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CAP III: I valori educativi
Educare ai valori vuol dire concepire un’educazione improntata alla moralità, sia in un
Premessa
contesto familiare che in un ambiente educativo. Iniziare un processo formativo vuol dire prendere
in considerazione relazioni interpersonali ed azioni sociali del sociali del soggetto che sono
espressioni di un bagaglio valoriale imprescindibili dallo stesso soggetto. Il processo educativo si
basa su un voler “tirar fuori” potenzialità ma anche valori che fanno parte di ognuno. Quando si
il dialogo ed il confronto perché porta ad un “dare” e ad
avvia tale processo, diventa fondamentale
un “ricevere”; questo vale anche per il processo di educazione ai valori perché, ciò che si trasmette,
lo si fa attraverso l’esempio, la gestualità. Senza valori e regole comportamentali non si potrebbe
vivere in un contesto comunitario. Ma cos’è un valore? I valori sono degli “ideali” di
comportamento che regolano la vita e che sono considerati dei punti di riferimento per gli individui.
Questi sono scelti dall’individuo e possono venir condivisi o meno, essi sono propri dell’essere
umano e ne determinano il comportamento sociale.
questo e l’inizio del successivo, era
Pedagogia dei valori principio risale alla fine del 19°
espressione di un ritorno all’ideologia kantiana riguardante i diritti della libertà. I maggior esponenti
di questa nuova idea di pedagogia, furono WILHELM WINDELBAND, HEINRICH RICKERT,
MAX SCHELER e NICOLAI HARTMANN. Nonostante opposizioni di varia natura, la pedagogia
dei valori è tornata in auge grazie alle spinte antiautoritarie degli anni 60 e 70. Anche diversi
approcci psicologici ( specialmente quelli di KOHLBERG e GILLIGAN) hanno contribuito
all’evoluzione della pedagogia dei valori, ispirando il movimento per l’educazione del carattere (
che trovò ampia diffusione negli USA). La società contemporanea è caratterizzata da molteplici stili
di vita, relazioni e saperi, ma la mancanza di una base solida ha spinto per la concretizzazione dei
valori educativi e quindi di un’educazione ai valori. Un’educazione di questa caratura, riguarda
principalmente l’acquisizione di norme morali, comportamenti etici che concorrono al bene comune
e non riguardano il tornaconto individuale. Quindi un individuo, per essere moralmente autonomo e
sociale d’appartenenza. Ecco
libero, deve legarsi ad altri membri del contesto perché diventa
fondamentale un processo educativo indirizzato alla solidarietà sociale; la coscienza del soggetto
deve essere formata al rispetto della persona umana, al confronto critico con la realtà e al senso di
Un’azione educativa di questa natura riguarda tutte le maggiori agenzie educative:
responsabilità.
famiglia, Chiesa e Stato. Ogni processo educativo deve far pervenire l’educando alla maturazione di
un’identità personale. Quanto più è profondo il rapporto con l’altro, tanto più saranno molteplici i
modelli comportamentali a cui ispirarsi per il processo di costruzione dell’individualità. Il processo
d’identità è in correlazione con la crescita dell’autostima per questo, specialmente in ambito
mancare l’educazione ai valori che rappresenta il fulcro della cultura del
scolastico, non dovrebbe
soggetto.
Educazione ai valorinon è semplice. Il formatore deve intraprendere un percorso che tenga
presente l’individualità di ognuno, ricordando che educare vuol dire far emergere dall’animo del
soggetto ciò che è necessario senza alcun indottrinamento. Attraverso il dialogo è importante
comprendere il contesto e l’ambiente in cui il soggetto vive per costruire poi un percorso educativo
personalizzato. L’educatore deve sostenere il soggetto in formazione nella maturazione della
propria consapevolezza, esaltandone i talenti ma accettandone anche i limiti. Comunque sia, un
processo educativo è indirizzato alla persona per aiutarla a recuperare il senso più profondo del
proprio essere.
