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FUNZIONE DI PERDITA:
1* 2 2* 2 m* 2
L=(y -y ) +(y -y ) +….(y -y )
1 2 m
La perdita può essere pensata dal policy maker
attribuendogli un coefficiente con un valore da lui scelto:
1* 2 2* 2 m* 2
L= w x (y -y ) +w x (y -y ) +….w x (y -y )
1 1 2 2 n m
Il problema di massimizzazione della funzione di perdita, è
soggetto a vincoli derivanti dalla struttura economica, ma
dalla risoluzione del problema, deriva il piano che rende
minima la perdita.
OKUN ha suggerito di utilizzare come funzione di perdita la
somma del tasso d’inflazione e del tasso di disoccupazione,
funzione nota come indice di malessere di okun.
Indipendentemente dalla funzione di perdita, bisogna
notare che le 2 variabili si muovono in direzioni opposte.
LA CRITICA DI LUCAS: l’idea che la politica possa
raggiungere i suoi obiettivi guardando alla solvibilità di un
sistema di equazioni è stata contestata da Lucas, sulla
base delle aspettative razionali. Egli sostiene che nel
momento stesso in cui l’azione di politica economica
viene messa in pratica mutua il quadro nel quale gli
individui privati si muovono e quindi possono mutare i
parametri di comportamento degli individui(inclusi nella
matrice a), cioè la regola comportamentale, che gli individui
adottano nel prendere le loro decisioni. La politica
economica ha effetto sulle variabili economiche, in un modo
che non può essere previsto sulla base dei comportamenti
osservati nel passato. Lucas perviene alla conclusione che
sia meglio per le autorità di politica economica astenersi
dagli interventi attivi perché l’esito di tali interventi è sempre
imprevedibile. CAPITOLO 3.
L’ECONOMIA DEL BENESSERE
L’economia del benessere è una branca dell’economia che mira a
stabilire in che misura, situazioni economiche alternative siano
desiderabili per la collettività. Essa studia e definisce regole per
poter classificare le diverse possibili configurazioni del sistema
economico. Per configurazione si intende una particolare
allocazione di risorse. La configurazione finale dipende dalle
preferenze dei singoli individui, dalle risorse iniziali, dalle scelte
operate dal comportamento dei soggetti. L’economia del benessere
composto da diverse linee di ricerca:
vecchia economia del benessere, ha tentato di costruire
•
funzioni di benessere sociale(Utilità collettiva) partendo dalle utilità
degli individui che compongono la società;
Nuova economia del benessere, ha cercato di individuare una
•
serie di criteri da richiedere alle funzioni di benessere sociale, e ha
studiato come deve essere fatta una funzione di benessere sociale
per rispondere a tali requisiti. Da qui: il teorema di impossibilità che
mostra l’impossibilità di costruire funzioni che godono
simultaneamente di tutte le caratteristiche.
Teoria delle votazioni, ritiene che la scelta sociale sia da
•
attribuire all’esito di votazioni.
Scuola della public choices, ritiene che i rappresentanti degli
•
enti collettivi perseguano fini propri che hanno poco a che fare con
gli obiettivi individuali.
L’economia del benessere è Pigou che propose il modello
individualista, Richiamando la precedente formulazione di Bentham,
secondo cui la funzione di benessere sociale dipende dalle utilità
dei singoli individui che compongono la società. SW=f(U ,U ,U ).
1 2 n
Secondo Bentham la funzione di benessere sociale è la somma
delle utilità degli individui SW=f(U +U +U ). La mappa di curve di
1 2 n
isobenessere nel caso di funzioni di benessere sociale di Bentham:
Le curve di isobenessere, che in realtà sono delle rette, soddisfano
l’equazione SW=U1+U2. Ogni livello di SW corrisponde a una
diversa retta di isobenessere. Se SW aumenta, più alta sarà la
curva di isobenessere associata.
Secondo Rawels, la funzione di benessere sociale è pari al livello di
utilità dell’individuo che sta peggio: SW=min (U1,U2…Un); tale
funzione indica che il livello dell’indicatore del benessere sociale,
coincide con il minimo valore delle U dei singoli individui, cioè con il
livello di utilità dell’individuo che sta peggio. La valutazione del
benessere sociale deve essere fatta unicamente in riferimento alla
persona che sta peggio e inoltre deve considerarsi positiva ogni
riallocazione di risorse che migliora l’utilità di chi sta peggio.
Se l’individuo 1 è quello che peggio, incrementi di utilità
dell’individuo 2, da A a B, non modificano il benessere sociale.
Secondo Nietzche, la funzione di benessere sociale coincide con il
livello di utilità di chi sta meglio:
SW= max(U1,U2,…Un)
L’impostazione utilitarista, cioè la possibilità di misurare e
confrontare le utilità dei diversi individui, viene messa in
discussione da Pareto, secondo il quale l’utilità non è una
grandezza misurabile. Pareto stesso suggerì un criterio alternativo
per valutare stadi sociali differenti. Secondo il criterio di Pareto,una
configurazione x è preferibile ad una configurazione y, se tutti i
soggetti nello stato x stanno almeno non peggio che nello stato y, e
almeno un soggetto sta strettamente meglio. Il criterio si basa sul
concetto di ottimo paretiano secondo il quale è ottimo paretiano
un’allocazione di beni raggiunta la quale il benessere di un
individuo non può aumentare senza ridurre quello di un altro.
