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IN BASE ALL’ASPETTO MORFOLOGICO, AL GRADO DI DIFFERENZIAZIONE DEGLI ELEMENTI, AL

COMPORTAMENTO NEI CONFRONTI DI ORGANI E TESSUTI LIMITROFI E ALLA PROGNOSI, I TUMORI

POSSONO ESSERE DISTINTI BENIGNI E MALIGNI.

Le cause in grado di determinare la trasformazione neoplastica, e quindi l’insorgenza dei tumori

sono numerose. Usualmente esse vengono distinte in:

- ESOGENE, rappresentate dagli agenti FISICI (ad esempio radiazioni), CHIMICI (i quali possono

essere presenti nell’ambiente che ci circonda. Oppure ne veniamo a contatto per inalazione,

ingestione, attraverso le mucose o la cute) e BIOLOGICI

- ENDOGENE, riconducibili a MUTAZIONI e SQUILIBRI ORMONALI 8

STUDI CONDOTTI IN MERITO ALLA CANCEROGENESI HANNO CONSENTITO DI SUDDIVIDERE IN TRE

TAPPE SEQUENZIALI LO SVILUPPO DEI TUMORI:

1. INIZIAZIONE in cui la cellula pur avendo subito trasformazioni, rimane allo stato latente.

2. PROMOZIONE l’accumulo di ulteriori danni fà si che la cellula acquisisca l’autonomia

moltiplicativa.

3. PROGRESSIONE La cellula acquisisce la capacità di distaccarsi, migrare e formare focolai

tumorali secondari in sedi anche distanti dal tumore originario, chiamate METASTASI.

Tutte le Neoplasie, siano esse BENIGNE o MALIGNE, sono accomunate da una crescita continua e

inarrestabile (autonomia proliferativa). Nelle forme BENIGNE, l’accrescimento è in genere lento, ed

è definito “Espansivo” per gli effetti di compressione che nell’ingrandirsi determina su tessuti ed

organi limitrofi. Queste neoplasie rimangono confinate nel sito di origine, e sono caratterizzate da

cellule, in linea di massima simili al citotipo dal quale hanno preso origine. Nelle forme Maligne la

crescita è più rapida ed è di tipo “Invasivo“. Le cellule maligne, infatti, prive dell’INIBIZIONE DA

CONTATTO, infiltrano tessuti e organi vicini creando nuovi focolai tumorali. Man mano che

proliferano, esse tendono ad invadere prima i tessuti confinanti, distruggendo le cellule e

sostituendosi ad esse, e successivamente in sedi distanti. Il processo invasivo, proprio dei tumori

maligni, che è alla base della diffusione delle cellule neoplastiche è detto DIFFUSIONE

METASTATICA. Le cellule tumorali maligne mostrano alterazioni morfologiche a carico del nucleo,

che può apparire diverso come dimensioni e come forma; della membrana, priva di strutture

specializzate (microvilli e giunzioni cellulari) e dei mitocondri che appaiono rigonfi e deformati.

ALTERAZIONI DELLA CRESCITA CELLULARE NON NEOPLASTICHE

In tutti gli esseri viventi, con il completamento dei processi di accrescimento, gli organi e l’organismo

raggiungono dimensioni tipiche per ciascuna specie che, se si eccettuano piccole variazioni, vengono

mantenute per l’intero arco della vita.

Esistono, tuttavia, condizioni particolari in cui stimoli esogeni o endogeni possono indurre variazioni

delle dimensioni di un organo o di un tessuto, sia in senso positivo (aumento) che in senso negativo

(diminuzione).

Caratteristiche fondamentali di queste manifestazioni sono:

- DISTRETTUALITA’

- REVERSIBILITA’

L’aumento delle dimensioni di un distretto corporeo può verificarsi per:

- IPERTROFIA (AUMENTO DELLE DIMENSIONI DELLE SINGOLE CELLULE). Nell’ipertrofia

l’aumento delle dimensioni è dovuto ad un incremento del volume delle singole cellule.

