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(CALP).
Queste due competenze linguistiche oltre a svolgere funzioni differenti, si acquisiscono in tempi
differenti: la prima entro 2 anni, la seconda entro 3 (sempre che l’apprendimento avvenga
regolarmente).
A scuola, è necessario tener conto del principio dell’interdipendenza linguistica secondo cui “esiste
una stretta correlazione tra abilità linguistiche nella prima e nella seconda lingua […]. Questo
significa che le abilità cognitivo-scolatiche già acquisite in L1 sono trasferibili alla L2”. Sarebbe
auspicabile che l’alluno/a portasse a termine l’acquisizione delle abilità linguistiche in L1 in quanto
se questo processo non giunge a piena maturazione si possono verificare delle significative
complicazioni nell’acquisizione della L2 per lo studio.
Il processo di acquisizione della seconda lingua (L2) dura anni e, anzi, continua per tutta la vita.
L’apprendente attraversa stadi di competenza linguistica diversi che via via si avvicinano alla
lingua-obiettivo. Queste diverse fasi che segnano il percorso di apprendimento danno origine a
sistemi dinamici che sono definiti interlingua. Selinker per primo nel 1972 introdusse questo
termine.
Il sistema dell’interlingua non analizza l’evoluzione della L2 sulla base degli errori o delle abilità
ancora assenti nel soggetto che apprende. L’idea di interlingua riabilita la prospettiva:
l’apprendente è un soggetto attiche formula ipotesi sulla lingua d’arrivo, costruisce un sistema
provvisorio e fluido con i pochi messi che ha a disposizione. Gli errori sono dunque segnalatori di
irregolarità, indici di uno sviluppo normale del linguaggio.
Le fasi dell’apprendimento linguistico: 9
1. la prima fase è quella della pre-produzione o del silenzio e dell’imitazione: il/la bambino/a è
impegnato/a a comprendere i messaggi, riproduce frasi per imitazione, non va forzato/a;
2. la seconda fase è quella lessicale: i/le bambini/e denominano oggetti, azioni, persone, senza
tener conto di regole morfologiche;
3. la terza fase è quella del linguaggio informale: in questa fase compare la capacità di chiedere e
di rispondere. Gli/le alunni/e usano il verbo all’infinito, passano poi al participio passato e solo
successivamente al presente, al passato prossimo e agli altri tempi verbali;
4. la quarta fase è quella della riflessione: è l’ultimo step ed è caratterizzato dalla capacità di
padroneggiare le struttura del linguaggio.
Gli elementi base:
modalità di relazione:
• - inizialmente favorire l’interazione tra bambino autoctono/bambino straniero per
l’apprendimento spontaneo e bambino straniero/docente di ITA L2 per la produzione guidata
su domanda/riposta e per la comprensione/assimilazione passiva;
- successivamente dare sempre più spazio all’inserimento nel gruppo classe
tempi:
• - L’apprendimento dell’ITA L2 deve essere quotidiano con attività di laboratorio linguistico e con
percorsi e strumenti per l’insegnamento intensivo; importante individuare nell’arco della
settimana le ore da dedicare al laboratorio individuale e/o di gruppo.
Biagioli individua 6 principi di base funzionali all’insegnamento dell’italiano L2:
1. utilizzare la lingua come strumento di comprensione e di comunicazione (evitare l’approccio
esclusivamente grammaticale);
2. rispettare la sequenza “comprensione-assimilazione-produzione” (dalla fase della
presentazione alla fase della produzione);
3. dare precedenza alla comprensione e alla produzione di messaggi orali e, successivamente
passare alla fase scritta;
4. presentare i contenuti linguistici (funzioni, strutture, lessico) con gradualità e ciclicità;
5. applicare costantemente il lessico;
6. considerare l’apprendimento dell’ITA L2 come il più possibile vicino ai meccanismi di
acquisizione delle lingua materna.
Le fasi relative alla stesura di unità didattiche per l’apprendimento dell’italiano L2 sono:
- fase 0, l’accertamento dei requisiti;
- fase 1, la motivazione;
- fase 2, la presentazione;
- fase 3, la ripetizione;
- fase 4, la pratica;
- fase 5, la produzione;
- fase 6, la riflessione grammaticale;
- fase 7, la verifica;
- fase 8, la valutazione. Corpi bambini. Sprechi d’infanzie
Ricerca di 6 anni sul tema della cura educativa rivolta all’infanzia.
Il video-documentario denuncia:
1. i fenomeni di adultizzazione dell’infanzia;
2. del pericolo di una nuova scomparsa dell’infanzia.
Con adultizzazione si vuole indicare l’insieme di comportamenti e atteggiamenti che i grandi
assumono adattandoli ai bambini come fossero grandi anche loro. Siccome trattare i piccoli da
piccoli implica la responsabilità e la fatica di prendereste cura tutelandoli, educandoli, da sempre
l’umanità ha scelto la via dell’apparente parità che andava a vantaggio solo dei grandi.
Esempi attuali di adultizzazione dell’infanzia sono i bambini sfruttati e i bambini sfruttati e costretti
a lavorare, prostituzione minorile e spose bambine. Bambini belli e talentuosi vengono esibiti come
star e questo fenomeno viene detto spettacolarizzazione. I bambini possono essere anche
competenti, abili nel parlare e nell’uso delle nuove tecnologie ma sono emotivamente fragili
I corpi dei bambini e delle bambine stanno diventando lo specchio inconsapevole dello spirito
culturale del loro tempo. I contenuti sono stati adultizzati e quindi sono stati “inoculati” desideri, 10
mondo, ambientazioni e idee degli adulti. Gli oggetti sono stati condizionati, manipolati, sfruttati e
asserviti alle logiche del mercato.