1° TEOREMA FONDAMENTALE DELL’ECONOMIA DEL
BENESSERE: se produttori e consumatori non fanno il prezzo e per
tutti i beni esiste un mercato, l’allocazione di equilibrio delle risorse
è pareto- efficiente. Ciò significa che in un sistema economico
concorrenziale in cui tutti gli operatori sono price-taker si ottiene
automaticamente un’allocazione efficiente delle risorse. La validità
del teorema è soggetta al verificarsi di precise condizioni:
Ciascun soggetto deve essere proce-taker;
• L’utilità di ogni individuo deve dipendere unicamente dal livello
• dei suoi consumi. Le decisioni di consumo di un individuo non
incidono sulle utilità degli altri.
Devono essere beni privati.
• Devono esistere mercati per tutti i beni esistenti.
• L’informazione deve essere simmetrica e completa.
•
Se una di queste condizioni non viene rispettata, si parla di
fallimento di mercato, in quanto si è di fronte ad un mercato pareto-
inefficiente. In questi casi, per raggiungere l’efficienza può essere
necessario un intervento esterno.
2° TEOREMA DELL’ECONOMIA DEL BENESSERE
Il secondo teorema dell’economia del benessere afferma che,
modificando opportunamente le dotazioni iniziali con particolari
strumenti di redistribuzione, imposte o sussidi in somma fissa (lump
sum tax), un’economia concorrenziale consente di raggiungere
qualsivoglia stato sociale Pareto efficiente sulla frontiera massima
dell’utilità. Si riesce quindi a raggiungere l'obiettivo dell'equità,
raggiungendo l'allocazione che corrisponde all'intersezione fra la
curva di benessere sociale più alta e la frontiera delle utilità
possibili. CAPITOLO 6.
IL POTERE DI MERCATO
Per potere di mercato si intende la situazione nella quale un
individuo con il suo comportamento può modificare il prezzo
prevalente di un bene in un determinato mercato. Quando il
mercato di un bene è servito da una sola impresa che agisce senza
tener conto del comportamento delle altre imprese, che agisce per
massimizzare il suo profitto siamo in condizione di monopolio. Il
monopolista percepisce come dato il comportamento dei
consumatori, rappresentato da una funzione di domanda inversa
P=P(Q) e la tecnologia a sua disposizione, rappresentata dalla
funzione di costo C=C(Q). In condizione di monopolio, la quantità
“q” prodotta è uguale alla quantità “Q” immessa sul mercato q=Q.
L’obiettivo del monopolista è il profitto dato da p x q-c e la sua
massimizzazione richiede che venga prodotta quella quantità tale
che Rmg=Cmg.
Ma la scelta del monopolista non garantisce l’efficienza allocativa in
quanto la quantità prodotta non eguaglia il P al Cmg, in quanto per
un decisore del prezzo il prezzo sarà maggiore del Cmg (P>Cmg).
L’inefficienza allocativa che si determina in corrispondenza del
punto di ottimo del monopolista sottolinea la perdita netta di
monopolio, cioè il decremento di benessere sociale che si ha in
monopolio rispetto all’allocazione che si otterrebbe con la perfetta
concorrenza. La perdita netta è proprio la differenza fra benessere
sociale massimo, che si ottiene con la perfetta concorrenza e
benessere sociale di monopolio. Si definisce monopolio naturale
una configurazione industriale in cui il numero ottimale di imprese
presenti sul mercato è uno. Il monopolio naturale si manifesta
quando nell'intervallo di produzione rilevante, ossia nell'intorno del
volume di produzione domandato dal mercato, la funzione di costo
è subadditiva. Ciò significa che i costi sostenuti da una sola
impresa nel produrre l'intera quantità domandata sono inferiori a
quelli che sosterrebbero due o più imprese contemporaneamente
presenti sul mercato. Sotto queste condizioni, la presenza di un
unico operatore è più efficiente di una pluralità di imprese, fermi
restando i costi sociali comunque generati da un monopolista.
Il monopolio può essere considerato efficiente valutando l’economia
in termini dinamici: l’efficienza dinamica è una situazione nella
quale non è possibile migliorare il benessere di una generazione
senza peggiorare il benessere di un’altra. Mentre la concorrenza
perfetta avvantaggia le generazioni attuali, il monopolio può avere
esiti positivi per le generazioni future. Questo perché la crescita
economica associata a regimi di monopolio è più forte rispetto alla
crescita economica associata alla concorrenza perfetta. Ciò viene
sostenuto da Schumpeter, secondo il quale il monopolio permette
una crescita più rapida rispetto alla concorrenza. Egli sostiene che
la crescita economica si basi sull’innovazione che richiede continui
e rischiosi investimenti Dalle imprese. L’Impresa monopolista,
avendo dei profitti più elevati rispetto a quelle in perfetta
concorrenza, si autofinanzia garantendo un alto tasso di
innovazione e quindi una crescita più veloce. Alla visione di