L’ipertrofia fisiologica è tipica dei soggetti che praticano regolarmente attività sportiva, tipici

casi patologici sono l’ipertrofia del ventricolo sinistro nei casi di stenosi Aortica. 9

- IPERPLASIA (AUMENTO DEL NUMERO DELLE CELLULE). L’iperplasia è la tipica risposta messa

in atto dai tessuti in continuo rinnovamento, come i tessuti ematopoietici o i tessuti di

rivestimento. Esempi di iperplasia fisiologica sono le modificazioni che interessano l’utero e

la mammella in seguito agli stimoli ormonali che si verificano durante le gravidanze.

L’iperplasia patologica è presente nei casi in cui specifiche cellule bersaglio vengono

interessate da un’eccessiva stimolazione da parte di ormoni o di fattori di crescita.

Analogamente la diminuzione delle dimensioni, si verifica per:

- IPOTROFIA (DIMINUZIONE DELLE DIMENSIONI DELLE CELLULE)

- IPOPLASIA (DIMINUZIONE DEL NUMERO DELLE CELLULE)

LE IPOTROFIE E LE ATROFIE

Con i termini IPOTROFIA e ATROFIA vengono indicate le condizioni “OPPOSTE” ad IPERTROFIA e

IPERPLASIA. Esse consistono perciò nella riduzione del volume di un tessuto o di un organo, in

seguito alla riduzione del volume o del numero delle cellule che lo compongono. Anche in questo

caso, la risposta indotta da stimoli quali il ridotto apporto ematico o la riduzione del trofismo, può

essere vista come un adattamento tale da consentire la sopravvivenza delle cellule, anche in

condizioni di ridotta attività funzionale.

Esempi di natura fisiologica sono: la riduzione delle dimensioni dell’utero dopo il parto, o la

diminuzione di volume delle mammelle dopo l’allattamento.

L’Ipotrofia può essere correlata alla diminuita stimolazione ormonale in un distretto, o a stati di

denutrizione. Altre ipotrofie, potenzialmente reversibili, possono essere indotte

dall’immobilizzazione di un arto, in seguito a fratture, oppure dalla permanenza a letto per lunghi

periodi di tempo. Ipotrofie Patologiche si riscontrano a carico del tessuto muscolare, nella

denervazione traumatica o, in patologie come l’Atrofia Muscolare Spinale (SMA).

MODIFICAZIONI DELLA DIFFERENZIAZIONE CELLULARE

- METAPLASIA: è una risposta di tipo adattativo, in un tessuto le cellule differenziate vengono

sostituite da cellule differenziate della stessa linea. Il fenomeno si verifica in seguito

all’esposisizione a stimoli irritativi cronici, responsabili dell’insorgenza di focolai

infiammatori dovuti alla persistente azione di agenti dannosi. Un caso tipico è quello che si

verifica nei forti fumatori, nei quali il normale epitelio cilindrico ciliato, che riveste le vie

respiratorie, viene sostituito da un epitelio pavimentoso stratificato, più resistente alle

sostanze chimiche contenute nel fumo. 10

- DISPLASIA: Il termine “DISPLASIA” è usato in anatomo- patologia per indicare quelle

situazioni in cui, in un tessuto, viene riscontrata una proliferazione cellulare disordinata,

accompagnata da modificazioni del normale assetto architettonico.

- ANAPLASIA: è la più grave tra le modificazioni della differenziazione ed è molto spesso

presente nei preparati istologici di tumori maligni. Nel tessuto in esame la caratteristica è la

presenza di elementi immaturi.

LA FAGOCITOSI

La fagocitosi è quel processo mediante il quale cellule specializzate inglobano, degradano ed

eliminano materiali riconosciuti come estranei all‘organismo (microrganismi, detriti cellulari, cellule

danneggiate o morte). Le cellule che svolgono questo compito sono i FAGOCITI. Essi vengono distinti

in: - FAGOCITI PROFESSIONALI (Polimorfonucleati, Macrofagi e Cellule accessorie).

- FAGOCITI FACOLTATIVI (Fibroblasti, Mastociti, endoteliociti e altre cellule).

