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Cos’è la stagflazione? È una cosa che non dovrebbe esistere, ma che spiega perché la Thatcher
vinse le elezioni. Gli economisti sono abituati a pensare in termini di inflazione/stagnazione. Invece
negli anni ’70-’80 accadde che la struttura monopolistica dell’economia portò ad una situazione
nuova: lo staccare il livello dei redditi da quello della produttività, porta a lungo andare ad una
stagnazione in cui però i prezzi continuano ad aumentare! In UK la Thatcher chiuse molte miniere:
i minatori guadagnavano tanto, ma il prezzo del carbone era basso quindi proporzionalmente la
produttività era bassa!
WIKI: In economia, con il termine stagflazione (combinazione dei
termini stagnazione ed inflazione) si indica la situazione nella quale sono contemporaneamente
presenti - su un determinato mercato - sia un aumento generale dei prezzi (inflazione), sia una
mancanza di crescita dell'economia in termini reali (stagnazione economica).
Dal punto di vista del movimento nel tempo, l’inflazione può essere:
• Tendenziale: è quell’indicatore di inflazione che esprime la variazione rispetto allo stesso
mese dell’anno precedente (nel caso dell’annuale). Quindi misura il tasso di inflazione che
c’è oggi rispetto ad un anno fa.
• Media: questo indicatore invece misura la differenza tra i dodici indici mensili di un anno e i
dodici indici mensili dell’anno precedente. Quindi misura la variazione media tra due anni.
Sono indicatori che ci dicono cose diverse, ma indispensabili entrambe. Di solito viene comunicata
l’inflazione tendenziale.
14.10.013
Disoccupazione ed inflazione nella teoria economica /Bea/
Se il salario aumenta più della produttività, le imprese (non volendo rinunciare a parte del proprio
profitto) reagiranno aumentando i prezzi mantenendo costante la cifra dei profitto sul reddito
prodotto. La visione di natura economica neo-keynesiana stagflazione = stagnazione, l’economia
non cresce e la disoccupazione aumenta + inflazione. Questa poteva anche essere una sorta di
soluzione per diminuire l’inflazione. Tagliare i salari oltre al necessario significa far venire meno la
domanda di investimenti porta alla crisi e all’instabilità finanziaria.
La politica economica si è basata x 25 anni sulla convinzione che ci fosse un trade of tra
disoccupazione ed inflazione. A un certo punto, il sistema economico si è messo a funzionare in
modo diverso, in conseguenza alle politiche economiche attuate. Gli attori si adattavano al
contesto economico.
Lancio di programmi di governo per creare posti lavoro crea inflazione, male inevitabile quindi il
consumatore ben accorto anticiperà l’inflazione con l’idea che se spende subito è meglio perché in
seguito dell’inflazione si svaluterà il mio reddito. Così facendo la politica economica sarà inutile
perché lascerà solo inflazione.
Fiedman e i monetaristi hanno rispolverato le teorie neoclassiche che sfoceranno nell’approccio
dei mercati efficienti, che ha portato direttamente nelle bolle speculative della crisi del 2006. 9
Curva di Phillips: base teorica e statistica delle teorie neo keynesiane degli anni ’80.
Phillips era un ministro britannico che aveva pubblicato uno studio statistico sul rapporta tra
disoccupazione e salari in 100 anni. Esso ha verificato che nel LP quella era la curva tra tasso di
disoccupazione e i salari. Si è verificato che
i salari sono stabili quando la disoccupazione era al 5,9%. I keynesiani neoclassici dicono
che la funzione della curva di P. è chiara e dunque la usano nella politica economica. B è
w C il punto d’equilibrio: siamo negli anni 50 con il boom economico, con bassissima
B occupazione. Spostandosi nel punto C con una POLITICA ESPANSIVA, riducendo la
disoccupazione dal B al C.
A L’idea di questa curva è che ci sia un ritardo sulla politica
5,9% u
Per sostenere l’attività economica bisogna trasferire risorse ai profitti, ma ciò avviene solo in certi
casi e non deve essere una cosa di sempre.
tasso d’inflaz La curva di Phillips nel breve periodo
B qua non è stabile: l’inflazione è illusionistica spostandosi su C perché
la domanda diminuisce se i prezzi aumentano. Secondo questa teoria i
governi aumentano l’inflazione senza alcun profitto positivo da questa
manovra.
Tasso di
disoccupazione.
Tasso di disoccupazione che non fa accelerare l’inflazione, compatibile quindi con la stabilità dei
prezzi (attorno al 6%) = NAIRU o Long Run Phillips curve.
Storicamente è interessante notare che Phillips fu premiato col nobel e più nessun governo si
arrischierà a parlare di gestione della domanda e le politiche fiscali (che dominano la scena fino
agli anni 60) passano in secondo piano a vantaggio delle politiche monetarie.
Dopo la critica di Friedman che avviene in coincidenza con la fine del sistema di Bretton Woods
(Nixon, ’71), la politica monetaria diventa uno strumento per perseguire gli obiettivi di politica
economica internazionale: il deprezzamento delle monete diventa lo strumento principale per
favorire la concorrenza. La critica di Friedman segna il passaggio ad un sistema di mercato, con
politica economica ultra-attiva. 10
CRESCITA E SVILUPPO.
Spesso sono usati come sinonimi ma non è così.
