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CRP
● Fibrinogeno
● Sieroamiloide A: proteina
● plasmatica che aumentando
l’infiammazione forma l’amiloide
nei tessuti
Tali proteine determinano:
biochimico
Fenomeno
● (equilibrio del Fe)
neuroendocrino
Fenomeno
● (febbre) metabolico (dolore
Fenomeno
● muscolare) ematologico
Fenomeno
● (leucocitosi): con le cellule
staminali pluripotenti
(determinato da fattori di
crescita GM, CSF, IL-1, IL-6, IL-3):
Progenitore linfoide:
● 148
Linfociti T
● Linfociti NK
●
Progenitore mieloide:
● Eritrociti
● Monociti
● Granulociti: leucociti, eosinofili e basofili
●
Aumento della velocità di eritrosedimentazione (VES)
● Modificazione della concentrazione plasmatica di alcuni cationi bivalenti (diminuzione
● di Fe e Zn , aumento di Cu )
2+ 2+ 2+
Queste sono risposte di fase acuta che viene attuata nelle prime ore, poi si conclude
rapidamente nei successivi giorni
Aumento della proteolisi muscolare e dei processi catabolici
● Risposta immunitaria (stimolazione e proliferazione cellule B, T e NK)
● Sonnolenza e mancanza di appetito, mialgia
●
Tutti questi e etti, per quanto molto diversi tra loro, sono conseguenti alla produzione di
TNF, IL-1 e IL-6 (pirogeni endogeni) da parte dei macrofagi a seguito della esposizione a
pirogeni esogeni (LPS).
Gli e etti sistemici sono dati dalla maggiore produzione di citochine, infatti, si ha uno
shock se si ha l’aumento delle citochine (la produzione non è più regolata) tale per cui si
verifica coagulazione intravasale nei vasi e formazione di trombi.
Leucocitosi
Aumento dei globuli bianchi circolanti
● Serve ad aumentare la disponibilità dei e ettori cellulari e quindi amplifica l’immunità
● innata e i meccanismi di riparazione 149
È determinata dalla proliferazione
● dei precursori leucocitari: fattori di
crescita (CSF) prodotti da varie
cellule (soprattutto monociti e
cellule endoteliali) durante
l’infiammazione stimolano la
iperplasia del midollo osseo.
A seconda dell’origine
● dell’infiammazione incrementa un
pool diverso di leucociti:
Neutrofilia: infiammazione
● acuta
Eosinofilia: flogosi allergica e
● infezioni parassitarie
Monocitosi linfocitosi
e
● (linfomonocitosi): infiammazione
croniche
Quindi l’aumento dei globuli bianchi circolanti e la definizione della natura della leucocitosi
rappresentano un importante ausilio diagnostico per definire la natura dello stimolo
flogogeno.
Patogenesi della febbre
È un aumento generalizzato della temperatura corporea dovuto ad una diversa taratura
della soglia di termoregolazione del meccanismo centrale controllato dall’ipotalamo
(“setpoint” ipotalamico).
È la conseguenza dell’aumento della concentrazione dei pirogeni esogeni (LPS).
Tutte queste sostanze agiscono causando il rilascio dei pirogeni endogeni (IL-1, IL-6, TNF)
da parte di monociti e macrofagi.
I pirogeni endogeni inducono la sintesi di prostaglandine (PGE2) nel SNC, che con
mecanismo non perfettamente noto, fissano a livello ipotalamico la soglia di regolazione
della temperatura ad un valore più alto del normale
Decorso clinico della febbre
Fase del rialzo termico o prodromica di acesa
● A seguito della variazione del set-point ipotalamico:
Aumento della termogenesi (sensazione di freddo): la temperatura corporea è
● inferiore a quella impostata dal termostato ipotalamico, ciò comporta a:
Brividi: contrazione involontaria dei muscoli per scaldarsi
● Non-da-brivido (grasso bruno e fegato)
●
Diminuzione della termodispersione per vasocostrizione periferica (pallore, estremità
● fredde)
Riduzione della perdita di calore per aggiustamenti comportamentali
●
Fase dell’acme o fastigio: la termoregolazione ha raggiunto un nuovo equilibrio ad un
● livello più alto. La temperatura corporea coincide con quella del termostato ipotalamico
e raggiunto il nuovo equilibrio il soggetto presenta cute arrossata, calda e secca. Può
esserci sonnolenza, polso accelerato e anche la frequenza respiratoria può essere
accelerata. 150
Fase di defervescenza: al cessare della sintesi di pirogeni endogeni, il sistema torna a
● regolarsi sui valori normali. Tale fase può avvenire per:
Crisi: la temperatura torna alla norma in qualche decina di minuti
● Lisi: la temperatura discende lentamente in ore o giorni senza evidenti sintomi
● manifestazioni termodispersive:
Dominano
● Sudorazione
● Vasodilatazione
● Modificazioni comportamentali
●
Il rialzo termico febbrile assume andamenti caratteristici a seconda delle cause che
producono la febbre.
Nei pazienti a etti da malattie infettive l’andamento della febbre fornisce indizi per
l’individuazione dell’agente eziologico.
Dal punto di vista dell’andamento temporale della temperatura si distinguono febbri:
Continua (polmonite pneumococcica)
● Remittenti: la temperatura oscilla di più gradi nelle 24 ore (broncopolmonite)
● Intermittenti: la temperatura oscilla ciclicamente (malaria, setticemia)
● Ricorrenti periodiche
o (artrite reumatoide)
●
La febbre è una risposta (costosa in termini energetici) mantenuta durante tutta
l’evoluzione.