Utilizzato a scopo nutritivo nelle forme di vita più semplici, negli esseri pluricellulari, la fagocitosi fa

parte delle difese aspecifiche dell‘immunità innata. Si tratta di un evento complesso cui prendono

parte fattori “Umorali”, presenti nel plasma e fattori cellulari. Le cellule vengono distinte in fisse e

mobili in base alle capacità di movimento possedute. In quelle fisse la fagocitosi avviene per

contatto, in quelle mobili invece il processo si svolge per migrazione (l’avvicinamento è favorito da

fattori chemiotattici). Il processo nel suo insieme è suddiviso in due momenti:

- ENDOCITOSI: processo secondo cui una determinata sostanza viene introdotta all'interno

della cellula attraverso la membrana cellulare.

- ESOCITOSI: è il processo di espulsione di materiale attraverso la membrana cellulare.

Richiamati nel focolaio infiammatorio da CHEMOCHINE (sono sostanze che hanno la capacità di

attirare le cellule nel sito in cui vengono secrete, anche i chemiotattici) e FATTORI CHEMIOTATTICI

(fase di avvicinamento). I Fagociti professionali, provvisti di appositi recettori di membrana, vengono

in contatto con il materiale estraneo e si legano, in modo specifico, (riconoscimento) a strutture

presenti su di esso. L’interazione dà luogo alla modificazione di alcune proteine, presenti sul

citoscheletro del fagocita, che attivato, modifica la sua forma mediante l‘emissione di pseudopodi

(ovvero estroflessioni della membrana plasmatica) che cominciano ad avvolgere il corpo estraneo

e lo inglobano. All’interno del fagocita, si forma quindi una vescicola, detta FAGOSOMA che contiene

il materiale e che fondendosi con i lisosomi forma il FAGOLISOSOMA. All’interno di esso vengono

riversati gli enzimi digestivi dei lisosomi che provvedono alla vera e propria digestione del materiale

fagocitato. 11

REGOLAZIONE DELLA TEMPERATURA CORPOREA E SUE ALTERAZIONI

Gli esseri pluricellulari, in base al modo in cui è regolata la loro temperatura, vengono distinti in due

diverse categorie:

- GLI OMEOTERMI (animali a temperatura costante) che comprendono i mammiferi, uomo

incluso, e gli uccelli. Il valore della temperatura, negli omeotermi, è regolato geneticamente

ed è una caratteristica propria di ogni specie. Nell’uomo tale valore, detto TEMPERATURA di

RIFERIMENTO, è 37°C. Durante l’arco delle 24 ore vi sono, poi piccolissime variazioni con

valori termici fisiologicamente più bassi nelle prime ore del mattino, e di qualche decimo di

grado più alti nel tardo pomeriggio (Ritmo NICTEMERALE). Altre variazioni possono essere

dovute a sforzo fisico, ai processi di digestione, e nelle donne alle fasi del ciclo. LA

REGOLAZIONE DELLA TEMPERATURA, è un fattore ESSENZIALE, per il mantenimento

dell’Equilibrio Omeostatico. Il processo ha sede nella REGIONE PREOTTICA dell’ipotalamo

Anteriore, nella quale specifiche strutture deputate al controllo ricevono segnali dalla

periferia (Termocettori cutanei) e dall’interno, (temperatura del sangue circolante nel

Sistema Nervoso Centrale (SNC).

In questi esseri viventi la temperatura è regolata entro limiti molto ristretti e si mantiene

costante al di là delle variazioni ambientali. Per avere un equilibrio omeostatico è necessario

che la quantità di calore prodotto eguagli quella di calore eliminato. Il processo di

termoregolazione è operato al livello dei CENTRI TERMOREGOLATORI. Essi sono situati nella

regione preottica dell’IPOTALAMO ANTERIORE. I NEURONI

preposti al controllo della temperatura ricevono segnali centrali (Temperatura del sangue

circolante nel sistema nervoso centrale) e periferici (inviati da termocettori siti in periferia

in vari distretti dell&rsq

Dettagli
Publisher
A.A. 2017-2018
15 pagine
SSD Scienze mediche MED/04 Patologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher filo4 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Patologia generale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Medicina Prof..