Crescita= solitamente l’aumento della produzione di beni e servizi. Con variazioni positive del PIL
intendiamo crescita.
Sviluppo = concetto qualitativo che solitamente dagli economisti viene definito come crescita unita
ad un cambiamento strutturale.
HDI= indicatore di sviluppo umano
Il concetto di PIL è un indicatore incompleto che misura il ben essere, il livello di benessere della
popolazione di un certo paese (beni materiali + servizi non materiali).
Problemi: il prezzo di mercato non c’è, il salario in Italia è definito in modo amministrativo ed è
invariato da 3 anni e quindi il PIL diminuisce. Il PIL non contabilizza variabili essenziali del
benessere. Esempio l’UNDP ha creato l’HDI (indicatore dello sviluppo umano) = capabilities come
aumento della possibilità di scelta come aumento di libertà e diminuzione delle illibertà.
Sviluppo= possibilità umane = libertà (opportunità) = benessere.
HDI = PIL pro capite come indicatore del benessere materiale (33%) + Valore del capitale umano
(33%) + aspettatitve di vita (33%).
15.10.013
? 21.10.013
Le crisi non sono inevitabili. C’è chi dice che non si abbia voluto vedere la crisi: bisognerebbe
analizzare questa affermazione sia in termini politici che economici. Quando tutti sono convinti che
il boom sia inarrestabili è assai difficile far cambiare idea agli operatori.
Quando parliamo di globalizzazione siamo in un mercato aperto. In un mercato chiuso, l’effetto
delle politiche economiche avviene solo all’interno di un determinato paese: quindi le politiche sono
pienamente efficaci. Nel mercato aperto invece il moltiplicatore dato che l’effetto delle politiche
viene “distribuito” anche con gli altri paesi.
Un effetto importante del mercato aperto è quello della domanda estera: l’effetto di una politica
economica espansiva sul reddito è dato dal valore del moltiplicatore moltiplicato per gli elementi
della domanda (spesa pubblica, investimenti, esportazioni). Quindi le esportazioni controbilanciano
il minor valore del moltiplicatore del mercato aperto. Bisogna ricordare che le esportazioni
crescono ad un tasso che è vicino al doppio di quello del PIL: se questo è vero su lungo periodo,
l’effetto delle esportazioni tende ad essere superiore rispetto 22.10.013
28.10.013
29.10.013
04.11.013
11
05.11.013
11.11.013
12.11.013
18.11.013
Tasso di sconto = tasso di interesse che la BCE definisce ed è quello che pratica alle banche
commerciali per scontare le cambiali.
La manovra del tasso di sconto dovrebbe portare a cascata una modificazione dei tassi di
interesse di tutto il sistema creditizio. Con ciò diventa evidente la differenza tra Europa del Nord ed
Europa meridionale: per Dallago siamo ad un punto di svolta. O si risolve il problema o l’Europa
salta. Il problema è che l’economia europea è nella trappola della liquidità: è quell’area in cui la
politica monetaria è inefficiente.
L’analisi della BCE è che se non si agisce in qualche modo, si va al collasso.
Il Giappone, ad esempio, pur avendo sovranità monetaria è rimasto per 20 anni in deflazione:
economia piatta, che non crea posti di lavoro ma li distrugge, bassa attività economica.
Un’economia di tale tipo è un’economia che non cresce. 12
La BCE ha quindi deciso di prendere un rischio molto forte, ossia comprare direttamente i titoli di
stato dei paesi in difficoltà.
Il Fondo Monetario ha pubblicato dei calcoli sul moltiplicatore finanziario: sembra che le politiche
europee siano suicide, rendendo la ripresa dei paesi in difficoltà quasi impossibile. O si revisionano
le politiche economiche UE o è difficile che essa sopravviva: essa sta imponendo costi altissimi a
certi paesi per migliore la situazione di altri (ecco perché l’opposizione tedesca).
Vantaggi e svantaggi dell’integrazione
• Creazione e deviazione del commercio
• Mercato, concorrenza, economie di scala
• Abolizione delle barriere e costi di transazione
• Rischi (cambio, regimi commerciali)
• Sincronizzazione politiche
Solitamente l’integrazione economica è ritenuta essere una cosa positiva, ma ha anche i suoi
svantaggi. In primis per il resto del mondo: crea commercio per i paesi che decidono di integrarsi
dato che vengono tolte le barriere commerciali e doganali per causare un abbassamento dei prezzi
e un aumento della domanda, ma allo stesso momento avvengono deviazioni nel commercio.
Siccome è solo un gruppo di paesi, è probabile che un qualche commercio che prima avveniva su
scala mondiale sia più conveniente da attuare su scala europea (es: macchinario prima da Cina e
poi da Francia).
Se lo smantellamento delle barriere all’interno dell’UE fa aumentare le dimensioni dell’economia,
alla fine quell’economia più grande aumenterà la domanda di beni anche dal resto del mondo: è
stato un risultato che ha accontentato tutti.
L’UE tiene poi sotto osservazione dei parametri economici per l’ammissione all’Unione. Quando un
paese vuole entrare a far parte dell’UE, deve uniformarsi ai 31 capitoli dell’economia europea: tutti
i requisiti devono essere soddisfatti. Il processo di integrazione infatti richiede il tempo n