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PATOLOGIE ARTO SUPERIORE E INFERIORE
ARTROPROTESI, ACCESSI, DISTORSIONI
LESIONI MENISCALI, INFEZIONI OSTEOARTICOLARI, ROTTURA LEGAMENTO CROCIATO ANTERIORE
NEOPLASIA DELLE OSSA
OSTEOPOROSI: è una malattia sistemica dello scheletro caratterizzata da una ridotta massa ossea e dall'aumento della fragilità dell'osso dovuta alla perdita di calcio e vitamina D, quindi alla demineralizzazione (osteomalacia).
La vitamina D si trova solitamente nel derma o può essere introdotta con una dieta attraverso il pesce sottoforma di colecalciferolo o D3. Quest'ultimo è attivato nel fegato o nel rene a calcitriolo, e promuove l'assorbimento del calcio introdotto con la dieta a livello dell'intestino e del rene. L'ipocalcemia stimola la produzione di paratormone che attiva la mobilizzazione del calcio nei depositi ossei.
Diagnosi: densitometria ossea lombare e/o femorale (si testano entrambe per evitare falsi positivi dati dall'alta densità di
eventuali osteofiti) con emissione di doppi raggi X: maggiore sarà il numero di radiazioni, minore sarà la densità dell'osso. Si valuta poi il valore ottenuto secondo deviazioni standard: -T-SCORE rispetto al valore rilevato nelle donne giovani: <2,5 deviazioni = osteoporosi; tra -1 e -2,5 = osteopenia. -Z-SCORE rispetto al valore medio delle coetanee. L'osteoporosi esiste in due forme: la FORMA PRIMARIA post menopausale e senile. La menopausa influisce negativamente perché venendo meno l'effetto inibitore degli estrogeni sugli osteoclasti, aumenta la calcemia, e avendo una ridotta produzione del paratormone si ha un conseguente aumento della eliminazione urinaria del calcio. La FORMA SECONDARIA: ipogonadismo, ipertiroidismo, malassorbimento, ridotta mobilità. TRATTAMENTO: ha lo scopo di rimuovere il rischio di fratture. -T PRIMARIA: apporto dietetico di calcio e vitamina D, farmaci anti riassorbitivi, farmaci ad attività similestrogenica e frazione del paratormone che stimola gli osteoblasti e dà una rapida neoformazione ossea. -T SECONDARIA: rimuovere la causa.
FRATTURE OSTEOPOROTICHE: si distinguono in:
- Comuni ad alta energia: dovute a trauma.
- Frattura patologica: senza una causa efficiente, si manifestano in seguito a movimenti normali.
Le più comuni sono:
- FEMORE PROSSIMALE: fratture laterali si possono trattare con sintesi (chiodo gamma) perché è mantenuta la vascolarizzazione: chiodo nella diafisi su cui si inserisce una vite cefalica nel collo del femore comprimendo il focolaio di frattura e conferendo stabilità.
- VERTEBRE: schiacciamento del corpo vertebrale: si trattano con vertebroplastica (iniezione di cemento nel corpo vertebrale per rafforzarlo ed eliminare il dolore), sintesi (posizionamento di viti per sintetizzare la frattura).
- OMERO PROSSIMALE: 1) frattura del collo, e testa intatta: sintesi con chiodo endomidollare 2) frattura del collo e della testa: placche a
montaggi misti: acompressione distale, possono staccarsi; o placche a stabilità angolare, nella parte prossimale, rimangono solidali alla placca.
POLSO: 1) trattamento conservativo: riduzione e gesso 2) sintesi chirurgica con placche 3) fili di Kirshner (intervento a minima) inseriti per via percutanea.
FRATTURE: interruzione di continuità dell’osso, che può essere di origine traumatica, patologica, iatrogena (chirurgica).
Classificazione 1: CHIUSE (cute integra), ESPOSTE
Classificazione 2: COMPOSTE (segmenti di frattura sono allineati), SCOMPOSTE.
Classificazione 3: COMPLETA (riguarda tutto lo spessore dell’osso), INCOMPLETA.
Classificazione 4: SEMPLICE (due frammenti ossei), PLURIFRAMMENTATA (più frammenti con un focolaio), COMMINUTA (infinità di frammenti), BIFOCALE, MULTIPLE.
Classificazione 5: TRASVERSA (riga di frattura ad angolo retto), OBLIQUA (angolo inferiore a 90 gradi), LONGITUDINALI (parallela all’asse), SPIROIDI (a spirale).