Alcuni microrganismi muoiono a temperature raggiunte durante la febbre , quindi
● almeno nelle infezioni sembra essere utile
La funzionalità e la mobilità dei leucociti è fortemente aumentata dall’aumento della
● temperatura
La maggior proliferazione dei linfociti T avviene ad una temperatura ottimale di 39.5°C
● Le febbri superiori a 40-41°C sono generalmente pericolose
●
La risposta di fase acuta
Incremento del contenuto proteico del plasma a carico di proteine sintetizzate e secrete
● nel sangue dal fegato
La sintesi di tali proteine è stimolata da citochine infiammatorie (IL-1, IL-6, TNF- )
● α
Proteine di fase acuta
Le proteine plasmatiche di nuova sintesi o quelle
di cui la sintesi è aumentata vengono definite
proteine di fase acuta (per precocità della loro
comparsa). Queste vengono sintetizzate e secrete
nel sangue dagli epatociti una volta che essi sono
stati stimolati da citochine. La risposta di fase
acuta determina:
Riduzione della sintesi di alcune proteine
● (albumina)
Diminuzione del Fe plasmatico (in molti
● organismi è un fattore di crescita batterica)
Aumento del C3 (fondamentale del
● complemento) 151
Aumento della proteina C reattiva (PCR): si lega a numerosi tipi di superficie (funge da
● opsonina, influenza l’aggregazione piastrinica)
Aumento della 1-antitripsina: inattiva numerose proteasi che potrebbero danneggiare i
● α
tessuti
Aumento del fibrinogeno: coagulazione e risposta infiammatoria
● Aumento della proteina A amiloide del siero: immunità innata
● Aumento della proteina P amiloide del siero: opsonina
●
Proteina C-reattiva
Usata in diagnostica per valutare le risposte infiammatorie, essa è una proteina
pentrassina.
Gruppo di proteine pentameriche tra cui la proteina C reattiva (PCR), la sieroamiloide P
(SAP) e la pentrassina 3 (PTX3) che fungono da opsonine.
PCR e SAP riconoscono i fosfolipidi di membrane batteriche e di cellule apoptotiche. Una
volta riconosciuti i propri bersagli cellulari ne provocano la distruzione mediante fagocitosi
o attivazione del sistema del complemento.
È sintetizzata dal fegato e aumenta nel croso di infiammazione in risposta alla IL-6.
● Fisiologicamente partecipa all’attivazione del complemento.
Valori di riferimento 0.8-0.3 mg/L
● È la proteina plasmatica che meglio si adatta ad una valutazione diretta e quantitativa
● della risposta della fase acuta poiché:
Ha un’emivita breve e una velocità di eliminazione dal sangue costante per cui la sua
● concentrazione dipende solo dalla entità della sintesi epatica
Il suo aumento si osserva 6-8 ore dopo il danno tissutale (sale in maniera netta a 200
● mg/L) e procede in maniera esponenziale, raddoppiando ogni 8-9 ore e
raggiungendo il picco massimo dopo 48 ore, con valori anche centinaia di volte
superiori a quelli di riferimento.
I livelli rimangono elevati durante la fase acuta e
● ritornano rapidamente alla normalità con
l’esaurirsi del processo infiammatorio
Marker di infiammazione acuta e di infezione
● batterica, mentre non aumenta in corso di infezione
virale
Livelli superiori a 5 mg/L in assenza di infezioni
● batteriche: marker di infiammazione cronica o di stato
infiammatorio associato a patologia aterosclerotica
(utile per l’inquadramento del rischio di patologia
cardiovascolare)
Aumento della VES
In conseguenza dell’aumento del fibrinogeno si ha:
Aumento della VES perchè il fibrinogeno si lega agli eritrociti e maschera le cariche
negative che normalmente tenderebbero ad allontanarli. A causa di ciò essi tendono ad
impilarsi, formando dei rouleaux che, avendo peso maggiore dei singoli eritrociti,
precipitano più rapidamente. Questo test permette in modo rapido di sapere se si è
verificato un danno tissutale e quanto sia grave. La VES riflette la risposta di fase acuta. 152
Esiti dell’infiammazione acuta
Risoluzione
Eliminazione dell’agente che ha prodotto il danno e rigenerazione del tessuto danneggiato
con recupero funzionale. Poca distruzione tissutale. Ruolo importante della fagocitosi e
dell’apoptosi.
La risoluzione completa si verifica quando lo stimolo e la durata del processo, quindi dei
danni, sono di scarsa entità e reversibili. Si ha quindi il ritorno del tessuto alla completa
normalità. Essa prevede:
Neutralizzazione o perdita spontanea dell’attività dei mediatori chimici con il successivo
● ripristino della normale permeabilità vascolare
Cessazione dell’infiltrato leucocitario
● La morte (per apoptosi di cellule riconosciute da segnali) dei neutrofili
● La rimozione dei liquidi e delle proteine dell’essudato, dei leucociti, degli agenti estranei
● e dei detriti cellulari. I vasi linfatici e i macrofagi giocano un ruolo importante in queste
fasi.
La risoluzione dell’infiammazione consiste in un blocco del reclutamento di neutrofili e
potenziamento del reclutamento di monociti (eliminati i detriti) 153
Cambiamento di classe dei mediatori lipidici 154
Azioni generali dei mediatori della risoluzione “specialized pro-resolving mediators”
Ferma la transmigrazione PMN e la chemiotassi, rompe gli eosinofili
● Blocca le prostaglandine e i le