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L’attività conoscitiva
all’uomo di vivere in libertà il sentimento della felicità. è un
aspetto strutturale della vita umana (l’uomo ha un “istinto alla conoscenza”, Aristotele) che
si esplica in ragione della natura (storica, personale, sociale, delle capacità di servirsi della
logica e del linguaggio, dell’evoluzione tecnica) dell’uomo. L’uomo ha parlato di
conoscenza per la prima volta nella genesi (albero della conoscenza al centro dell’Eden,
Adamo ed Eva non devono mangiarne i frutti perché solo a Dio compete la conoscenza,
ma Eva mangia il frutto tentata dal serpente:cacciata dall’Eden, tragicità della conoscenza
nel libero arbitrio). No alla conoscenza preselezionata, alla ricezione passiva, sì al
processo di elaborazione dinamica. La conoscenza è formativa perché fa elaborare
pensiero, azione e deve essere libera, non imposta da istituzioni sociali. La conoscenza ha
un valore funzionale perché modifica le strutture organiche della nostra specie: prendere
forma dell’uomo che induce cambiamenti psico-biologici. La scienza è la via della
specializzazione conoscitiva. Esistono le scienze della natura (di tipo empirico-
sperimentale) e le scienze dello spirito (nascono nella filosofia). Heidegger denunciò la
povertà dei presupposti ai quali si rifanno le scienze naturali. Una corretta “democrazia
epistemologica” dovrebbe accogliere anche tutti i saperi a proposito di ciò che è interno ed
esterno all’uomo, non solo delle scienze naturali. L’uomo da sempre, in ogni civiltà,
interpreta la realtà, un grosso sistema di segni, un testo che l’uomo sottopone a un
esercizio ermeneutico e semiotico insieme. L’interpretazione è una forma di conoscenza
che non si ferma mai, cerca sempre altri significati, non ha metodo, ha come oggetto la
soggettività e serve a conoscere i mondi dell’umano. L’ermeneutica è la scienza
dell’interpretazione che nasce con i testi sacri quando l’uomo cercò di interpretarli; è
un’interpretazione linguistica, inizialmente della parola di Dio poi ampliò il suo raggio
d’azione; è interpretazione grammaticale e comprensione psicologica insieme; l’intuizione
ermeneutica coglie un significato che va oltre ciò che è scritto e che il testo svela con
allusioni e dettagli; svela il senso nascosto; il linguaggio del testo non appartiene
all’autore, ma unisce autore e lettore, educatore ed educando (circolo ermeneutico di
Gadamer), occorre perciò sentire l’altra persona coinvolta nell’evento per interpretarlo; ha
come elementi chiave soggetto, testo e e storia ed è soggettiva; l’ermeneutica mette in
rapporto i segni, la semiotica analizza il singolo segno; nel 1975 Eco scrisse il Trattato di
Semiotica Generale, scienza generale dei segni e della loro interpretazione; il segno è
qualcosa che sta “per qualcos’altro”, per singole interpretazioni; tutto ciò che può essere
interpretato è un segno, e per farlo ci aiutano esperienza, dialogo, sensibilità, umiltà; ha
come elementi chiave oggetto, segno e interpretante ed è oggettiva. A sapere della
vocazione ermeneutica e semiotica dell’uomo erano già gli stoici (il segno è ciò che ci
permette di passare da cose evidenti a cose oscure, come fa la pedagogia), gli epicurei
(l’interpretazione è una conoscenza extrasensibile, che va al di là dell’empirico concreto),
S.Agostino (l’educatore deve interpretare i segni dell’educando), Pierce (semiosi infinita in
cui si va sempre avanti con l’interpretazioni di significati, interpretazioni delle
interpretazioni), Eco (la semiosi è una pratica continua). La semiotica dell’educazione
nasce dall’incontro tra pedagogia e semiotica (il segno mette in relazione educando ed
educatore e va interpretato), l’ermeneutica dell’educazione nasce dall’incontro tra
pedagogia ed ermeneutica (costruzione di significati a partire da testi educativi). Il
percorso interpretativo è di autoformazione: quando interpretiamo ci formiamo. Il
fraintendimento (condizione iniziale dell’interpretazione per Schleim) è proprio
dell’interpretazione in quanto quando interpretiamo abbiamo pregiudizi che ci fuorviano, ed
è positivo perché ciò produce sforzi problematizzanti che ci fanno stare sempre in “cerca
di altro” (una coscienza ermeneuticamente educata (sensibile all’alterità del testo) sa
partire dai pregiudizi, Gadamer ); l’interpretazione è soggettiva e noi possiamo solo
avvicinarci alla verità del testo ma mai coglierla del tutto. L’elemento storico (temporaneo-
spaziale) è fondamentale per l’ermeneutica perché se io capisco la genesi di un elemento
poi riesco a comprenderlo meglio: ogni testo ha una sua storia, che unisce le storie di tutti i
soggetti coinvolti (unione delle storie di educatore ed educando), la nostra formazione ha
una storia.
