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• LA TEORIA INDIANA DEL GRANDE ANNO
Nella visione INDU', il ritorno all'origine può avvenire una sola volta. Il ciclo del grande tempo dura circa12000
anni, suddiviso in 4 cicli più piccoli chiamati YUGA. Ogni ciclo è preceduto da un'aurora e termina con un
crepuscolo. Le 4 età del mondo entro cui si compone il grande anno non hanno la stessa durata. Il processo riduce
lentamente la durata dell'età mano a mano che esse si susseguono e con un progressivo rilassamento di tutto il
cosmo. Internamente ogni yuga inizia con un periodo di prosperità e termina con un periodo di decadenza, e
sebbene tra ogni età ci sia un'aurora, essa è sempre incompleta. Secondo la teoria ciclica indù, l'aurora di ogni età
non è in grado di compensare la perdita e il rilassamento che avviene nel crepuscolo dell'età precedente, fino a
culminare alla degenerazione completa che avviene nella KALI-YUGA. Esso, infatti, pur mostrando internamente
un'aurora è generalmente descritto come un periodo di enormi cataclismi, grandi distruzioni e devastazioni sia per
quanto concerne l'uomo, sia in riferimento alla natura: una vera e propria “età delle tenebre” che, secondo
l'interpretazione induista, corrisponde all'epoca attuale. Il grande anno si completa ciclicamente con una grande
dissoluzione, da cui trae spunto una nuova grande aurora, un nuovo grande anno che si apre alla pienezza attraverso
una completa rigenerazione. Il grande anno contempla un cammino di nascita, erosione e distruzione.
L'interpretazione del grande anno indù consente di fare una riflessione sul mutamento di prospettiva rispetto alla
ciclicità arcaica: nella concezione indù, lo scorrere del tempo da un'età all'altra è simbolo di una perdita progressiva
rispetto all'aurora iniziale e ciascuna risulta essere depotenziata rispetto alla precedente. Si verifica un
depotenziamento dell'essere umano e della natura, una sorta di caduta. Nella concezione ciclica il tema della
SOFFERENZA è vissuta come parte integrante dell'essere nel mondo. Nella concezione ciclica indù, la ricerca
della causa della sofferenza introduce il tema del KARMA, una legge della casualità universale. Secondo la
concezione indù ogni uomo nasce con un debito contratto nelle vite precedenti da espiare. La sofferenza diventa
l'unico modo tramite cui si rende possibile questa espiazione. Diventa fondamentale la saggezza dell'uomo che gli
consente di interpretare, secondo le conoscenze della legge karmica le sofferenze e di accettare con serenità e
pazienza. L'unica via d'uscita consiste nella saggezza, nell'approdo al NIRVANA. L'uomo è libero nella misura in
cui è saggio ed è saggio nella misura in cui è capace di trascendere il tempo infinito.
• LA CONCEZIONE CICLICA DEL MONDO GRECO-ROMANO
Alla base della concezione greca si possono riscontrare i tratti di una relazione solidale con il cosmo. Il simbolo
iconografico che più esprime la ciclicità del tempo nel mondo greco è rappresentato dal URÓBORO, ovvero una
figura di origine egizia di un serpente che si morde la coda, che nella mitologia greca ricorda nelle movenze
l'elemento primordiale del fiume divino che abbraccia ogni cosa e delimita la terra. Sono elementi da cui si genera
la vita, ma che, come la muta del serpente, infinitamente si rinnovano e si rigenerano. Nel mordersi la coda, il
serpente dà vita a un movimento sinuoso, che si ripiega su se stesso, indicando un movimento infinito e continuo.
• LA CICLICITA' DI PLATONE E ARISTOTELE
Nell'ambito della filosofia greca, la classica idea del tempo ciclico è espressa da PLATONE nel TIMEO, una delle
ultime opere scritte dal filosofo greco. In quest'opera confluiscono le tematiche del mito dell'eterno ritorno e
dell'archetipo celeste dal momento che l'idea della temporalità platonica è strettamente connessa alle rotazioni
planetarie. Nella nozione di tempo platonico emerge la disputa tra finito e infinito, tra perfezione e imperfezione,
tra eternità e tempo. Nel tentativo di esprimere meglio il rapporto tra le idee e le cosa, sciogliendo così il dualismo,
il filosofo introduce la figura mitica del DEMIURGO che si colloca come un elemento mediano tra le due realtà, un
“divino artigiano” che plasma e ordina le cose del mondo a immagine e somiglianza delle idee perfette e
immutabili. La fondazione del cosmo sarebbe avvenuta per mano del Demiurgo che nell'ordinare gli elementi della
realtà, seguiva gli ideali di bellezza e della perfezione geometrica improntata sulla simmetria. L'azione del
Demiurgo è volta alla perfezione. Il cosmo, nella visione platonica è espressione di un'azione plasmatrice volta alla
perfezione e all'armonia. Il Demiurgo conferisce al tempo il MOTO CIRCOLARE che è quello che più si avvicina
alla perfezione. Secondo Platone, le “parti del tempo” si generano insieme al cielo ed è osservando il moto degli
astri che si evince la rigenerazione ciclica.
Secondo ARISTOTELE, tutto è movimento e lo è anche il tempo. Il presupposto fondamentale del movimento non
sta in Dio o in un principio metafisico ma in una proprietà intrinseca delle cose, ovvero la loro tendenza a durare.
