultando associazioni, servizi comunali, etc) → Analisi → conoscenza dell'impatto a livello locale e risorse disponibili e attivabili della realtà economica della zona; Potenziali datori di lavoro (cooperative, etc); atteggiamentoverso il lavoro dei disabili e delle loro famiglie. Bisogna creare una programmazione per identificare gli obiettivi: questa è un passaggio cruciale di ciascun progetto educativo, e si entra così nella fase della programmazione, in quanto si va a definire la finalità dell'intervento. La funzione degli obiettivi in un progetto educativo è orientativa, comunicativa, decisionale e valutativa. Molto importante è scrivere bene gli obiettivi, avere una chiarezza espositiva, semplicità, misurabilità, raggiungibilità degli obiettivi e temporalmente definiti. Slide 06.04. La progettazione educativa è intesa come agire intenzionale e consapevole, è la tecnica attraverso cui l'educatore esplicita, definisce e scandisce (per tempi e obiettivi) il proprio intervento professionale a livello metodologico. Per parlare di progettazione occorre conoscere la normativa: è di fondamentale importanza per i professionisti in ambito educativo.è una delle cornici di riferimento degli interventi e consente di lavorare in rete con le altre figure professionali. → Raccomandazioni europee (REC 2013/112/UE), (REC 2012/2/UE) rompere il ciclo dello svantaggio sociale e garantire ai bambini e adolescenti ampie possibilità di partecipazione alla costruzione del loro progetto educativo. La convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza delle Nazioni unite del 1989; è un riferimento normativo fondamentale per i professionisti del lavoro socio-educativo. La convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza (CRC) è stata approvata dall’assemblea delle Nazioni unite il 20 novembre 1989, ed è ratificata in 192 paesi: tutti i paesi del mondo tranne Somalia e Stati Uniti. Il testo giuridico è ricco e complesso ed è composto da 54 articoli, è il frutto di 8 anni di lavoro di un working Group formato dai rappresentanti di ciascun Stato membro,
organizzazioni intergovernative e non governative. L'Italia ha ratificato e reso esecutiva la convenzione con la legge 27 maggio 1991 numero 179. Premoli ha definito la CRC come fondamento di una pedagogia dei diritti dei minori e come progetto educativo da tradurre in operatività concreta. È una bussola per orientare e progettare interventi socio-educativi all'interno dei servizi. I 4 principi generali della CRC: 1. Principio di non discriminazione (art.2): tutti i diritti sanciti dalla convenzione si applicano a tutti i bambini e ragazzi, senza alcuna distinzione. 2. Principio del miglior interesse del minore (art.3): in tutte le decisioni riguardanti minori, il superiore interesse del minore deve avere una considerazione preminente. Principio cardine degli ordinamenti giuridici nazionali. 3. Diritto alla vita, alla sopravvivenza e allo sviluppo (art.6): basilare diritto alla vita e allo sviluppo di ciascun minore. 4. Principio di partecipazione rispetto perL'opinione del minore (art.12): diritto dei minori ad essere ascoltati di vedere la loro opinione presa in considerazione il minore, anche se titolare di diritto, non sempre è in grado di valutare cosa per lui è veramente conveniente. Per valutare gli interessi del minore vi sono dei criteri: età; situazione pregressa del minore (come è stata vissuta, legami instaurati); caratteristiche di personalità individuali, risorse, aspirazioni e attitudini; valutazione non solo giuridica ma anche pedagogica, psicologica e sociale; composizione collegiale e mista del Tribunale per i Minorenni.
L'operatore deve interrogarsi su quale sia il migliore interesse del minore di cui si sta occupando, deve rappresentare le situazioni problematiche come diritti negati prima che come i bisogni, e promuovere partecipazione ed empowerment.
Le 3 P della CRC:
- Provision: L'insieme dei diritti riconducibili all'accesso ai servizi e beni materiali che consentono