CAP IV: Il futuro ha un cuore antico. Pensando ad una scuola
nuova
Le radici della pedagogia della scuola i pedagogisti e diversi correnti di pensiero hanno portato
alla costituzione della scuola così come la conosciamo oggi. Uno dei principi fondamentali
professato è l’universalismo, cioè l’insegnamento a tutti di tutto, sancito dall’art.34 della nostra
Costituzione: la scuola non esclude nessuno e mette tutti in condizione di approdare alla
conoscenza. Un tempo le funzioni educative e d’istruzione erano indistinte, non esisteva la scuola
corpo l’idea di una
come istituzione pubblica; è a partire da Comenio (1592/1670) che prende
scuola che insegna a tutti. Ma si dovrà arrivare alla seconda metà del 18 secolo per gettare le basi
sull’idea di scuola così come sarà concepita dallo Stato unitario. Con i progetti di riforma
si rafforza l’idea di una scuola libera dal
illuministici e con le innovazioni del periodo napoleonico,
controllo religioso e laica: si distinsero a tal proposito il Ducato del Lombardo-Venero dove Maria
Teresa D’Austria avviò la prima riforma delle Scuole. La riforma protestante, l’opera dei Gesuiti e
dello stesso Calvino hanno gettato le basi per una conoscenza ed insegnamento aperti a tutti. I
maggiori esponenti della teorizzazione della nuova scuola furono LOCKE, FENELON,
ROUSSEAU, HERBART e PESTALOZZI: quest’ultimo concepiva una scuola fondata sul
principio de “la vita educa”. Non si ha educazione se non si può abbinare anche un’educazione
professionale, poiché la persona si realizza solo nel lavoro. Anche il pensiero di FROBEL va citato:
fu l’ideatore del KINDERGARTEN ( giardino
egli trasformò gli asili infantili in luoghi educativi,
d’infanzia), i cui elementi costitutivi sono il gioco che deve sviluppare il linguaggio, l’attività
logica, la creatività e l’espressione. Per HERBART l’istruzione deve essere un’acquisizione di
contenuti mentali organizzati in modo da strutturare il comportamento del soggetto. Queste novità
influenzeranno lo sviluppo della Pedagogia e della Didattica della scuola sia nell’800 che nel
primo’900. Tenendo presente il binomio educazione/esperienza, DEWEY assegna alla scuola il
compito di determinare: continuità ( ogni esperienza riceve qualcosa da quella precedente, offrendo
qualcosa a quella successiva); situazionalità( ogni esperienza riguarda l’interazione tra soggetto ed
ambiente) e curricolarità. Egli, inoltre, concepisce una scuola nuove dove apprendere vuol dire
indagare la realtà e la sua eredità verrà raccolta da FERRIERE promotore, insieme a MARIA
MONTSSORI ed altri, della Lega Internazionale delle Scuole Nuove, intendendo un luogo in cui
elaborare l’idea di educazione nuova. Maria MONTESSORI concentra la sua nuova teorizzazione
formativa su una “scuola a misura di bambino”; era ispirata da una pedagogia “scientifica”,
psicologia ed antropologica. Educare significava stimolare le attitudini del bambino creando
contesti adatti al suo bisogno di esplorare l’ambiente. La Casa dei Bambini ( modello di scuola
montessoriano) era concepita secondo tale scopo: articolata in diversi spazi dove i bambini
lavoravano secondo i propri ritmi interiori. Questa scuola era il luogo della sperimentazione, del
lavoro individuale e di gruppo, delle attività manuali. L’insegnante era un figura marginale in
quanto centrale era l’educazione del bambino. La sua eredità è stata raccolta dalla Didattica
l’ideatrice del metodo della “scuola rinnovata”, una scuola
Speciale. Giuseppina PIZZIGONI fu
sperimentale pensata come un ambiente in cui: gli spazi, il curriculo, la comunicazione didattica
sono importanti perché solo chi sa comunicare attiva dinamiche cooperative. George
KERSCHENSTEINER concepisce una scuola come un contesto di formazione anche professionale.
Il lavoro è uno stimolo intellettuale ed imprenditoriale allo sviluppo del talento sociale in cui
coesistono: sapere contestualizzato, precisione e disposizione collaborativa. La “scuola del lavoro”
educa il carattere. Gli anni delle contestazioni studentesche mettono in crisi la figura del maestro. I
vengono presi a modello perché criticano l’insegnamento
modelli sociologici e psico-pedagogoci il primato dell’istruzione metodologica rispetto ad una
tradizionale. Fu BRUNER ad inaugurare
fondata sull’imparare a memoria. Oggigiorno sicuramente occorre recuperare quell’eredità
concettuale degli autori citati, per far sì che la scuola sia sempre e solo luogo d’apprendimento per
i pedagogisti contemporanei da ricordare c’è Cesare SCURATI, che sosteneva una
tutti. Tra
didattica formativa a metà strada tra il gioco, l’emotività e il logos. Inoltre, fu il primo a descrivere
dell’innovazione, un
il ruolo dei dirigenti scolastici come agenti di cambiamento e leader
facilitatore delle funzioni di cui la scuola si fa promotrice. Altra tematica di rilievo per il
pedagogista è l’alfabetizzazione mediale: fu uno tra i primi ad intuire l’importanza che la
rivoluzione digitale potesse avere sulla scuola. GIANNATELLI si fece promotore in Italia, della
Teaching the media ( nata da un’idea di Len MASTERMAN) in relazione ad alcuni ambiti propri
del lavoro educativo e didattico con i media vecchi e nuovi: condizionamenti ( i testi mediali sono
considerati in rapporto con economia/pubblicità/politica); linguaggio ( i media introducono nuovi
codici e linguaggi); ideologia ( i media rendono reale ciò che è solo rappresentazione di essa); il
pubblico ( influsso dei media sull’uomo),; primato delle mediazione educativa ( centralità del fatto
educativo, la pedagogia dei media nasce dal dialogo tra scienze dell’educazione e della
comunicazione); strategia del networking; apertura internazionale ( esperienza che deve far crescere
allargando gli orizzonti). all’impegno degli autori citati in precedenza,
Cenni di epistemologia didattica della scuolagrazie
la pedagogia e la didattica sono considerati saperi con una propria base specifica. La Didattica,
soprattutto, è dotata di un comparto teorico ben preciso; è stata influenzata dalle credenza del
docente, dai mutamenti socio/antropologici degli allievi, è vicina alla scuola e soprattutto al lavoro
degli insegnanti; è costituita da categorie che caratterizzano l’insegnamento quali la comunicazione,
l’esempio e la pluralità. L’agire dell’insegnante riguarda pratiche informali di educazione fatte di
gesti