Secondo Aristotele il tempo diviene numero dal momento che è la mente umana a stabilire la lunghezza e la
rapidità di un cambiamento. Il moto circolare degli astri richiama la ciclicità del tempo. Come esiste il numero
identico per numerare cani e cavalli, esiste allo stesso modo un “movimento perfetto” per stabilire il tempo ed esso
è il moto circolare degli astri del cielo. La diffusione del cristianesimo segna una rottura con la concezione ciclica
greca.
Nelle CONCEZIONI LINEARI DEL TEMPO è ammesso un inizio e una fine del tempo. Il tratto distintivo delle
concezioni lineari è costituito dall'irreversibilità temporale: il tempo procede dal passato al futuro senza la
possibilità di un cammino a ritroso. Questo modello produce la storia e da la possibilità all'uomo di percepirsi come
un essere in cammino, ripensando al proprio passato. Ammettendo la fine del tempo, questa concezione vede la fine
del tempo umano come il ricongiungimento alla divinità creatrice. Questo è il paradigma interpretativo che sta alla
base della religione giudaico-cristiana.
L'elemento che caratterizza le concezioni cicliche della temporalità è costituito dalla piena solidarietà dell'essere
umano con il cosmo. Le concezioni lineari, rispetto alle visioni cicliche, instaurano invece una relazione fondativa
non con il cosmo ma con la STORIA. Abitare la realtà per l'essere umano “lineare” significa collocarsi all'interno di
una dimensione costruita tra un inizio e una fine del tempo. Prendere parte al reale significa entrare in rapporto con
il corso degli eventi, costruendo una trama. I due aspetti che caratterizzano le interpretazioni lineari sono: il tema
dell'irreversibilità temporale e il ruolo centrale assunto dalla storia.
• L'IRREVERSIBILITA' DEL TEMPO
La sensazione che non si possa tornare indietro è una sensazione comune che conferisce un senso di impotenza
dinnanzi all'inesorabilità dello scorrere. Allo stesso modo però, l'irreversibile apre e spinge verso l'avvenire. Nelle
interpretazioni lineari la fine e l'inizio non coincidono. Se l'irreversibilità temporale ricorda che non si può che
proseguire, anche la direzione verso un avvenire è limitata: non un avvenire infinito, replicabile e ripetibile, ma un
percorso che ha un termine. Un cammino verso il futuro che si esprime in termini di possibilità ma anche un
incedere inesorabile verso la morte. La presenza di un inizio e di una fine pone le concezioni lineari di fronte al
problema del significato: a che pro l'esistenza? Se nelle concezioni cicliche la solidarietà dell'uomo nei confronti
del cosmo offriva nella continua ripetizione un motivo di sicurezza e speranza nella compiutezza, nelle visioni
lineari, la questione del senso viene sollevata. Nelle concezioni lineari esiste una dimensione più attiva nei
confronti della temporalità: se all'eterno ritorno non ci si può sottrarre, lo SLANCIO VITALE aiuta a proseguire.
La concezione lineare del tempo, a fronte dell'irreversibilità, espone ciascun soggetto di fronte al personale compito
di una costruzione soggettiva, simile a quella dei propri simili, ma contemporaneamente individuale e specifica. Tra
l'inizio e la fine del tempo si colloca la storia che può assumere le sembianza di una cronologia. È ampiamente
riconosciuta la valenza determinante nei culti monoteistici nella trasformazione culturale da una concezione ciclica
a una lineare della temporalità: la relazione esclusiva con un essere superiore forma un'esperienza del tempo e della
storia lineari.
• IL TEMPO BIBLICO DELL'ANTICO TESTAMENTO
Analizzando il giudaismo e la concezione del tempo biblica presente nell'Antico Testamento si può notare che l'idea
di eterno ritorno viene allontanata lasciando spazio all'immagine di un dio JAHVE', che non si manifesta in un
tempo mitico, ma entra nella storia trasformandola. Ogni incontro con il popolo eletto assume un'importanza
decisiva: non ricalca una decisione primordiale ma assume un'importanza come fatto specifico, storico-temporale.
Nella concezione biblica, ogni intervento di Dio rappresenta una libera decisione della divinità che sceglie di
manifestarsi al proprio popolo. Questo aspetto può essere compreso solo se si tiene conto di un altro elemento
complementare dell'interpretazione biblica ovvero l'idea temporale-lineare presente nell'Antico Testamento si
costruisce a partire dalla caduta dell'EDEN, l'età dell'oro raccontata nella GENESI. Il cammino di un popolo,
rappresenta nella prospettiva biblica un percorso di redenzione. Per questo motivo la storia, con la sua successione
di eventi, costituisce nel medesimo tempo la cornice entro cui si realizzano la storia della salvezza per l'essere
umano e la storia della rivelazione di Dio al proprio popolo:ogni intervento della divinità è inserito in un quadro più
ampio che muove dal passato per approdare al futuro. L'inizio e la fine del tempo presuppongono un percorso di
redenzione all'interno del quale gli accadimenti procedono a senso unico e in modo irreversibile, in vista di un fine
ultimo: la salvezza dell'uomo attraverso il tempo. Nelle concezioni cicliche, la solidarietà con il cosmo attribuiva
sacralità a ogni manifestazione del cosmo stesso, nell'interpretazione biblica invece è la storia ad essere il luogo