Secondo gli insegnanti, il principale problema dei bambini di oggi sono i loro genitori, troppo
spesso deboli e inadeguati nell’esercitare il loro ruolo. I genitori di oggi erano adolescenti negli anni
passati e hanno interiorizzato i dettami della cultura, del consumismo-conformismo, che consiste
nell’esibizione degli oggetti status symbol, e dell’individualismo/narcisismo, che consiste nella
competitività per il successo e la realizzazione personale.
La soluzione proposta dalle insegnanti consiste nel dirigersi verso un’etica della responsabilità e
verso una nuova gerarchia di valori. Inoltre è necessario mettere da parte il profitto, il potere, il
successo e l’egoismo dati dalle logiche del mercato e del potere. E’ necessario poi ritrovare il
rispetto, la gratuità, l’empatia e la solidarietà. Una comunità di adulti che riscopre l’infanzia non
solo salva l’infanzia ma salva anche se stessa dai pericoli della distruzione.
I bambini e le bambine ci sono sempre stati, ma l’infanzia no. L’infanzia è un costrutto socio-
culturale. In passato si pensava che mettere al mondo figli era un modo per aumentare la
produttività della famiglia.
Nel mondo greco, l’infanzia era misconosciuta perché era considerato come un momento di
incompiutezza, cioè di potenza e non atto. Esisteva però il concetto di paideia. Nel mondo romano,
nelle classi più alte, migliorava il sentimento dell’infanzia soprattutto grazie alla nascita dell’idea del
pudore, dovuta a Quintiliano nel I secolo d.C.. Solo nel 374 d.C. è uscita una legge contro
l’infanticidio. I bambini hanno bisogno di essere protetti, educati e tenuti lontani dal mondo talvolta
osceno degli adulti.
Dopo i romani, tutte queste idee scompaiono e nel Medioevo:
1. i bambini e le bambine non sanno più né leggere né scrivere e questo analfabetismo durerà
per 1000 anni;
2. scompaiono le scuole;
3. scompare il pudore;
4. scompare l’infanzia come conseguenza.
Era certo che l’infanzia non viveva in un mondo separato. La Festa selvaggia di Brueghel, in cui gli
uomini e le donne del villaggio si rincorrono ubriachi con frenesia, senza alcun controllo e mostra
bambini che mangiano e bevono insieme agli adulti. In particolare si nota:
- la promiscuità o incuria degli spazi e delle età;
- la mancanza del pudore;
- gli stessi abiti da piccoli contadini.
Le “buone maniere” e la distinzione tra il mondo del bambino e quello dell’adulto torneranno del
Cinquecento.
Il problema della responsabilità consiste nel fatto che gli adulti non avevano un senso di
responsabilità e non si sentivano in dovere verso i bambini.
Con la cultura dell’oralità, tutti sapevano le stesse cose, tramandate da generazioni. Gli adulti
erano depositari di un sapere inaccessibile al bambino. Inoltre mancava un’asimmetria tra adulto e
bambino.
Con l’invenzione della stampa di Gutenberg, si dà alla luce l’infanzia. Con la stampa e
l’alfabetizzazione tra il bambino e l’adulto la diversità diviene questione di distanza cognitiva:
l’adulto è persona che sa leggere, scrivere e ha accesso ai segreti della cultura. Il bambino va
iniziato a tutto con l’educazione e l’istruzione.
Tra gli avvenimenti significativi dell’età moderna, accanto all’invenzione della stampa, le rivoluzioni
politiche, la nascita degli stati democratici, l’accrescimento della borghesia e l’avvento del
capitalismo, la rivoluzione scientifica, la rivoluzione industriale, le esplorazioni geografiche, gli studi
sulla mente individuale di Cartesio e Locke, la nascita degli studi basati su principi democratici, c’è
la scoperta dell’infanzia.
Il valore della famiglia cresce insieme al sentimento dell’infanzia. I due sentimenti sono:
1. quello del vezzeggiamento, in cui il bambino diventa una fonte di divertimento per l’adulto;
2. quello del rispetto per la dignità del bambino che ha un’anima e deve essere educato.
Dall’asimmetria si passa all’opposizione tra adulto e bambino: il bambino deve essere dominato.
La pedagogia nera è una serie di comportamenti e atteggiamenti adulti, nei confronti dei bambini e
delle bambine, improntati a una qualche forma di violenza, fisica o psicologica, e non riconducibili
a ignoranza e inconsapevolezza, bensì a pretese. 11
Il sentimento dell’infanzia era nato nelle classi più agiate ma verso il Settecento era diffuso anche
nelle classi più povere.
Alla fine del Settecento, con il progredire dell’industrializzazione, dell’urbanizzazione e l’esodo
dalle campagne, ci sono casi di bambini dispersi e abbandonati, che crescono fuori dalla civiltà e
vengono ritrovati dopo anni.
Il Novecento è il secolo dell’infanzia. Troviamo una vera e propria escalation dei diritti legiferati:
- nel 1902 esce la Convenzione sulla tutela del minore;
- nel 1913 si riunisce la Conferenza internazionale per la protezion