Segni
di solito utilizzato per immobilizzare una frattura e favorire la guarigione. Consiste nell'applicazione di un gesso intorno all'area interessata, che può essere il braccio, la gamba o qualsiasi altra parte del corpo. Il gesso fornisce sostegno e stabilità all'osso fratturato, riducendo il dolore e prevenendo ulteriori danni. Durante il periodo di immobilizzazione, è importante mantenere il gesso asciutto e pulito per evitare infezioni. Inoltre, è necessario seguire le istruzioni del medico riguardo ai tempi di guarigione e alle attività consentite durante il periodo di immobilizzazione.posizionato in modo da bloccare la prima articolazione a Monte e la prima articolazione a valle della lesione, per limitare il movimento. Deve essere ben aderente ma senza ischemizzare e comprimere i nervi. La durata è di circa 20-25/40-60 giorni, ma dipende dal tipo di frattura, dalla vascolarizzazione dei segmenti e dal rischio di rigidità. Controllare l'arto che rimane scoperto: se diventa viola è segno di edema ed ecchimosi, se l'arto è blu è segno di ischemizzazione, se il gesso diventa largo si ha una ipotrofia muscolare. TRAZIONE TRANSCHELETRICA: manovra invasiva che vede il posizionamento di un filo metallico trans osseo distante da un focolaio per applicare una trazione che riduce i monconi di frattura e la immobilizza. ARTROSI: artropatia cronica a carattere evolutivo peggiorativo: inizialmente interessa la cartilagine articolare e poi coinvolge anche tessuto osseo, sinovia, membrana sinoviale e capsula. PRIMARIA: riferibile solo a fattori generali (età,familiarità).
SECONDARIA: riconducibile ad una causa locale (carichi, diabete).
LOCALIZZAZIONE: rachide, anca, ginocchio, mani e piedi, cartilagine.
SINTOMI: dolore non correlato ad un evento traumatico che porta a limitazioni funzionali.
DIAGNOSI: restringimento della rima articolare, osteofitosi visibili con radiografia.
TRATTAMENTO: terapia farmacologica (antinfiammatori, fans, antidolorifici), terapia chirurgica (osteomie, artroprotesi…).
COXARTROSI: artrosi dell’anca: spesso bilaterale, dolore in sede trocanterica o inguinale irradiato alla faccia antero-interna della coscia, accorciamento apparente dell’arto.
GONARTROSI: artrosi del ginocchio: in seguito ad eventi traumatici; dolore continuo e limitazione progressivo del raggio di movimento fino a perdita dell’estensione. Si associa a deviazioni dell’asse articolare: VARO verso l’esterno, VALGO verso l’interno.
PATOLOGIE DELL’ARTO SUPERIORE:
SPALLA: frattura di omero prossimale, clavicola,
lussazione scapolo-omerale - La spalla gleno-omerale è molto instabile perché la superficie dell'omero è molto più ampia rispetto a quella della glena. La stabilità è mantenuta da fasci di legamenti. La lussazione porta a perdita completa dei rapporti tra i due capi articolari con lacerazione della capsula articolare. Codice giallo per evitare la necrosi dovuta all'assenza di vascolarizzazione. TERAPIA: riduzione: prima extrarotazione e abduzione per sgranare l'omero da davanti alla glena, dopo intrarotazione per rimettere la spalla a posto, infine immobilizzazione per almeno 3 settimane.
BRACCIO E AVAMBRACCIO: ecchimosi e braccio separato dal corpo. Codice verde.
GOMITO: le fratture si trattano chirurgicamente con riduzione anatomica; le lussazioni si trattano con riduzione e poi immobilizzazione per 20 giorni.
PATOLOGIE DELL'ARTO INFERIORE:
COSCIA:
FRATTURA DEL FEMORE: in base all'arteria circonflessa anteriore e posteriore del femore
prossimale si distinguono fratture: prossimale (gonfiore, infiammazione), mediale (collo, interrompe l'apporto di sangue alla parte prossimale, serve la protesi), laterale (trocanterica, sottotrocanterica e si può trattare con mezzi di sintesi).
COMPLICANZE: immediate (sanguinamento), precoci (tvp).
LUSSAZIONE ANCA: più frequente la posteriore iliaca o ischiatica, dovuta a traumadiretto sul ginocchio. Trattamento: riduzione a terra.
GAMBA: frattura: spesso il perone non viene sintetizzato perché ripara prima della tibia, quindi potrebbe ostacolare la sua riparazione sintesi con chiodo di kuntjscher.
CAVIGLIA: trattamento con placche e viti prima della comparsa di flittene (bolle sullacute).
ARTROPROTESI:
GINOCCHIO: monocompartimentale (si sostituisce una porzione di 3, solitamente il mediale), totale (3 su 3), da revisione.
ANCA: steli femorali (nella metafisi e nella parte prossimale del femore, con lo stelo che raggiunge il canale femorale), cotili (emisferi con
superficie porosa e fori inseriti nel tessuto osseo con viti), testine.