L’uomo è la sua formazione. La libertà ne tutela lo statuto e l’esperienza la condiziona. Se
l’uomo è vittima del soggettivismo (esalta il soggetto) o dell’antisoggettivismo (nega il
pedagogia del soggetto
soggetto) verrà sostituito dall’individuo. Una lo richiama
invece sul versante dell’intrasoggettività e dell’intersoggettività: con la prima l’uomo è
l’unico responsabile di sé, con la seconda l’uomo è responsabile davanti all’altro. L’uomo
cerca in sé e nell’altro le proprie verità liberamente. Negare una pedagogia che pone
l’uomo di fronte all’altro e a sé annulla nichilisticamente il principio formativo e dissolve
l’identità umana, come hanno fatto le pedagogie antiumanistiche ponendo l’uomo come
prodotto della tecnica, dei saperi, della cultura, confinando il soggetto nell’oggetto,
riducendo l’interpretazione a una pratica oggettiva. L’uomo così facendo non pensa più, è
soltanto pensato, con un linguaggio che parla dell’uomo e non nell’uomo.
Bildung
In Italia nel 1995 è stata scritta “storia della ” che ha conclamato il diritto della
formazione di fare parte della pedagogia. Bildung è un termine latino che indica un
processo in atto (ung) e significa formare (bilden) e immagine (bild) , quindi quel formarsi
ad immagine di Dio proprio del “meister eckhart”, mistico medioevale che usava la lingua
germanica e che per primo parla di bildung, a seguito del quale filosofi, pedagogisti,
sociologici etc hanno affrontato il tema della bildung. La bildung trova il suo apice nell’età
dell’oro, il grande secolo tedesco che va dal 1750 al 1850 e che coinvolge il movimento
culturale del Neoumanesimo, in cui emergono ideali romantici di umanità, arte, religiosità,
pace, bellezza, sentimenti della vita, ma soprattutto il concetto di bildung: formazione
armonica dell’uomo nella propria interiore umanità. Sono presenti personaggi come
Goethe, Schiller, Kant, Fròbel, Pestalozzi… Nonostante questo concetto sia stato
affrontato diversamente nei vari secoli ha conservato sempre alcuni punti fondamentali:
bildung indica una formazione culturale (kultur) cioè un processo di culturalizzazione che
fa diventare le esperienze e le conoscenze (di sé e dell’altro) di ognuno patrimonio
personale; l’uomo, la sua umanità, la sua interiorità, la sua cifra umana, la sua identità,
sono i tratti decisivi di una “nuova paideia”; la formazione umanistica dell’uomo si
contrappone al nichilismo e alla nientificazione moderna (generata dal denaro, dal potere,
dalle guerre, dal razzismo…) intendendo l’uomo come natura e vita, avente una morale e
un bisogno di conoscenza, dei diritti, un uomo libero e ricco di umanità; l’uomo può
esprimere la sua autentica, originale, personale, libera ed irripetibile soggettività dando
forma alla sua umanità; la bildung non è valutabile e misurabile; la bildung è intesa come
armonia, ma anche come squilibrio, dissidio interiore, in cui la storia quanto un attimo
fanno da confine alla formazione dell’uomo. La formazione conduce verso il mondo
dell’intimità ma anche verso i mondi dell’ulteriorità ed è di questo “viaggio” che sono
animati i racconti Werther e Faust di Goethe, contenenti i sentimenti umani più disparati.
Goethe afferma che la bildung è sempre umbildung, cioè trasformazione dovuta alle
esperienze e “all’altro” con cui entriamo in relazione, che trasformano continuamente la
forma della nostra umanità, che donano senso all’uomo e agli uomini. Schiller fa emergere
invece l’ideale della formazione (bildung) estetica dell’uomo, in cui il sentimento
dell’umanità è inteso anche come sentimento del bello. Per Fròbel la bildung deve essere
ludica e giocosa. La bildung è auto-formazione quando non sono religioni, convenzioni
sociali etc a coinvolgere il Geist (l’essenza profonda dell’uomo a cui noi colleghiamo la
nostra conoscenza), ma quando sono le nostre esperienze a fare di noi il “motore” di ciò
che facciamo. Ci si forma sia di azioni e comportamenti che di pensieri ed idee, ma tutto
deve partire dal sentimento di sé: bisogna vivere la propria natura umana, che con la
cultura si fonde poi nella bildung. La bildung è la frattura tra kultur and zivilisation, tra la
tensione alla conoscenza e la civilizzazione, infatti pone al centro l’uomo sentimentale
romantico, l’armonia, l’irrazionalità, l’immaginario magico-fiabesco, la natura, la libertà. Noi
siamo il frutto di spazio e tempo che condizionano la bildung inevitabilmente: il nostro
prendere forma ha a che fare con i valori e i fini della nostra società, che non devono
attaccare quelli intrinsechi nella nostra umanità. La borghesia, gli eventi tragici del ‘900
muteranno il concetto di bildung con il conformismo, il nazionalismo, l’antisemitismo, la
didattica dell’obbedienza, l’indottrinamento, il denaro, la falsa morale, le teleologie, le
assiologie, la mancanza di libertà, il controllo. Lo sperimentalismo e la spiegazione
oggettiva e scientifica del positivismo prevalgono sull’interpretazione e sull’esperienza
vissuta, l’educazione significa selezione sociale, apprendimento specifico per
accontentare i bisogni della società. Ad analizzare questa situazione di perdizione
dell’uomo sono gli autori del sospetto (Freud, Nie